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Re: dalle proteste alle proposte

C’è chi dichiara che nel segreto dell’anima dissente dalla cosiddetta democrazia applicata ed è convinto che essa non sia la migliore forma di governo, afferma inoltre che preferirebbe vivere in paesi dove il concetto di uguaglianza e stile di vita è più vicino alle sue aspirazioni e ai suoi intendimenti.
Benissimo, è un loro parere che rispetto e questo l’ho già detto più volte.

Chissà perché si dimenticano di dire quali sono questi inconfutabili e meravigliosi paesi esenti da gulag o di offrire soluzioni migliori, ma nuove, perché quelle che esistono ora sotto la luce del sole sono quelle che sono, e dopo verifica, non avrei nessuna difficoltà ad accettare.

Mi va bene l’opinione personale di chi preferirebbe vivere ed essere governato in modo particolare come nella vecchia urss, non condivido solo il dovermici stabilire io.

Mi potrei domandare solo del perché desiderandolo non ne hanno appro*****to andandoci a vivere, non mi risulta ci fossero porte chiuse in quella direzione.

Il vorrei ma non posso non mi sembrerebbe una buona risposta, neanche che va bene starci per un mese magari sulle spiagge di cuba per poi ritornare, mai restare.

Naturalmente costoro non ci andrebbero ecologicamente a nuoto ma con quei mezzi di trasporto aereo che utilizzano il tanto disgustoso petrolio.
Non voglio magnificare lo stile di vita delle democrazie di tipo occidentale la quale fino a prova contraria ha permesso fino adesso alla stragrande maggioranza dei suoi cittadini di godere dei benefici da essa apportati.

E nemmeno voglio chiudere gli occhi su tutte le storture del mondo su cui viviamo, che riconosco tutte.
Questi benefici comportano un prezzo da pagare? Si è vero, il prezzo del benessere ricevuto dalla maggior parte delle genti, la disponibilità dei farmaci, delle tecnologie, della qualità di vita, l’auto, i telefonini, le cure mediche, la televisione, etc etc a cui tutti i popoli anche quelli sperduti nella savana ambiscono è stato alto e lo sarà di più se non si opererà con cognizioni di causa.

Cosa si vuole che contesti i danni ecologici e le miserie operate dai cattivi politici che avvengono nelle democrazie occidentalI?
Impossibile, perché sono sotto gli occhi di tutti, così come lo sono altrettanto quelli dei regimi che di democratico hanno solo il nome e,
se si vuole essere obiettivi si può affermare che in questo, tutto il mondo è paese.

Le sperequazioni tra ricchi e poveri esistono? certo che esistono, per differenti livelli e in ogni paese e organizzazione politica, in alcuni paesi specialmente del terzo mondo è ancora più scandaloso verificare che le loro classi politiche sono le prime a creare terribile disuguaglianza sociale.
Il razzismo cosa credete sia prerogativa dei solo bianchi? Oppure è peggiore quello tra neri, o gialli, o bianchi?

In ultima analisi questa è la boccia su cui noi stiamo allegramente danzando.

Oltre alle troppo facili denunce servono però proposte realizzabili.

Si potrebbe migliorare? Si dovrebbe migliorare e sarei il primo a condividere l’obiettivo, possibilmente senza ipocrisie.

Ma da dove? CERCASI PROPOSTE

P.S. Non so se sia meglio vivere in un villaggio di pesca o di agricoltura,pittosto che miseramente nei paesi di destino desiderati, che non sono solo quelli occidentali, potrebbe essere (magari con qualche comodità in più o è troppo?) ma se le persone interessate non lo accettano e preferiscono altro avranno le loro ragioni. Volere proporre loro la propria visione del mondo dal salotto di casa propria è scorretto. Ogni tanto affronto questo argomento, giusto o sbagliato che sia, con le persone interessate, quasi sempre ottengo un rifiuto.

