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dalle proteste alle proposte

ritengo che non solo le giuste condanne e proteste devono essere avanzate nei confronti del governo di transizione in eritrea
Credibilità vuole che occorre anche farsi promotori di proposte che vadano oltre la sola critica, anche in prospettive di futuri cambiamenti e tese a esplicitare la volontà di un nuovo rinascimento della nazione.
Una traccia….. zona franca di massaia.

Re: dalle proteste alle proposte

Apertura al turismo per attirare capitali esteri, quindi ELIMINAZIONE dei permessi di transito, perche' diciamocelo, tutti sanno che non sono fatti per la sicurezza del turista.
Possibilità per i giovani di ottenere il passaporto e di potersi recare all'estero per studiare, magari chi ha uno sponsor, così lo Stato non spende. Si innalzerebbe il livello culturale in ogni campo. Perchè diciamocelo, dando la possibilità di uscire legalmente, legalmente torneranno.
Apertura verso le onlus, perche' diciamocelo, la stragrande maggioranza, sono realmente mosse da buoni propositi, ma non hanno tutti quei soldi che il governo chiede a garanzia (non dimentichiamolo, sono onlus...)
Accordi di roaming con gestori internazionali, linee internet ad alta velocità. Perche' per il moderno turista come per l'uomo d'affari, sono ormai indispensabili.
Piccole cose, che innalzerebbero però il tenore di vita, il morale, l'attaccamento alla propria terra.
Farebbero amare (per chi non lo ama), o maggiormente amare (per chi lo ama gia') il Presidente.
Potremmo aprire un post per ogni proposta, cosi' da non accavallare gli argomenti.

Re: dalle proteste alle proposte

“Vale” attualmente non vi è alcun limite al turismo se non quello, in alcune località, della ridotta ricettività alberghiera.

Per le limitazioni al movimento la notizia è che i blocchi sono stati rimossi e la cerchia dei paesi raggiungibili senza incontrarne mi dicono sia notevolmente aumentata, anche se mi risulta che è ancora necessario richiedere il permesso all’ufficio del turismo che a questo punto non capisco a cosa serva più.

Magari la rimozione dei blocchi è stata temporanea.

Lo verificherò presto.

L’esperienza dell’invio di giovani all’estero per studio, anche a spese dello stato, già tentata massicciamente si è rivelata negativa perché nonostante gli impegni formali nessuno ha fatto ritorno in patria.

Difficile dare torto a chi dopo molti anni di studio e con ottime possibilità di carriera e guadagno decida di perdere tutto torni sui suoi passi per aiutare il proprio paese; non è successo in Italia e non credo anche ritentando che succederebbe in Eritrea.

Le Onlus che lavorano in Eritrea sono già moltissime ed è quindi improprio chiedere una apertura in tal senso, sta di fatto che in ogni caso nell’approccio alla cooperazione con l’Eritrea è necessario saper agire con molta umiltà pena un garbato”no grazie”.

La Adsl, il roaming e altre tecnologie sono legate all’interconnessione via cavo sottomarino che casualmente aggira l’Eritrea escludendola. (vedi mappa http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=3080525898ea5137)

In assenza dell’interconnessione ciao a tutto il resto.

Amare qualcuno per così poco poi…

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Vale la sua proposta sia sulle comunicazione che sul turismo è sicuramente valida, anche l’eritrea ha molto da offrire al turista.
C’è chi giustamente osserva che la ricettività alberghiera non è al momento sufficiente.
Occorre però considerare che allo stato attuale l’eritrea non dispone di risorse atte a realizzare quanto necessario in tempi brevi e questo in tutti i settori.

Dopo questa premessa però qualcosa bisogna pur fare non si può solo aspettare una rendita mineraria futura che tra l’altro potrà coinvolgere solo in minima parte la possibile forza lavoro disponibile.
E’ chiaro anche che tutti sono in grado di realizzare opere con capitali disponibili cash , la capacità, la validità e la fantasia creativa di un gestore di impresa, sia pubblico che privato, di realizzare quanto progettato senza disponibilità di capitali si dimostra proprio in questi frangenti.

Oltre alle giuste iniziative di carattere macroeconomico è assolutamente necessario intraprendere e favorire iniziative tese alla realizzazione di attività lavorative e di servizi, specie per il turismo, di piccole e medie dimensioni, libere da condizionamenti statali, con la conseguente creazione di posti di lavoro remunerato.

Obiettivo improrogabile è rendere operativa la free zone di massawa operando per coinvolgere attività estere interessate ad attività di importazione temporanea.

E altro ancora.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Il progetto Free zone di Massaua è operativo e molto ben articolato.

Un' ampia zona del porto e l'aeroporto di Massaua ne sono compresi, così come un tratto di collegamento della ferrovia progettato ma non ancora realizzato.

Il regolamento è molto dettagliato e spiega tutto quello che c'è da sapere sui vantaggi di poter operare in regime di porto franco da e per qualunque nazione esclusa l'Eritrea.

Il porto di Massaua potrebbe costituire una base avanzata verso i mercati medio orientali,sud africani e orientali molto interessante anche per gli operatori italiani che intendessero pro*****re nel contempo del vantaggio non trascurabile di una manodopera locale molto capace e affidabile.

Dall'inizio del progetto a ora molto è cambiato nell'area, ma la risposta degli imprenditori starnieri fino ad ora non è stata incoraggiante a causa dell'ostruzionismo di alcuni potenze straniere che tentano di fare terra bruciata intorno all'Eritrea approvando sanzioni e disseminando discredito.

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Sarebbe stato interessante capire l’opinione di pettini, o altri, anche sulla proposta precedente non solo quella sulla free zone, laddove ritengo sia anch’essa fondamentale se non prioritaria.

Le opportunità di lavoro che potrebbe offrire la free zone sono innumerevoli, purtroppo da anni esse sono vanificate dalla mancanza di credibilità nel progetto da parte degli operatori stranieri, c’è da domandarsi come mai.
Mi permetto di osservare che esse sono sprecate non “dell'ostruzionismo di alcuni potenze straniere” frase che vuole dire tutto e non vuole dire niente, ma più realisticamente da diversi altri fattori quali, assoluta incertezza della stabilità politica, continue dichiarazioni belligeranti da parte della classe dirigente, indisponibilità di mano d’opera impegnata in attività militari, mancanza di idonee infrastrutture indispensabili, mancanza di proposte convincenti, etc.
Infatti anche la cina, paese che notoriamente grossi scrupoli non se ne pone riguardo alla sua avanzata nella colonizzazione dell’africa, non usufruisce della free zone.
La possibilità che il progetto decolli sono subordinate alle modifiche che il governo attuale vorrà apportare alle sue prese di posizione politiche.
La proposta da sottoporre all’attenzione del governo è pertanto quella operare per un cambiamento di strategia politico economica.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

“Vale” attualmente non vi è alcun limite al turismo se non quello, in alcune località, della ridotta ricettività alberghiera.

NON è vero. Solo per il fatto di dover chiedere i permessi, significa che limiti ci sono eccome, e non sono certo quelli dettati dalla ridotta ricettività alberghiera.

Comunque mi scuso per non essermi spiegata bene. In effetti molti posti di controllo sono stati eliminati. In uscita da Asmara invece i controlli ci sono ancora. La mia proposta era proprio sull'eliminazione dei permessi di transito, che limitano fortemente il turismo, sia come impatto psicologico che soprattutto per il fatto che uno, partendo dall'Italia non sa se gli verrà concesso.
Alla fine dello scorso anno mi è stato negato il permesso per recarmi in una localita' non lontano da Asmara, lontana dai confini, senza alcun pericolo.
Alcuni anni fa bastava la patente italiana per noleggiare un'auto. Da un paio di anni la si deve convertire in un permesso temporaneo. Non basta nemmeno la patente internazionale, documento accettato praticamente in tutto il mondo.
Alcuni anni fa era possibile noleggiare un fuoristrada senza l'ausilio di un autista. Ora l'autista è obbligatorio.
Tutto questo limita e scoraggia.
E che non mi si venga a dire che tutto cio' è per la protezione del turista...
Il turismo è un'industria che non abbisogna di grandi mezzi (dipende dal target, non dal bilancio). Certo che tutti questi impedimenti nuociono e non poco.
Basterebbe poco per attirare turisti e valuta pregiata, dare da lavorare nel settore, senza grossi imvestimenti, ma con enormi ricadute positive in termini economici e occupazionali.

"Le Onlus che lavorano in Eritrea sono già moltissime"
Facciamo un po' di nomi, così le contiamo?


Torno a proporre l'aperura di una discussione per ogni argomento sul quale fare proposte.
- Free zone Massawa
- Turismo
- Possibilita' di espatriare
- Nuove iniziative economiche

Un cordiale saluto a tutti i partecipanti.
P.S. Stefano, quando parti?

Re: dalle proteste alle proposte

Il turismo è soggetto in tutto il mondo a controlli e regolamenti, alcuni sono necessari alcuni sono delle vere rotture.

Personalmente nel caso dell'Eritrea sarei per la liberalizzazione del transito per tutte le località di interesse turistico, ma con obbligo di accompagnamento.

L'enorme e intatto patrimonio archeologico e naturalistico eritreo quasi del tutto inesplorato senza un minimo di controllo sarebbe esposto a un rischio eccessivo.

L'autista del fuoristrada, che secondo me invece è molto importante e costa pochissimo, potrebbe allo stesso tempo esercitare l'una e l'altra funzione a un prezzo estremamente conveniente.

Alla base di tutto comunque occorre un'organizzazione che eviti disguidi come quello di arrivare a Koaito e scoprire che ci voleva un permesso del museo di Asmara, o altri del genere.

Ribadisco che anche la ricettività alberghiera gioca un suo ruolo ben preciso da non trascurare.

Parto martedì 1 marzo.



Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Fatto sta che il turismo è inesistente, quindi grande risorsa sprecata.
Non capisco perchè amico Stefano tu voglia giustificare qualsiasi decisione venga presa dallo staff dirigenziale eritreo.
E' sotto gli occhi di tutti come le limitazioni ammazzano il turismo.
Queste limitazioni non saranno per caso dovute al fatto che qualquno ha dichiarato che entro il 2010 non ci sarebbero più stati problemi alimentari... e ora impedisce il transito così che gli stranieri non vedono???? ;-)
A pensar male si fa peccato però....
E' ovviamente una battuta, ma tante piccole cose si potrebbero fare per rilanciare l'economia di questo Paese.
Sii critico, Stefano, cerchiamo soluzioni positive da proporre. Soluzioni logiche che vadano bene per tutti: governanti, popolazioni, turisti, esponenti delle onlus.
A già le onlus. E l'elenco delle moltissime organizzazioni?
Valorizziamo gli aspetti positivi, e abbiamo il coraggio di denunciare quelli negativi. Tanto ti lascieranno tornare in Italia, non ti preoccupare. All'occorrenza ti verrò a prendere io. Non vedo l'ora di tornare in Eritrea :-)

Re: dalle proteste alle proposte

Il turismo è una componente delle possibilità di introito di valuta,ben venga, è però una attività effimera soggetta a molteplici variabili improvvise vedi egitto e tunisia
E non è da sottovalutare il rischio.
Davanti le coste passano innumerevoli petroliere basterebbe un solo incidente per giocarsi le spiaggie.

Secondo il mio punto di vista allo stato è sulla free zone che si dovrebbe puntare con decisione
Va da sè che il tutto è sottoposto alle iniziative a cautela degli investitori che il governo deve garantire e che devono essere ben superiori a quelle proposte nel regolamento attuale.

Ed è verso le libere attività di impresa che si deve guardare, non già sulle sole rimesse degli emigranti seguite da impopolari e coercitive campagne di raccolta di denaro dagli stessi.
Forse perché sono più semplici da realizzare?

Non è pensabile che solo con attività estrattive controllate dallo stato, che si evolve l’economia.
Né tantomeno è proponibile una economia assistita da esso.
Il riproporla presuppone la volontà di esclusione della libera impresa causa conseguente della mancanza di investitori esteri.
Queste esperienze fallimentari sono già state fatte dagli altri paesi, si vuole rifarle?
Paesi che galleggiano sul petrolio, il gas e minerali, come la libia, l’algeria, la nigeria, etc. sono lì a dimostrarlo.

Il progresso economico si realizza anche passando per la costituzione di una libera realtà sociale ed economica diversificata,
la quale contribuirà al realizzarsi di una classe dirigente attiva e competente.

Tante altre iniziative sono possibili, esse si arenano quando lo stato ha la presunzione di fare anche il socio o l’imprenditore.


nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Vale non è vero che il turismo è inesistente, ma solo che l’Eritrea non è una meta turistica adatta a tutti.

Chiunque visiti l’Eritrea se ne innamora e ne diventa automaticamente il miglior ambasciatore, nessun bisogno quindi di costose campagne pubblicitarie, ma solo organizzazione.

In questi mesi trovare un posto in aereo è virtualmente impossibile e questo dimostra un certo interesse, ma anche un altro limite difficile da superare, quello dei collegamenti.

Intralci al transito non ce ne sono, e neanche la fame.

Nulla da nascondere dunque.

Le Onlus lavorano negli ospedali, fanno pozzi, costruiscono asili, tengono corsi di specializzazione o qualificazione professionale ecc.
Chi conosce l’Eritrea conosce le Onlus.

Per carattere se devo dire qualcosa vado alla fonte e non perdo tempo in chiacchiere.


Nessuno mi ha ancora rinchiuso.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

“Nessuno” lei affrema “Queste esperienze fallimentari sono già state fatte dagli altri paesi, si vuole rifarle?

Paesi che galleggiano sul petrolio, il gas e minerali, come la libia, l’algeria, la nigeria, etc. sono lì a dimostrarlo.

Stia tranquillo perché il GoE ha stipulato ottimi contratti e sta gestendo ottimamente anche il programma minerario.

Tuttavia come è noto non sono questi i punti di forza dell’economia eritrea che si basa più sulla concretezza del conseguimento della sicurezza alimentare che non su altre e più effimere risorse.

Tutto questo è stato possibile grazie alle rimesse dall’estero che lei giudica “impopolari e coercitive”, ma che rappresentano solo una inezia rispetto ai generosi contributi degli eritrei all’estero verso le famiglie.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Non voglio assolutamente mettere in discussione la qualità dei contratti relativi alle attività minerarie
Se sono ottimi tanto di guadagnato per il paese.

Voglio però ancora ribadire il seguente concetto, quegli altri paesi che in questi giorni sono nel caos assoluto
sono ben più ricchi di materie prime dell’eritrea e altrettanto ben forniti di contratti di tutto rispetto.
Ebbene, nonostante questo, nulla è andato a beneficio del popolo con la conseguente sua esplosione di rabbia.

Chi ha sperperato ricchezze in sconsiderati atteggiamenti bellicosi, chi ha dilapidato fortune in iniziative megalomani e scriteriate, chi per incapacità, chi ha semplicemente rubato.
Naturalmente tutto questo in piena autonomia, senza nessun bisogno di aiuto esterno.

Se ha questo aggiungiamo poi i sequestri in miliardi di dollari effettuati nelle banche straniere sui conti dei relativi califfi e il recupero di quantitativi di gioielli e contanti dalle cassaforti private dei medesimi, una preoccupazione per come verranno utilizzati i proventi del patrimonio comune ci sarà.

Come è potuto accadere ciò? Semplice, senza controllo alcuno da parte del popolo, né espressione critica interna, senza libera informazione, ciò è possibile. Si vuole ripetere la stessa esperienza?

Ben venga la sicurezza alimentare, a condizione che non sia un modo di tenere il popolo ancorato a una realtà agraria di tipo ottocentesco.
Essa deve però essere coniugata con la libertà di impresa, anche agraria, questa sì fondamentale.

Non disconosco il contributo fondamentale delle rimesse dall’estero dei lavoratori eritrei verso le loro famiglie in patria, solo a essi va dato il merito della sopravvivenza ad oggi della nazione, senza i loro sacrifici la storia recente dell’eritrea sarebbe ben diversa.
Giudico impopolari e coercitive per esempio le richieste del 2% anche nei confronti di chi percepisce un salario di mera sopravvivenza e stenta ad arrivare al 20 del mese o meno, alle richieste una tantum, oppure il rifiuto della concessione dei documenti necessari ad ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno a chi non può pagare quanto imposto.
Come è un caso unico al mondo, la validità di due anni del passaporto eritreo con quello che costa rinnovarlo e i disagi per ottenerlo.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Ma avete notizie di Stefano?
E' tornato?
Non dovremo andare davvero a riprendercelo :-)

Re: dalle proteste alle proposte

Sono tornato e con qualche buona notizia.

Non male per esempio quella della abolizione dei "blocchi" anche se per la permanenza fuori città è ancora richiesto il permesso che andrà registrato presso le strutture alberghiere.

Anche buona quella dell'introduzione della distribuzione trimestrale di generi alimentari alle famiglie o alle mogli dei militari impiegati nel National Service.

Si parla di un quintale di "miscela", 5 chili di zucchero, 5 litri di olio, 10 chili di "ater" (ceci)e qualche altro genere vario.

Inoltre sono in corso le prove funzionali del grande cementificio di Gedem presso Massaua, che presto entrerà nella fase di piena produzione.

Piccole cose ma significative.

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

nonostante io non sia assolutamente in linea con l’operato del goe, trovo che il discorso del Sig Girma Asmerom pronunciato recentemente presso l'UA per la difesa dei giusti interessi del paese sia stato appropriato nei toni, sobrio nei contenuti e scevro di toni inutilmente aggressivi e provocatori. E’ estremamente positiva e condivisibile la dichiarazione di disponibilità a una normalizzazione dei rapporti tra i due paesi fratelli.
Spero che ciò stia a indicare la volontà del goe di approcciarsi alla ribalta internazionale con strategia e spirito diverso da quello perseguito finora.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

"Nessuno" una delle ragioni che dovrebbero indurre ad apprezzare il GoE è che il suo atteggiamento è sempre stato, per usare le sue parole, appropriato nei toni, sobrio nei contenuti e scevro di toni inutilmente aggressivi e provocatori.

Qualunque dichiarazione ufficiale espressa dal GoE in qualunque opportuna sede istituzionale internazionale è informata a questi più che condivisibili principi ed è facilmente verificabile prendendo visione dei testi originali o delle traduzioni che ho messo a disposizione dei lettori di EritreaEritrea.

In verità sarebbe auspicabile che la "ribalta internazionale" assumesse un diverso atteggiamento da quello dimostrato sinora, ma i recenti sproloqui sulla presunta carestia che si sarebbe abbattuta sul Corno d'Africa coinvolgendo anche l'Eritrea, o l'atteggiamento dimostrato dai rappresentanti dell'Etiopia e degli Usa nelle sedi dell'Igad e dell'UA non lasciano ben sperare.

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini non esageriamo, addirittura apprezzare il goe, guardi che è troppo!!
Non lo dico io, ma se la ribalta internazionale (escluso etiopia e usa fuori classifica per ovvi motivi) nella stragrande maggioranza ha un atteggiamento fortemente critico se non addirittura negativo nei confronti del goe qualche motivo ci sarà o no?
Se nelle sedi istituzionali internazionali appropriate vengono espressi concetti condivisibili “ufficiali” mentre poi nella realtà della politica interna giornaliera questi stessi concetti non vengono applicati ai propri compatrioti, che tipo di credibilità e di consenso pensa che il goe acquisisca?
come qualcuno affermava “non bisogna solo apparire, bisogna anche dimostrare di essere”
Non le sembra sia ora che qualcuno da qualche parte deve iniziare a dimostrare di essere anche positivo? e se questo qualcuno fosse il Goe?

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

"Nessuno" ad apprezzare il GoE è soprattutto la gente eritrea e questo è dimostrato dalla assoluta tranquillità con la quale continua a svolgersi la vita nel paese.

Chi credeva lo pseudo nuovo vento di cosiddetta democrazia che sembrava spirasse in nord Africa e in alcuni paesi del Medio Oriente avrebbe prodotto effetti anche in Eritrea è stato amaramente deluso
.
L'insopprimibile volonta popolare che in Egitto, Algeria, Tunisia, Libia, Yemen, Siria ecc. si è manifestata in tutta la sua irruenza, in Eritrea non è apparsa neppure in minima parte.

I discorsi del Goe mirati al dimostrare che coloro i quali stanno attuando una feroce campagna denigratoria contro il paese senza presentare neanche uno straccetto di prova, rappresentano un modello di semplicitè ed efficacia che possono essere espressi solo da chi è dalla parte della ragione e non deve nascondersi dietro ad artifizi lessicale quando non a mere calunnie.

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini
Detto per inciso la sua risposta non è per nulla attinente ne convincente, qualcuno afferma che anche in un cimitero si avverte un senso di assoluta tranquillità.
Il goe potrà anche produrre documenti “ufficiali” verbalmente e legalmente inappuntabili, ma poi la richiesta di giustizia, equità e rispetto dei propri diritti che si ricerca, ci si aspetta venga riservata anche ai propri concittadini.
Purtroppo ciò non avviene.
Questa responsabilità è a totale carico del goe e non è da imputare ad altri.
Chissà mai che cominciando a essere rispettosi dei giusti diritti dei propri compatrioti non si venga poi rispettati a propria volta.

P.S Penso che la sua affermazione “L'insopprimibile volonta popolare che in Egitto, Algeria, Tunisia, Libia, Yemen, Siria ecc. si è manifestata in tutta la sua irruenza” sia il perfetto sinonimo di volontà di transizione verso una democrazia popolare e sia in assoluta contraddizione con il resto della sua affermazione “lo pseudo nuovo vento di cosiddetta democrazia”.

Nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Dopo tanto tempo rientro nel forum e commento l'ultima frase di Vale: anch'io non vedo l'ora di tornare (per la terza volta) in Eritrea.
Francamente non riesco a capire perchè questo paese mi sia rimasto nel cuore. Ho visitato oltre 40 Paesi dell'Africa Nera e alcuni (non si offendano gli eritrei) molto più interessanti sia dal punto di vista storico (vedi Etiopia con Lalibela etc..) sia paesaggistico e naturale(vedi Tanzania, Madagascar, Guinea Bissau etc..) .
E' forse questo il punto: in Eritrea non puoi usare il tuo cellulare, ci sono controlli esasperanti alla frontiera sia in entrata che in uscita , le strutture alberghiere non hanno hotel 5 stelle, non ci sono discoteche nè commercio di droga per le strade come nemmeno la prostituzione (almeno per le strade) ma ti senti in un Paese vivo , sereno , sicuro.
E' ovvio che il turista non può essere attratto dall'Eritrea ma certamente il viaggiatore sì .
Il punto è questo : io non girerei mai di notte da solo a Dar el Salaam né a Dakar o Mombasa ma l'ho fatto in tutta sicurezza a Massawa .
Un ultimo commento sull'obbligo di avere un autista: mi sembra del tutto ovvio e non solo, io obbligherei anche ad avere una guida : primo per una maggiore sicurezza perchè guidare da soli in Eritrea senza poter usare un cellulare per chiedere un eventuale aiuto mi sembra poco opportuno e secondo perchè si può dare un lavoro a altri. Il costo in più sarebbe veramente ridicolo per noi ma vitale per loro.
Ricordo che in Mozambico parlavo con un agricoltore che mi diceva che l'arrivo delle macchine toglieva lavoro ai braccianti e creava dei disoccupati (prego leggere a pagina 201 il libro di Dambisa Moyo - La Carità che uccide) .
Cesare

Re: dalle proteste alle proposte

Sig. Cesare,
mi spiace ma non sono d'accordo con lei. Da quando il viaggiatore e non il turista deve essere tutelato da un governo???? Ma scherziamo??? Se - e sempre se - il paese è sicuro, è il viaggiatore che decide come muoversi.
Bah! mi sembra tutta gratuita retorica.
Vorrei scrivere 10000 battiture ma...scusate... mi è venuta la nasuea e qui chiudo
Happyness

Re: dalle proteste alle proposte

Gentile Bobo,
le è passata la nausea ? Mi permetto di suggerirle di andare da un oculista perché io non ho mai scritto TUTELATO ma ho scritto ATTRATTO che ha , come dovrebbe sapere chi conosce la lingua italiana, tutt'altro significato.
Sorvolo sulla sua scortesia nel definire nauseante il mio post , lei fa parte di quelle persone che non accettano opinioni differenti dalle loro e io francamente non posso fare nulla per lei. Si tenga la sua nausea.

Re: dalle proteste alle proposte

sig Cesare

Nulla da eccepire sulle sue considerazioni di viaggiatore e sulle sue preferenze relative ai paesi da lei visitati.
Sono sensazioni personali che si fondano anche su piccole cose.
Ritengo però che la sua sensazione di sentirsi in eritrea “in un Paese vivo , sereno , sicuro” sia viziata dalla certezza di rimanere per un periodo limitato e non sia affatto condivisa da molti residenti laggiù.

Infatti, è mia opinione , che in molti casi la visione che i viaggiatori, o turisti che dir si voglia, hanno di realtà diverse della propria siano semplicistiche, superficiali e fortemente inquinate dalla inconscia consapevolezza di avere un passaporto in tasca e un biglietto aereo di ritorno.

Molto diversa, sono certo, può essere l’opinione di chi invece non si trova nella medesima felice posizione.
Opinioni diverse che in molti paesi tra cui l’eritrea, non vengono assolutamente accettate e laddove chi ha provato a esprimere si trova oggi a ripetere a se stesso rinchiuso in qualche container perduto nei deserti di bassopiani.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Signor Nessuno,
non posso che condividere completamente la sua opinione. E' vero che un breve soggiorno in un paese straniero può dare sensazioni diverse rispetto a chi deve viverci. Io però non posso che scrivere quanto io ho sentito nei miei due viaggi in Eritrea anche se , dato che non sono ottuso, mi rendo conto che nell'atteggiamento del viaggiatore è già insita una opinione positiva preconcetta visto che ha scelto quella destinazione invece di un'altra.
Confermo tuttavia la mia sensazione di sicurezza se confrontata a molti altri miei viaggi in paesi dell'Africa Nera.
Cesare

Re: dalle proteste alle proposte


L’incontro effettuato recentemente tra i dirigenti attuali e chi in qualche modo potrebbe avere parte attiva nel cercare di realizzare qualche tentativo di libera attività, potrebbe essere un timido segnale positivo di inversione di tendenza che sarà tutto da verificare, (non positivo è l'ulteriore dilazione a quattro mesi mah!!!)
Interessante è rilevare che a questo incontro ha partecipato anche chi non è precisamente allineato.
E’ mia modesta opinione però che una dirigenza accorta dovrebbe anche essere in grado di dare gli indirizzi per un corretto sviluppo delle necessarie attività di più ampio respiro e non solo quelle di carattere meramente commerciale di stampo isolazionistico e protezionistico.
Se così fosse, considerato l’attuale assetto di economia di mercato globalizzato, non si andrebbe da nessuna parte
Occorre operare con più coraggio, per esempio la Free Zone, a suo tempo pubblicizzata e mai resa operativa, è una possibile risposta strutturale che potrebbe fare decollare le attività di produzione anche straniere.

Come già più volte detto la collocazione dell’eritrea può essere strategica per molteplici attività.
E’ certo che perderebbe un po’ del suo esasperato e assoluto nazionalismo, (una assurda stravaganza buona per paesi ricchi) ma guadagnerebbe in progresso economico.

Ma c’è un però, cosa vogliono in genere gli investitori tutti oltre che a un giusto ritorno economico?
vogliono stabilità politica e certezza del diritto per potere operare in tranquillità.

Non da ultimo, e forse la cosa più importante, vogliono avere fiducia nelle istituzioni.
La dirigenza eritrea attuale e isaias devono rendersi conto che hanno dilapidato il capitale di fiducia iniziale.
E la fiducia non si trova sui banchi del supermercato.