pettini questa ultime personali considerazioni non sono attinenti né al 3d né all’obiettivo del forum e non avranno seguito

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini
non sono assolutamente d’accordo con lei, la correggo, in eritrea non comanda il popolo sovrano,comanda un presidente attraverso il suo governo.
Lei continua imperterrito a disinformare.
Lei sa benissimo che “Riunioni di partito, congressi, elezioni, confronti (con chi?) al momento evidentemente non trovano motivo di esistere” di fatto non esistono perché lo sono fisicamente attraverso le repressioni effettuate.
Guardi che la definizione di questo governo si definisce benissimo e inequivocabilmente, in questo mi associo a quanti questo governo lo definiscono con la sua parola precisa, governo dittatoriale.

Da Wikipedia
La dittatura è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo Stato
In senso lato, dittatura ha quindi il significato di predominio assoluto e perlopiù incontrastabile di un individuo (o di un ristretto gruppo di persone) che detiene un potere imposto con la forza. In questo senso la dittatura coincide spesso con l'autoritarismo e con il totalitarismo. Sua caratteristica è anche la negazione della libertà di espressione e di stampa. La dittatura è considerata il contrario della democrazia. Va inoltre detto che il dittatore può giungere al potere anche democraticamente e senza violenza (valga l'esempio di Adolf Hitler, eletto dal popolo tedesco). La salita al potere di una dittatura è favorita da situazioni di grave crisi economica - per esempio dopo una guerra - sociali - lotte di classi - politiche - instabilità del regime precedentemente esistente. Altre due forme di dittatura sono l'assolutismo monarchico e la teocrazia (vedi Ebraismo, Cattolicesimo e Islam).
Il Cesarismo ovvero la dittatura del "capo" ("uomo della Provvidenza", "padre del popolo"): è la categoria in cui Max Weber e Antonio Gramsci facevano ricadere le dittature del loro tempo. Questi regimi non si basano solo su strumenti di repressione, ma anche sul consenso. Sono incentrati sulla figura di un capo carismatico e su un forte apparato statale. All’ideologia si sostituisce il carisma del capo. Caratteristica di questa dittatura è la mediazione tra interessi contrastanti. Il termine deriva dalla dittatura di Cesare nell’antica Roma.


Sono invece d’accordo con lei dove l’italia e nessun paese, può dare lezioni di probità, onestà e senso dello stato se poi nella realtà emergono tutte le porcherie che stiamo sentendo attualmente.
Mi conforta il fatto che anche se in fortissimo ritardo questa anomalia stia per essere messa in condizioni di non nuocere.
Di una cosa però sono certo, non è la struttura costituzionale dello stato italiano né tantomeno c’entra la democrazia, queste cose succedevano anche nei paesi del socialismo reale.

La causa del degrado morale e politico e di quanto stiamo venendo a conoscenza, come diverse volte ho affermato, ritengo siano insite da sempre nell’animo dell’uomo.
Dobbiamo sì fare un bagno di umiltà, però prendere ad esempio l’operato del goe, in quanto campione di sobrietà e coerenza, beh veramente mi sembra troppo spudorato.
Noto che ha omesso, presumo per convinzione, la parola democrazia.

nessuno


LA COSTITUZIONE ERITREA
Ratificata dall'Assemblea Costituente,
Il 23 maggio 1997


Articolo 11 - competente Servizio Civile
1. Il Servizio Civile dell'Eritrea sarà efficiente, efficace e
responsabili delle istituzioni amministrative dedicato al
servizio del popolo.
2. Tutte le istituzioni amministrative devono essere esenti da corruzione,
discriminazione e ritardo nella consegna dei documenti e efficienti e
equa dei servizi pubblici.
Articolo 12 - Nazionale di Difesa e Sicurezza
1. Le forze di difesa e sicurezza dell'Eritrea devono
fedeltà e obbedienza alla Costituzione e al governo
ivi stabilito.
2. Le forze di difesa e di sicurezza sono parte integrante della società,
e devono essere protettive e rispettose delle persone.
3. Le forze di difesa e di sicurezza devono essere competenti e
soggette e responsabili secondo la legge.
4. La difesa e la sicurezza dell’ Eritrea dipende dalla gente e
dalla loro attiva partecipazione.
Articolo 13 - Politica estera
La politica estera di Eritrea si basa sul rispetto degli stati
sulla loro sovranità e indipendenza e sulla promozione degli interessi di
la pace regionale e internazionale ,sulla cooperazione, sulla stabilità e
sullo sviluppo.

segue

Re: dalle proteste alle proposte

“Nessuno”, sostanzialmente condivido il suo pensiero, ma non i presupposti teorici su cui è basato che rischiano di rendere fuorviante tutto il ragionamento.

Lei, secondo il mio parere, non tiene nella giusta considerazione il fatto che la popolazione eritrea è di scarsi cinque milioni di persone che corrisponde per la sua amministrazione alla struttura operativa di una regione italiana, ma soprattutto sopravvaluta il ruolo del Presidente che non dispone affatto della autonomia decisionale della quale lei è convinto.

Probabilmente una delle ragioni del fallimento di alcune iniziative è dipeso proprio dalla incapacità gestionale di chi era deputato a seguirne la fase progettuale ed esecutiva, quando non da un atteggiamento schizofrenico e contraddittorio fra le diverse forze in causa del tutto indipendenti dal controllo presidenziale.

Tutto questo paradossalmente si sarebbe potuto evitare proprio con una gestione centralizzata e diretta del presidente, ma questo non corrisponde al tipo di struttura politico amministrativa che il GoE si è data e quindi non è avvenuto.

Se a questo si aggiunge l’inesperienza e la cronica mancanza di competenze specifiche e di consulenze di parte, il quadro è completo nelle sue evidenti lacune.

Spero però che le due tornate della Conferenza sugli Investimenti siano riuscite a stabilire un punto di contatto dal quale possa emergere un rapporto fiduciario fra il GoE e le notevoli risorse di conoscenza, di esperienza e di capitale rappresentate dai molti eritrei che hanno fatto fortuna all’estero grazie alle loro capacità personali.

Questi delicati equilibri si possono stabilire tuttavia solo facendo tutti dei passi per venirsi incontro e rimuovere quel velo di reciproca diffidenza che ha caratterizzato in passato i rapporti fra le parti.

La questione della fondazione dei partiti e l’avvio di quella che viene spesso definita la svolta democratica per il paese, non è stata menzionata nelle varie prese di posizione, pur spesso piuttosto, critiche assunte dai partecipanti al convegno, che al contrario hanno dimostrato di considerare il GoE l’unico legittimo organismo al quale indirizzare le proprie istanze.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini
Lei afferma
“Probabilmente una delle ragioni del fallimento di alcune iniziative è dipeso proprio dalla incapacità gestionale di chi era deputato a seguirne la fase progettuale ed esecutiva, quando non da un atteggiamento schizofrenico e contraddittorio fra le diverse forze in causa del tutto indipendenti dal controllo presidenziale”

Potrebbe anche essere, ma fino a prova contraria e se le parole hanno un senso, chi si ritiene il presidente di una realtà che google definisce in diversi modi non ben chiarificati, Governo provvisorio, Repubblica presidenziale, Repubblica, Monopartitismo è anche il gestore non solo della politica socio-economica del suo paese ma anche il responsabile in primis delle persone alle cariche delegate, in secondo dei risultati da essi conseguiti.

E’ inaccettabile affermare che il presidente è bravo ma il resto è deficitario e scadente; chi si ritiene abilitato alla gestione di tutti è il maggiore indiziato dei successi o dei fallimenti; Non può chiamarsi fuori solo quando va male.