Inoltre la situazione politica attuale dell’eritrea sconsiglia gli imprenditori di investire in un paese dove persiste l’assenza di una costituzione, la mancanza del diritto civile e delle più elementari regole bancarie, l’imposizione di un socio locale, dove tutta la mano d’opera è impegnata militarmente o scappa all’estero, dove la possibilità di un conflitto è sempre messa in evidenza dalla stessa sua dirigenza.

Compito e responsabilità di isaias operare perché finalmente realizzi, nel tempo che gli rimane, quanto necessario al cambiamento che da troppo tempo tutti attendono.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Nel corso della conferenza sugli investimenti sono stati posti al governo molti quesiti e chiesti molti chiarimenti, ma nessuno riguardava questioni politiche che evidentemente attengono unicamente a chi dirige il paese e non agli imprenditori.

La notevole affluenza di quest'ultimi alla conferenza provenienti da tutto il mondo vale da sola a dimostrare quanta fiducia ci sia nei confronti del governo eritreo, se così non fosse stato gli affaristi non si sarebbero neanche scomodati a prestare ascolto all'invito di partecipazione.

L'appuntameto di dicembre era previsto e faceva parte del programma di avvicinamento delle parti che in questo modo hanno il tempo di riflettere sui temi discussi e rielaborarne i dati.

Quanto alla free zone di Massaua credo varrebbe la pena per i critici andare a dare un'occhiata di persona, infatti solo vedendo con i propri occhi quanto si sta realizzando in questi mesi in quell'area sarebbe possibile farsi un'idea della vastità dei programmi governativi.

Se posso dare un suggerimento per risparmiare tempo e denaro consiglierei di memorizzare le foto satellitari della zona e andare a controllare gli aggiornamenti di tanto in tanto...molte sorprese attendono gli scettici!


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Da 20 anni il problema rimane sempre uguale, Iseyas Afwerki ha governato in modo autocratico il paese per 20, non ha mai tollerato nessuno aldifuori della sua organizzazione PFDJ. Di conseguenza le compagnie affiliate al partito come la Red Sea, Himbol, Segen constriction, ecc... hanno portato alla rovina e al fallimento l' economia del paese. Ora, dopo 20 anni di indipendenza l' Eritrea si ritorva con un economia a comando, di sovietica memoria, con l' aggravante che chi comanda l' economia (Hagos Kisha et alias) non ha nemmeno rufdimenti di base per gestire l' economia di una famiglia.

Ora pare che abbiano imparato la lezione... forse si aspettano che i commercianti prvati, investitori che hanno cacciato negli ultimi 20 anni si fidino sulla parola e le buone intenzioni del GOE-PFDJ. La fiducia e una moneta difficile da ottenere specialmente dopo che la si perde.

Il problema di fondo rimane. Gli investitori operano per il lucro, e come tali, hanno bisogno di garanzie per poter operare in un ambiente sereno con leggi nazionali, norme economiche e di tassazione trasparenti. Uno dei maggiori problemi ad esmpio, è la concorrenza da parte delle compagnie del partito che operano in modo a dir poco non trasparente. Queste compagnie non hanno un budget annuale, non pagano tasse, nessuno ha mai capito come ottengono i finanziamenti oppure quali sono i sorgenti dei loro capitali e in quale modo ottengono gli appalti governativi.

Nell' ultimo incontro molte di queste problematiche sono state affrontate ed il governo si è impegnato a rispondere. Personalmente non mi aspetto che rispondano in modo coerente e cosa ancora piu importante, non credo che cambieranno il loro attegiamento per un semplice motivo, chi sta al potere non risponde di nulla. La costituzione eritrea è ancora li. in attesa di essere implementata ed in questo quadro mancano le leggi di uno stato di diritto. In qualunque stato i soprusi ci sono, ma a differenza di uno stato senza legge centrale, in uno stato di diritto si puo aspirare ad ottenere giustizia.

Re: dalle proteste alle proposte

Bereket in questo caso le nostre dissertazioni hanno un valore molto relativo poichè sarà il futuro a chiarire ogni dubbio.

Personalmente ritengo che se gli investitori eritrei sparsi per il mondo si sono presi il disturbo di confluire in Asmara una ragione concreta ci deve pur essere, mentre se fosse vero quello che afferma lei la conferenza sarebbe andata deserta.

In mancanza di fiducia verso il governo o verso le potenzialità offerte dal paese avremmo assistito a un fallimento di una iniziativa che per come è stata condotta fino a ora promette invece interessanti prospettive.

La crisi economica mondiale provocata dal pericoloso avventurismo delle grandi lobbies che controllano ogni angolo del pianeta ha già scottato a sufficenza gli investitori che ora puntano a mercati più sobri, ma anche più sicuri.

L'Eritrea si propone in questa veste e avendo già dimostrato le sue reali capacità negli anni immediatamente successivi alla liberazione del paese, con performance economiche inegualiate in Africa, esiste la probabilità che l'iniziativa proposta dal governo offra opportunità concrete.

Dunque non è corretto affermare che:"...chi comanda l' economia (Hagos Kisha et alias) non ha nemmeno rudimenti di base per gestire l'economia di una famiglia", io sono convinto del contrario.

Per concludere vorrei sottolineare che i convenuti alla conferenza non hanno mantenuto un atteggiamento remissivo, ma al contrario hanno incalzato gli oratori con domande molto precise e richieste esigenti, il che denota la volontà di animare un dibattito a un livello piuttosto elevato e non di voler solo ascoltare dei comunicati.

La National Charter e la Costituzione dell'Eritrea prevedono chiaramente un passaggio progressivo dalla conduzione governativa a quella molto più ampia dell'iniziativa privata, vedremo se questi ai quali stiamo assistendo sono i primi passi di tale cambiamento di tendenza.


Stefano Pettini




Re: dalle proteste alle proposte

Attualmente l’eritrea ha la capacità di attrarre gli operatori economici pari a qualsiasi altra del continente africano e del terzo mondo,
e forse meno considerato lo stato politico-economico attuale del paese, denunciato clamorosamente e senza senso di colpa alcuno anche dal suo dirigente principe.
Non è una affermazione priva di fondamento basta considerare le statistiche economiche mondiali laddove si evince che sia il prodotto interno lordo che procapite sono tra gli ultimi posti mondiali.
Se le performance economiche ineguagliate dichiarate da pettini sono rapportate alle ultime economie africane non c’è sicuramente da esserne fieri.
Come non ci sarebbe da esserlo se le persone invitateal convegno, come ancora pettini afferma, sono solo degli AFFARISTI, già la sola parola basta a qualificarli
Già il limitarsi all’eventualità della liberalizzazione del commercio privato attualmente sarebbe dannoso per il paese
Porterebbe solo inflazione e rincari dei prezzi con conseguente ulteriore impoverimento del popolo.
Bene hanno fatto però i partecipanti al convegno a incalzare gli oratori con decisione, evidentemente ciò era necessario

Considerate le condizione socio-economiche generali del continente un giorno un conoscente AFFARISTA, affermò che per operare in africa e avere un ritorno economico si deve programmare un orizzonte temporale di 10 mesi massimo

Di ben altro avrebbe bisogno l’eritrea, per esempio di imprenditori veri portatori di serie iniziative strumentali durevoli nel tempo e non di solo commercio mordi e fuggi.
Avrebbero costoro però bisogno di quanto attualmente manca e che ripetutamente viene chiesto, con buona pace di chi dichiara che sono richieste politiche attinenti all’autorità della dirigenza.

Qualsiasi esigenza del vivere quotidiano che coinvolge la moltitudine delle persone assume significato politico
Compito del buon governo è tradurre in iniziative pratiche quanto richiesto.

Come pensate che il paese e l’economia possa evolversi se mancano le basi politiche e strumentali fondamentali dell’intraprendere senza le quali è troppo facile prevedere che l’iniziativa pubblicizzata rimarrà solo lettera morta e non avrà seguito positivo.
E come pensate possa riuscire una potenziale rinascita economica se essa sarà guidata da coloro i quali hanno dimostrato di non esserne all’altezza?

Ma questa non vuole e non deve essere una sola troppo facile critica ma una semplice espressione tesa a cercare di trovare delle convergenze di opinioni e di consenso.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Il termine affaristi usato da “Nessuno” non è il più adatto, penso che il termine corretto per definire i partecipanti alla conferenza sia investitori, anzi per essere precisi investitori eritrei.

Credo sia infatti doveroso ricordare e specificare che l’invito a partecipare all’iniziativa del governo eritreo era esteso esclusivamente ai cittadini eritrei fuori o dentro al paese, e non indiscriminatamente alla massa incontrollabile e priva di scrupoli di quelli stranieri.

La "Conferenza Eritrea per gli investimenti" si è concentrata su tre progetti principali di investimento:
• Programmi di risparmio e investimento;
• Ampia partecipazione alla proprietà delle imprese redditizie con l'acquisto di azioni;
• I settori prioritari e progetti specifici per gli investimenti da parte di cittadini eritrei;

Da questo si evince che si tratta di un progetto di valorizzazione di beni e iniziative governative, e non un indiscriminato avventurismo imprenditoriale che potrebbe portare ai giustamente paventati rischi di inflazione e rincaro dei prezzi.

Come è noto l’economia imprenditoriale vive di vita propria e gli imprenditori lungi dal farsi influenzare da correnti di opinione più o meno orientati, si muovono con la determinatezza che deriva dalla loro peculiare capacità innata di intuire tutte le possibili fonti di guadagno.

Quindi sono certo che l’iniziativa del governo eritreo fungerà da cartina tornasole sullo stato reale delle prospettive economiche del paese.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

E’ palese che pettini non rilegge i suoi post infatti in quello del 10-09 rimarcava che” se così non fosse stato gli affaristi non si sarebbero neanche scomodati”.
Quindi il termine AFFARISTA è sua paternità esclusiva
Il mio intervento infatti è a seguito di queste sue affermazioni che noto vengono da lui corrette successivamente.

A seguito di quanto descrive sia stato lo svolgimento di questa conferenza.
noto con rammarico che la scelta della dirigenza è quella di proseguire nella politica isolazionista e protezionistica.
Avere escluso le eccellenze di imprenditoria straniera e accusarle di azioni prive di scrupoli è oltre che immorale sbagliato e suicida.

Non condivido la certezza di pettini sul positivo esito della conferenza per le seguenti ragioni.

-“programmi di risparmio e investimento”.
In una nazione come l’eritrea dove la gente a stento riesce a sopravvivere, parlare di risparmio è un insulto al buon senso.
Pertanto, mancando il presupposto, è logico che decade anche il conseguente investimento

-“Ampia partecipazione alla proprietà delle imprese redditizie con l’acquisto delle azioni”
Guardate che non c’è bisogno di andare in eritrea per vedersi svanire i soldi investiti in azioni, anche dello stato, (vedi Argentina, Grecia, etc)
Basta guardare quanto succede attualmente nei mercati internazionali.
Per cui posso immaginare cosa può succedere con i risparmi investiti in azioni di aziende controllate dallo stato Eritreo e gestite chissà da chi nel modo con cui sono state gestite finora.
Inoltre, mi domando quali sono le aziende redditizie se isaias dichiara che l’economia in eritrea di fatto non esiste.
E di seguito, queste azioni fantomatiche da chi verrebbero tutelate, il valore di esse da chi verrebbe garantito, notando che non esiste la minima struttura paragonabile a una borsa di interscambio azionario, né leggi che regolamentano, né la minima certezza del diritto.
Ergo tu mi dai dei soldi, io ti do in cambio una carta straccia; ma davvero pensate che ci siano eritrei che possono accettare questo e vi affidino ancora una volta i propri averi al buio?


- I settori prioritari e progetti specifici per gli investimenti da parte di cittadini eritrei;
e qui si apre la solita propaganda sulla possibilità di investire nella pesca, nell’agricoltura, nelle attività minerarie
tutte cose condivisibili per carità ma che ci sentiamo ripetere da decenni.
I risultati perseguiti dalla dirigenza però finora parlano da soli, se si cerca di coinvolgere persone indipendenti quant’anche solo eritrei, conferma ulteriormente che i metodi finora utilizzati dalla dirigenza sono stati fallimentari.
Ripeto fino allo sfinimento che se poi comunque la gestione di questi Fantomatici progetti verrà ancora affidata a chi è risultato incapace si otterrà lo stesso risultato.

In sostanza è mia opinione che perseguendo la politica del fai da te o impossibilitati ad accedere a fondi monetari mondiali si cerchi ancora una volta di spremere i propri cittadini con iniziative fantasiose e avventurose prive di qualsiasi connessione con la realtà.

Questa dirigenza non vuole assolutamente accettare il fatto che le attività economiche di successo si basano in gran parte sul libero interscambio delle merci e che i principali artefici del conseguente elevarsi del tenore di vita, dipende dalle persone che intraprendono, mettendosi in gioco: per contro le politiche economiche centralizzate hanno tutte fallito, e questo da quando esiste l’uomo.

E’ certo che l’intraprendere non deve essere affidato all’anarchia e alla confusione ma deve essere regolamentato e garantito dallo stato con leggi giuste e condivise, questo è e deve essere il compito del buon governo.
Volere esso diventare imprenditore và oltre le sue prerogative e porta inevitabilmente all’insuccesso.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Non ho le competenze tecniche specifiche per poter confutare quanto affermato da "Nessuno" rispetto alle reali capacità del governo eritreo di gestire l'apertura del mercato eritreo all'imprenditoria privata.

Mi limito quindi a osservare i dati oggettivi:
- La conferenza è stata annunciata con un preavviso minimo e con un preciso criterio numerico massimo di adesioni in base al paese di provenienza.
- Nonostante questo i 500 posti totali disponibili sono andati immeditamente esauriti, tanto che ulteriori 200 partecipanti che si sono recati ugualmente in Asmara pur non avendo la prenotazione si sono dovuti accontentare di partecipare agli eventi collaterali che si sono tenuti a margine della conferenza.
- Alla conferenza si sono accreditate anche persone che si sono sempre distinte per le loro posizioni estermamente critiche nei confronti del governo, risultando alla fine proprio quelle più favorevolmente impressionate dai contenuti dell'incontro.

A questo va aggiunto che l'assemblea ha proposto temi molto importanti quali: la smobilitazione dei giovani dal servizio militare a favore di un loro impego nei settori di investimento, i canali preferenziali per il rientro di quelli che hanno cercato fortuna all'estero, i livelli salariali, le garanzie economiche, l'analisi dei passati fallimenti, ecc., ricevendo la massima considerazione da parte del governo che ha saputo essere molto convincente a giudicare dal grado di apprezzamento dimostrato dai partecipanti.

Alla luce di queste premesse sento di essere più ottimista di quanto non lo sia "Nessuno" che sembra voler essere negativo più per partito preso che non per ragioni oggettive.

Comunque il tema del 3d è "dalle proteste alle proposte" e quella del governo eritreo mi pare un'ottima proposta che giunge quanto mai opportuna come alternativa reale alle sterili e fumose proteste.

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini, sbaglia quando mi ritiene negativo per partito preso sono solo realista e pragmatico, purtroppo troppe volte la dirigenza attuale eritrea ha dato cattiva dimostrazione di sé.
E lei pettini, mi perdoni forse è troppo fiducioso, la sua analisi è troppo focalizzata sulla difesa a prescindere

Vede pettini come ben sa, tutto quello che lei descrive è parte di quanto da tutti e da anni auspicato.
Finalmente se ne accorge isaias, era ora.
Infatti, da quello che afferma, l’elenco delle istanze è stato proposto dall’assemblea più che dai dirigenti.
Comunque l’aspetto positivo è che l’iniziativa di questa conferenza sembra sia partita dalla dirigenza, concordo è un’ottima proposta, spero sia supportata dai fatti e non sia la solita vuota propaganda.
E ben venga la realizzazione di quanto sopra descritto, ne sarei felice

Ritengo che gli argomenti di cui si parla siano di estrema importanza e spero abbiano un seguito positivo.
Purtroppo devo ancora rimarcare che il cammino che questa dirigenza deve fare è ancora al di là di venire.
Essa sta continuamente contorcendosi intorno al punto principale della questione eritrea, è chiaro che hanno estrema difficoltà a rimangiarsi quanto per anni hanno dichiarato, non lo faranno mai, per il cambiamento reale servirà un ricambio dei vertici.
Insomma proprio non vogliono capire che senza l’applicazione della costituzione tutto quello che dicono sono solo vuote parole che possono durare lo spazio di un mattino.
E mi domando ancora che valenza hanno queste discussioni se esse non sono supportate da nessuna certezza del diritto.
Come potete pensare di avere credibilità a fronte del nulla.

A suo tempo e continuamente propongo di puntare con decisione sulla zona di libero scambio di Massawa,
in modo particolare per le merci in trasformazione e di importazione temporanea per esempio.

Questo sicuramente sarebbe un’ottima possibilità di lavoro per i giovani, di incremento di valuta, di possibilità di creare indotto, etc etc a bassissimo onere per lo stato.Anche per questo punto servirebbe una conferenza degli interessati.
Ma come pensate che un serio imprenditore qualsiasi investa nella Free Zone senza potere avere un deposito bancario in valuta, oppure la certezza del diritto o delle normative sugli adempimenti doganali, con l’assenza di mano d’opera libera e non forzata etc etc.
L’assenza troppo frequente dell’energia elettrica come è capitato per tre giorni consecutivi l’altro ieri non è un buon inizio.

Nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

“Nessuno” lei afferma: “Essa (la dirigenza eritrea) sta continuamente contorcendosi intorno al punto principale della questione eritrea, è chiaro che hanno estrema difficoltà a rimangiarsi quanto per anni hanno dichiarato, non lo faranno mai, per il cambiamento reale servirà un ricambio dei vertici”.

Probabilmente questo è il punto nodale del suo pensiero, si potrebbe dire il suo chiodo fisso; la speranza di un ricambio ai vertici a favore di chissà quale entità alternativa.

In effetti quanto ho sempre chiesto ai contestatori è di fornire programmi alternativi, ma soprattutto nomi di possibili personalità che potrebbero costituire la nuova dirigenza, ma non è mai arrivata una risposta coerente.

Personalmente preferisco continuare a rispettare la volontà popolare eritrea che ha riposto tutta la sua fiducia nella attuale compagine governativa che nel tempo ha:
- combattuto per una Eritrea libera e indipendente
- elaborato la National Charter
- liberato l’Eritrea dall’occupazione etiopica
- approvato la Costituzione dell’Eritrea
- difeso l’Eritrea dalla nuova minaccia etiopica
- protetto l’Eritrea dai rischi di un tentativo di colpo di stato
- condotto l’Eritrea attraverso un lungo periodo di aggressioni mediatiche
- emancipato l’Eritrea a dispetto di ogni tentativo esterno di affossarne l’economia

Chi mai oltre a questi protagonisti potrebbe essere alla loro altezza e proporsi come candidati? E poi chi mai li voterebbe?

La linearità e la coerenza dei programmi governativi è fuori discussione e rappresenta la ragione concreta del successo di adesioni alla conferenza di Asmara; ora la sinergia fra lo spirito imprenditoriale degli investitori e le aperture promesse dal governo dovrebbero dare i loro frutti.

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Sig. Pettini,
lei scrive:
Personalmente preferisco continuare a rispettare la volontà popolare eritrea che ha riposto tutta la sua fiducia nella attuale compagine governativa che nel tempo ha:
- combattuto per una Eritrea libera e indipendente
- elaborato la National Charter
- liberato l’Eritrea dall’occupazione etiopica
- approvato la Costituzione dell’Eritrea
- difeso l’Eritrea dalla nuova minaccia etiopica
- protetto l’Eritrea dai rischi di un tentativo di colpo di stato
- condotto l’Eritrea attraverso un lungo periodo di aggressioni mediatiche
- emancipato l’Eritrea a dispetto di ogni tentativo esterno di affossarne l’economia

Io ptreferisco pensare che tutte queste cose sono opera della popolazione eritrea e non del Goe che continua ad impedire libere elezioni, incaarerare i dissidenti, lasciar morire i giornalisti in carceri disumane, impedire ogni voce di dissenso.

Se il Goe pensa di agire molto bene, non dovrebbe aver paura di libere elezioni che sen'altro vincerebbe.

Intanto le famiglie sono sfaciate perché gli uomini sono perennemente a fare i militari e oggi ho avuto notizia che in ogni famiglia con un uomo al di sotto dei settant'anni è stato assegnato un fucile: a che pro?

In quanto al turismo, si invoca l'assenza di strutture ricettive: io sono povero, nonm ho un albergo a cinque stelle, neanche un albergo, ma nella vita si intrecciano amicizie e si deve tener conto anche del senso di ospitalità che nelle vostre zone certo non manca.

Mi dicono che in Eritrea ormai ci sono solo più cinesi, i capitalisti peggiori che osano ancora fregiarsi della falce e del martello: che infammia!

Sono molto molto deluso

Re: dalle proteste alle proposte

Martino la conferenza sugli investimenti ha aperto un nuovo e importante capitolo nella storia dell'Eritrea, poichè ha messo a confronto il governo con gli investitori privati e sgomberato il campo da ogni illazione fin qui sollevata.

Quale migliore occasione per verificare la credibilità e la consistenza dei programmi di sviluppo governativi?

L'elevatissima affluenza di operatori economici arrivati da tutto il mondo rappresenta la più eloquente delle risposte ai dubbi ripetutamente avanzati dai pessimisti, e la confidenza con la quale sono stati affrontati tutti i temi più sentiti da chi deve valutare l'opportunità di investire capitali in Eritrea dimostra la fiducia accordata ai responsabili governativi.

E' finito il tempo delle congetture catastrofiste, è tempo ora di passare ai fatti cocreti e la sfida si è aperta nel migliore dei modi.

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Rispondo al post del 16-07
Pettini i riconosciuti meriti passati sono storia e i demeriti odierni dell’operato del goe sono sotto gli occhi di tutti, oramai anche degli strabici.
Vorrei però puntualizzare che la lotta per una eritrea libera e indipendente ha origine fin dal 1958 con il Fronte di Liberazione Eritreo(ELF). Questa lotta ha coinvolto anche diverse altre formazioni tra cui il fuoriuscito EPLF, il PLF1, guidato da Osman Saleh Sabbe, ed un gruppo noto come Obelyeen e altri.
Contro ogni aspettativa l’esercito di liberazione del Fronte, e i suoi alleati e derivati, fu in grado di resistere a quello etiopico, uno dei più grandi eserciti africani della storia contemporanea, respingendolo verso sud fino a sconfiggerlodefinitivamente nel 1991.
Un esito vittorioso che, malgrado tutto, forse non sarebbe mai stato raggiunto senza l’alleanza strategica e la cooperazione militare che legava allora i diversi movimenti di liberazione al Tigray People’s Liberation Front (TPLF), organizzazione guerrigliera operante nel Tigray

Ebbene, è risaputo che questa lotta proseguiva anche quando isaias stava a studiare alle scuole di maoismo in cina

La parte più importante per il raggiungimento dell’obiettivo pagato con il proprio sangue è stata svolta dal coraggioso popolo eritreo tutto.
Senza la sua determinazione e ferrea volontà nulla sarebbe stato possibile.
E ancora a questa componente umana va il merito di avere difeso la sua raggiunta indipendenza.

“Probabilmente questo è il punto nodale del suo pensiero, si potrebbe dire il suo chiodo fisso; la speranza di un ricambio ai vertici a favore di chissà quale entità alternativa.”
Pettini, il punto nodale del mio pensiero è dare voce al mio amico Jhoannes Neghas, eroe combattente venuto dall’italia e morto sulle montagne a 27 anni.
Era nato in italia e aveva l’obiettivo di contribuire alla vera libertà del suo paese e alla sua vera libertà di uomo in patria. Nessuna tomba su cui la madre può piangerlo.
Attualmente l’operato del goe ha tradito l'ideale del suo sacrificio e quello delle altre decine di migliaia di giovani.
Pertanto ritengo che solo con un ricambio dei vertici e con un ritorno al rispetto di quanto approvato nella Costituzione e nella National Charte che si potrà finalmente rendere loro giustizia.


La National Charte adottata durante il terzo congresso del Febbraio 1994 contiene elementi condivisibili
I sei obiettivi di base: La nostra visione può essere ricapitolata in sei obiettivi di base:
1. Armonia nazionale.Perchè la gente eritrea viva nell'armonia, nella pace e nella stabilità, seguendo senza distinzioni le linee regionali, etniche, linguistiche, religiose, di genere o di classe.
2. Democrazia politica. Perchè la gente eritrea partecipi attivamente e si trasformi in protagonista nella gestione e nella conduzione della sua vita e del suo paese, con i suoi diritti garantiti per legge e nella pratica.
3. Evoluzione economica e sociale. Perchè l’Eritrea progredisca socialmente ed economicamente nelle aree della formazione, della tecnologia e della qualità di vita.
4. Giustizia sociale (democrazia economica e sociale). Giusta distribuzione della ricchezza, servizi e opportunità, e attenzione speciale da dedicare alle sezioni più svantaggiate della società.
5. Rinascita culturale. Disegnata sulla nostra ricca eredità culturale e sui valori approfonditi durante la lotta di liberazione, per sviluppare una coltura Eritrea caratterizzata da amore per il paese, rispetto per umanità, solidarietà fra uomini e donne, amore della verità e della giustizia, rispetto per la legge, lavoro duro, sicurezza di se, fiducia nella riuscita, mentalità aperta e inventiva.
6. Cooperazione regionale ed internazionale. Perchè l’Eritrea si trasformi in un membro rispettato della Comunità internazionale, attraverso la coesistenza nell'armonia e cooperazione con i paesi vicini; e contribuendo, nella misura delle sue possibilità, alla pace, alla sicurezza e allo sviluppo regionale e globale.


Peccato venga assolutamente disattesa da chi l’ha elaborata.
La stessa cosa dicasi per la Costituzione sì approvata ma mai resa operativa né applicata nei fatti.
addirittura oscurata nei link del suo sito.

- E che dire della difesa della nazione nell’ultima aggressione etiopica, dove solo grazie al risoluto intervento di alcuni comandanti si è evitata una catastrofe, con isaias accusato di gravi errori tattici costati inutilmente la vita di decine di migliaia di giovani?

- Carissimo pettini è inutile che insista, non c’è stato nessun tentativo di golpe da parte dei 15, essi al contrario sono stati gli unici eroi che hanno cercato di impedire la deriva autoritaria e contraria alla National Charte e alla Costituzione che il buon isaias già stava dando dimostrazione di voler fare.

- E’ Il comportamento contrario sia ai diritti dell’uomo che del suo popolo che ha causato, a giusta ragione, le dichiarazioni rilasciate dagli organismi per la tutela dei diritti umani e di tutte le organizzazioni mondiali riconosciute.

- Se l’economia eritrea è nelle condizioni che sono deve ancora una volta ringraziare l’inconsistenza e l’incapacità del goe e del suo principale rappresentante di elaborare una qualsivoglia strategia efficace.
Povero popolo, purtroppo ancora a oggi denuncio la mancanza di servizi essenziali quali acqua e energia elettrica nel paese, altro che storie.

Rispondendo alla sua domanda, “nessuno in questo momento in eritrea potrebbe candidarsi a contrapporsi al goe”,
in questo ha perfettamente ragione, per primo sarebbe fisicamente impossibile, e uso una eufemismo, secondo in assenza di una Costituzione valida manca lo strumento legale per realizzare quanto in essa previsto.
Chi li voterebbe dice? Anche ammettendo fosse oggi possibile, in questo mi associo a Martino e come ho già affermato, se siete certi di avere il consenso popolare che paure avete? Rendetela operativa e vedrete che i candidati non mancheranno, starà poi al popolo sovrano votarli o no.
Non di sicuro lei nè tantomeno isaias.


-Lei continua VOLUTAMENTE a ignorare che i programmi che continuamente richiede sono già stati approvati, la loro base è nella Costituzione.
Sorvoliamo sul fatto che essa è stata approvata con solo sei persone provenienti dalla diaspora all’interno della Commissione Costituente su 50 di origine PFDJ e che anche in questa occasione si è volutamente persa l’occasione di una riappacificazione nazionale.