Alla prova dei fatti in un paese normale un presidente con ha a cuore il benessere del suo popolo trarrebbe le ovvie conclusioni degli scadenti risultati acquisiti e darebbe le dimissioni.

Considerata inimmaginabile questa soluzione, responsabilità vorrebbe che sostituisca con altri le persone che lo circondano e che alla prova dei fatti si sono dimostrate inadatte a ricoprire i ruoli assegnati, magari con chi propone soluzioni non allineate con quanto finora proposto da lui ma che portino a un rinnovamento della classe politica; in cina Deng XiaoPing insegna.

Certamente esistono delle attenuanti, le vicissitudini occorse hanno disperso enormi energie fisiche e di esperienze umane e lavorative che purtroppo non sono facilmente sostituibili.
Ma occorre assolutamente voltare pagina, qualsiasi iniziativa che da ora si voglia intraprendere non può prescindersi dal rivedere l’impostazione socio politica attuale.
Qualsiasi scorciatoia non è più ammissibile, Isaias questo lo deve finalmente comprendere ed accettare e rivedere le sue iniziative egocentriche.

Detto questo, la gestione politica-economica dell’eritrea in termini di popolazione, potrebbe essere paragonata a quella di una qualsiasi media città.
Niente di eccezionale, meraviglia semmai il perseverare nella mancata realizzazione di quanto possibile, molte altre nazioni paragonabili all’eritrea sia come dimensioni, con peggiori infrastrutture locali che escursus storico hanno raggiunto in tempi limitati risultati sorprendenti.

L’eritrea no, si è avvitata in una situazione di stagnazione completa.

Sveglia, l’eritrea non partirebbe da zero, esistono già strutture ereditate in loco già pronte o facilmente ripristinabili e il materiale umano è di ottima qualità, la posizione geografica invidiabile.

Capisco la finalità ma non condivido la volontà autarchica del goe nel ricercare aiuto limitato alle sole esperienze e capitali degli eritrei espatriati, escludere l’esplorazione a priori di eventuali disponibilità a collaborare degli imprenditori stranieri, in questa fase storica lo considero autolesionistico.

Pettini, in ultimo, per quanto riguarda le conferenze sugli investimenti, stante la situazione attuale conosciuta laddove per esternare concetti diversi è necessario accompagnarsi a carri armati, pensava davvero fosse possibile si esplicitassero proposte alternative o di condanna della conduzione politica del paese?

Auspico e condivido anch’io che si debbano fare passi in avanti per venirsi incontro e rimuovere le differenze che fanno da barriera tra le parti e questo per l’interesse comune del paese di tutti.
Avanti

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Secondo me tutta la discussione si è incanalata in una direzione che rischia di risultare fuorviante rispetto all’analisi della oggettiva realtà eritrea.

In effetti nel paese le scelte politiche sono già state prese da tempo e tutto sommato sarebbero andate nella direzione dell’ampia partecipazione popolare se non fosse subentrato in maniera traumatica il problema non ancora risolto dell’invasione etiopica.

Questo è il punto di divisione che contrappone i sostenitori del GoE ai critici, dove i primi danno massima importanza al rispetto della sovranità territoriale nazionale come precondizione essenziale a qualunque altro processo sociale, e i secondi che minimizzano la circostanza sostenendo che la presenza di truppe straniere di occupazione in territorio nazionale non dovrebbe arrestare il processo di applicazione della Costituzione.

Di questo ne abbiamo dissertato a lungo, ma ferma rimane la realtà di un paese che con la massima coerenza prosegue incrollabile sulla sua strada a dispetto di tutte le Cassandre che da anni ne annunciano l’imminente crollo politico, economico e sociale.

Piaccia o meno questo è quanto e l’unico modo di avere certezze circa l’onestà intellettuale del GoE sarebbe verificare se all’indomani della piena accettazione da parte dell’Etiopia delle decisioni della Boundary Commission e la contestuale liberazione dei territori eritrei occupati, il GoE dimostrasse veramente di voler dar seguito a quanto da sempre preannunciato.