Economia
Parafrasando lei, le dico che è ora di finirla con i reali risultati catastrofistici del goe e dare finalmente inizio a quanto scritto nella Costituzione e che per troppo tempo è stato tradito.
Si passi finalmente all’attuazione di fatti concreti, così facendo vedrà che non ci sarà bisogno di nessuna conferenza per farsi dire come rimettere in moto quanto tutti sanno e si augurano succeda.
Cacciamo i ladri, gli appro*****tori e gli incapaci dalle strutture governative sia in italia che in eritrea.
Inoltre, anche se non lo comprende o accetta, è opinione comune che senza le basi giuridiche da tutti condivise, una nazione non ha futuro certo, ed essa potrà essere governata solo con l’imposizione del sopruso di pochi.

Tutto il resto restano sono chiacchiere buone per tutte le stagioni.


nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

"Nessuno" ho tradotto in italiano tutta la National Charter e tutta la Costituzione dell'Eritrea, ma per quest'ultima era fondamentale assicurarsi che il testo non contenesse errori che involontariamente ne potessero starvolgere il significato.

La strategia è stata quella di confrontare il testo tradotto dall'inglese con l'originale in tigrino, ma questo lugo lavoro non è stato ancora terminato e solo per questa ragione il relativo link non è collegato.

Quanto alla sua dotta dissertazione sulla storia della "Lotta di liberazione eritrea" vorrei rassicurarla del fatto che ho molto studiato l'argomento, tanto da poter asserire che la sua affermazione: " Un esito vittorioso che, malgrado tutto, forse non sarebbe mai stato raggiunto senza l’alleanza strategica e la cooperazione militare che legava allora i diversi movimenti di liberazione al Tigray People’s Liberation Front (TPLF), organizzazione guerrigliera operante nel Tigray", è del tutto priva di significato.

Si può anzi senz'altro affermare il contrario esatto e cioè che il Tigray People’s Liberation Front (TPLF)non avrebbe mai ottenuto alcun risultato se non per merito dell'enorme aiuto ricevuto dagli eroi eritrei.

Il Tigray People’s Liberation Front (TPLF), che come dice il nome perseguiva esclusivamente l'obiettivo di realizzare il Grande Tigrai senza tenere in minimo conto il destino il resto dell'Etiopia, non è mai entrato in Eritrea e non ha mai partecipato ad alcuna battaglia collegata alla liberazione dell'Eritrea.

Inoltre è opportuno ricordare che solo grazie alle divisioni corazzate eritree è stata vinta la battaglia dello Scirè, e che le stesse divisioni sono quelle che entrate in Addis Abeba con le insegne di guerra dipinte sui fianchi, hanno consegnato la capitale alle forze rivoluzionarie etiopiche.

Se l'Etiopia è un paese libero lo deve esclusivamente all'eroismo dei combattenti eritrei, e questo gli etiopici lo sanno benissimo.

Quello che è sorprendente è che non lo sappia lei "Nessuno" o per meglio dire pur sapendolo cerca di dimostrare il contrario proprio come fanno alcuni etiopici che nei libri di storia distribuiti nelle scuole hanno descritto la battaglia dello Scirè "dimenticando" di citare il ruolo dei combattenti eritrei.

"Nessuno" diciamo le cose come stanno, forze esterne all'Eritrea vorrebbero manipolare il governo eritreo attraverso l'istallazione di un simulacro di governo promosso con il metodo delle elezioni fasulle.

Facciata di democrazia per fare fessi gli osservatori internazionali e totale manipolazione delle sorti del paese.

Così è stato in Somalia e in Etiopia e in dozzine di altri paesi sparsi per il mondo, mentre in Eritrea, grazie alla determinazione del GoE, è fallito il piano di invasione militare etiopico prima e il tentativo di golpe dopo.

Figuriamoci se ora cade nella trappola delle elezioni farlocche.

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

pettini
Bè sicuramente lei ha molto studiato la storia della lotta di liberazione eritrea, chi invece l’ha vissuto ha un’altra opinione forse più obiettiva della realtà dei fatti.
Mi sembra di avere capito che lei pettini abbia avuto o ha trascorsi militari, se così è mi meraviglia molto il fatto che non riconosca che l’apertura di un secondo fronte di lotta possa essere determinante per l’esito finale di una qualsiasi guerra.
E questo non lo dico io, lo dice la storia.
Non voglio ripetere quanto affermato nel mio post precedente al riguardo dell’eroismo e al sacrificio dimostrato dai combattenti eritrei e dal popolo tutto, anche questo è oramai storia.

Pettini sono d’accordo, diciamoci le cose come stanno, forze interne all’eritrea impediscono di evolvere la nazione verso la vera libertà rinnegando quanto già concordato con il chiaro intento di perpetuarne il ferreo controllo.
Non importa quanto è scritto nella National Charte né tantomeno quanto scritto nella Costituzione
Qualcuno in Eritrea ritenendosi detentore della verità assoluta, decide di mettere sotto tutela il popolo tutto
ritenendolo incapace di realizzarsi civilmente. Ebbene questo personaggio sbaglia di grosso.
O forse questo qualcuno, semplicemente inebriato dal potere personale acquisito opera per sé stesso.
O forse sempre questo qualcuno, a seguito degli studi maoisti che ha frequentato, ha una visione politica di conduzione di una nazione oramai fallita e condannata dalla storia.

Comunque sia, questo qualcuno, sbagliando, dimostra di non avere una grande considerazione del suo popolo.
Una nazione che con determinazione ha voluto la sua libertà saprà gestire il suo futuro di sicuro meglio di come è stato gestito finora.

Pettini, la sua visione del mondo prevenuta o apocalittica, tendente ad escludere per contro quanto di buono hanno fatto la gran parte dei paesi evoluti e no, rende ancora di più evidente la realtà isolazionistica che si vuole mantenere nel paese

Molti paesi hanno avuto e hanno elezioni politiche scandalose, questo è vero, ed è corretto preoccuparsene.
Oso affermare che finanche nei paesi democratici esistono situazioni che dire opache è un eufemismo.
Questo però non vuol dire che si debba perpetuare una dittatura di pochi: fatto questo altrettanto da evitare.
Il compito affidato al goe è quello di portare il paese verso la sua storia futura avendo come riferimento la sua Costituzione, rendendo operativo quanto in esso descritto.
Semplicemente, ottemperi al mandato affidatogli.
E’ sua responsabilità operare affinchè ciò avvenga, osservando e gestendo il corretto svolgimento dell’evoluzione politica del paese.
E’ certo che l’impegno è grande come grande sarà il risultato.

E’ solo attraverso questa evoluzione che si realizzeranno i progressi socio economici che il popolo tutto si aspetta.
Senza l’applicazione di regole condivise il futuro rimarrà sempre oscuro.

Ps. Se non sono sufficienti venti anni per la traduzione della costituzione, immagino quanto ci vorrà per rendere operativa qualsivoglia iniziativa socio economica.
Poveri noi.

nessuno


COSTITUZIONE ERITREA

CAPITOLO I: DISPOSIZIONI GENERALI

Articolo 1 - Lo Stato di Eritrea e il suo territorio
1. L'Eritrea è uno Stato sovrano e indipendente fondata sul
principio di democrazia, giustizia sociale e dello Stato di diritto.
2. Il territorio dell'Eritrea è costituito da tutti i suoi territori, tra cui le isole, le acque territoriali e spazio aereo, delineato da
riconosciuto confini.
3. Nello Stato di Eritrea, il potere sovrano spetta alle
persone, e sono esercitati ai sensi delle disposizioni di
questa Costituzione.
4. Il governo dell'Eritrea è il risultato della
procedure democratiche di rappresentare la sovranità popolare e
deve avere istituzioni forti, che possono ospitare popolari
partecipazioni e servire come fondamento di una democrazia vitale
di ordine politico.
5. L'Eritrea è uno Stato unitario, diviso in unità di governo locali.
I poteri ei doveri di queste unità devono essere
determinati dalla legge.


segue

Re: dalle proteste alle proposte

"Nessuno" l'Eritrea trova la sua forza nel pieno consenso popolare e non sono io a dirlo, ma la storia.

Lei offende gli eritrei sostenendo che l'intero popolo è soggiogato da un'unica persona che ne soffocherebbe le aspirazioni di libertà ed emancipazione.

Io non le credo e sostengo che se nemmeno le armate etiopiche hanno potuto fermare lo slancio del popolo eritreo verso le sue aspirazioni di libertà ed emancipazione, questo non potrebbe mai essere fermato dalla volontà contraria di un'unica persona che non fosse ritenuta sua legittima rappresentante.

Se domani il popolo eritreo, che ha gia dimostrato il suo valore e la sua determinatezza nel perseguire le sue istanze, decidesse di cambiare rotta preferendo un suo diverso qualsivoglia rappresentante non si potrebbe che prenderne atto poichè sarebbe fatta la volontà popolare, che è unica e sovrana.

L'occasione del tentativo di golpe ha prodotto un momento di gravissima crisi che ha richiesto l'impegno di tutta la gente eritrea forzatamente costretta a prendere posizione a favore del GoE o degli insorgenti.

La storia ha fornito il suo verdetto e il popolo ha fatto le sue scelte.

"Nessuno" credo sia il caso di farsene una ragione.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte


Carissimo pettini
mi dispiace per lei ma chi offende gli eritrei è chi ha tradito l’aspirazione di libertà che avevano creduto realizzata.
Che sia soggiogata da una sola persona non lo dico solo io, lo dicono quanti a migliaia sono confinati ai bordi del Sudan, quanti fuggono attraverso i mari e deserti a rischio della vita, quanti incarcerati senza processo etc etc.
Questa persona offende i loro compatrioti carissimo lei.
E se la mettiamo così anche lei del resto continua imperterrito a offendere l’intelligenza delle persone disinformando continuamente su quanto accaduto con i famosi 15.
Altro che golpe, la verità è che chi determinava ha scelto anziché il confronto delle idee l’eliminazione di chi dissentiva con alternative di gestione politica, altro che scelta delle genti.

E basta con questi metodi stalinisti di calunnie, diffamazione e accuse infondate, utili per mandare le persone dissidenti al confino.

Lei dice ”se domani” benissimo già la formula è dubitativa, ma quando sarà questo domani mi chiedo, perché allo stato e come si sta comportando il goe questo domani non arriverà mai.

Lei come del resto il goe continua imperterrito a evitare di parlare di rendere operativa la Costituzione, ben sapendo che in essa già esistono gli strumenti per la vita organizzata dello stato.

Ma evitate per cortesia di prenderci in giro.
Come è possibile pensare di cambiare rotta se vi rifiutate di considerare una transizione pacifica e ordinata dell’ordinamento dello Stato attraverso l’uso di quanto descritto nella Costituzione.
Con il vostro pervicace rifiuto, sarà possibile solo scegliere una alternativa tra la morte civile delle genti o una sanguinosa e fratricida lotta armata.
E visto che anche lei è d’accordo la vogliamo verificare questa volontà del popolo cosicchè se ne prenda finalmente atto e se ne possa fare finalmente una ragione?
Naturalmente gestita come previsto dalla Costituzione, giusto per evitare votazioni farlocche:

Economia
Questa meraviglia di gestione tecnico- economica del goe che lei ammira tanto è riuscita a fornire Asmara di energia elettrica e acqua alternativamente e per poche ore 3 giorni della scorsa settimana e questo per meriti propri, nessun intervento dall’estero.
E non per critica ma questa è la realtà, il cambio ufficiale contro l’euro è 1:20 due anni fa il sommerso valutava 1:34
oggi il nagfa viene valutato 1:53.
E’ chiaro che fermo restando gli scarsi salari, questo è causa di inflazione e aumento forsennato del costo dei generi di consumo delle famiglie.
pettini mi può dare una sua spiegazione credibile e logica di questi fatti?

E per ultimo pettini credo che sia il caso che esistendo la Costituzione, ne prenda finalmente atto, la rispetti nel suo dettato e se ne faccia una ragione.

nessuno

COSTITUZIONE ERITREA

Articolo 2 - Supremazia della Costituzione
1. Questa Costituzione è l'espressione giuridica della sovranità
del popolo eritreo.
2. Questa Costituzione enuncia i principi su cui lo Stato
si basa, di cui essa si fonda e determina la
organizzazione e il funzionamento del governo. È la fonte di
legittimità del governo e la base per la protezione dei
diritti, le libertà e la dignità dei cittadini e
dell’amministrazione.
3. Questa Costituzione è la legge suprema del paese e la
fonte di tutte le leggi dello Stato, e tutti, gli ordini, le leggi e gli atti contrari alla sua lettera e al suo spirito deve essere nullo.
4. Tutti gli organi dello Stato, le associazioni pubbliche e private e
le istituzioni e tutti i cittadini sono vincolati da e rimanere
fedeli alla Costituzione e garantirne la sua osservanza.
5. Questa Costituzione deve servire come base per instillare
cultura costituzionale e per i cittadini illuminante rispetto
dei diritti umani fondamentali e dei doveri.

segue

Re: dalle proteste alle proposte

"Nessuno" lei è incorregibile, qualunque argomento sia in discussione continua sempre con la sua identica tiritera girando continuamente in tondo al solo scopo di promuovere le sue personali teorie.

A me questo non dispiace perchè la stessa pochezza delle sue affermazioni denuncia lo spirito con il quale vengono proposte, ma non posso fare a meno di domandarmi chi spera di influenzare con queste chiacchiere propagandistiche destinate a una platea che non esiste.

Il sito è in italiano per gli italiani e i giovani eritrei residenti in Italia dove, come nel resto del mondo, non esiste dissidenza eritrea, non esiste opposizione, non esistono personaggi di riferimento intorno ai quali creare un minimo di consenso antigovernativo. Dunque? Vuole forse imbonire qualche italiano con pensieri alati nobilitati con parole impegnative e di sicuro effetto come "Libertà", "Democrazia" e "Libere Elezioni"?

Gli stessi eritrei irregolari arrivati in Italia via Libia che teoricamente potrebbero essere più sensibili alle sue arringhe, sono invece in prima fila come protagonisti delle attività della diaspora a sostegno del GoE e del proprio paese; se non a loro a chi altri pensa di rivolgersi?

Elezioni democratiche? Ecco cosa scrive l'inarrivabile Alberizzi, che si dichiara amico intimo di Melles, mentre il corpo del defunto primo ministro etiopico era ancora caldo: 21/08/2012-"...Il cammino sulla democratizzazione e lo sviluppo del Paese si interrompe brutalmente pochi mesi dopo, quando vengono indette le elezioni generali. Melles è convinto di vincerle, ma durante lo spoglio perde il sindaco di Addis Abeba e si delinea la sua scon*****. Si imbrogliano così le carte e il risultato finale si ribalta. Le polizia mitraglia la folla che protesta. I morti sono almeno 200...".

"Nessuno" le è noto chi ha voluto e pagato quelle elezioni, che dovevano essere il passo decisivo verso il processo di democratizzazione dell'Etiopia, e chi poi, in seguito alle inumane repressioni verso chi protestava, ha messo tutto a tacere proteggendo il proprio prezioso partner africano?

Certo questo in Eritrea non sarebbe possibile perchè non è possibile influenzare il GoE.

Chi ci ha provato tramando contro la sicurezza dello stato prestandosi ad ambigui giochi di alleanza con il nemico, come è noto giace in galera e la questione è conclusa.


Stefano Pettini


Re: dalle proteste alle proposte

Pettini
Pensi quello che vuole, sappia che non ho bisogno di nessuna claque, non so lei.
Le mie opinioni, se permette rimangono personali e fino a quando in italia sarà possibile farlo, le esprimo dove e quando mi pare, specialmente in questo pubblico forum. In patria come ben sa ciò non è possibile. Così come fa lei del resto sostenendo sistematicamente il goe, in un modo però che và ben oltre l’opinionismo di maniera diventando connivenza.

Carissimo pettini, cosa vuole che le dica di nuovo rispetto a tutto quello che insieme a tutto il resto del mondo già vi abbiamo detto. Vuole forse che torni a rielencarle?
Se vuole sono pronto.
Purtroppo sarebbe inutile, tempo sprecato, da lei o dal goe non si ottiene nessuna risposta alle domande che vengono poste.
Neanche alle ultime due che le ho fatto.
Oramai lei e il goe da tempo non mi sorprendete più.
Purtroppo la sua botte dà il vino che ha.
Se lei non comprende che l’atto fondante di uno Libero Stato si basa sulla sua Costituzione, due sono le cose o ci è o ci fà.
Non si offenda, ma sono oramai convinto che ci fà.
Ma che diritto ha lei di ritenersi l’unica persona che si interessa dell’eritrea
Ma cosa crede, di avere dei diritti speciali solo per matrimonio acquisito?
Ma cosa crede che nessuno altro ha pari o maggiori legami con l’eritrea?
Lei Italiano, padrone di questo sito, che non manca mai di rimarcare, chiede di discutere e confrontarsi di politica, attualità e cultura, dichiarandosi moderatore, salvo poi lamentarsi quando questo avviene.
Che strano moderatore è lei, Italiano, sono solo sue le repliche a chiunque intervenga in questo forum.
Anche a eritrei, laddove si presume sappiano dell’eritrea qualcosa più di lei, Italiano, che ha solo e forse studiato la loro storia.
Non sarei tenuto a dichiararlo, ma giusto per ribadirlo, il mio intervenire in un pubblico forum è esclusivamente motivato dal volere dare voce al mio amico Johannes e mi creda, il contraddittorio con lei è dovuto.
Lui non può più farlo, Lui alla Libertà, alla Democrazia e alle Libere Elezioni in Eritrea credeva e per questo ha dato la sua Vita, sono certo che non voleva e non si merita questa eritrea.
Non si permetta di schernirlo.
Lei e il goe invece in cosa credete?

Etiopia
Quanto succede in etiopia o similmente in altri paesi del mondo va condannato senza riserve,
risulta evidente anche in quel paese la richiesta di rispetto della volontà popolare viene sistematicamente tradita dai dirigenti.
è il classico esempio di dove porta l’esasperato autoritarismo centralistico del proprio governo.
Ogni riferimento al goe naturalmente è voluto.
E per favore non tiri in ballo la democrazia, che come non sa, è un’altra cosa.

Economia
1)Se devo essere sincero più che dell’etiopia sono interessato al continuo e spaventoso deprezzamento del nagfa
Del conseguente spaventoso aumento dei prezzi dei generi di consumo, della continua mancanza di acqua e energia elettrica etc etc. della spaventosa inadeguatezza dei programmi economici del goe.
2) non le sembra contraddittorio proporre una conferenza sull’economia e contestualmente dare l’immagine di un paese che si sta armando fino all’ultimo uomo? Che opinione pensa si possa fare un imprenditore della stabilità e sicurezza del paese? Non Le sembra un comportamento che denoti un pericoloso corto circuito dirigenziale?
3)questo modo di operare non può essere inteso come una provocazione o dare motivo di aggressione al vicino?
Invece di girare sempre intorno a questi seri e drammatici problemi pettini ci può dire come il goe intende risolvere queste problematiche?

Proposte

Costituzione Eritrea
Per quanto riguarda i primi due articoli della Costituzione Eritrea, che ho allegato in precedenza, che ritengo siano importantissimi per il futuro dell’eritrea, sarei curioso di leggere un commento da due persone, bereket e pettini.
in modo particolare relativamente all’ art 1 comma 1-3-4 e all’art 2.

nessuno


LA COSTITUZIONE ERITREA
Ratificata dall'Assemblea Costituente,
Il 23 maggio 1997


Articolo 3 - Cittadinanza
1. Ogni persona nato da padre eritreo e madre è un eritreo
dalla nascita.
2. Qualsiasi cittadino straniero può acquisire la cittadinanza eritrea ai sensi di legge.
3. I dettagli relativi alla cittadinanza sono regolati dalla legge.

Articolo 4 - Simboli ufficiali e le lingue
1. La bandiera dell'Eritrea avrà colori verde, rosso e blu con
foglie di oliva d'oro . La descrizione dettagliata della bandiera deve
essere determinato dalla legge.
2. L'Eritrea deve avere un inno nazionale e uno stemma
che riflettono la storia e l'aspirazione del suo popolo. Il
dettaglio dell'inno nazionale e lo stemma devono essere
determinati dalla legge.
3. L'uguaglianza di tutte le lingue eritrea è garantita.

Articolo 5 - Rinvio di genere
Senza considerazione per la formulazione di qualsiasi clausola della presente Costituzione con riferimento al genere, tutti i suoi articoli si applicano anche per entrambi i sessi.

Re: dalle proteste alle proposte

"Nessuno" in passato anche altri hanno partecipato a questo forum in rappresentanza di parenti o amici ritenuti vittime del GoE, quando non addirittura facenti parte direttamente del gruppo dei G15.

Considero questo naturale e non condannabile, ma tuttavia fuorviante rispetto alla trattazione di argomenti che riguardano un'intera nazione e il suo destino.

Temo che la perdita di una persona cara procuri un tale dolore da non consentire più un esame sereno delle cause che l'hanno prodotta e inevitabilmente a prevalere sarà sempre il risentimento a detrimento dell'obiettività.

Ho avuto modo in passato di scrivere più volte la mia opinione che alla base della gravissima frattura che si è determinata con l'atto finale dell'arresto di parte dei cosiddetti G15, c'è stata una decisione inconsulta e tragicamente sbagliata assunta probabilmente in buona fede.

Non credo che i protagonisti di quel tentativo di opporsi al GoE in maniera così plateale in un momento estremamente delicato per le sorti del paese, si fossero resi conto delle gravi conseguenze che il loro gesto avrebbe potuto causare al paese.

Furono probabilmente plagiati da forze esterne che ben conoscono l'arte del "dividere e comandare" di antica memoria, e convinti di fare il bene del paese hanno assunto decisioni azzardate e, alla luce dei fatti storici susseguenti, non condivisibili.

Molti non condividono questo mio possibilismo, ma per natura ho difficoltà a credere nella gratuità malvagità e intravedo sempre l'onesto convincimento alla base di azioni apparentemente inspiegabili e contraddittorie.

Mi è stato più volte detto che il più eroico dei martiri eritrei poteva cadere nel momento in cui da combattente doveva trasformarsi in statista, e che questo era accaduto in occasione dell'aggressione etiopica del 1998 quando il paese è sembrato sprofondare nuovamente nel baratro dell'occupazione.

Alcuni non avrebbero retto all'enorme pressione psicologica e avrebbero ceduto alle pelose profferte di sedicenti garanti del proceso democratico che promettevano appoggio diplomatico e credito internazionale a un governo che avesse esautorato lo scomodo e intransigente Isaias.

La storia ha dimostrato come questi millantati partner, vista la malpartita, si siano rapidamente defilati abbandonando al loro destino gli ammutinati, a conferma della loro inconsistenza e pericolosità.

Va anche ricordato che quegli stessi partner successivamente hanno confermato il loro totale asservimento a programmi che escludevano interessi per la promozione della giustizia e della democrazia, disattendendo gravemente gli Accordi di Algeri che pure loro stessi avevano imposto e sottoscritto come testimoni e garanti.

Setfano Pettini


Re: dalle proteste alle proposte

Pettini ancora una volta lei esprime le sue opinioni i nmaniera pedante e ripetitiva. Il mio commento vale ancora un' altra volta se vuole glielo ripeto ... lei può censurare il mio commento, mentre si permette di infamare eroi che non conosce assolutamente.

Lei non puo giudicare i G15 perche non ha la conoscenza necessaria dei fatti.

Per quanto riguarda la posizione di famigliari e amici dei G15 ed altri, trovo perfettamente naturale che chiedano dei loro cari e che chiedano un giusto ed equo processo rispetto ai fatti contestati (ma da chi??), ed anche se fossero colpevoli e vengano condannati per i fatti a loro contestati, i loro cari avrebbero diritto di sapere dove ed in quali condizioni stanno.

Se lei fosse obbiettivo, in contrapposizione a quelli non obbiettivi, quelli offuscati dal dolore della perdita dei loro cari, converrebbe con me che le necessità di queste persone dovrebbero essere garantite per buonsenso oltre che per legge.

Per contro, lei ripropone le solite trite e ritrite teorie di forze esterne che avrebbero spinto a tradire il loro paese persone che sino a qualche anno prima avrebbero dato la vita per lo stesso paese. Ma tutti gli eritrei sanno che le cose non sono andate cosi.

i G15 hanno contestato il fatto che Iseyas stava agendo in modo incontrollato, senza confronto con nessuno, prendendo decisioni del tutto sbagliate ed arbitrarie, il risultato ci costò una guerra che abbiamo perso. dopo 11 anni stiamo soffrendo per le decisioni arbitrarie e del tutto sbagliate partorite dal fatto che non esite nessun confronto nel governo di Iseyas.

PFDJ, il partito di Iseyas, non fa un congresso dal 1994 (data di fondazione), Il parlamento eritreo non si riunisce dal 2002. Dove sta il confronto ? chi decide delle sorti del paese non si confronta con nessuno. Prende decisioni arbitrarie a volte condivisibili molte volte scellerate.

Pettini puo censurare anche questo se vuole, ma lei non puo giustificare il mancato confronto nelle decisioni governative.

Perchè il parlamento eritreo non si riunisce da 10 anni?
Perchè il partito non elegge i suoi rapresentanti dal 1994?

PFDJ nel suo statuto dice che il partito dovrebbe riunirsi ogni 5 anni per eleggere il presidente del partito ed il comitato centrale.

Re: dalle proteste alle proposte

Bereket non censuro nessuno, se i post non sono conformi alle poche regole del forum mi limito a spostarli in "Osservazioni e cancellazioni" dove chiunque fosse interessato li può leggere e farsene un'opinione.

Discutendo discutendo ci siamo fin troppo allontanati dal tema del 3D, dunque l'argomento G15, anche se già ampiamente sviscerato, si può riprendere nel 3D "Opposizione o alto tradimento".

Qui possiamo discutere eventuali "proposte", eventualmente presentate in modo che risulti chiara la fattibilità e la metodologia.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

E’ difficile parlare di proposte senza perdere di vista i presupposti socio politici che inficiano quanto sarebbe possibile.
Comunque lasciandoli per un attimo da parte, provo a esporre il mio punto di vista.
E’ un fatto che l’eritrea occupa gli ultimi posti mondiali sia come PIL che come reddito pro capite.
Molti e conosciuti sono i motivi che relegano questa nazione in fondo alla classifica.
Non sempre per demeriti propri.
Purtroppo il paese, al pari di molti altri, non dispone di materie prime in abbondanza tali da permettergli di esportare
e incamerare di conseguenza valuta con la quale importare quanto occorrerebbe.
Miniere
Le risorse minerarie che esistono, ancora non hanno inciso in modo significativo sull’economia generale e forse non lo faranno mai.
E comunque ancora non hanno generato impiego di rilievo né tantomeno indotto.
Turismo
Certamente una potenzialità riguarda il turismo, anche se non solo l’eritrea vanta spiagge e mare da scoprire, Il rischio paese e lo scarso appeal attuali sconsigliano ai più questa destinazione rendendo vana questa possibilità
Agricoltura
Anche se il goe, con l’impiego di lavoratori militari, ha realizzato opere di idraulica e viaria notevoli per i mezzi disponibili, ancora è scarsa la resa agricola e spesso difficile il raggiungimento dell’obiettivo del pieno sostentamento alimentare della popolazione. Sarebbe una possibilità però a fronte di notevoli investimenti che allo stato attuale sono impossibili.

Pesca
Idem come sopra, potenzialità che rimane tale per assenza di mezzi.

Al di là delle intenzioni cosa serve all’eritrea per cercare di interrompere la perversa spirale negativa intrapresa? serve valuta forte, il punto è come fare a generarla?
La sola cosa che la nazione potrebbe avere disponibile immediatamente è la mano d’opera.
Utilizzando questa risorsa, ampie potrebbero essere le prospettive di sviluppo socio economico
attraverso la più realistica e rapida possibilità di sviluppo, di creazione di lavoro e di recupero di valuta,
la FREE ZONE di Massawa.
Solo cercando la collaborazione di investitori interessati a delocalizzare le loro attività o crearne di nuove si otterranno i benefici strutturali necessari e auspicati.