Anche in tempi molto recenti questo concetto è stato ribadito a chiare lettere dal rappresentante del GoE in risposta a quanto affermato dal primo ministro etiope Hailemariam Desalegn che aveva dichiarato di voler fare la pace con il presidente Afewerki guardandosi bene però dal ritirare le sue truppe illegalmente schierate all'interno dell'Eritrea e dall'annunciare la piena adesione dell'Etiopia alle disposizioni della Commissione Confini Etiopia Eritrea.

La mia opinione è sempre quella che solo il rispetto pieno del dispositivo democratico dell’Arbitrato internazionale espresso da tutte le parti in causa potrebbe dare risposte certe a chi sostiene che al minaccia etiopica sia solo un alibi.

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Caro Pettini, sono d’accordo con lei , i post tra me e nessuno sono usciti dal seminato ma come si può leggere io all’inizio ho solo riportato un pensiero del vice-direttore di Jeune Afrique che a proposito dell’Eritrea parlava di un possibile dittatore virtuoso (Afewerki) e ho espresso la mia opnione (che non è legge ma solo un’opinione) che in Eritrea viva un regime più egualitario che in molte delle tanto decantate democrazie occidentali . Successivamente mi sono anche scusato per essere entrato nel vostro scambio . Come potrà leggere non sono io che sono uscito dal seminato .
Visto il tono saccente con il quale il signor (??) nessuno mi scrive non posso non rendere “pan per injera” e quindi scrivo di seguito il mio commento all’ultimo post di nessuno.

Io mi sono rivolto a lei sempre con educazione e buona creanza (ma pare che queste parole le siano sconosciute)
Povero nessuno ! sono triste per lei ; sono sempre triste quando incontro persone che sono convinte , come lei , di essere uno dei pochi depositari della verità (con la V maiuscola ovviamente).
Ora la mia vita ha finalmente un senso visto che l’ho incontrata ! ( frase ironica se non l’ha capito)
Non solo lei mi insulta dandomi dell’ipocrita ma si lancia in pirotecniche risposte (indirette) al mio post. Come quando dice che chi ama l’ecologia dovrebbe andare a nuoto a Cuba .
E’ poi divertente leggere che pare che io le abbia suggerito di stabilirsi in uno dei paesi da me citati, stia tranquillo resti pure dove è ora .
Ammetto però una colpa : leggendo qua e là alcuni dei suoi post avrei dovuto capire che lei è un personaggio che non ha il coraggio di firmare con un nome ma con un nick-name (nessuno) che la qualifica perfettamente.
La lascio quindi danzare sulla boccia (??? L’ha scritto lei) io ho il mio autista che mi aspetta
per portarmi al mio aereo personale con il quale andrò nel primo porto per partire poi a nuoto per Cuba.

Bye Bye

Re: dalle proteste alle proposte

pettini
già da tempo tutti sono d'accordo su questa sua analisi di carattere generale e convergono sulle origini dei problemi di fondo causati dalla etiopia, ma non sulla gestione della crisi sia di politica estera che interna , le parti mantengono le loro convinzioni finali che non portano a nessuno sbocco positivo.

In modo particolare il goe che essendo in posizione di forza e quindi di responsabilità, di fatto non dimostra nessuna apertura tesa a favorire un riavvicinamento con i propri cittadini dissidenti.

In questo ultimo suo post vorrei porre l’accento proprio sulla sua affermazione “ma ferma rimane la realtà di un paese che con la massima coerenza prosegue incrollabile sulla sua strada” ergo il goe prosegue per la sua strada incurante di tutto e di tutti, nessuna apertura possibile a pareri diversi dalla sua.

Ciò smentirebbe anche quello che ritengo un recente suo sensato e equilibrato auspicio al cercare di venirsi incontro per rimuovere quel velo di reciproca diffidenza che ha caratterizzato in passato i rapporti fra le parti.
Questa speranza è l’unico motivo per cui il dialogo tra le persone di buona volontà deve rimanere aperto.
Perché il goe purtroppo dimentica che i suoi nemici non devono essere i suoi cittadini.

P.S Comunque anche queste nostre argomentazioni non sono in linea con il 3d

Pettini è in grado di informare quale ente o commissione è stato delegato a rendere chiare le norme sul “ proclama n ° 173/2013 riguardante l'apertura del conto di deposito in valuta estera” nel quale non essendo ben chiari alcuni articoli possono essere interpretabili e di conseguenza forieri di possibili futuri equivoci?

Nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

"Nessuno" Lei afferma: “In modo particolare il goe che essendo in posizione di forza e quindi di responsabilità, di fatto non dimostra nessuna apertura tesa a favorire un riavvicinamento con i propri cittadini dissidenti”, questo non è del tutto vero poiché il governo ha dimostrato di essere estremamente tollerante e bendisposto nei confronti di chi è espatriato illegalmente e ha chiesto di rientrare in Eritrea tanto da disporre una amnistia per il reato di emigrazione clandestina ferme restando le conseguenze per eventuali responsabilità di altro tipo.

Vero è che chi a suo tempo è espatriato illegalmente non lo ha fatto per esprimere dissidenza, ma molto più prosaicamente nell’illusione di poter migliorare le condizioni di vita sua e della sua famiglia, ma è pur sempre un problema sociale che andava affrontato e risolto.

Poi lei aggiunge: “ergo il goe prosegue per la sua strada incurante di tutto e di tutti, nessuna apertura possibile a pareri diversi dalla sua”.

Se legge bene la mia affermazione “ma ferma rimane la realtà di un paese che con la massima coerenza prosegue incrollabile sulla sua strada” si rende conto che parlo di Paese e non di GoE.

Paese dunque inteso in tutta la sua interezza laddove il GoE ne è solo la legittima espressione.

Come si può sintetizzare il concetto di “legittima espressione” in mancanza di un tipo di “certificazione” che ci è stato inculcato essere ottenibile solo attraverso una consultazione elettorale?

Probabilmente basta guardare agli esiti dei fatti culminati con l’arresto dei G15 o della “Primavera araba” che ha sconvolto molti paesi senza neanche sfiorare l’Eritrea o ancora il recente episodio del gesto inconsulto che si è consumato presso il ministero dell’Informazione.

Nessuna reazione da parte della popolazione in patria, ne all’estero dove la diaspora avrebbe avuto la possibilità, al pari di moltissime comunità di esuli di altri paesi, di coagularsi intorno a un movimento di opposizione organizzato e influente che avrebbe trovato ogni possibile appoggio politico ed economico da parte dei paesi ospitanti, ma che nel caso della Diaspora eritrea non è neppure mai nato.

Tornando al tema del 3d la mia opinione è che andrebbe dato massimo impulso a un movimento che chiedesse in tutte le sedi legali il pieno riconoscimento dei diritti derivanti dagli accordi di Algeri come precondizione per qualunque altra istanza da presentare al GoE.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini, il riavvicinamento tra le parti auspicato non può essere riferito a una dubbia e parziale amnistia, in termini numerici nulla tanto da essere considerata solo mossa propagandistica, ininfluente rispetto alle problematiche ben più importanti quali la costituzione dello stato, quella dei diritti civili e quella dello sviluppo economico, ed è palese che la prima mossa deve necessariamente venire da chi attualmente ritiene di detenere la posizione di forza maggiore.

Altra considerazione, non è con dimostrazioni di tolleranza paternalistica, di buonismo peloso e concessioni che ricordano gestioni di antichi califfati che il goe/isais deve dare dimostrazione di corretta rappresentanza politica bensì deve agire in forza delle leggi dello stato di diritto da tutti riconosciute.