Allo stato, è mia opinione che per ottenere almeno l’avvio di questo progetto occorrerebbe che i molteplici impedimenti posti in essere dal goe fossero rivisti e eliminati quanto prima.

1) il goe non è interessato a una partecipazione di imprenditoria estera
2) il rischio paese è elevato, causa prima il vicinato, causa seconda l’atteggiamento aggressivo del goe.
3) mano d’opera giovane di fatto inesistente essendo impiegata militarmente
4) instabilità o assenza di energia elettrica e acqua
5) difficoltà o assenza di approvvigionamento di combustibile per automezzi
6) assenza di una chiara e certa legislazione nazionale e a tutela degli investitori
7) imposizione di soci locali.
8) assenza di normativa fiscale adeguata e certa
9) assenza di normative bancarie adeguate.

Purtroppo la determinazione autarchica, nazionalista, ondivaga, contraria a quanto esplicitato al Capitolo II Art 8 della Costituzione Eritrea che la dirigenza attuale persegue, sta avvitando l’economia del paese sempre più verso il basso e non mi lascia molto spazio per sperare in un cambiamento vero.

nessuno

LA COSTITUZIONE ERITREA
Ratificata dall'Assemblea Costituente,
Il 23 maggio 1997

CAPITOLO II: obiettivi nazionali e
DIRETTIVA PRINCIPE
Articolo 6 - Unità nazionale e la stabilità
1. Mentre il popolo e il governo cercano di stabilire un’unita del
paese avanzando nel contesto della diversità dell’Eritrea
essi devono essere guidati sulla base del "principio di unità nella
diversità ".
2. Lo Stato, attraverso la partecipazione di tutti i cittadini, deve garantire
la stabilità nazionale e lo sviluppo, incoraggiando in modo democratico
il dialogo e il consenso nazionale, e ponendo le basi del
fondamento politico, culturale e morale di unità nazionale e
dell'armonia sociale.
3. Lo Stato deve garantire condizioni di vita pacifica e stabile e
creare le opportune istituzioni partecipative per
garantire e accelerare il progresso economico e l’equità sociale.
Articolo 7 - principi democratici
1. Si tratta di un principio fondamentale dello Stato di Eritrea
garantire ai suoi cittadini la partecipazione ampia e attiva in tutta
la vita politica, economica, sociale e culturale del Paese.
2. Qualsiasi atto che viola i diritti umani delle donne o limiti o
in caso contrario ostacola il loro ruolo e la loro partecipazione è vietata.
3. Sono realizzate istituzioni appropriate per incoraggiare e sviluppare
l'iniziativa delle persone e la partecipazione delle loro comunità.
4. Ai sensi delle disposizioni della presente Costituzione e le leggi
emanato in applicazione dello stesso, tutti a gli eritrei, senza distinzione, sono
garantite pari opportunità di partecipare in qualsiasi posizione di
leadership nel paese.
5. La conduzione degli affari di governo e tutte le organizzazioni
e le istituzioni devono essere responsabili e trasparenti.
6. L'organizzazione e il funzionamento di tutti i politici, pubblici
associazioni e movimenti sono guidati da principi
di unità nazionale e della democrazia.
7. Lo Stato deve creare le condizioni necessarie per sviluppare
una cultura politica democratica definita da libero e critico
pensiero, la tolleranza e il consenso nazionale.
Articolo 8 - Sviluppo Economico e Sociale
1. Lo Stato si sforza di creare opportunità per garantire la
realizzazione dei diritti dei cittadini, della giustizia sociale ed economica
dello sviluppo e di assolvere i loro bisogni materiali e spirituali.
2. Lo Stato si adopera per realizzare uno sviluppo equilibrato e
lo sviluppo sostenibile in tutto il paese, e farà uso di
tutti i mezzi disponibili per consentire a tutti i cittadini di migliorare il
loro vivere in modo sostenibile, attraverso la loro partecipazione.
3. Nell'interesse delle generazioni presenti e future, lo Stato
sarà responsabile della gestione, terra acqua, aria e
risorse naturali per garantire la loro gestione in un
modo equilibrato e sostenibile e per creare il diritto
e le condizioni per assicurare la partecipazione del popolo per
la salvaguardia dell'ambiente.

segue

Re: dalle proteste alle proposte

Caro Nessuno
sono assolutamente d'accordo con le tue proposte.
Per quanto riguarda la rimozione degli impedimenti, mi permetto di aggiungere
alcune cose, semplicissime da realizzare, che contribuirebbero allo sviluppo delle attività economiche e del turismo.
- Libera circolazione con eliminazione dei permessi di transito
- Validità della patente europea opure di quella internazionale
- Libera importazione di strumenti elettronici quali computer, stampanti, scanner, attualmente soggetti a restrizioni o divieti
- Libera importazione di autoveicoli con rimozione delle limitazioni di età e di dazi doganali
- Libera attività delle associazioni di volontariato che cooperavano allo sviluppo del Paese e sarebbero ben contente di riprendere l'attività. Non solo le grandi associazioni ma soprattutto quelle più piccole, e forse le più disinteressate e motivate.
- Dirottamento dei (pochi?) fondi spesi per l'acquisto e la distribuzione di armi, verso attività che possano essere positive per la popolazione in termini di occupazione e di produzione del reddito, di servizi e assistenza sociale, in una parola: di sviluppo del Paese
- Rimozione delle limitazioni per l'ottenimento dei visti d'ingresso.
- Pobbilità ai giovani di studiare "seriamente" in patria e all'estero, per creare i quadri dirigenziali di domani. Crediamo veramente che college quali mai nefi possano competere con le nostre Università?

... Se si volesse veramente il bene del proprio popolo, basterebbe veramente poco e a costo zero...

Grazie "nessuno" per la tua instancabile presenza a dar voce a chi non può averla.
E grazie per l'opera di traduzione e divulgazione della Costituzione.

Re: dalle proteste alle proposte

"Nessuno" i presupposti socio-politici sono fondamentali per un paese libero e indipendente che voglia percorrere serenamente la sua strada verso il progresso e il benessere del popolo tutto.

In Eritrea questi presupposti basilari che riguardano il pieno controllo del territorio sovrano, la mancanza di minacce alla sua integrità e la garanzia del rispetto delle regole internazionali fra stati confinanti, al momento non esistono a causa del perdurare dello stato di “Non guerra non pace” voluto dall’Etiopia e realizzato grazie ai suoi partner esterni.

Tuttavia questi ostacoli non hanno potuto impedire al paese di intraprendere comunque una sua strategia economica che con tutte le cautele del caso ha permesso all’Eritrea di raggiungere notevoli risultati in tutti i campi.

Paradossalmente a causa della sobrietà del GoE che mai sventola ai quattro venti quanto di buono riesce a realizzare, il volume di questi successi è stimabile proprio dalla veemenza delle reazioni negative di chi vorrebbe veder dimostrate le proprie teorie catastrofiste e proprio non sopporta che puntualmente queste vengono smentite dai fatti.

Un caso eclatante quello minerario dove si tenta in tutti i modi di minimizzarne l’impatto nella crescita economica del paese, nonostante l’evidenza, eppure basterebbe leggere le relazioni economiche delle compagnie internazionali coinvolte nel settore dell’estrazione e l’elenco di quelle che stanno facendo la fila per ottenere una concessione, per farsene un’idea anche solo approssimativa.

Il Pil eritreo, contrariamente a quanto afferma lei, non a caso è stato stimato fra quelli con maggior tasso di crescita al mondo nel 2011 dall'Economist che afferma: “…si prevede che l'Eritrea sia la terza economia in più rapida crescita del 2011. La stima pubblicata nel "The World in 2011" attesta che in Eritrea si verificherà una crescita del 10% per il prossimo anno ponendo il paese al terzo posto dietro Qatar e Ghana…”. E questo solo sulla stima prodotta dalle cifre ufficiali riguardanti il settore minerario.

A proposito del Pil eritreo l’Istituto italiano per il Commercio Estero nel suo rapporto del 2010 non era altrettanto ottimista nonostante ammettesse che era virtualmente impossibile fare stime appropriate a causa del fatto che lo stato d’Eritrea non rende pubblici i bilanci.

A distanza di due anni le cose sono molto cambiate e a causa della sua miopia ora l’imprenditoria italiana è costretta a tappe forzate per riuscire a guadagnare qualche posizione interessante negli affari.

Ora veniamo ai nove punti da lei proposti:
1) Il GoE contrariamente a quanto afferma lei è molto interessato all’imprenditoria estera e a conferma di questo basta consultare l’elenco delle imprese provenienti da tutto il mondo accreditate e operative nel paese, e il recente richiamo agli imprenditori eritrei attraverso la nota conferenza.
2) Il rischio paese costituito dall’Etiopia è concreto, ma anche inversamente proporzionale al volume di affari delle imprese estere che non sono certamente propense a farsi rovinare la piazza da iniziative inconsulte. Cina e Canada hanno già avuto modo di chiarire il concetto agli etiopici.
3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) Sono sacrosanti e non a caso sono stati sviscerati a fondo in occasione della Conferenza sugli Investimenti, e posti all’ordine del giorno come prioritari rispetto a qualunque altro argomento.

La questione ha assunto una rilevanza tale da modificare l’ordine del giorno della Conferenza che ha preferito proseguire nelle discussione pubblica anziché passare come previsto alla presentazione delle società delle quali erano offerte le compartecipazioni ai privati investitori.

Da notare che il GoE deve essere stato molto convincente in merito a come affrontare queste problematiche fondamentali, almeno a giudicare dalle reazioni ottimistiche registrate anche fra i più critici e notoriamente scettici.

Naturalmente lei è assolutamente libero di mantenere tale suo scetticismo, ma le cose stanno realmente cambiando, magari lentamente, ma stanno cambiando.

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Carlo veniamo alle sue proposte:

1) La circolazione è già libera e non occorrono permessi di transito; solo gli stranieri sono sottoposti ad alcune semplici norme come in molti altri paesi al mondo.

2) La patente italiana vale a condizione che la si converta in quella eritrea al costo di 60 Nakfa.

3) 4) La libera importazione come la vorrebbe lei è stata sperimentata dal 1991 al 1998, ma gli esiti sono stati tali da suggerire una opportuna regolamentazione protezionistica per salvaguardare il paese da frodi, diseguaglianze sociali ed economiche e soprattutto dall’inquinamento. Come dire furboni e catorci, no grazie.

5) Le piccole associazioni, ben selezionate sulla base del rispetto delle regole, lavorano regolarmente; Ong no grazie, si possono rivolgere altrove.

6) Lo sviluppo del paese è in corso e procede a grandi passi.

7) Se si riferisce alle inutili lungaggini per l’ottenimento del visto, sono concorde; altre limitazioni non ne vedo.

8) I giovani eritrei in passato sono stati mandati a studiare all’estero in gran numero con tanto di borsa di studio; nessuno ha fatto ritorno e la cosa non ha avuto seguito. I vari College eritrei hanno limiti più che vistosi, ma è il massimo che è stato possibile organizzare. Il corpo insegnante doveva essere costituito proprio da quelli inviati all’estero per diventare il corpo accademico delle università eritree, ma le loro scelte sono state diverse e Amen.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Non vorrei con il mio intervento interrompere le interessantissime dissertazioni e proposte dei partecipanti a questo forum, mi permetto solo di rispondere alle repliche di Pettini per poi togliere il disturbo.


Re: dalle proteste alle proposte
Carlo veniamo alle sue proposte:

"1) La circolazione è già libera e non occorrono permessi di transito; solo gli stranieri sono sottoposti ad alcune semplici norme come in molti altri paesi al mondo."
Trattandosi di proposte di sviluppo di scambi internazionali e di turismo credevo fosse chiaro che mi riferivo agli stranieri. Loro sono sottoposti ad alcune semplici norme: chiedere i permessi di transito, che spesso vengono negati se le mete non sono le classiche Massawa, Dalak ecc...
Parliama chiaramente: se vuole fare un servizio alla comunità del forum, spieghi quali sono queste regole, quali sono le mete per le quali vengono concessi i visti, spieghi se si può liberamente circolare ovunque.
Scriva nero su bianco soprattutto quali sono i molti altri paesi al mondo.



"2) La patente italiana vale a condizione che la si converta in quella eritrea al costo di 60 Nakfa."
Certo, semplicissimo, basta andare al ministero e in un paio di ore la conversione è fatta. Ha ragione Pettini, ma la proposta è quella di abrogare questo inutile deterrente al turismo. Concorda?



"3) 4) La libera importazione come la vorrebbe lei è stata sperimentata dal 1991 al 1998, ma gli esiti sono stati tali da suggerire una opportuna regolamentazione protezionistica per salvaguardare il paese da frodi, diseguaglianze sociali ed economiche e soprattutto dall’inquinamento. Come dire furboni e catorci, no grazie."
Perchè auto oltre i cinque anni non possono essere importate? Inquinamento? Meglio le Euro -7 di vecchie Fiat 850 o dei bus dell'ATM con cinquanta anni di onorato servizio che una Panda di dieci anni? Cosa nuoce maggiormente all'ambiente. Suvvia non facciamo i paladini del Creato. Piuttosto ci illustri quanto costa in termini di dazi doganali importare una Punto del valore di 10000 Euro.
Ci spiegi con esempi quali sono le diseguaglianze sociali ed economiche che si produrrebbero importando una stampante o un computer.
Facciamo anche in questo caso esempi molto pratici.
A chi giova il protezionismo?


"5) Le piccole associazioni, ben selezionate sulla base del rispetto delle regole, lavorano regolarmente; Ong no grazie, si possono rivolgere altrove."
Ben selezionate sulla base di quali regole?
Facciamo i nomi delle piccole associazioni che lavorano regolarmente.
Contiamole
Denunciamo con i nomi le Ong non volute e perchè.
Trasparenza, Pettini, trasparenza!



"6) Lo sviluppo del paese è in corso e procede a grandi passi."
Come? Armando la gente? Contiamo i fucili? Quanto sono costati? Da dove arrivano? Da chi sono stati donati? Non è meglio perseguire lo sviluppo dirottando queste energie verso obiettivi pacifici e di sviluppo?



"7) Se si riferisce alle inutili lungaggini per l’ottenimento del visto, sono concorde; altre limitazioni non ne vedo."
Dover comprare un biglietto aereo (pagandolo) senza sapere se il visto verrà concesso? Dalla Sicilia doversi presentare a Roma personalmente?
In termini di sviluppo economico e turistico, l'eliminzione dei visti o la sburocratizzazione è a costo zero e servirebbe ad attrarre capitali.



"8) I giovani eritrei in passato sono stati mandati a studiare all’estero in gran numero con tanto di borsa di studio; nessuno ha fatto ritorno e la cosa non ha avuto seguito. I vari College eritrei hanno limiti più che vistosi, ma è il massimo che è stato possibile organizzare. Il corpo insegnante doveva essere costituito proprio da quelli inviati all’estero per diventare il corpo accademico delle università eritree, ma le loro scelte sono state diverse e Amen."
Tempo fa asseriva che i giovani che scappano erano pochissimi, ora dire che TUTTI quelli inviati all'estero non hanno fatto ritorno. Mah...
La mancata istruzione è dunque colpa loro. Ci illustri il sistema Sawa.
Ci illustri il materiale didattico di Mai Nefi
Il corpo insegnante si può anche importare, se proprio i giovani rimasti deficitano di neuroni per imparare.


Spieghi, oppure riconosca che sono tutte vessazioni per tenere lontano gli stranieri (che hanno occhi per vedere), per tenere soggiogata la gente (lasciandola nell'ignoranza), inventandosi ogni volta un nemico da cui difendersi, addossando la responsabilità sempre ad altri.

In Italia per la caduta di un muro (nella mia Pompei) si è chiesta la testa di un ministro.

La responsabilità politica è sempre di chi sta al governo.

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini dò per scontato che la situazione ai confini è quella risaputa e che non è modificabile se non con l’ausilio della buona volontà delle due parti o di una sola, per ben intenderci dell’etiopia.
Anche se un vecchio adagio recita, chi ha più buon senso lo usi: io aggiungerei più lungimirante e pragmatico.
Parlando di eritrea i presupposti socio politici che richiamo sono esclusivamente quelli che coinvolgono la responsabilità del goe sul suo popolo e che non voglio richiamare ancora una volta.
Non ho nessuna difficoltà ad affermare che alcune cose positive sono state fatte così come molte sono le negative.
Non ho certamente la controprova ma sono certo che molto più positivo e molto meno negativo sarebbe stato fatto con il coinvolgimento del popolo nella ricostruzione del paese. (sarebbe interessante parlare del perché no)
Infatti quello che denuncia Bereket è una realtà incontrovertibile che condivido.
Chi comanda in eritrea? chi ha le competenze specifiche se “il PFDJ, il partito di Iseyas, non fa un congresso dal 1994 (data di fondazione), Il parlamento eritreo non si riunisce dal 2002. Dove sta il confronto ? chi decide delle sorti del paese non si confronta con nessuno. Prende decisioni arbitrarie a volte condivisibili molte volte scellerate”
E ancora, “Perchè il parlamento eritreo non si riunisce da 10 anni?
Perchè il partito non elegge i suoi rapresentanti dal 1994?
Il PFDJ nel suo statuto dice che il partito dovrebbe riunirsi ogni 5 anni per eleggere il presidente del partito ed il comitato centrale”.

Questi sono, Pettini alcuni dei presupposti socio politici che interessano, oltre naturalmente alla cosa più importante e che interessa il popolo, la sua costituzione.

Lei dice che l’imprenditoria italiana ha una visione miope relativa all’eritrea.
Saranno anche miopi ma di sicuro non kamikaze, sfido qualunque normale imprenditore, esclusi cinesi, iraniani e simili,novelli colonizzatori a ritenere prioritario investire in un paese dichiaratamente in una situazione di non guerra non pace, con le condizioni di assenza di diritti e regole a tutela dei loro interessi.
E non lo sono solo loro se anche alla recente conferenza economica, dai partecipanti sono state richieste a gran voce le stesse cose, migliori condizioni sociali, modifiche e attuazioni di leggi e regolamenti.
come è normale che sia, queste sono condizioni primarie e di base, sono prioritarie; pensare di offrire solo compartecipazioni è folle, la risposta come prevedibile è stata, nò grazie, già dato.
Staremo a vedere ora come si comporterà il goe.

Non per essere pessimista a tutti i costi, ma è evidente che per ottemperare a quanto da tutti richiesto devono avvenire cambiamenti radicali veri, suffragati dai fatti per convincere chi potrà operare economicamente.
comunque sul reale cambiamento prospettato, voglio confidare nel suo ottimismo, sperando sia anche rapido e non decennale
Vede Pettini il mio scetticismo deriva dal fatto che per modificarlo, il goe/isaias dovrebbe cambiare radicalmente il suo modo di porsi e la sua visione socio politica che ha difeso finora. Dubito molto lo faccia, soprattutto brevemente.
Condivido e mi riconosco in quello che dice “per natura ho difficoltà a credere nella gratuità malvagità e intravedo sempre l'onesto convincimento alla base di azioni apparentemente inspiegabili e contraddittorie”.
Voglio aggiungere però, fino a prova contraria, perché a tutto c’è un limite invalicabile.

E’ curioso rilevare che sia le organizzazioni e la stampa internazionale vengono continuamente da lei e dal goe additata di ogni nefandezza, servilismo, asservimento a ogni entità straniera, in primis l’america in caso di critica.
Al riguardo, le sue dissertazioni relative al come la stampa manipola le realtà o le opinioni dei lettori sono solo da rileggere.
Mentre in un caso di un isolato commento positivo subito applaudite all’Economist, settimanale che da notare ha come visione strategica fondativa il Liberismo e l’abrogazione del sistema Protezionistico.
E’ tutto un controsenso.
Guardi che è lo stesso settimanale che commenta riferendosi alla situazione mondiale “Una battaglia di idee è in corso. I migliori argomenti rimangono con il liberalismo, in particolare nei paesi emergenti. Da Shanghai a Mumbai e San Paolo, i governi che rimosse le restrizioni economiche hanno fatto i loro cittadini più ricchi. Ma il militarismo, la xenofobia e protezionismo rimarrànno opzioni accattivanti per qualsiasi politico sotto pressione. Potrebbe essere un anno roccioso.” John Micklethwait : editor-in-chief, The Economist

Miniere
Considerare l’attività estrattiva come una potenzialità è condivisibile. Non ho dati relativi al tonnellaggio potenziale, spero sia molto.
Questa non deve essere un unico settore su cui puntare e/o sperare, infatti a esempio l’arabia saudita comunemente intesa come la più grande produttrice e esportatrice di petrolio sta da tempo diversificando in ogni settore economico.
Non deve essere presa a esempio la Libia che con la sua scellerata politica estera e interna stava dilapidando la sua ricchezza petrolifera e di gas.
Per cui ritengo che per quanto ricco possa essere il sottosuolo sempre alla sensibilità, al buon senso e alle capacità del governo ci si debba affidare.

Ed è alla fine questo il vero punto della situazione, quanto il goe sarà sollecito e pronto a operare per recuperare quanto perso in credibilità e affidabilità.

nessuno

LA COSTITUZIONE ERITREA
Ratificata dall'Assemblea Costituente,
Il 23 maggio 1997

Articolo 9 - Cultura Nazionale
1. Lo Stato è responsabile per la creazione e la promozione di
condizioni favorevoli per lo sviluppo di una cultura nazionale
capace di esprimere l'identità nazionale, l'unità e il progresso del
il popolo eritreo.
2. Lo Stato promuove valori di solidarietà e di comunità
amore e il rispetto della famiglia.
3. Lo Stato deve promuovere lo sviluppo delle arti, della scienza,
della tecnologia e lo sport e consentire di creare un
ambiente per le persone dove lavorare in un clima di
libertà e poter manifestare la loro creatività e innovazione.
Articolo 10 - competente del sistema giustizia
1. Il sistema giudiziario di Eritrea è indipendente, competente
e responsabile ai sensi delle disposizioni della Costituzione
e le leggi.
2. Le Corti agiscono nel quadro di un sistema giudiziario che è in grado di
produrre decisioni rapide ed eque e che possono facilmente
essere comprese da ed è accessibile a tutte le persone.
3. I giudici devono essere esenti da corruzione o di discriminazione e,
rendendo il loro giudizio, essi non faranno distinzione
tra le persone.
4. Lo Stato deve incoraggiare equa extra-giudiziale delle
controversie attraverso la conciliazione, la mediazione o l'arbitrato

Re: dalle proteste alle proposte

“Nessuno” tutto il suo intervento è molto interessante, ne vorrei esaminare gli spunti proposti ed esprimere la mia personale opinione basata sull’esperienza maturata sul campo in molti anni di lavoro e collaborazione.

Lei scrive:”Non ho certamente la controprova ma sono certo che molto più positivo e molto meno negativo sarebbe stato fatto con il coinvolgimento del popolo nella ricostruzione del paese. (sarebbe interessante parlare del perché no).

Personalmente ho potuto constatare negli anni che il coinvolgimento della popolazione è totale in ogni aspetto della vita sociale; non c’è attività sul territorio che non sia attentamente valutata e discussa da comitati e sottocomitati che raccolgono gli umori e le opinioni della gente in maniera capillare. In generale qualunque incarico istituzionale in Eritrea è considerato un dovere sociale da assolvere con il massimo impegno a fronte di un salario modesto. Grande responsabilità e grande carico di lavoro da profondere per l’interesse collettivo che nella cultura del paese prevale sempre su quello personale. Non posso immaginare un grado di coinvolgimento della gente più ampio di quello attuale.

Lei di seguito riporta una citazione:”Chi comanda in eritrea? chi ha le competenze specifiche se “il PFDJ, il partito di Iseyas, non fa un congresso dal 1994 (data di fondazione), Il parlamento eritreo non si riunisce dal 2002. Dove sta il confronto ? chi decide delle sorti del paese non si confronta con nessuno. Prende decisioni arbitrarie a volte condivisibili molte volte scellerate”
E ancora, “Perchè il parlamento eritreo non si riunisce da 10 anni?
Perchè il partito non elegge i suoi rapresentanti dal 1994?
Il PFDJ nel suo statuto dice che il partito dovrebbe riunirsi ogni 5 anni per eleggere il presidente del partito ed il comitato centrale”.

In Eritrea comanda il popolo sovrano attraverso una forma di governo che noi potremmo definire in varie maniere: d’emergenza, ponte, transitorio o in qualunque altro modo, ma che tale è con la piena approvazione della gente che rappresenta e amministra. Riunioni di partito, congressi, elezioni, confronti (con chi?) al momento evidentemente non trovano motivo di esistere a fronte delle maggiori problematiche con le quali il paese deve confrontarsi quotidianamente. Le carenti garanzie di sicurezza internazionale, la crisi economica globale e le sue conseguenze sulle economie deboli come quelle africane, le impunite intemperanze etiopiche,ecc. Del resto come possiamo proprio noi esprimere critiche sul sistema governativo eritreo che guarda all’Italia come fonte di ispirazione e assiste allo sfacelo politico e morale che sta attraversando? Dovremmo essere noi il buon esempio di governo e democrazia al quale ispirarsi, o non faremmo meglio noi a trarre qualche buon auspicio dal meritorio esempio di sobrietà e coerenza che il GoE sta mostrando al mondo intero?

Lei riferendosi agli investitori italiani dice:”Saranno anche miopi ma di sicuro non kamikaze, sfido qualunque normale imprenditore, esclusi cinesi, iraniani e simili,novelli colonizzatori a ritenere prioritario investire in un paese dichiaratamente in una situazione di non guerra non pace, con le condizioni di assenza di diritti e regole a tutela dei loro interessi”.

Anche qui da l’impressione di non essere al corrente di come stanno in realtà le cose. Gli italiani da tempo lavorano in Eritrea e da sempre con il loro esempio hanno cercato di coinvolgere altre realtà imprenditoriali del nostro paese prima che arrivassero paesi terzi a coprire gli spazi di maggior interesse. Solo per pura miopia, ma in realtà anche per sudditanza verso altre potenze economiche che abbiano ogni volta che c’è un’apertura verso l’Eritrea, ora le aziende nostrane si ritrovano svantaggiate. Nell’affare minerario si sono fatti soffiare l’esclusiva del rame andato ai tedeschi (non ai cinesi, iraniani o simili) e ora tardivamente cercano qualche scampolo rimasto fuori dai grandi interessi. Tuttavia non tutto è perduto e attraverso consultazioni ad alto livello del nostro MAE si stanno stabilendo interessanti accordi commerciali che daranno i loro frutti nel prossimo futuro.
Tutto questo senza contare i mega lavori portuali all’interno della Free zone di Massaua e gli oramai prossimi lavori a Tesseney. Al GoE non piace sbandierare questi programmi, ma come ho già suggerito terrei d’occhio queste aree attraverso i programmi di visualizzazione satellitare.

Lei afferma anche:” E’ curioso rilevare che sia le organizzazioni e la stampa internazionale vengono continuamente da lei e dal goe additata di ogni nefandezza, servilismo, asservimento a ogni entità straniera, in primis l’america in caso di critica. Al riguardo, le sue dissertazioni relative al come la stampa manipola le realtà o le opinioni dei lettori sono solo da rileggere. Mentre in un caso di un isolato commento positivo subito applaudite all’Economist, settimanale che da notare ha come visione strategica fondativa il Liberismo e l’abrogazione del sistema Protezionistico.
E’ tutto un controsenso. Guardi che è lo stesso settimanale che commenta riferendosi alla situazione mondiale “Una battaglia di idee è in corso. I migliori argomenti rimangono con il liberalismo, in particolare nei paesi emergenti. Da Shanghai a Mumbai e San Paolo, i governi che rimosse le restrizioni economiche hanno fatto i loro cittadini più ricchi. Ma il militarismo, la xenofobia e protezionismo rimarrànno opzioni accattivanti per qualsiasi politico sotto pressione. Potrebbe essere un anno roccioso.” John Micklethwait : editor-in-chief, The Economist“.

Su questo argomento condivido tutto quello che dice e le confermo che trovo tutto il mondo dell’informazione inaffidabile, polarizzato e ampiamente strumentalizzato. La citazione dall’Economist voleva non tanto essere considerata oro colato, ma in curiosa controtendenza con la solita stampa disinformata e pressappochista. Fra l’altro non condividevo neanche l’aver voluto affidare lo studio ai soli dati minerari, oltretutto elaborati dalle stesse compagnie che potevano aver interesse a gonfiare le cifre per alzare il valore delle proprie azioni. Tuttavia discutendo di prospettive in campo minerario ho voluto ricordare almeno quella voce fuori dal coro.
Per fare un esempio di come lavori l’informazione quando si tratta di denigrare l’Eritrea si potrebbe prendere il recente caso della presunta fuga di due piloti dell’aeronautica militare eritrea che alcune fonti d’informazione sostengono sia avvenuta a bordo nientemeno che del jet presidenziale… Le risulta che Isaias disponga di un jet privato o statale che sia?

Comunque come detto sembrerebbe arrivato il momento di un importante confronto fra il GoE e l’agguerrita imprenditoria privata dal quale possiamo aspettarci molte risposte ai tanti dubbi e quesiti sollevati negli anni post Accordi di Algeri. Analizziamoli mano a mano che riceveremo aggiornamenti e novità. Prossimo appuntamento dicembre con la seconda tornata dei lavori della Conferenza per gli Investimenti in Eritrea.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

rivolgo anche io le stesse domande di Carlos:

"5) Le piccole associazioni, ben selezionate sulla base del rispetto delle regole, lavorano regolarmente; Ong no grazie, si possono rivolgere altrove."
Ben selezionate sulla base di quali regole?
Facciamo i nomi delle piccole associazioni che lavorano regolarmente.
Contiamole
Denunciamo con i nomi le Ong non volute e perchè.
Trasparenza, Pettini, trasparenza!

Re: dalle proteste alle proposte

Martino, trasparenza? Quale trasparenza?

Le è forse dovuto qualcosa oltre a un garbato no grazie?

L'Eritrea non è l'Italia, dove tutti esigono e pretendono.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini lei dice

"In Eritrea comanda il popolo sovrano attraverso una forma di governo che noi potremmo definire in varie maniere: d’emergenza, ponte, transitorio o in qualunque altro modo, ma che tale è con la piena approvazione della gente che rappresenta e amministra. Riunioni di partito, congressi, elezioni, confronti (con chi?) al momento evidentemente non trovano motivo di esistere a fronte delle maggiori problematiche con le quali il paese deve confrontarsi quotidianamente. Le carenti garanzie di sicurezza internazionale, la crisi economica globale e le sue conseguenze sulle economie deboli come quelle africane, le impunite intemperanze etiopiche,ecc. "

Ma si rende conto del controsenso all' interno del suo discorso ? Non si rende conto che "Riunioni di partito, congressi, elezioni, confronti.." servono prprio per risolvere le "maggiori problematiche con le quali il paese deve confrontarsi quotidianamente" ??

Lei forse non capisce questo semplice concetto, oppure fa finta di non capire pur di appogiare il governo. In entrambi casi è inutile parlare con lei.

Lei appoggia incondizionatamente il governo ed è facile per lei, sta in Italia dove le è permesso di criticare il SUO governo. io invece non posso criticare il MIO governo ?? a parte i sermoni sul MIO popolo (che mi fanno sorridere) come pensa di convicere un eritreo sulla situazione che vive sulla sua pelle ? ci dovrebbe essere un limite all' indecenza...

Detto ciò, propongo un esperimento, provo anch'io a dire qualcosa sul governo italiano tanto bistrattato da lei... provo ad "istruirla" sulla vita bella che fanno gli italiani e sul come il governo sia composto da santi e modesti personaggi che pensano solo al bene italico (invertiamo i ruoli, lei parla bene del mio governo ed io del suo a prescindere... si sa l' erba del viccino..)

l' unica differenza tra me e lei, è che lei sta in Italia mentre io non sto in Eritrea! Lasciamo decidere gli altri partecipanti al forum, chi è piu credibile tra me e lei su quale governo sia meglio...


Re: dalle proteste alle proposte

Bereket in realtà vivo sia in Italia che in Eritrea dove ho moltissimi amici e parenti.

L'argomento che domina le nostre discussioni è sempre lo stesso: il futuro dei nostri paesi.

Ovviamente risulta molto imbarazzante per me tentare di spiegare che in Italia c'è la recessione, il lavoro manca e la corruzione dilaga: per gli eritrei l'Italia è una sorta di forza onnipotente dove tutto è realizzabile e risolvibile.

Non immaginano quanto questa fiducia sia malriposta.

Comunque queste disquisizioni sono ugualmente utili perchè danno la misura di quanto la gente eritrea creda nelle sue potenzialità e sia ottimista per il proprio futuro.

Per carità lei è sempre e comunque liberissimo di essere scontento e pessimista, ma non otterrà soddisfazione interpretando la realtà a modo suo.

Come ho detto la Conferenza sugli Investimenti a rivelato che il governo è perfattamente in grado di confrontarsi apertamente anche con i più testardi contestatori, i quali si sono presentati in Asmara senza il benchè minimo timore di possibili ritorsioni alle quali lei allude frequentemente.

Queste persone, ancorchè più che conosciute per le loro prese di posizione, si sono presentate apertamente alla Conferenza e hanno espresso liberamente tutte le loro opinioni smentendo evidentemente quanti sostengono che in Eritrea non c'è libertà di espressione.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Sig. Pettini,,
Martino non è il mio vero nome, uso questo pseudonimo per non compromettere un mio futuro rientro in Eritrea. Faccio parte di una piccola ONLUS che in sette anni ha creato 140 posti di lavoro autonomi con l'autorizzazione delle autorità locali e secondo gli indirizzi economici del GOE. Abbiamo anche regalato all'ospesdale di un villaggio una autoambulanza attrezzata per quelle zone e collaborato a piccoli progetti che le amministrazioni locali ci hanno chiesto. Di solito vivo in un stanza tra la gente e vivo come il popolo, mangio come loro e non dispongo di mezzi di trasporto, uso i mezzi locali. Gli amministratori di un villaggio in particolare si domandono stupiti perché da due anni non vado, e che ne so io, se non mi danno il visto...
PERCHE? Non mi sembra una richiesta troppo esigente, secondo lei?
Cordialmente
Martino

Re: dalle proteste alle proposte

Ottimo Martino, il lavoro che lei ha svolto è assolutamente encomiabile e dimostra che in Eritrea le Onlus possono lavorare.

La mia personale opinione tuttavia è che ogni cosa ha un inizio e una fine, anche quelle animate dalle migliori intenzioni.

Le dirò che in passato ho accarezzato l'idea di dedicarmi a qualche iniziativa del genere; cosa potrebbe esserci di più auspicabile che raccogliere finanziamenti in Italia e poi godersi una lunga e operosa permanenza in Eritrea?

I cosiddetti missionari ne sono l'esempio più illuminante, ovunque si vada in Africa se ne trovano di tutti i tipi e professioni, ben radicati e disposti a tutto pur di non mollare l'osso.

Alla fine avenbdo compreso tutte le possibili conseguenze negative di un tipo di attività di quel genere ho preferito offrire esclusivamente la mia personale collaborazione pagandomi da solo tutte le spese e sulla base di progetti coordinati e approvati in anticipo attraverso l'Ambasciata eritrea.

Gli ospedali, le scuole, le opere pubbliche in generale, l'assisteza ai bisognosi, agli orfani, agli ammalati, sono compiti che appartengono al Governo e in nessun caso possono essere devoluti a terze parti.

Questo non significa che sia impossibile operare in questo settore, ma la condizione è quella di farlo attraverso le competenti istituzioni e secondo modalità che spesso sono distatnti dal notro modo di concepirle.

Intendiamoci a causa di questo la trafila è defatigante e richiede doti di pazienza e determinazione che solo chi agisce per pura vocazione può avere per percorrerla tutta, guadagnandosi sicuramente un posto in paradiso.

Oltree aquesto esiste anche un altro problema, sono certo che lei si sorprenderebbe nel conoscere le cifre riguardanti la quantità di progetti di ogni tipo che vengono quotidianamente recapitati alle autorità eritree.

Porre un limite alla fine è diventata una questione di vitale importanza per arginare la folla di "benefattori" che vorrebbero stabilirsi in Eritrea prioritariamente su qualunque altro paese africano.

Il paradosso, ma anche la cartina tornasole del fenomeno, è che quelli ai quali viene gentilmente detto "no grazie" per risentimento diventano nemici del GoE, si attivano sui forum come agitatori e nei casi limite, come quello delle Ong che non riuscirono a farsi rinnovare il permesso di lavoro, si organizzano per promuovere prese di posizione estreme come ricorrere alla Comunità europea perchè agisse in modo da costringere il governo eritreo a ritornare sui suoi passi.

Il loro cavallo di battaglia era:"L'Eritrea è troppo povera per permettersi di rifiutare gli aiuti".

C'è da meravigliarsi se le reazioni del GoE in materia non sono poi tanto concilianti?

Martino, lei asserisce di aver molto lavorato per il paese nei suoi sette anni di permanenza, ma credo non abbia colto il vero spirito che lo anima altrimenti non avrebbe anche lei alimentato questo senso di risentimento verso il GoE per il solo fatto di non averle dato modo di continuare nelle sue attività.

La sua non è una richiesta troppo esigente, ma essendo una richiesta per sua natura può portare a una risposta positiva o negativa.


Stefano Pettini
























Re: dalle proteste alle proposte

Sig. Pettini,
per prima cosa non sono un missionario, non ho mai ingannato il Goe e poi lei non tiene conto che tra le persone si possono instaurare rapporti di amicizia che non possono avere "un inizio e una fine"
Mi sento veramente offeso dalla sua risposta che, secondo me, contiene anche elementi di disumanità.
Sono veramente desolato
Martino

Re: dalle proteste alle proposte

Martino non si offenda.
Per compensare le offese del Pettini accetti le mie congratulazioni e i miei ringraziamenti per quanto ha fatto e sicuramente continua a fare per il popolo eritreo.
Conosciamo da tempo l'amministratore di questo forum che si prodiga con i suoi generici proclami ma viene facilmente messo all'angolo quando si va sullo specifico, non rispondendo mai alle domande dirette e specifiche.
Lo conosciamo e dobbiamo prendere quanto di positivo comunque c'è.
E' positivo che mantenga questo sito e questo forum.
Anche se quello che dice si commenta da solo, l'energia spesa per mantenerlo vivo è encomiabile e dobbiamo essergli grati.
Non si stanchi mai, Martino. E grazie ancora.

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini
non sono assolutamente d’accordo con lei, la correggo, in eritrea non comanda il popolo sovrano,comanda un presidente attraverso il suo governo.
Lei continua imperterrito a disinformare.
Lei sa benissimo che “Riunioni di partito, congressi, elezioni, confronti (con chi?) al momento evidentemente non trovano motivo di esistere” di fatto non esistono perché lo sono fisicamente attraverso le repressioni effettuate.
Guardi che la definizione di questo governo si definisce benissimo e inequivocabilmente, in questo mi associo a quanti questo governo lo definiscono con la sua parola precisa, governo dittatoriale.

Da Wikipedia
La dittatura è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo Stato
In senso lato, dittatura ha quindi il significato di predominio assoluto e perlopiù incontrastabile di un individuo (o di un ristretto gruppo di persone) che detiene un potere imposto con la forza. In questo senso la dittatura coincide spesso con l'autoritarismo e con il totalitarismo. Sua caratteristica è anche la negazione della libertà di espressione e di stampa. La dittatura è considerata il contrario della democrazia. Va inoltre detto che il dittatore può giungere al potere anche democraticamente e senza violenza (valga l'esempio di Adolf Hitler, eletto dal popolo tedesco). La salita al potere di una dittatura è favorita da situazioni di grave crisi economica - per esempio dopo una guerra - sociali - lotte di classi - politiche - instabilità del regime precedentemente esistente. Altre due forme di dittatura sono l'assolutismo monarchico e la teocrazia (vedi Ebraismo, Cattolicesimo e Islam).
Il Cesarismo ovvero la dittatura del "capo" ("uomo della Provvidenza", "padre del popolo"): è la categoria in cui Max Weber e Antonio Gramsci facevano ricadere le dittature del loro tempo. Questi regimi non si basano solo su strumenti di repressione, ma anche sul consenso. Sono incentrati sulla figura di un capo carismatico e su un forte apparato statale. All’ideologia si sostituisce il carisma del capo. Caratteristica di questa dittatura è la mediazione tra interessi contrastanti. Il termine deriva dalla dittatura di Cesare nell’antica Roma.


Sono invece d’accordo con lei dove l’italia e nessun paese, può dare lezioni di probità, onestà e senso dello stato se poi nella realtà emergono tutte le porcherie che stiamo sentendo attualmente.
Mi conforta il fatto che anche se in fortissimo ritardo questa anomalia stia per essere messa in condizioni di non nuocere.
Di una cosa però sono certo, non è la struttura costituzionale dello stato italiano né tantomeno c’entra la democrazia, queste cose succedevano anche nei paesi del socialismo reale.

La causa del degrado morale e politico e di quanto stiamo venendo a conoscenza, come diverse volte ho affermato, ritengo siano insite da sempre nell’animo dell’uomo.
Dobbiamo sì fare un bagno di umiltà, però prendere ad esempio l’operato del goe, in quanto campione di sobrietà e coerenza, beh veramente mi sembra troppo spudorato.
Noto che ha omesso, presumo per convinzione, la parola democrazia.

nessuno


LA COSTITUZIONE ERITREA
Ratificata dall'Assemblea Costituente,
Il 23 maggio 1997


Articolo 11 - competente Servizio Civile
1. Il Servizio Civile dell'Eritrea sarà efficiente, efficace e
responsabili delle istituzioni amministrative dedicato al
servizio del popolo.
2. Tutte le istituzioni amministrative devono essere esenti da corruzione,
discriminazione e ritardo nella consegna dei documenti e efficienti e
equa dei servizi pubblici.
Articolo 12 - Nazionale di Difesa e Sicurezza
1. Le forze di difesa e sicurezza dell'Eritrea devono
fedeltà e obbedienza alla Costituzione e al governo
ivi stabilito.
2. Le forze di difesa e di sicurezza sono parte integrante della società,
e devono essere protettive e rispettose delle persone.
3. Le forze di difesa e di sicurezza devono essere competenti e
soggette e responsabili secondo la legge.
4. La difesa e la sicurezza dell’ Eritrea dipende dalla gente e
dalla loro attiva partecipazione.
Articolo 13 - Politica estera
La politica estera di Eritrea si basa sul rispetto degli stati
sulla loro sovranità e indipendenza e sulla promozione degli interessi di
la pace regionale e internazionale ,sulla cooperazione, sulla stabilità e
sullo sviluppo.

segue

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini
lei afferma che “il coinvolgimento della popolazione è totale in ogni aspetto della vita sociale; non c’è attività sul territorio che non sia attentamente valutata e discussa da comitati e sottocomitati che raccolgono gli umori e le opinioni della gente in maniera capillare”.

Questa sua constatazione stravagante e fantasiosa ha già stata replicata da bereket non è pertanto il caso di riproporla, ma anche esistessero, queste fantomatiche valutazioni e discussioni dove porterebbero se di fatto non esiste una organizzazione di rappresentanza legale sul territorio; non mi risulta esista la possibilità di rendere operative iniziative autonome che non siano approvate dal partito unico. Ergo se non esiste autonomia operativa non esiste attività, infatti anche lei afferma che esiste solo QUALCUNO che raccoglie gli UMORI le OPINIONI della gente e BASTA.
Mirabile.
Che strano e originale modo di coinvolgimento della gente e verificarne il consenso è questo.
Mi verrebbe di dire che esiste più rappresentanza vera in una riunione condominiale, laddove supportati da norme di legge, viene nominato un presidente, un segretario e le votazioni vengono approvate e soprattutto rese operative a maggioranza
Non si può neanche definire che il popolo sia coinvolto totalmente considerato che migliaia di persone sono stazionarie ai bordi del sudan e dell’etiopia e altre migliaia espatriano illegalmente; evidentemente non si ritengono rappresentate o tutelate dal goe, non le pare?

Negli anni anch’io ho constatato che le riunioni effettuate da commissioni in eritrea non sono state in grado di decidere che colore dovevano avere la tappezzeria dei divani del Red See.

E che dire delle riunioni e comitati per la sostituzione delle sdraio sbragate della spiaggia di Gourgusum, o
delle continue richieste di informazioni di carattere generale ai consolati puntualmente dirottate agli uffici in patria

Nulla succede se non viene deciso e approvato dal goe.

Veramente, pettini, anche volendo, mi risulta impossibile concepire come possa essere gestito un popolo in assenza totale di regole condivise, ancora più grave di essere pazzesco è che non è pratico.

Economia
Notizia pubblicata su Bloomberg Milano & Finanza del 20 marzo 2010
Per l’Italia in una delle aree più povere e instabili del mondo,al di là degli anacronistici riferimenti al passato coloniale, con Addis Abeba, l’economia nazionale vantava nel 2008 (ultimi dati disponibili, prima della crisi globale del 2009) un interscambio di oltre 244 milioni di euro, con un saldo positivo (in crescita dal 2004) di circa 124 milioni e con importazioni dall’Italia legate soprattutto a meccanica strumentale, metallurgia ed elettrotecnica.
Con l’Etiopia, inoltre, il Ministero degli Esteri italiano ha attivato vari programmi, tra cui uno di sostegno alle piccole e medie aziende locali, mentre Sace al marzo 2009 aveva deliberato garanzie ad aziende italiane che operano nel Paese africano per 455mila euro, sottolineando come «gli operatori italiani residenti in Etiopia hanno in genere costituito Pmi nel settori del commercio, delle costruzioni e nei comparti meccanico e manifatturiero». Questi sono circa 200, di cui 65 riuniti nella Ibca (Italian business community association), tra gli altri: gruppo Fiat, Salini Costruzioni (impianti idroelettrici), Siemens Italia, Selex (Finmeccanica) e Alcatel Italia.
Malgrado la diffìcile situazione politica, anche con l’Eritrea i contatti commerciali non sono del tutto estinti: l’interscambio è di soli 28 milioni di euro, in drastico calo dal record di oltre 60 milioni del 2005, e anche in questo caso si basa sugli stessi settori che coinvolgono l’Etiopia, con l’aggiunta dei mezzi di trasporto.Anche ad Asmara sono attive alcune medie e piccole imprese italiane («da decenni», sottolinea Sace), ma senza essere riuscite a ottenere risultati davvero soddisfacenti.
Più o meno della stessa entità gli scambi col piccolo Gibuti (20 milioni di euro nel 2008); qui però la posizione geograficamente strategica, l’influenza coloniale francese e la forte presenza militare Usa ha fatto del Paese, una delle economie più liberalizzate d’Africa, polo d’attrazione d’investimenti (anche italiani) legati all’intensissima attività portuale e alla presenza di una free trade zone, con un sistema bancaria molto avanzato. Qui sono presenti Technital, Belleli Energy, Cosmezz, Svamce Siemens Italia.
MAE ERITREA - 1° semestre 2011
presenza italiana nel Paese
L'attività italiana nel paese si può suddividere in due categorie: la prima comprende le imprese che sono presenti nel paese da diversi decenni (e che ne hanno fortemente caratterizzato il tessuto e lo sviluppo imprenditoriale) con radici spesso nel periodo coloniale, e che sono dirette da connazionali residenti da lungo tempo in Eritrea, molti con doppia cittadinanza. Questo gruppo di imprese, il cui numero è sempre più ridotto, consiste generalmente in attività economiche di piccole e medie dimensioni che soffrono particolarmente le pendenze di contenziosi riguardanti la nazionalizzazione o i titoli di proprietà immobiliari e i problemi che affliggono il Paese, in particolare la carenza di manodopera, la difficoltà di approvvigionamento di materie prime, gli ostacoli burocratici concernenti la concessioni di licenze, dei permessi di lavoro e di soggiorno e i molteplici impedimenti di carattere fiscale e finanziario.
La seconda categoria riguarda pochi investitori, presenti nel paese, che sono arrivati nel periodo successivo all'indipendenza e che risultano attivi nei settori tessile, commerciale, agricolo, meccanico, delle costruzioni e minerario. Caratteristica comune degli investimenti sopraelencati riguarda il dialogo diretto con le più alte autorità di questo paese, considerato come garanzia unica e necessaria per la tutela dell'investimento, in un quadro normativo carente.
La fotografia del corrente andamento economico del Paese risulta, comunque, incerta e sfocata, a causa della difficile reperibilità dei dati macroeconomici piu` significativi e della mancata pubblicazione del bilancio statale. L`incertezza dell`analisi economica si riscontra nelle disomogeneità delle stime fornite dalle diverse istituzioni economiche internazionali. Negli ultimi anni la crescita del PIL e` stata quantificata tra l'1 e il 2%, che, a fronte di un tasso di crescita della popolazione stimato attorno al 2,5%, si e` tradotta in una variazione negativa del reddito pro-capite.Il quadro e`stato aggravato da una serie di shock esogeni che si sono succeduti l`un all`altro: prima, la crescita dei prezzi internazionali dei prodotti alimentari ed energetici, dei quali l`Eritrea e` importatore; poi le ricadute della recessione globale, in termini di calo delle rimesse, fonte primaria di valuta estera; infine, la penuria dei raccolti, causata dalla scarsezza delle precipitazioni. A seguito di tale recessione, nel 2009 e nel 2010 si è registrata una ripresa del PIL stimata attorno al 4%, che si potrebbe consolidare con una crescita caratterizzata da tassi ben maggiori a quelli sopra indicati. La crescita a doppia cifra prevista per il 2011 si deve in primo all'avvio dell'attività mineraria in Eritrea, con l'avvio dell'astrazione e della commercializzazione dell'oro.
Il tasso d`inflazione e` elevato e in continua crescita: la politica monetaria espansiva che il Governo eritreo ha adottato per far fronte ai consistenti disavanzi pubblici continua a spingere in alto i prezzi, non riuscendo a svolgere funzioni di stimolo all`economia dinanzi alle rigidità dell`offerta di beni e servizi. Gli effetti della perdita del potere d`acquisto della moneta sono tamponati da misure di distribuzione tra la popolazione di limitate quantita` di alcuni beni primari, a prezzi calmierati. Alcuni beni, anche primari, sono reperibili solo in mercati paralleli, a prezzi ben piu` elevati e sensibilmente oscillanti, anche per gli effetti del mercato valutario secondario, in cui i tassi di cambio sono distanti da quello ufficiale. La presenza di un mercato parallelo rende, cosi`, difficile procedere a stime attendibili del tasso d`inflazione annuale. Secondo le valutazioni piu` affidabili, esso si attesterebbe attualmente tra il 15 e il 25%. Il quadro descritto non favorisce il buon andamento della bilancia commerciale, che continua a registrare ripetuti e consistenti deficit, oltre che una estrema debolezza delle esportazioni. Per limitare il passivo commerciale, le Autorità eritree hanno scelto di adottare misure protezionistiche, tese a limitare il flusso delle merci in entrata. Da un lato, le licenze all`importazione e le autorizzazioni ad accedere alla valuta sono concesse con molta parsimonia, laddove la gran parte degli importatori appartengono oramai alla sfera pubblica; dall`altro, per alcuni beni, i dazi all`importazione sono fissati a valori estremamente elevati (ad esempio circa il 70% del valore delle autovetture). Tali misure, sebbene dovrebbero aver consentito di attenuare il deficit della bilancia commerciale, sembrano avere avuto effetti negativi, in termini sia d`inflazione che di dinamicità del mercato.
L`afflusso di capitali, costituito in buona parte dalle rimesse dall'estero, e` in progressiva riduzione e non e` sufficiente a compensare il passivo della bilancia commerciale. Ne consegue una bilancia dei pagamenti in sofferenza, che tende a pesare sulle riserve valutarie, la cui carenza e` oramai divenuta endemica. Dinanzi a tale carenza, il Governo eritreo ha reagito con una politica valutaria estremamente restrittiva. La stringente regolamentazione relativa alla detenzione di valuta estera e la difficoltà di accedere alla stessa limitano le possibilita` dei privati d`importare beni intermedi o materie prime utili alle loro attivita`. Di fatto, attraverso la politica valutaria, il Governo assicura a soggetti statali e parastatali la quasi esclusiva nell`importazione di beni e servizi, e nelle decisioni relative alla loro allocazione finale.
Un aiuto ai conti con l`estero potrebbe derivare, come si prevede, dallo sfruttamento delle risorse minerarie (soprattutto oro, argento, zinco, rame e potassio). Ad oggi, vi sono 16 societa` estere (in particolare cinesi, australiane, canadesi e britanniche) che hanno ottenuto licenze per l`esplorazione dei siti. La società Bisha Project (partecipata al 60% dalla società canadese NEVSUN e al 40% dal governo eritreo), unica, per il momento, ad aver ottenuto la licenza di estrazione, ha ultimato l' installazione dell'impianto ed ha iniziato l'estrazione e la commercializzazione dell'oro, con risultati soddisfacenti, nel febbraio del 2011.
Debito estero ed interno continuano ad essere molto elevati. Per alleviare il peso del debito, le Autorità locali hanno scelto di mantenere il tasso di interesse artificialmente basso. I depositi bancari in Nakfa costituiscono la fonte di copertura del debito (titoli emessi dal Tesoro) e, nonostante i tassi d`interesse reali negativi, continuano ad essere alimentati dalla popolazione residente, in assenza di alternative d`investimento. La parte di disavanzo che non riesce ad essere finanziata dai depositi finisce per essere monetizzata.
I tassi d`interesse reali negativi impediscono lo sviluppo dell`intermediazione finanziaria, danneggiando le possibilita` dell`imprenditoria privata.
L`attuale regime di cambio tende a sopravvalutare la moneta locale: dal 2005, il Nakfa e` ancorato al Dollaro a quota 15 circa, a fronte a tassi d`inflazione ben superiori a quelli della moneta americana.
Il Paese ha progressivamente ridimensionato il proprio grado di apertura al commercio estero, secondo una tendenza accentuata dalle scelte di politica economica delle Autorità eritree. Il peso delle importazioni e delle esportazioni nell`economia eritrea si e` ridotto consistentemente negli ultimi anni. Importazioni e esportazioni hanno iniziato a decrescere pesantemente dopo l`entrata in vigore del nuovo restrittivo regime valutario che, dal 2005, ha vietato gli acquisti in Franco Valuta: oggi, gli importatori residenti sono obbligati a richiedere la valuta alla Banca di Eritrea prima di effettuare qualsiasi acquisto all`estero, mentre i beni non acquistati seguendo questa procedura non ottengono autorizzazione ad entrare nel Paese. Il pesante squilibrio della bilancia commerciale ha, in effetti, spinto le Autorità eritree ad adottare una politica di stretto controllo delle importazioni e di sopravvalutazione della moneta nazionale, il Nakfa, con l`intento di salvaguardare le riserve di valuta straniera, equivalenti al valore delle importazioni di beni e servizi effettuate nell`arco di un mese circa. L'avvio dell'industria mineraria e della relativa commercializzazione dell'oro ha fatto crescere sensibilmente il tasso delle esportazioni. Le maggiori entrate di valuta estera, derivanti unicamente dall'industria mineraria, hanno permesso un incremento anche delle importazioni, effettuate prevalentemente da enti statali.
Gli investimenti esteri diretti, auspicati dal Governo locale, risultano ancora molto limitati, soprattutto a causa delle incertezze dovute al permanere di tensioni politiche con l`Etiopia e all`ingombrante presenza dello Stato in numerosi settori economici, che, di fatto, sta spiazzando l`attivita` del settore privato. Una significativa eccezione e` rappresentata dal settore estrattivo, che ha visto aumentare sostanzialmente la presenza di società estere. Il Qatar sta progressivamente accrescendo la sua presenza in Eritrea attraverso importanti investimenti che, per il momento, interessano il settore turistico ed estrattivo ma, successivamente, potrebbero riguardare altri ambiti d'intervento. Anche la Cina sta concretizzando investimenti nel settore infrastrutturale e in quello estrattivo.
Gli investitori stranieri continuano a lamentare, da un lato, la mancanza di un quadro giuridico sufficientemente chiaro, e, dall`altro, la carenza d`infrastrutture di base. Considerando i dati descritti, il rischio paese e` ancora elevato. Per migliorare la situazione, le Istituzione economiche internazionali raccomandano le seguenti misure di politica economica e commerciale:
1. accesso al credito internazionale, al fine di ripianare il deficit e rendere sostenibile l`andamento del debito interno e internazionale. Il credito internazionale sembra, infatti, il principale – se non l`unico – strumento oggi disponibile per rimediare ai disavanzi correnti: il Governo eritreo, che ha gia` effettuato tagli significativi, avrebbe attualmente poco margine di riduzione della spesa pubblica; un incremento delle entrate richiederebbe, invece, una maggiorazione di imposte e tasse dagli effetti recessivi;
2. adozione delle misure richieste per accedere al credito internazionale, quali la pubblicazione di un bilancio statale;
3. sottoposizione ai percorsi per la rimodulazione e cancellazione del debito estero;
4. maggiore integrazione economica con gli altri Stati della regione;
5. svalutazione monetaria, con adozione di un sistema tasso variabile, a banda di fluttuazione di circa il 20%;
6. reintroduzione del Franco Valuta e alleggerimento del sistema valutario e delle pratiche protezionistiche.
7. allargamento degli spazi concessi al settore privato e snellimento delle procedure amministrative relative all`attivita` imprenditoriale
Per attrarre investimenti esteri, il Governo sta promuovendo una Zona franca, presso il Porto di Massaua ed ha recentemente istituito un focal point di riferimento e competente in materia.