Che il goe/isaias, e solo lui, prosegue sulla sua strada è evidente in quanto attualmente è la sola entità che determina la politica generale in eritrea, non avendo altri mezzi riconosciuti legali per dimostrare il contrario, al goe/isaias e solo a lui compete essere imputato di quanto succede nel paese, nel bene e nel male.

Pensare che il solo fatto di non avere aderito a movimenti di protesta nel paese debba essere considerato un appoggio alle politiche del goe/isaias è presuntuoso e privo di ogni supporto serio. La partecipazione popolare che dimostri questa sua convinzione allo stato attuale non esiste.

Il non farlo oggi non preclude possa farlo domani, il solo fatto che le proteste sono via via più incisive rende di fatto possibile che la prossima prevedibile dimostrazione di forza sia ben più dirompente e violenta.

Il fatto che due o chissà quanti mezzi corazzati siano stati impiegati nell’ultima protesta di piazza non è stato una cosa da niente, nulla di è successo di irreparabile e sanguinoso, ma se avessero sparato cosa sarebbe successo?
Vuole il goe arrivare ad avere il paese diviso e insanguinato di lotta fratricida?

C’è chi è convinto che considerazioni generali di molti su questi argomenti siano solo visioni di impenitenti cassandre, potrebbe essere, per quel che mi riguarda so per certo che esistono anche gli struzzi.

Comunque è certo che le dimostrazioni di dissidenza effettuate in tempi diversi certificano che anche all’interno l’appoggio totale del paese al goe non esiste.

Bando alle supposizioni di parte, se si vuole la risposta sull’effettiva rappresentanza politica del goe esiste il mezzo, dare seguito alla costruzione effettiva dello stato con le basi già in essere riposte in un cassetto e indire libere e serie elezioni nazionali che stabiliscano la volontà popolare.
L’impressione è che il non volere intraprendere questa strada dimostra solo che il goe/isaias abbiano il sentore diretto degli umori delle genti e abbia paura di un risultato negativo.


nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

“Nessuno” lei afferma: “…il goe/isais deve dare dimostrazione di corretta rappresentanza politica bensì deve agire in forza delle leggi dello stato di diritto da tutti riconosciute…”

E questo chi lo dice? Perché mai il GoE/Isais dovrebbe dare una qualche dimostrazione? Quali sarebbero poi quelle che lei definisce “Le leggi dello stato di diritto da tutti riconosciute”?

Lei inoltre dichiara: “se si vuole la risposta sull’effettiva rappresentanza politica del goe esiste il mezzo, dare seguito alla costruzione effettiva dello stato con le basi già in essere riposte in un cassetto e indire libere e serie elezioni nazionali che stabiliscano la volontà popolare”.

Perché si pone questo dilemma quando il GoE si manifesta come una conclamata e concreta realtà di governo e dunque non c’è alcuna necessità di una verifica circa “La sua effettiva rappresentanza politica”?

Lei inoltre paventa: “Il fatto che due o chissà quanti mezzi corazzati siano stati impiegati nell’ultima protesta di piazza non è stato una cosa da niente, nulla di è successo di irreparabile e sanguinoso, ma se avessero sparato cosa sarebbe successo? Vuole il goe arrivare ad avere il paese diviso e insanguinato di lotta fratricida?

Concludendo con: ”L’impressione è che il non volere intraprendere questa strada (elezioni) dimostra solo che il goe/isaias abbiano il sentore diretto degli umori delle genti e abbia paura di un risultato negativo”.

Non le sembra di aver travalicato i limiti della decenza per passare a una retorica da quattro soldi che francamente alla luce dei suoi scritti precedenti proprio non le si addice?

Le ricordo che chi segue silente questo forum conosce molto bene la realtà sociale eritrea e non è incline a farsi coinvolgere in capsiosismi dialettici di questo genere.


Stefano Pettini