D) Problematiche relative agli investimenti esteri nel Paese

Ulteriori ostacoli agli investimenti esteri possono derivare da:
• difficoltà nel reperimento di valuta estera e di rimpatrio dei profitti;
• carenza della manodopera ed elevato turn-over, a causa del servizio militare;
• scarsa reperibilità di materie prime e beni intermedi d'importazione;
• burocrazia complessa.

Con questi articoli sintetizzati risulta l’enorme sproporzione degli investimenti che si registrano tra l’eritrea e i suoi paesi confinanti e traggono origine da quanto sottolinea il rapporto del MAE: sebbene siano del 2010 e del 2011 sono tuttora attuali e immodificati. dimostrano anche oltre ogni dubbio che non si tratta di miopia la scarsa presenza di imprenditoria italiana ma di evidente impossibilità o difficoltà operativa.
P.S.
pettini che dire, il suo riferimento ai “missionari che non mollano l’osso” e ai collaboratori delle onlus con il suo virgolettato “benefattori” dimostra che Il suo cinismo e la sua totale mancanza di rispetto verso chi in buona fede opera carità e supporto morale è scandalosamente fuori luogo.
E che dire del rifiuto per la concessione di un visto di ingresso a una persona quasi fosse colpevole di chissà cosa e indesiderato, mah!!

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

“Nessuno” come è noto al mondo esistono forme di governo estremamente variegate, tuttavia quella dell’Eritrea risulta essere un caso a se stante, particolare e purtroppo poco studiato.

Esso deriva dalla specificità del percorso politico sociale che il paese ha attuato nei lunghi anni della guerra di liberazione nel corso dei quali si è via via strutturato il futuro dell’Eritrea dal punto di vista gestionale e sociale.

La guerra dunque non è stata uno sterile strumento di autodeterminazione, ma ha prodotto oltre alla liberazione del paese, una coscienza nazionale consapevole.

Molto ci sarebbe da imparare da quanti hanno vissuto una intera vita dedicandosi al bene del proprio paese mettendo su mattone per mattone le solide fondamenta di una società coesa e determinata sotto tutti i punti di vista.

Una riconosciuta caratteristica peculiare della società eritrea è quella del profondo rispetto per valori morali oramai dimenticati che vedono al centro degli interessi di ognuno il bene comune e il rispetto delle dignità umana.
Tale società in trenta anni di guerra non si è mai macchiata di crimini contro l’umanità, i prigionieri etiopici catturati in numeri enormi furono sempre trattati bene e non subirono mai l’accanimento di solito riservato a chi perde.

Mai gli eritrei hanno concepito nefandezze come quelle di cui si sono macchiati gli etiopici che non esitarono a perpetrare eccidi di innocenti e inermi civili, abbandono di proprie truppe al loro destino, brutali deportazioni su base etnica.

E una questione di etica che si possiede o no, per questo suona beffardo sentire ora parlare di presunte brutalità attuate contro stessi eritrei.
Lei afferma. “Veramente, pettini, anche volendo, mi risulta impossibile concepire come possa essere gestito un popolo in assenza totale di regole condivise, ancora più grave di essere pazzesco è che non è pratico”.

Evidentemente lei si sente uno statista in grado di dare sentenze su come si deve governare un paese; io molto più modestamente mi attengo ai fatti e questi dicono che allo stato attuale la forma di governo in Eritrea è quello che conosciamo e che se il popolo sovrano eritreo non ha dato seguito a iniziative come quelle denominate “la primavera araba” o a sommosse come quelle egiziane, libiche o yemenite, una ragione ci deve pur essere.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Ha ragione Pettini
"se il popolo SOVRANO eritreo non ha dato seguito a iniziative come quelle denominate “la primavera araba” o a sommosse come quelle egiziane, libiche o yemenite, una ragione ci deve pur essere".

Il popolo SOVRANO ha capito che il passaporto prima dei quarantacinque anni farebbe del male alla comunità e coscienziosamente tutti restano in patria a dare una mano.
Il popolo SOVRANO accetta di buon grado la limitazione di energia elettrica e acqua.
Il popolo SOVRANO accetta il training militare e la distribuzione di armi.
Il popolo SOVRANO accetta la scarsità di pane.
Il popolo SOVRANO accetta di non importare computer, telecamere e stampanti.

Se non ha dato seguito a iniziative come quelle denominate "la primavera araba" o a sommosse come quelle egiziane, libiche o yemenite,
una ragione ci deve pur essere.
Ha ragione Pettini.
Io molto modestamente mi attengo ai fatti.

Re: dalle proteste alle proposte

Dal web:"Lunedì 15 ottobre, alle 12.30, nella sede dell'Ordine dei Medici di Cosenza, si incontreranno l'Ambasciatore d'Eritrea in Italia, Zemede Tekle, in rappresentanza del suo Paese, il Direttore dell'ASP di Cosenza, Gianfranco Scarpelli e Roberto Pititto, Presidente di As.Me.V. Calabria, l'Onluss da molti anni impegnata ad Asmara nella realizzazione del primo Centro Dialisi dell'area, frutto della generosità dei calabresi.

"La scelta della sede, - è scritto in una nota dell'Asp - fortemente voluta dal Presidente dell'Ordine, Eugenio Corcioni, che farà gli onori di casa, vuole esprimere la vicinanza dell'Istituzione ai valori di solidarietà, che tale progetto, guidato dai Medici cosentini, rappresenta assai bene.

L'incontro - si fa rilevare - servirà a rinnovare l'accordo di collaborazione tra l'ASP e l'Eritrea, che consente a medici e personale sanitario dell'Azienda, di recarsi nel Paese del Corno d'Africa, nell'ambito di questo progetto e di nuovi, che saranno illustrati in quella sede.

L'ASP cosentina ha infatti manifestato non solo la volontà di continuare a dare il suo appoggio a questa grande iniziativa, che vede la Calabria impegnata fattivamente nella solidarietà internazionale, ma anche la disponibilità a sostenere l'Associazione di volontariato in nuovi impegni in quell'area.

L'incontro sarà occasione, fra l'altro, per donare ufficialmente al Centro Dialisi di Asmara, che si chiama Calabria, un nuovo impianto di Osmosi Inversa, indispensabile a produrre l'acqua deionizzata per dialisi, frutto di donazioni da parte di tanti, Calabresi e non solo".

Quali dati emergono da questo articolo?:

- "...si incontreranno l'Ambasciatore d'Eritrea in Italia, Zemede Tekle, in rappresentanza del suo Paese, il Direttore dell'ASP di Cosenza, Gianfranco Scarpelli e Roberto Pititto, Presidente di As.Me.V. Calabria", significa che questa è la procedura corretta per operare in Eritrea. Presentazione del progetto, approvazione del progetto, avvio delle procedure di rilascio dei visti e dell'importazione di beni.

- "As.Me.V. Calabria l'Onluss da molti anni impegnata ad Asmara", significa che le Onlus rispettose delle procedure in Eritrea lavorano.

- "L'incontro - si fa rilevare - servirà a rinnovare l'accordo di collaborazione tra l'ASP e l'Eritrea, che consente a medici e personale sanitario dell'Azienda, di recarsi nel Paese del Corno d'Africa", significa che è ben chiaro il concetto di "concessione" del permesso a operare in Eritrea.

Voi tutti avete operato in Eritrea e dunque conoscete bene le procedure necessarie e conoscete anche bene come lavora la "As.Me.V. Calabria", con incisività e concretezza.

Nessun tentativo di abbarbicarsi al territorio e creare dipendenza, realizzazione di un reparto prima inesistente in Eritrea, missioni mirate e ben delineate nel tempo, formazione del personale eritreo sia medico che tecnico, e poi tutti a casa.

Credo che la "As.Me.V. Calabria" non abbia deciso casualmente di lavorare in Eritrea, ma lo abbia fatto con la convizione che il suo lavoro ben si inserisce nel processo di emancipazione del paese e che il seme da loro piantato germoglierà portando a un più ampio miglioramento del servizio sanitario.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini, quali sono i fatti?
I fatti sono in primis che la costituzione elemento fondante di una qualsiasi nazione allo stato è in un cassetto.
Da questa si deve partire, in essa si riscontrano gli elementi e le regole con cui gestire equamente e consapevolmente un popolo.
Solo con la certezza dei diritti e dei doveri si può affermare che una nazione è libera.
Ed è veramente libera se tutto il popolo la approva e condivide.
In assenza di essa esiste solo un regime.
Se è vero come è vero che la democrazia non è altro che una dittatura della maggioranza sulla minoranza
è altrettanto vero che allo stato il regime in eritrea “è quello che conosciamo”, una dittatura di pochi e basta.
Di popolo sovrano scordatevelo, non se ne parla proprio.
Perché allora il popolo non prende l’iniziativa ci si domanda, è mia opinione che dopo 30 anni di battaglie, la propaganda assillante che minaccia invasioni a piè sospinto, l’assenza di corretta e plurale informazione, la mancanza per eliminazione diretta di alternativa vera renda apatico e fatalista il popolo eritreo costringendolo ad accettare il male minore.
Di questi sistemi il popolo italiano ha buona memoria avendoli vissuti sulla propria pelle durante il ventennio,
mai vorrebbe si ripetano in eritrea..
E’ vero che esistono forme di governo estremamente variegate, anche di molto peggiori, ma come lei afferma il caso eritrea è unico, ma di eritrea stiamo parlando e questa è la mia opinione.
Ancora di eritrea stiamo parlando, lei afferma “E una questione di etica che si possiede o no, per questo suona beffardo sentire ora parlare di presunte brutalità attuate contro stessi eritrei”
I fatti dicono che lei insiste con la disinformazione e la negazione di quello che è accaduto alle persone eritree scomparse realmente, altro che presunte, al pari dei negazionisti della shoa.
Lei come al solito fa confusione, disinformazione e ribalta le parti, oltre che tacere su domande sensibili, io esprimo mie opinioni che se permette rimangono solo tali, perfettamente in linea con il forum e con il titolo del 3D lei invece va ben oltre ritenendosi in diritto di giudicare le persone o negare a tutti i costi fatti reali.
Il suo sarcasmo non mi tocca, non mi sento né sarò mai uno statista e mi conforta il fatto che non lo sarà mai neanche isaias.
Ma perché le devo sempre ricordare che io, persona libera fintanto sarà possibile si esprimerà liberamente?
Assuefatto o asservito ad altri sistemi proprio non lo vuole accettare?

Governare
Governare un paese come lo governa isaias abbiamo avuto modo di verificarlo nella storia con annessi risultati deficitari.
Il difficile e molto diverso è ben governare secondo gli standard comunemente accettati, cosa che isaias è ben lontano da avere dimostrato.
Io non c’ero, ma gli storici affermano che durante le sue conquiste territoriali a seguito della conquista di una città, tale Alessandro Magno sostituì i precedenti governanti con un bravo giardiniere ritenendolo capace di ben operare con lo stesso amore con cui accudiva il suo giardino.
La dinastia Thang regnò 3 secoli sulla Cina portandola ai massimi livelli, gli storici descrivono fu il regno migliore, la chiave del loro successo fu la forma di governo caratterizzato dal massimo uso del buonsenso e del pragmatismo
Tutt’oggi è ancora ricordata con nostalgia.
Sarà mio modo di vedere, ma estremizzando anch’io ritengo che ben governare presupponga il possesso di grandi dote di buonsenso che normalmente possiede in quantità anche una normale massaia.
A ben vedere, non la vedrei male oltre che in eritrea anche in italia.

nessuno


LA COSTITUZIONE ERITREA
Ratificata dall'Assemblea Costituente,
Il 23 maggio 1997


CAPITOLO III: DIRITTI FONDAMENTALI, LIBERTÀ
E DOVERI
Articolo 14 - Parità ai sensi della legge
1. Tutte le persone sono uguali davanti alla legge.
2. Nessuno può essere discriminato a causa della razza,
origine etnica, lingua, colore, sesso, religione, disabilità,
età, idea politica o status sociale o economico o di qualsiasi altro
fattore improprio.
3. L'Assemblea nazionale deve emanare leggi che possono aiutare a
eliminare le disuguaglianze esistenti nella società eritrea.
Articolo 15 - Diritto alla Vita e della Libertà
1. Nessuno può essere privato della vita senza un giusto processo di
legge.
2. Nessuno può essere privato della libertà senza un giusto processo di
legge.
Articolo 16 - Diritto alla dignità umana
1. La dignità di tutte le persone sono inviolabili.
2. Nessuno può essere sottoposto a tortura o a trattamenti crudeli, inumani o
trattamenti inumani o degradanti.
3. Nessuno può essere tenuto in schiavitù o di servitù né alcuna
persona può essere costretto a compiere lavoro forzato non autorizzato dalla
legge.
Articolo 17 - Arresto, detenzione e processo equo
1. Nessuno può essere arrestato o detenuto arbitrariamente ai sensi del dovuto
processo di legge.
2. Nessuno può essere giudicato o condannato per qualsiasi atto od omissione
che non costituiva reato al momento in cui si è stato commesso.
3. Ogni persona arrestata o detenuta deve essere informato del
motivi per il suo arresto o detenzione e dei diritti che ha in
connessione con il suo arresto o di detenzione in una lingua che
capisce.
4. Ogni persona che viene tenuto in stato di detenzione è sottoposta
un tribunale entro le quarantotto (48) ore del suo arresto, e
se questo non è ragionevolmente possibile, il più presto possibile
successivamente, e tale persona non potrà essere tenuto in custodia al di là
tale periodo senza l'autorità della corte.
5. Ogni persona ha il diritto di petizione dinanzi a un tribunale per
un atto di Habeas Corpus. Quando il funzionario incaricato non riesce a
portare la persona arrestata dinanzi al giudice e fornire il
motivo del suo arresto, il giudice accetta la petizione e
il rilascio del prigioniero.
6. Ogni persona accusata di un reato ha diritto ad un
audizione, questa deve essere rapida e pubblica in un tribunale, a condizione,
tuttavia, che tale giudice può escludere la stampa e il
pubblico da tutto o parte del processo per ragioni di morale o
sicurezza nazionale, che possono essere necessarie in una giusta e
società democratica.
7. Una persona accusata di un reato è presunta essere
innocente, e non è punita, salvo che sia trovato colpevole
da un tribunale di diritto.
8. Nei casi in cui un imputato viene condannato, egli ha il diritto di
appello. Nessuno può essere sottoposto a ulteriore processo per qualsiasi
reato in cui la sentenza è stata pronunciata.


segue

Re: dalle proteste alle proposte

"Nessuno" lei afferma: "Solo con la certezza dei diritti e dei doveri si può affermare che una nazione è libera.
Ed è veramente libera se tutto il popolo la approva e condivide.
In assenza di essa esiste solo un regime.
Se è vero come è vero che la democrazia non è altro che una dittatura della maggioranza sulla minoranza
è altrettanto vero che allo stato il regime in eritrea “è quello che conosciamo”, una dittatura di pochi e basta.
Di popolo sovrano scordatevelo, non se ne parla proprio".

Questa, anche se comprendo perfettamente il suo punto di vista, è solo una sua opinione e come vede rispetto pienamente il suo diritto ad esprimerla, ma per tornare al tema del 3d la invito a essere anche propositivo sulle modalità per realizzarla.

Escludendo la speranza che, come alcuni auspicavano, si verifichi un intervento militare esterno che sovverta l'attuale governo, sapendo che il tentativo di prostrare l'Eritrea economicamente è fallito, considerando che l'ipotesi di attirare consensi intorno a una qualche personalità rappresentativa di eventuali istanze antigovernative, non è fattibile per mancanza di materia prima, e che anche la predetta e supposta imminente sollevazione popolare non è mai avvenuta: come ritiene potrebbe avvenire il cambiamento?

Lei sottolinea anche:"...è mia opinione che dopo 30 anni di battaglie, la propaganda assillante che minaccia invasioni a piè sospinto, l’assenza di corretta e plurale informazione, la mancanza per eliminazione diretta di alternativa vera renda apatico e fatalista il popolo eritreo costringendolo ad accettare il male minore".

Questo mi ricorda la storiella della ranocchia che messa in una pentola di acqua bollente ne salta immediatamente fuori, ma se messa in una pentola con l'acqua che si sta scaldando finisce per rimanere bollita.

Come dire si rimane vittime dell'assuefazione e, come dice lei, ci si adagia rimanendo poi vittime della propria inerzia.

Non condivido, ho grande stima delle capacità del popolo eritreo e sono fermamente convinto che la storia dimostri che nessuna forza potrebbe opporsi alla realizzazione della volontà popolare.

Magari potessi sperare lo stesso per noi poveri italiani pecoroni.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Escludendo la disgrazia di un intervento militare esterno che sovverta l'attuale governo, sapendo che il tentativo di prostrare l'Eritrea economicamente è inutile perché a questo ci pensa benissimo il goe, constatando che l'ipotesi di attirare consensi intorno a una qualche personalità rappresentativa di eventuali istanze antigovernative, non è fattibile per mancanza di materia prima, purtroppo anche per i noti motivi e che anche la predetta e supposta imminente sollevazione popolare non è mai avvenuta ancora e spero mai avvenga.
Come potrebbe avvenire il cambiamento?
mi duole doverle continuamente ripetere che è semplice, basta volerlo.
Occorre che il goe si decida a effettuare finalmente quel periodo di transizione verso regolamentazioni dello stato già a suo tempo previste e da lui stesso redatte.
Dia inizio finalmente a quella fase che porti alla consultazione popolare per rendere operativa la costituzione.
E se non piace quella a suo tempo prospettata o si è cambiato idea la modifichi, ma lo faccia:
Vedrà che poi tutto quanto sarà meno difficile.
Ma secondo lei esiste una alternativa a questo ? Ma come pensate sia possibile governare in assenza di regole.
Io che vorrei investire sulla base di quale garanzia legale potrei farlo?
Anche ammettendo decida di farlo e soprattutto mi venga concesso, perché non dimentichiamo siamo a questo stadio, domani mattina per disgrazia o per fortuna mi muore isaias cosa potrebbe succedere poi? BOHH!!!
Tutti gli affari che si stanno realizzando attualmente sono per loro definizioni affari, oggi ci sono domani chissà, niente di strutturale, si prende quanto la natura dispone senza preoccuparsi di realizzare opere o strategie che resistano nel tempo e che portino posti di lavoro remunerato.
La sua troppa frequentazione di un certo ambiente evidentemente le ha fatto assimilare una visione dell’economia e delle sue problematiche comparata agli standard dei paesi inaffidabili.
Ma pensate davvero che occorra raffrontarsi sempre alla somalia o al sudan o peggio? Non esiste di meglio?
Possibile non avvertite l’ambizione di fare di meglio?
Pensate che senza cambiare niente dell’attuale situazione politica- sociale si possa cambiare tutto o qualcosa? Impossibile.
Vuole che le ripeta ancora quello che ho già proposto e di cui anche lei ha concordato?
Tutto quello che potrei proporle attualmente si và sempre a scontrare con le condizioni di base.
Lo sanno anche i bambini che se si vuole costruire una casa occorre partire dalle fondamenta.
Purtroppo i presupposti sono semplici e oramai chiari, non esiste la volontà di una politica-socio-economia liberale o simile; in assenza di una modifica di questo concetto difficilmente avverrà un cambiamento reale.

P.S
Ma proprio nulla vi trasmette quanto descritto nella costituzione approvata? Domanda, se non viene neppure rispettato quanto liberamente sottoscritto da isaias e dal goe, che garanzie si pensa possano avere eventuali operatori economici? MAHH!!!









LA COSTITUZIONE ERITREA
Ratificata dall'Assemblea Costituente,
Il 23 maggio 1997


Articolo 18 - Diritto alla Privacy
1. Ogni persona ha il diritto alla privacy.
2. (A) Nessuno può essere soggetto a perquisizione personale, né nei suoi
locali, cercato o interferito tra le sue comunicazioni, la sua corrispondenza o altri beni
senza validi motivi.

Articolo 19 - Libertà di coscienza, di religione, di espressione
Parere, Movimento, all'Assemblea e Organizzazione
1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero,
coscienza e di fede.
2. Ogni persona deve avere la libertà di parola e di
espressione, compresa la libertà di stampa e altri media.
3. Ogni cittadino ha il diritto di accesso alle informazioni.
4. Ogni persona deve avere la libertà di praticare qualsiasi religione
e per manifestare tale pratica.
5. Tutte le persone hanno diritto di riunirsi e di
dimostrare pacificamente insieme con gli altri.
6. Ogni cittadino ha il diritto di costituire organizzazioni per
fini politici, sociali, economici e culturali.
7. Ogni cittadino ha il diritto di praticare qualsiasi legittima
professione, o impegnarsi in alcuna attività professionale o commerciale.
8. Ogni cittadino ha il diritto di circolare liberamente in tutto
Eritrea o risiedere e stabilirsi in qualsiasi parte di esso.
9. Ogni cittadino ha il diritto di lasciare e tornare in Eritrea
e di essere dotati di passaporto o qualsiasi documento di viaggio

Articolo 20 - Diritto di voto e di essere un candidato ad un elettive
Ufficio
Ogni cittadino che soddisfa i requisiti della legge elettorale
ha il diritto di voto e di candidarsi a cariche elettive.
Articolo 21 - Diritti Economici, Sociali e Culturali e
Responsabilità
1. Ogni cittadino ha il diritto di parità di accesso ai pubblici
finanziamento dei servizi sociali. Lo Stato si impegna, entro il
limite delle sue risorse, per rendere disponibile a tutti la salute dei cittadini,
istruzione, servizi sociali culturali e di altro.
2. Lo Stato deve garantire, all'interno di mezzi a disposizione, le parti sociali
benessere di tutti i cittadini e in particolare di quelli svantaggiati.
3. Ogni cittadino ha il diritto di partecipare liberamente in qualsiasi
attività economica e di impegnarsi in qualsiasi attività lecita.
4. Lo Stato e la società avrà la responsabilità di
l'individuazione, conservazione e sviluppo, come necessario, e
lasciando alle generazioni successive storiche e culturali
patrimonio; e gettare le basi necessarie per la
sviluppo delle arti, scienza, tecnologia e sport, così
incoraggiare i cittadini a partecipare a tali sforzi.
5. L'Assemblea nazionale deve emanare leggi che garantiscano e
garantire il benessere sociale dei cittadini, i diritti e
condizioni dei diritti dei lavoratori e di altri e responsabilità
elencati in questo articolo.

segue

Re: dalle proteste alle proposte

“Nessuno” proviamo a seguire il suo ragionamento:
Domani il GoE annuncia l’immediata applicazione della Costituzione eritrea così come approvata dalla costituente, l’avvio di libere consultazioni per la fondazione di partiti politici e successive prossime elezioni.

Che accadrebbe?

A giudicare dai vari commenti presentati sul forum la mia opinione è che gli scenari potrebbero essere due:
- (per sintesi uso una sua affermazione) “…dopo 30 anni di battaglie, la propaganda assillante che minaccia invasioni a piè sospinto, l’assenza di corretta e plurale informazione, la mancanza per eliminazione diretta di alternativa vera, rende apatico e fatalista il popolo eritreo costringendolo ad accettare il male minore…” , e dunque il popolo rinuncia a tentare nuove strade e vota in massa il PFDJ ed elegge Iasias come presidente.
- Il popolo orgogliosamente e nel pieno rispetto del diritto costituzionale alla sua autodeterminazione vota in massa nelle fila del PFDJ ed elegge Isaias come presidente.

Risolto il problema del presidente si dovrebbe passare a quello più urgente dell’avvio del processo economico basato sul libero scambio e sull’intervento dell’imprenditoria privata sulla base di regole certe e garantite.

Questo è il nodo cruciale che si è discusso nel corso della Conferenza di Asmara sugli Investimenti.

Riuscirà il GoE a dare risposte concrete e garanzie certe?
Chi può dirlo? L’ampia adesione di investitori alla prima Conferenza farebbe pensare a una buona fiducia riposta nei confronti del GoE, ma credo che una qualche risposta concreta arriverà solo a dicembre a seguito della seconda Conferenza sugli Investimenti, e questo indipendentemente dalla forma di governo presente in Eritrea.

Cito inoltre un suo pensiero: “Ma pensate davvero che occorra raffrontarsi sempre alla somalia o al sudan o peggio? Non esiste di meglio?
Possibile non avvertite l’ambizione di fare di meglio?
Pensate che senza cambiare niente dell’attuale situazione politica- sociale si possa cambiare tutto o qualcosa?

L'Eritrea nel dopo-liberazione era l'economia emergente che con il suo esempio faceva paura alle grandi potenze per le conseguenze che avrebbe potuto portare ai loro interessi in Africa.

L'Eritrea non guardava alla Somalia o al Sudan, ma molto oltre e questo ha determinato i cambiamenti che conosciamo.


P.S. La Costituzione eritrea l'ho gia tradotta tutta da molto tempo, invece di pubblicarla a rate sul forum dove è di difficile consultazione perchè non mi manda direttamente via e-mail tutta la sua traduzione così la confronto con la mia e poi finalmente la pubblico sul sito?


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Premesso che il sistema democratico attualmente è il riconosciuto migliore possibile sistema di gestione di un popolo o il meno peggio.
Questo non vuol dire che sia di facile realizzazione o di gestione, anzi ritengo sia il più difficile.
fintanto che la sua componente umana si evolva in meglio.
Molto più facile una gestione autoritaria e dittatoriale di un qualsiasi popolo.

Proseguo
Domani mattina il goe finalmente dichiara conclusa la fase di transizione e si dichiara pronto ad ottemperare a quanto approvato in precedenza sia nella National Charter che nella Costituzione.

Cosa accadrebbe?
1-Si darebbe finalmente un senso a coloro i quali credendo in esse sono morti.
2-si renderebbe meno pressante la contestazione internazionale o quantomeno si avrebbe una tregua
3- si darebbe finalmente inizio alla realizzazione legalmente riconosciuta dello stato indipendente
4- si porrebbero finalmente le basi per la realizzare una riconciliazione nazionale
5- si riotterrebbe il contributo di idee di quanti sono attualmente dissidenti
6- si renderebbe finalmente possibile realizzare quanto scritto nella National Charter e nella Costituzione.
7- si creerebbero le strutture organizzative dello Stato di Diritto
8- si renderebbe certo l’organigramma dello stato e dei suoi dirigenti
9- - si passerebbe alla fase elezioni dell’Assemblea Nazionale
10- si avrebbero i primi rappresentanti del Popolo Sovrano
11- si avrebbe un riconosciuto Presidente eletto dal Popolo Sovrano
12- -l’Assemblea Nazionale potrebbe emanare legali leggi riconosciute
13 l’Asssemblea Nazionale emanerebbe leggi di gestione economica di valore legale Internazionale
14- Si rimetterebbe in moto l’economia Nazionale
E scusate se è poco.

Il popolo orgogliosamente e nel pieno rispetto del diritto costituzionale alla sua autodeterminazione vota gli strumenti Istituzionali previsti, confluisce in massa nelle fila del PFDJ, la rimanenza vota altro raggruppamento, l’Assemblea Nazionale democraticamente costituita secondo il Capitolo V Art 41 della Costituzione Nazionale Eritrea elegge il suo Presidente.
Il Popolo attraverso questi passaggi voterebbe in massa isaias?
Sia fatta la volontà del Popolo finalmente Sovrano.

Risolto il problema del presidente si dovrebbe passare a quello più urgente dell’avvio del processo economico basato sul libero scambio e sull’intervento dell’imprenditoria privata sulla base di regole certe e garantite.

“Riuscirà il GoE a dare risposte concrete e garanzie certe? Chi può dirlo?”
Purtroppo solo il tempo saprà dirlo
Certamente se il goe non ottempererà a quanto sopra descritto dubito fortemente venga accolta la sua richiesta di aiuto allo sviluppo strutturale e economico sulla sola fiducia se non limitata alla realizzazione di affari a spot poco e nullo incisivi nel medio/lungo periodo.
Del resto, così come risultato dalla conferenza economica, mancano gli strumenti legali e operativi per potere intraprendere attività economiche.
Certo che farselo dire da cittadini qualunque non è stata una grande dimostrazione di possesso di chiare capacità menageriali o imprenditoriali.




“L'Eritrea nel dopo-liberazione era l'economia emergente che con il suo esempio faceva paura alle grandi potenze per le conseguenze che avrebbe potuto portare ai loro interessi in Africa.”
Sono d’accordo anche se non esagererei con fare paura alle grandi potenze, per favore lasciamo perdere, siamo seri, accontentiamoci delle potenzialità che stavano emergendo e che già erano sufficenti.
E’ vero che l’eritrea non guardava la somalia etc. ma molto oltre, purtroppo la successiva politica involutiva e autarchica la sta portando a raffrontarsi con queste ultime realtà, non lo dico io lo dice il goe in ogni occasione.
E mi dispiace molto.

P.S. Pettini noto con piacere che la costituzione è finalmente tradotta, io non ho nessuna difficoltà a inviarle quanto in mio possesso, cosa che farò al più presto.
Non mi preoccuperei di eventuali discrepanze né eventuali imprecisioni anche perché è chiaro il senso del contenuto e comunque non sarebbe di nessun valore legale e se la pubblico a rate è solo per non appesantire troppo il testo.
Spero che anche lei oltre che a pubblicarla la vorrebbe applicata in Eritrea.

Nessuno



LA COSTITUZIONE ERITREA
Ratificata dall'Assemblea Costituente,
Il 23 maggio 1997

Articolo 22 - Famiglia
1. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e
ha diritto alla protezione e cure speciali dello Stato e
società.
2. Uomini e donne in piena età hanno il diritto, con
il loro consenso, di sposarsi e di fondare una famiglia liberamente, senza
ogni discriminazione ed essi hanno uguali diritti e doveri
come a tutti gli affari di famiglia.
3. I genitori hanno il diritto e il dovere di educare i loro figli con
la dovuta cura e affetto, e, a loro volta, i bambini hanno il diritto
e il dovere di rispettare i loro genitori e per sostenerli in
loro vecchiaia.
Articolo 23 - Diritto di Proprietà
1. Fatte salve le disposizioni del sub-articolo 2 del presente articolo, qualsiasi
cittadino ha il diritto, in qualsiasi luogo in Eritrea, ad acquisire
e disporre di proprietà, individualmente o in associazione con
gli altri e lasciare lo stesso ai suoi eredi o legatari.
2. Tutte le terre e tutte le risorse naturali sotto e sopra la superficie
del territorio dell'Eritrea appartengono allo Stato. Gli interessi
dei cittadini sulla terra sono determinati dalla legge.
3. Lo Stato può, nell'interesse nazionale o pubblico, prendere
le proprietà, fatto salvo il pagamento di un giusto risarcimento e in
conformità alla procedura prevista dalla legge.
Articolo 24 -ricorso amministrativo contro una disposizione
1. Qualsiasi persona per una questione amministrativa ha il
diritto di essere ascoltato con rispetto dai funzionari amministrativi
interessati e di ricevere risposte rapide ed eque da
loro.
2. Qualsiasi persona per una questione amministrativa, i cui diritti o
interessi vengano disturbati o minacciati, hanno il diritto
a cercare dovuto ricorso amministrativo.
Articolo 25 - Doveri dei Cittadini
Tutti i cittadini hanno il dovere di:
1. sottostare alla sudditanza Eritrea, lottare per il suo sviluppo e
promuovere la sua prosperità;
2. essere pronti a difendere il paese;
3. compiere il proprio dovere in servizio nazionale;
4. mantenere un sentimento di unità nazionale;
5. rispettare e difendere la Costituzione;
6. rispettare i diritti degli altri, e conformi ai requisiti di legge.

segue

Re: dalle proteste alle proposte

- “L'Eritrea nel dopo-liberazione era l'economia emergente che con il suo esempio faceva paura alle grandi potenze per le conseguenze che avrebbe potuto portare ai loro interessi in Africa.”
Sono d’accordo anche se non esagererei con fare paura alle grandi potenze, per favore lasciamo perdere, siamo seri, accontentiamoci delle potenzialità che stavano emergendo e che già erano sufficenti. –

Questo passaggio necessita di un chiarimento: quando ho scritto “con il suo esempio” intendevo dire che se, sulla scia di quanto fatto dagli eritrei, anche altri paesi africani avessero aperto gli occhi sul modo di trattare gli affari con le potenze economiche egemoni che dipendono dalle risorse del grande continente, queste avrebbero dovuto accettare condizioni certamente meno favorevoli a tutto vantaggio della popolazione.

L’Eritrea nel tempo ha sempre continuato su questa strada e gestisce i contratti senza timori reverenziali.

Esente virtualmente dal problema della corruzione il GoE è rimasto libero di far valere le proprie leggi e non ha esitato ad allontanare dal paese quelle compagnie che credevano di poter operare all’europea allungando dollari qui e là.

Il risultato è che se da una parte gli esclusi starnazzano vanamente, gli imprenditori seri si sentono più tutelati.

“Nessuno” lei afferma: “Del resto, così come risultato dalla conferenza economica, mancano gli strumenti legali e operativi per potere intraprendere attività economiche.
Certo che farselo dire da cittadini qualunque non è stata una grande dimostrazione di possesso di chiare capacità menageriali o imprenditoriali”.

In questo caso non credo lei abbia del tutto compreso la portata della Conferenza che si è tenuta in Asmara.

Non è vero che nell’occasione “cittadini qualunque” abbiano in qualche modo offerto lezioni su come vanno gestiti gli affari, ma al contrario è stato il GoE che in modo trasparente e democratico ha voluto che gli imprenditori esprimessero i loro pareri per calibrare congiuntamente una metodologia sulla quale basare un nuovo capitolo dell’economia eritrea.

Questa è la prima volta che il paese affronta un argomento di tale portata e trovo sia interessante e corretto che il governo si sia confrontato apertamente allo scopo di raggiungere una soluzione soddisfacente per tutti.

In definitiva un gran bell’esempio di gestione democratica di una questione di interesse pubblico.

Lei dice: “Certamente se il goe non ottempererà a quanto sopra descritto dubito fortemente venga accolta la sua richiesta di aiuto allo sviluppo strutturale e economico sulla sola fiducia se non limitata alla realizzazione di affari a spot poco e nullo incisivi nel medio/lungo periodo”.

Ma al GoE non è stato chiesto di ottemperare a nulla che riguardi il suo assetto politico, ma solo di presentare degli approfondimenti programmatici su argomenti a carattere prettamente economico.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini
Anch’io ogni tanto chiudo gli occhi e mi immagino un mondo scevro di ogni male e di ogni difetto, poi apro gli occhi e la mente e leggo casi di scandalosi comportamenti umani.
Pensi che una volta sono venuto a conoscenza che un certo prosperini è stato accusato e condannato perchè prendeva mazzette per agevolare trattative commerciali e/o chissà cos’altro da un personaggi riconducibili a un paese come l’eritrea.
Sulla base di questo fatto ho ritenuto che anche quel paese non ritenesse poi così immorale comportarsi così come fan tutti per l’ottenimento dei propri obiettivi, oppure incapace di effettuare una normale trattativa commerciale, oppure in casi particolari fosse giustificato qualsiasi comportamento.
Nulla di nuovo sotto il sole, mi sento di poter dire che in questo caso l’eritrea non ci insegna nulla, siamo già istruiti a sufficienza, grazie.

Per quanto riguarda la conferenza economica guardi che ho compreso benissimo, il goe intende proseguire la sua politica economica all’insegna del nazionalismo
Gli operatori invitati erano esclusivamente eritrei, cittadini qualunque che non è una definizione dispregiativa anzi.
Padronissimi di farlo, già questo metodo a mio modo di vedere non coglie le potenzialità che un mondo globalizzato come quello odierno può offrire e dimostra una ulteriore tendenza alla chiusura di tipo autarchico.
Potrebbe anche essere che il “faso tuto mi” sia realizzabile, però non mi sembra di avere visto casi simili nel mondo e già questo fatto mi lascia perplesso.
Forse nei paesi di economia sovietica, , cosa poi è successo lo abbiamo visto.
Sappiamo tutti che è la competizione, giustamente indirizzata, che evolve l’economia e l’uomo.

I fatti
Il goe si è presentato alla conferenza con un ordine del giorno che è stato stravolto dagli interventi dei convenuti, i quali hanno evidenziato le incongruenze e le manchevolezze dei contenuti economici e pratici proposti dal goe e se è vero che ci si è limitati a questo è perché di economia si parlava e non mi immagino sarebbe stato possibile parlare di assetto politico se non a rischio della propria persona
Il goe si è reso conto della realtà e ha dovuto aggiornare la conferenza per metabolizzare quanto proposto altrimenti la conferenza non avrebbe ottenuto i consensi sperati e sarebbe fallita.
C’è da augurarsi prenda atto di quanto evidenziato e apporti gli opportuni cambiamenti.
Gli interessi che hanno spinto il goe a convocare la conferenza erano altri, il bell’esempio di gestione democratica invece l’hanno data gli interventi succedutosi da parte delle persone qualunque i quali hanno dimostrato che non è con piani quinquennali di sviluppo economico già sulla carta fallimentari e caduti dall’alto che si sviluppa una economia.


La conferenza economica era attinente all’economia gli interventi erano improntati a questo.
In definitiva, se si volesse parlare di assetto politico, non si avesse nessun problema e si volesse dare un bell’esempio di gestione democratica del paese perché non convocare parimenti una conferenza aperta a tutti con questo ordine del giorno magari convocata in un paese neutrale dove certamente si avrebbe una folta partecipazione.

nessuno


LA COSTITUZIONE ERITREA
Ratificata dall'Assemblea Costituente,
Il 23 maggio 1997

Articolo 22 - Famiglia
1. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e
ha diritto alla protezione e cure speciali dello Stato e
società.
2. Uomini e donne in piena età hanno il diritto, con
il loro consenso, di sposarsi e di fondare una famiglia liberamente, senza
ogni discriminazione ed essi hanno uguali diritti e doveri
come a tutti gli affari di famiglia.
3. I genitori hanno il diritto e il dovere di educare i loro figli con
la dovuta cura e affetto, e, a loro volta, i bambini hanno il diritto
e il dovere di rispettare i loro genitori e per sostenerli in
loro vecchiaia.
Articolo 23 - Diritto di Proprietà
1. Fatte salve le disposizioni del sub-articolo 2 del presente articolo, qualsiasi
cittadino ha il diritto, in qualsiasi luogo in Eritrea, ad acquisire
e disporre di proprietà, individualmente o in associazione con
gli altri e lasciare lo stesso ai suoi eredi o legatari.
2. Tutte le terre e tutte le risorse naturali sotto e sopra la superficie
del territorio dell'Eritrea appartengono allo Stato. Gli interessi
dei cittadini sulla terra sono determinati dalla legge.
3. Lo Stato può, nell'interesse nazionale o pubblico, prendere
le proprietà, fatto salvo il pagamento di un giusto risarcimento e in
conformità alla procedura prevista dalla legge.
Articolo 24 -ricorso amministrativo contro una disposizione
1. Qualsiasi persona per una questione amministrativa ha il
diritto di essere ascoltato con rispetto dai funzionari amministrativi
interessati e di ricevere risposte rapide ed eque da
loro.
2. Qualsiasi persona per una questione amministrativa, i cui diritti o
interessi vengano disturbati o minacciati, hanno il diritto
a cercare dovuto ricorso amministrativo.
Articolo 25 - Doveri dei Cittadini
Tutti i cittadini hanno il dovere di:
1. sottostare alla sudditanza Eritrea, lottare per il suo sviluppo e
promuovere la sua prosperità;
2. essere pronti a difendere il paese;
3. compiere il proprio dovere in servizio nazionale;
4. mantenere un sentimento di unità nazionale;
5. rispettare e difendere la Costituzione;
6. rispettare i diritti degli altri, e
conformi ai requisiti di legge.
Articolo 26 - Limitazione Su Diritti fondamentali e
Libertà
1. I diritti e le libertà fondamentali garantite ai sensi del presente
Costituzione può essere limitato solo nella misura in cui è nell'interesse
della sicurezza nazionale, pubblica sicurezza, al benessere economico
del paese, della salute o della morale, per la prevenzione del pubblico
reato o per la protezione dei diritti e delle libertà altrui.
2. Qualsiasi legge che prevede la limitazione dei diritti fondamentali
e delle libertà garantiti dalla presente Costituzione deve:
a. essere coerenti con i principi della democrazia e della giustizia;
b. essere di applicazione generale e non negare l'essenziale
contenuto del diritto o la libertà in questione;
c. specificare l'estensione accertabile di tale limitazione e
identificare l'articolo o gli articoli del presente documento sul quale l'autorità di
mettere in atto tale limitazione è affermato
3. Le disposizioni del sub-articolo 1 del presente articolo non possono essere
utilizzato per limitare i diritti e le libertà fondamentali garantite
ai sensi degli articoli 14 (1) e (2), 15, 16, 17 (2), (5), (7) e (8), e
19 (1) della presente Costituzione.

segue

Re: dalle proteste alle proposte

“Nessuno” noi procediamo nei nostri ragionamenti secondo diversi punti di vista.

Personalmente, deluso profondamente dalla gestione politica ed economica del mio paese e soprattutto dal suo indegno e apparentemente inarrestabile degrado morale, trovo interessanti spunti di riflessione nell’esempio fornito dal percorso storico dell’Eritrea.

Non faccio differenze fra GoE, Isaias o il popolo nel suo insieme; tutta l’esperienza eritrea, da me lungamente studiata nel corso degli anni, continua ad apparirmi di una nettezza e coerenza che francamente ammiro.

Alla fine del 2001 ero in Eritrea e ho vissuto la vicenda dei G15 non sapendomene fare un’opinione immediata; l’unica era aspettare, valutare la reazione del popolo eritreo e studiare gli eventi raccogliendo quante più informazioni era possibile.

Nel tempo poi ho avuto modo di farmene un’idea più completa soprattutto alla luce di molti altri eventi che si sono succeduti nel tempo.

In Eritrea va tutto bene?

Se qualcuno si dovesse mai prendere il disturbo di chiedermi un parere circa la gestione di molti aspetti dell’organizzazione del paese avrei ovviamente molto da dire, ma in mancanza di specifiche istanze mi limito a tentare nel mio piccolo di fornire una chiave di interpretazione della realtà del paese.

Quello che però non sopporto sono gli attacchi gratuiti basati sulle menzogne e sulla diffusione spregiudicata di notizie false, con i quali si vorrebbe giocare al massacro in sostituzione del confronto dialettico.

Gli esempi sono moltissimi, tanto per capirci basta leggere la notizia, diffusa in questi giorni da una organizzazione internazionale e ripresa da una nota Ong che operava in Eritrea, secondo la quale oltre il 50% della popolazione dell’Eritrea, del Burundi e di Haiti sarebbe denutrita a causa del cosiddetto Land Grabbing cioè la cessione di terreni fertili a compagnie straniere per la produzione di bio-carburanti.

Burundi e Haiti sono paesi che non conosco, ma che l’Eritrea sia alla fame e vittima del Land Grabbing…

Lei insiste sul tasto della democrazia, ma sulla base di quanto vediamo ogni giorno sono sempre più dell’idea che in generale la cosiddetta democrazia assuma a seconda dei casi delle sfumature sempre più bizzarre che alla fine determinano lo stato di cose al quale stiamo tutti assistendo nel mondo.

L'argomento è complesso e di difficile trattazione in questo contesto.

Lei afferma in modo strumentale:”Il goe si è presentato alla conferenza con un ordine del giorno che è stato stravolto dagli interventi dei convenuti, i quali hanno evidenziato le incongruenze e le manchevolezze dei contenuti economici e pratici proposti dal goe e se è vero che ci si è limitati a questo è perché di economia si parlava e non mi immagino sarebbe stato possibile parlare di assetto politico se non a rischio della propria persona”.

A me pare che il ragionamento sia capzioso, per prima cosa l’ordine del giorno non è stato stravolto dagli interventi dei convenuti, ma bensì opportunamente modificato dagli organizzatori per dare spazio a quanti più convenuti fosse possibile.

Poi nessuno, come detto, ha corso alcun rischio nell’esporre le sue idee in considerazione comunque del fatto che il velo che separa le questioni economiche da quelle politiche è veramente sottile.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Un giorno in un bar in Eritrea mi son sentitp dire: non parlare di poliritca perch<è qui anche i muri sentono. Che cosa signnifica?

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini mi ha anticipato, concordo che stiamo interloquendo avendo visioni dello stesso panorama ma visto da due punti diversi. Ci differenziano alcune distorsioni ottiche e qualche suo caso eclatante non visto
Rimanendo in questo ambito presumo sia lecito e consentito ad ambedue.
Alcune sue analisi però mi lasciano perplesso e se mi consente le devo contestare.
Una differenza tra isaias, il goe e il popolo nel suo insieme, esiste e come.
Dal mio punto di vista vedo una scollatura tra la dirigenza e il resto del paese.
Vedo una gestione verticistica dell’eritrea
Non sono convinto che la partecipazione alle sorti sia politiche che economiche del paese sia sorgiva dal popolo.
Non parliamo poi di coerenza per favore, lei, se davvero ha studiato la storia eritrea, non può non avere notato la direzione che ondivaga è un eufemismo per quanti cambiamenti ha fatto il goe ma specialmente isaias.
Il popolo in questo caso non c’entra per nulla e nulla poteva decidere, ha solo subito gli eventi.
Le elenco quelli più eclatanti.
Inserito nell ElF fuoriuscito dal ELF
Amico di melles- nemico di melles
Compagno dei G15 distruttore dei G15
Alleato dell’america nemico giurato dell’america
Disponibile all’apertura del libero mercato- ripristino dell’autarchia
Estensore della National Charter- rifiuto di ottemperare a quanto descritto in essa
Estensore della Costituzione eritrea- rifiuto di implementarla.

Posso capire che mancando una corretta e plurale informazione all’epoca non era forse possibile farsi una immediata opinione
della estromissione dei G15, ma se mi dice che l’unica soluzione era aspettare, valutare la reazione del popolo, studiare gli eventi, e se a queste aggiungo che in diverse occasioni ha dichiarato che se ci fossero stati dei diversi risultati si sarebbe adeguato, bè francamente mi sembra un atteggiamento da opportunista, non tanto diverso da chi nel tanto criticato e bistrattato bel paese aspetta fino all’ultimo per essere certo di saltare sul carro del vincitore.




Concordo che attacchi gratuiti o peggio menzogneri al pari della disinformazione e della ostinata negazione ad oltranza di gravi fatti veri siano da condannare con fermezza.

Democrazia
Be veramente di democrazia si parla ampiamente nella National Charter e nella Costituzione voluta, discussa, approvata, da isaias e dal goe poi Ratificata dall'Assemblea Costituente, Il 23 maggio 1997 , ad esse mi ricollego, e a queste io faccio riferimento.
Ma non solo di democrazia si parla ad esempio National Charter e nella Costituzione, si parla di organigrammi dello Stato, di famiglia, di assistenza agli anziani, di tutela delle proprietà, di giustizia, di cittadinanza, di principi democratici, di cultura nazionale, competenze del sistema giustizia, competenze Servizio Civile, Politica estera, Nazionale di Difesa e Sicurezza, Parità ai sensi della legge, Diritto alla Vita e della Libertà, Diritto alla dignità umana, Libertà di coscienza, di religione, di espressione Parere, Movimento, all'Assemblea e Organizzazione, Ricorso amministrativo contro una disposizione, etc etc.
Pretendere venga resa attuata la Costituzione Eritrea vuol dire che i summenzionati importanti articoli in essa contenuti tra cui l’organizzazione in senso democratico dello stato, verranno resi operativi.
Intendiamoci è la realizzazione pratica della gestione legale dello stato e che è prioritaria.
Il beneficio è e sarà evidente e a vantaggio di tutti
E’ interesse di tutti che un governo nel pieno possesso delle sue funzioni possa emanare norme a tutela della famiglia, degli anziani, oppure rendere attuative le norme con cui amministrare la giustizia, norme a tutela della proprietà, stabilire modalità di ricorsi avverso disposizioni etc etc
Non ultimo attuare norme specifiche per lo Sviluppo economico e sociale.
Anche a questo mi riferisco quando parlo di struttura organizzata dello Stato che attualmente manca.
Ribadisco, solo attraverso l’implementazione della Costituzione , l’Eritrea potrà riottenere anche gli spazi economico sociali che le permetteranno di progredire speditamente.

Con tutti i suoi limiti, i sistemi socio politico della stragrande parte del mondo sono amministrati da governi di stampo democratico. Non vedo altrimenti praticabile governare uno stato moderno con un sistema centralizzato di stampo nazionalsocialista o social nazionalista, anche la russia e la cina hanno dovuto cambiare.

“Lei insiste sul tasto della democrazia, ma sulla base di quanto vediamo ogni giorno sono sempre più dell’idea che in generale la cosiddetta democrazia assuma a seconda dei casi delle sfumature sempre più bizzarre che alla fine determinano lo stato di cose al quale stiamo tutti assistendo nel mondo”.
Intanto comincio col dire che per me democrazia significa anche consapevolezza della propria libertà individuale, se pur limitata dal rispetto delle altrui opinioni o aspirazioni.
Significa potermi permettere di possedere una autonoma capacità critica ed espressiva di ciò che mi contorna.
Per quanto non necessariamente intruppata in rigide organizzazioni partitiche.
Sono consapevole che non sempre una organizzazione strutturale democratica, non per sua colpa, alla fine può non offrire il meglio di sé e nei regimi verticistici ancora peggio, purtroppo la loro componente umana è quella che conosciamo.
Ed è la medesima che attualmente ricopre cariche dirigenziali in eritrea.

Congresso economico

Un ordine del giorno in un ordinamento organizzato normalmente non può essere modificato nella sostanza in corso d’opera, altrimenti si potrebbero ledere i diritti dei terzi non convenuti. e se il verbale agli atti, rispecchia quanto richiesto dai presenti e se queste richieste non combaciano o non rientrano tra quanto elencato nell’ordine del giorno della riunione o viene modificato dagli organizzatori per qualsiasi ragione, questo di fatto viene stravolto.

Pettini il velo che separa le questioni economiche da quelle politiche è veramente così sottile o inesistente tanto che di fatto i due argomenti sono interconnessi, ciò conferma anche che è necessario analizzare sì proposte di lo sviluppo economico ma partendo dalla definizione della prioritaria base politica costitutiva dello Stato Eritreo.


nessuno

Articolo 27 - Stato di Emergenza
1. In un'epoca in cui la sicurezza pubblica o la sicurezza o la stabilità del
Stato è minacciato da guerre, invasioni esterne, disordini civili o
disastro naturale, il presidente può, mediante un annuncio
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dichiarare uno stato di
emergenza in Eritrea o in parte di esso.
2. Una dichiarazione ai sensi del sub-articolo 1 del presente articolo non
diventare efficace se non approvato da una delibera approvata da almeno
due terzi dei voti di tutti i membri della Assemblea Nazionale
Una dichiarazione fatta quando l'Assemblea Nazionale
è in sessione deve essere presentato entro due giorni dalla sua
pubblicazione, o in altro modo, l'Assemblea Nazionale deve essere
convocata per verificare e prendere in considerazione la dichiarazione entro trenta
giorni dalla sua pubblicazione.
3. Una dichiarazione approvata dall'Assemblea Nazionale ai sensi del
Sub-articolo 2 del presente articolo, continuano ad essere in vigore per un
periodo di sei mesi dopo tale approvazione.
L’ Assemblea Nationale può, con una risoluzione di maggioranza dei due terzi dei voti
tutti i suoi membri, estendere la sua approvazione della dichiarazione di un
periodo di tre mesi alla volta.
4. L'Assemblea nazionale può, in qualsiasi momento, con delibera
revocare la dichiarazione approvata da essa ai sensi delle disposizioni
del presente articolo.
5. Una dichiarazione di stato di emergenza o di eventuali misure
intraprese o leggi emanate in applicazione della stessa non deve:
a. sospendere gli articoli 14 (1) e (2), 16; 17 (2) e 19 (1) del
Costituzione;
b. accordare la grazia o amnistia a qualsiasi persona o alle persone che,
agendo sotto l'autorità dello Stato, si sono impegnati
in atti illegali.
c. introdurre la legge marziale in assenza di invasione esterna o
disordini civili.

Articolo 28 - Rispetto dei diritti fondamentali e della Libertà
1. L'Assemblea nazionale con qualsiasi atto legislativo subordinato
dall'autorità non deve fare alcuna legge, e l'Esecutivo e le
agenzie di governo non devono intraprendere alcuna azione che
abolisca o compendia i diritti e le libertà fondamentali
conferiti dalla presente Costituzione, senza l'autorizzazione di questa
Costituzione. Ogni legge o azione in violazione delle medesime devono essere
nulle.
2. Qualsiasi persona offesa che afferma che il suo diritto fondamentale alla
libertà garantiti dalla presente Costituzione è stata negata o
violato il diritto di petizione di un tribunale competente per
risarcimento. Ove accerti che tale diritto fondamentale o
libertà è stata negata o violata, il giudice ha il
potere di fare tutti gli ordini, come è necessario, per assicurare
al richiedente il godimento di tale diritto fondamentale o
al richiedente libertà se tale subisce un danno, ed includere
un premio di compensazione monetaria.
Articolo 29 - Diritti residui
I diritti enumerati nel presente capo non ostano altri
diritti che derivano dallo spirito di questa Costituzione e il
principio di una società basata sulla giustizia sociale, democrazia e
Stato di diritto.


segue

Re: dalle proteste alle proposte

“Nessuno” lei riassume in poche righe un percorso di vita durato alcune decine di anni che tuttavia sembra confermare la mia opinione dimostrando coerenza e concretezza.

Riferendosi al presidente Isaias lei scrive:

1 - Inserito nell ElF fuoriuscito dal ELF
2 - Amico di melles- nemico di melles
3 - Compagno dei G15 distruttore dei G15
4 - Alleato dell’america nemico giurato dell’america
5 - Disponibile all’apertura del libero mercato- ripristino dell’autarchia
6 - Estensore della National Charter- rifiuto di ottemperare a quanto descritto in essa
7 - Estensore della Costituzione eritrea- rifiuto di implementarla.

1 – Le vicissitudini dell’Elf sono note e si possono sintetizzare in questo modo:
a) 1961 - Alcuni esuli eritrei, fra i quali l’ex presidente del parlamento eritreo, Idris Mohammed Adem, fondano il Fronte di liberazione dell’Eritrea (F.L.E.) e decidono di dare inizio alla lotta armata. L’1 settembre, un gruppo di guerriglieri, guidati da Hamed Idris Awate, attacca una stazione di polizia nella provincia eritrea occidentale del Barka.
b) 1967 - Con l’aiuto di consiglieri militari israeliani, l’esercito etiopico scatena la sua prima offensiva su vasta scala contro i guerriglieri del F.L.E. Decine di migliaia di civili eritrei sono costretti a trovare rifugio nel vicino Sudan, mentre all’interno del F.L.E, che non ha saputo tenere testa all’offensiva etiopica, la dirigenza viene messa sotto accusa per le divisioni di carattere religioso e tribale all’origine del rovescio militare registrato.
c) 1970 Dopo aver inutilmente tentato di modificarne l’orientamento, gruppi di guerriglieri abbandonano il F.L.E. e danno vita alle Forze popolari di liberazione dell’Eritrea (F.P.L.E.).Contro la nuova organizzazione, il F.L.E. scatena una sanguinosa guerra civile. Nel frattempo, ad agosto, si svolge a Monaco (Germania) il primo congresso in Europa degli Eritrei per la liberazione.
d) 1973 Nel mese di agosto si svolge, per la prima volta a Pavia (Italia), il quarto congresso degli Eritrei per la liberazione, in Europa, dopo i primi tre che si sono svolti in Germania: Monaco (1970), Norimberga (1971), Monaco (1972). L'FLE si scinde in due tronconi: FLE storico e FLE-FPLl forze popolari di liberazione frazione marxista dell'FLE. Si afferma l'FPLE - Fronte Popolare di Liberazione dell'Eritrea.
e) 1974 - La guerra civile tra il F.L.E. e il F.P.L.E. ha finalmente termine. In agosto prosegue il quinto congresso degli Eritrei per la liberazione, in Europa, per la prima volta nella città di Bologna.
Dunque è la linea di Isaias quella che prevale su quanti volevano liberare l’Eritrea basandosi su divisioni di carattere religioso e tribale, non è Isaias a modificare la sua posizione.

2 - Isaias non è amico di Melles, ma è Melles a essere amico di Isaias salvo poi dimostrarsi il più indegno dei nemici.

3 – Isaias è compagno di tutti poi tradito dai tragici errori di una minoranza.

4 – Isaias crede nelle promesse di quello che crede un alleato nella lotta al terrorismo e quando i fatti dimostrano la reale inaffidabilità e pericolosità delle varie amministrazioni che si succedono, prende le distanze.

5 – Sempre disponibile al libero mercato, da attuarsi quando le condizioni lo consentiranno.

6 – Isaias non è l’estensore dalla National Charter e non si rifiuta di implementarla poiché questa prevede come strumento operativo la Costituzione dell’Eritrea e questa è stata regolarmente ratificata.

7 – Poco dopo la ratifica della Costituzione l’Etiopia dichiara lo stato di guerra e invade l’Eritrea impedendo di fatto ogni altra attività che non sia la strenua difesa della sovranità e integrità territoriale della nazione.

Lei afferma:”… ma se mi dice che l’unica soluzione era aspettare, valutare la reazione del popolo, studiare gli eventi, e se a queste aggiungo che in diverse occasioni ha dichiarato che se ci fossero stati dei diversi risultati si sarebbe adeguato, bè francamente mi sembra un atteggiamento da opportunista, non tanto diverso da chi nel tanto criticato e bistrattato bel paese aspetta fino all’ultimo per essere certo di saltare sul carro del vincitore”.

Le ricordo che come osservatore esterno, straniero e super partes non mi trovo nella posizione di “saltare sul carro” di nessuno, ne di avvantaggiarmi del successo di questa o quella compagine, posso solo limitarmi a prendere atto della volontà popolare così come la diplomazia internazionale che riconosce l’attuale governo dell’Eritrea così come avrebbe riconosciuto quello che eventualmente il popolo eritreo avesse deciso di appoggiare in caso di successo del colpo di stato.

Inoltre lei sottolinea che:” Un ordine del giorno in un ordinamento organizzato normalmente non può essere modificato nella sostanza in corso d’opera, altrimenti si potrebbero ledere i diritti dei terzi non convenuti.
e se il verbale agli atti, rispecchia quanto richiesto dai presenti e se queste richieste non combaciano o non rientrano tra quanto elencato nell’ordine del giorno della riunione o viene modificato dagli organizzatori per qualsiasi ragione, questo di fatto viene stravolto”.

Nel caso in questione nulla è stato stravolto del programma originale, ma si è semplicemente ampliato lo spazio dedicato alle istanze dei partecipanti posticipando la presentazione delle imprese delle quali si volevano immettere sul mercato le azioni.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte



Pettini dal suo punto di vista lei sarà anche
“osservatore esterno, straniero e super partes non mi trovo nella posizione di “saltare sul carro” di nessuno, ne di avvantaggiarmi del successo di questa o quella compagine, posso solo limitarmi a prendere atto della volontà popolare così come la diplomazia internazionale che riconosce l’attuale governo dell’Eritrea così come avrebbe riconosciuto quello che eventualmente il popolo eritreo avesse deciso di appoggiare in caso di successo del colpo di stato”.

Mentre dal mio punto di vista ritengo che il suo modus operandi sarà tutto meno che super partes, lei è troppo sbilanciato verso una parte, infatti le devo far rilevare che ancora dal suo punto di vista continua a vedere una volontà popolare che non esiste se nel suo immaginario perché allo stato è inespressa e questo è un fatto.
Cosa le fa pensare che sia così, su quali base certe e inequivocabili si basa, forse sull’opinione personale dei parenti o di chi incontra nei bar di asmara o forse le sue frequentazioni le danno informazioni a tutti precluse?
Più modestamente mi devo limitare ai fatti ed essi mi dicono che finchè le situazioni non cambieranno l’eritrea è nelle mani di una sola persona, isaias.
E ancora per cortesia non insista con le teorie di colpi di stato mai pensati nè proposti da alcuno.
La verità sono stanco di rileggerla ed è quella che tutti oramai conoscono.
L’unica cosa reale nel suo testo è che l’eritrea a seguito della sua indipendenza, all’immediato riconoscimento etiopico faceva seguito quello della comunità internazionale e il 28 maggio 1993 l'Eritrea venne ammessa all'ONU.
Ma innumerevoli sono le condanne, le critiche e le prese di distanza sempre dalle stesse comunità internazionali che l’eritrea ha poi ricevuto e riceve per il suo ostinato rifiuto di realizzare quanto inserito nella National Charter e nella Costituzione.

Economia
Lei afferma
“Nel caso in questione nulla è stato stravolto del programma originale, ma si è semplicemente ampliato lo spazio dedicato alle istanze dei partecipanti posticipando la presentazione delle imprese delle quali si volevano immettere sul mercato le azioni.”

Non è esatto, la conferenza economica di fatto è stata modificata e stravolta, sostanzialmente fallita perché sarebbe stato impossibile collocare le azioni proposte senza le necessarie e opportune garanzie così come è giusto, logico e già molte volte suggerito che sia.
Infatti questo era il vero interesse del goe in questa riunione, recuperare risorse pensando di nulla concedere.
Vede come imperterrito il goe persegue una politica autarchica e nazionalista tutto il contrario del liberismo.
Ma come, lo stato vorrebbe presentare imprese presumibilmente sue su cui investire dando in cambio promesse fondate sul nulla? E’ chiaro che i partecipanti hanno fatto le opportune rivendicazioni e chiesto chiarimenti che il goe deve metabolizzare.
A parte il fatto che voler realizzare economie statali è suicida, la storia ha dimostrato essere destinate al fallimento
Una nazione come l’eritrea che non presenta nessun bilancio dello stato, non ha una costituzione operante, non ha regole certe né condivise, in uno stato di pace armata ai confini, nessuna normativa in merito al credito bancario né azionario pensa di ottenere finanziamenti privati alle sue imprese sulla base della sola fiducia?
Azioni, in assenza di una istituzione come una borsa di interscambio merci, da chi verrebbero garantiti i soldi investiti?
Più che azioni le dovremmo chiamare obbligazioni o titoli di stato?
Si rende conto che sono molto di più le perplessità,le domande che le chiare risposte ottenute?
Azioni? Considerato il momento economico mondiale sfavorevole e che società del calibro di lehman brothers sono fallite annunciando debiti bancari per usd 613 miliardi, debiti obbligazionari per usd 155 miliardi e attività per un valore di usd 639 miliardi e classificata come la più grande bancarotta nella storia degli Stati Uniti.
Come una Impresa privata, addirittura Stati sovrani come a suo tempo l’ Argentina hanno fatto default mandando in bancarotta chi aveva investito nelle iniziative sconsiderato dello stato.
Lo stesso pericolo lo stiamo vedendo ora con le note difficoltà dei paesi europei in prima fila Portogallo Spagna Grecia Italia etc etc.
Ciò premesso e con questi precedenti il Goe dovrà essere molto convincente.
Il mio punto di vista mi porta a dire che il goe ha solo una strada percorribile ed è quella di rifarsi una credibilità, in primis verso il suo popolo, secondo verso chi potrebbe tornare ad investire nel paese ma solo a seguito del verificarsi di quanto descritto nella National Charter
Lo farà?

nessuno




LA COSTITUZIONE ERITREA
Ratificata dall'Assemblea Costituente,
Il 23 maggio 1997





CAPITOLO IV: L'ASSEMBLEA NAZIONALE
Articolo 30 - Rappresentanza del Popolo
1. Tutti i cittadini eritrei, di diciotto anni di età o più, si
hanno diritto di voto.
2. L'Assemblea nazionale emana una legge elettorale, che
assicura la rappresentanza e la partecipazione del
Popolo eritreo.
Articolo 31 - Istituzione e durata della Assemblea Nazionale
1. Vi sarà una Assemblea Nazionale che sarà il
supremo organo legislativo e rappresentativo.
2. L'Assemblea Nazionale è composto da rappresentanti
eletti dal popolo.
3. I membri dell'Assemblea nazionale sono eletti a scrutinio segreto
scrutinio di tutti i cittadini che hanno diritto di voto.
4. I membri dell'Assemblea nazionale sono i rappresentanti del
Popolo eritreo nel suo complesso. Nello svolgimento dei loro doveri, essi
sono regolati dagli obiettivi e principi della
Costituzione, l'interesse del popolo e del paese e
la loro coscienza.
5. La prima sessione dell'Assemblea Nazionale si riunisce
entro un mese dopo le elezioni generali. La durata del
Assemblea Nazionale è di cinque anni dalla data di tale
prima sessione. Dove esiste una situazione di emergenza che
previene le elezioni generali , l’ Assemblea Nazionale
può, con una risoluzione supportata da almeno
due terzi dei voti di tutti i suoi membri, estendere la vita del
Assemblea nazionale per un periodo non superiore a sei mesi.
6. Le qualifiche e l'elezione dei membri del
Assemblea nazionale, le condizioni per il loro decadimento e
altre questioni connesse sono determinati dalla legge.
Articolo 32 - Poteri e compiti dell'Assemblea Nazionale
1. Ai sensi delle disposizioni di questa Costituzione:
a. l'Assemblea Nazionale ha il potere di emanare leggi
e deliberare per l’ottenimento della pace, della stabilità, dello sviluppo
e la giustizia sociale dell'Eritrea;
b. salvo autorizzazione ai sensi delle disposizioni del presente
Costituzione e la legge emanata dall'Assemblea Nazionale,
nessuna persona o organizzazione ha il potere di fare
decisioni che hanno forza di legge.
2. L'Assemblea Nazionale è vincolata dagli obiettivi e
principi della Costituzione, e si adopera per realizzare gli
obiettivi in esso indicati.
3. L'Assemblea Nazionale approva il bilancio nazionale e
emanare leggi fiscali.
4. L'Assemblea Nazionale ratifica accordi internazionali
di legge.
5. L'Assemblea Nazionale ha il potere di approvare il
governo.
6. L'Assemblea Nazionale approva uno stato di pace, di guerra o
di emergenza nazionale.
7. L'Assemblea Nazionale ha il potere di sovrintendere alla
esecuzione delle leggi.
8. L'Assemblea Nazionale ha il potere di eleggere,
tra i suoi membri, e da una maggioranza assoluta di tutti i suoi
membri, il presidente che deve servire per cinque anni.
9. Ai sensi delle disposizioni dell'articolo 41 (6) (a), (b) e (c)
del presente documento, l'Assemblea nazionale può, con una maggioranza dei due terzi
di voto di tutti i suoi membri, mettere sotto accusa o licenziare
Il presidente prima della fine del suo mandato.
10. L'Assemblea Nazionale ha il potere di approvare un
emendamento ai sensi della presente Costituzione.
11. L'Assemblea nazionale deve creare una commissione permanente
per trattare le petizioni dei cittadini.
12. L'Assemblea Nazionale ha il potere di emanare tutte le
risoluzioni e di intraprendere tutte le misure
necessario e per stabilire la rappresentatività di comitati ad hoc
come ritiene opportuno per scaricare la sua responsabilità costituzionale


segue

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini
Dal mio punto di vista ritengo che
1) Il suo lungo excursus storico non c’entra nulla col fatto che isaias abbia di cambiato bandiera politica passando a diverso schieramento e questo è un fatto
2) la sua definizione di amicizia è stravagante, comunque è noto che i due erano anche compagni di merende e questo è un fatto
3) che i G 15 erano suoi compagni di lotta e di partito è un fatto, che a seguito di disaccordo sulla sua linea politica e resosi conto del suo tradimento lo abbiano contestato è un fatto, che li abbia incarcerati facendoli sparire e probabilmente ormai morti è un fatto.
4) che sia stato alleato di diversi paesi tra cui l’america che adesso contesta aspramente è un fatto
5) che allo stato in eritrea non esiste il libero mercato è un fatto
6) Con Isaia presidente, il terzo congresso a nakfa nel 1994, ben 19 anni fa, approvò fra l’altro un documento nazionale (National Charter) che stabilì i principi fondamentali su cui si basa il sogno (vision, dream) di quello che sarebbe dovuta divenire la nuova Eritrea.

Sei sono i principi fondamentali contenuti in essa

1)Armonia nazionale.
Perchè la gente eritrea viva nell'armonia, nella pace e nella stabilità, seguendo senza distinzioni le linee regionali, etniche, linguistiche, religiose, di genere o di classe.
2)Democrazia politica.
Perchè la gente eritrea partecipi attivamente e si trasformi in protagonista nella gestione e nella conduzione della sua vita e del suo paese, con i suoi diritti garantiti per legge e nella pratica.
3)Evoluzione economica e sociale.
Perchè l’Eritrea progredisca socialmente ed economicamente nelle aree della formazione, della tecnologia e della qualità di vita.
4)Giustizia sociale (democrazia economica e sociale).
Giusta distribuzione della ricchezza, servizi e opportunità, e attenzione speciale da dedicare alle sezioni più svantaggiate della società.
5)Rinascita culturale.
Disegnata sulla nostra ricca eredità culturale e sui valori approfonditi durante la lotta di liberazione, per sviluppare una coltura Eritrea caratterizzata da amore per il paese, rispetto per umanità, solidarietà fra uomini e donne, amore della verità e della giustizia, rispetto per la legge, lavoro duro, sicurezza di se, fiducia nella riuscita, mentalità aperta e inventiva.
6)Cooperazione regionale ed internazionale
Perchè l’Eritrea si trasformi in un membro rispettato della Comunità internazionale, attraverso la coesistenza nell'armonia e cooperazione con i paesi vicini; e contribuendo, nella misura delle sue possibilità, alla pace, alla sicurezza e allo sviluppo regionale e globale.

La National Charter parla anche di molto altro, cosa è RIMASTO DI QUESTI SOGNI? nessuna di queste visioni isaias ha voluto realizzare e questo è un fatto.
7) la Costituzione dell’Eritrea approvata nel 1997 atto costitutivo della nazione contiene anche regolamentazioni di carattere organizzativo interno che con l’invasione da parte dell’etiopia non c’entrano nulla.
E comunque a distanza di così tanti anni.Il fatto che rimanga confinata in un cassetto dimostra che isaias non voglia renderla operativa, e questo è un fatto.

Non è obbligatorio essere amico di tutti, ma un personaggio a capo di una nazione ha obblighi e doveri particolari.
Che oculato statista è isaias che amico di tutti, da tutti viene tradito, o questa almeno è la sua versione.
Se anche così fosse ciò dimostrerebbe la sua scarsa statura politica o la scarsa considerazione umana nei suoi confronti che ad alto livello si ha di lui.
E’ mia opinione il contrario cioè che isaias sia poco stabile, incauto e presuntuoso nei rapporti con i patner del momento fino ad arrivare agli eccessi disastrosi che conosciamo e che poi si riflettono negativamente sul popolo eritreo.


nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Dopo aver sviscerato le nostre diverse opinioni possiamo ritenere che l'argomento sia stato analizzato in maniera esaustiva e quindi, dopo una lunga deviazione, possiamo tornare all'argomento del 3D.

Nel frattempo ho collegato il link della traduzione della Costituzione dell'Eritrea sulla Home page del sito.

Tale traduzione non è ufficiale e quindi chi volesse un testo certificato dovrà cercare le versioni originali che sono state pubblicate dal governo in tutte le lingue parlate in Eritrea e in inglese.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

I Senatori Radicali Marco Perduca e Donatella Poretti, candidati nelle liste Amnistia Giustizia e Liberta' al senato in Toscana, hanno presentato ieri un'interrogazione al Minstero degli Esteri per chieder conto, tra le altre cose, delle angerie che alcuni italiani residenti in Eritrea subirebbero da parte del regime anti-democrativo di Afewerki.
"L'interrogazione", spiegano i Radicali in una nota "fa seguito alle critiche avanzate dal Senatore Perduca in sede di conversione in legge del decreto di rifinanziameto delle missioni internazionali che conteneva anche la cessione a titolo gratuito di materiale ferroviario 'fuori servizio' ad Asmara"
Alcuni italiani residenti da tempo in Eritrea, ci hanno inviato dei documenti in cui ci segnalano una campagna di espropri di terreni e immobili da parte delle autorita' eritree. Espropri ingiustificati e imposti senza alcun riferimento di legge. Auspichiamo che il governo si prenda a cuore quanto da noi denunciato. Non crediamo che ci si voglia trovar di fronte a un nuovo caso Libia...

Testo del’linterrogazione a risposta scritta al Ministro degli esteri dei Senatori Perduca e Poretti
A seguito della pubblicizzazione della loro non partecipazione al voto finale del decreto missioni gli scriventi son stati contattati da alcuni rappresentanti della comunità italiana residente in Eritrea che ha condiviso preoccupanti informazioni relative a presunti abusi che si concretizzerebbero nell'esproprio della proprie abitazioni da parte delle autorità eritree;
secondo quanto raccolto dagli interroganti da parte della rappresentanza diplomatica del nostro paese non vi sarebbe stata alcuna possibilità di tutelare gli interessi dei nostri connazionali;
Secondo il materiale visionato, tali espropri avverrebbero nell'ambito di una serie di iniziative che il Governo Eritreo sta mettendo in atto senza peraltro fornire alcuna spiegazione nei confronti delle proprietà di stranieri, in particolare di cittadini italiani. Tali espropri sarebbero considerati "prassi" da parte delle autorità eritree quindi in totale deroga o disrispetto di leggi esistenti.
Si chiede di sapere:
- Se il ministro in indirizzo sia a conoscenza di tali espropri;
- Se essi, in virtù della prassi che li legittima, possano interessare anche proprietà demaniali;
- Come il Governo intenda procedere per tutelare i diritti dei nostri connazionali con proprietà in Eritrea;
- Se, sulla base di quanto sopra, la concessione del materiale ferroviario "fuori servizio" sia ancora da considerarsi come una cessione a fondo perduto o non possa invece far parte di una trattativa colle autorità di Asmara volta a far pressione affinché le proprietà degli italiani in Eritrea vengano garantite dalla legge nazionale piuttosto che dalle politiche del governo di Afewerki;
- Se e quali accordi bilaterali esistano per tutelare le proprietà e gli interessi economici di cittadini italiani in Eritrea e quali siano le iniziative in atto perché tali accordi vengano rispettati.
----------------------


Quanto sopra riportato è la chiara e reale dimostrazione, da me denunciata in precedenti post, di come viene gestita la politica socio-economica interna e di quanto grave sia il pericolo derivante dall’assenza della certezza del diritto in Eritrea.
Oggi il danno coinvolge gli stranieri residenti, domani qualunque cittadino eritreo potrà subire le stesse conseguenze.
Quello che accade in Eritrea è la chiara dimostrazione che senza una Costituzione dello stato in vigore tutti i cittadini sia residenti che eritrei siano soggetti all’imprevedibile comportamento giornaliero di una persona.
La sola alternativa per lo sviluppo dell’Eritrea passa attraverso l’implementazione della sua Costituzione a seguito della quale un parlamento composto da cittadini promulghi e renda operative leggi e regole condivise da tutti, le applichi e le rispetti.
A seguito di siffatti comportamenti reali e attuali da parte del goe mi chiedo come si possa pensare che un qualsiasi imprenditore voglia investire in Eritrea.
Questo autolesionista comportamento del goe conferma quanto le sbandierate riunioni, dichiarazioni, conferenze varie per gli investimenti siano in realtà la solita bufala propinata ad esclusivo uso propagandistico interno.
Purtroppo le finalità ultime del goe, con la sua fallimentare gestione del potere, lo rendono insensibile al danno che sta facendo al suo popolo.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Il recente e contraddittorio episodio accaduto ad Asmara, e da molti riportato impropriamente come "Tentativo di colpo di stato", nella sua assolutà inutilità ha quanto meno evidenziato una realtà della quale occorre tenere conto.

La scintilla è scoccata non in una polveriera, ma in una pozza d'acqua.

Nessuno ha dato peso all'accaduto, nessuna reazione militare, nessuna reazione da parte della gente che ha semplicemente continuato a vivere la sua giornata come se niente fosse.

Naturalmente c'è chi ha chiesto di inseguire i carri armati per vedere dove andassero, ma era mia figlia di nove anni e la si può capire.

Ora, in mancanza di meglio, per esprimere dissenso verso il governo eritreo esce fuori la questione delle proprietà degli italiani che verrebbero "confiscate arbitrariamente".

Non vi sembrano un pò povere come argomentazioni?

Magari faranno presa su qualche sprovveduto che fidandosi dell'espressione "arbitrariamente" grideranno allo scandalo, ma questo smuoverà le coscenze del popolo che si crede vittima del presunto despota?

Nel corso della seconda conferenza sugli investimenti in Eritrea molto si è dibattutto sulla necessità che il governo assuma impegni per l'emanazione e il rispetto di regole certe come precondizione essenziale, ma si potrà arrivare a questo importante cambiamento quando il contesto internazionale dimostra che non esiste una reale applicazione di "regole certe".

Patti di Algeri rimasti sulla carta.

Diritti internazionali e sovranità nazionali violate arbitrariamente dai paesi più potenti.

E chi più ne ha più ne metta.

La farsa poi del nuovo primo ministro etiope Hailemariam Desalegn che dichiara di voler fare la pace con il Presidente Afewerki guardandosi bene però dal ritirare le sue truppe illegalmente schierate all'interno dell'Eritrea e dall'annunciare la piena adesione dell'Etiopia alle disposizioni della Commissione Confini Etiopia Eritrea.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini,
Posso anche capire che i suoi trascorsi militari non le consentono di capire la differenza tra il mondo della imprenditoria e il suo.
Per cui non mi stupisce il fatto che non comprenda la gravità di un esproprio di beni di proprietà di privati cittadini residenti arbitrariamente effettuati da parte della dirigenza attuale eritrea.

Nessuna giustificazione a questo comportamento, una tra le priorità del buon governo deve essere la salvaguardia delle attività economiche e del commercio quotidiano che devono essere il vero motore dell’economia interna di ogni nazione.
Questi deleteri comportamenti inficiano e rendono nulle le prospettive di richiamo per qualsiasi potenziale investitore, guardi bene che l’imprenditore sprovveduto non è, specialmente quello che teoricamente potrebbe investire in un paese fortemente a rischio come l’Eritrea.

Ma forse è proprio quanto il Goe vorrebbe, solo parole, parole e niente fatti.
La capacità di attrazione di potenziali investitori e di sviluppo economico di una buona dirigenza dovrebbe essere ben altra, ah, ma dimenticavo la forte propensione presuntuosa del goe a voler fare tutto da soli.

Tra le altre cose, non mi sembra che la posizione socio-economica dell’Eritrea attuale, posta tra gli ultimi paesi al mondo per il Pil e per tutte le altre classifiche, possa permettersi questo modo agire così autolesionistico, anche perchè da solo il goe ha dimostrato in venti anni tutte le sue incapacità.

Quanto espresso vuole evidenziare il disastroso modo di agire di una dirigenza nei confronti delle attività economiche e personali del suo popolo che a questo punto sono a rischio assoluto per tutti.
Agire sulla base di regole Costituzionali accertate e rispettarle è un valore inestimabile e un beneficio per tutta la comunità, non capirlo e perseverare a evitarle con progetti onirici e autolesionistici, dimostra solo in quali mani il destino del popolo Eritreo è riposto e quale triste destino gli si prospetta.

A una persona accorta non dovrebbe sfuggire che problematiche internazionali anche gravi, esistono per tutti, ma quanto di quello che non viene arbitrariamente ottemperato da paesi terzi non autorizza né giustifica nessuna dirigenza di nazione libera a comportarsi in modo altrettanto scellerato, specialmente verso il proprio popolo.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Nessuno, la questione degli espropri da parte del governo di alcune proprietà di cittadini italiani residenti in Eritrea, da non confondersi con le nazionalizzazioni del Derg, è controversa e delicata, e solleva anche alcuni interrogativi.

Mi ero sempre domandato come mai a distanza di tanto tempo esistessero in Eritrea ancora cittadini italiani e a che titolo possedessero proprietà private, o più precisamente quali origini avessero tali titoli di proprietà.

Credevo che tutti gli italiani di lungo corso avessero avuto il diritto di essere considerati cittadini eritrei e mi pareva strano che esistesse questa apparente anomalia di residenza ultradecennale alla quale non avesse fatto seguito dopo l’indipendenza l’acquisizione della cittadinanza.

La cosa mi è stata spiegata in questi termini: effettivamente dopo l’indipendenza fu garantito a tutti il diritto alla cittadinanza, ma quei cittadini che ora sono ancora italiani la rifiutarono cosi come si rifiutarono di votare al referendum sull’indipendenza.

La ragione di questo andrebbe ricercata nelle simpatie filo etiopiche di queste persone che mai hanno creduto nel successo dei combattenti eritrei e hanno ritenuto la loro vittoria solo temporanea e presto rovesciata.

Le attuali proteste sono poi state sollevate non già da quei cittadini italiani che attivarono fiorenti imprese economiche in Eritrea, ma dai loro eredi che di quelle attività si sono disinteressati.

Poi c’è la questione dei titoli di proprietà che andrebbe valutata caso per caso per accertarne la correttezza giuridica.

Tuttavia l’intera vicenda che interessa un numero estremamente limitato di cittadini non incide sulle prospettive di sviluppo economico del paese che si basa su ben altre e più importanti certezze che il governo eritreo si è impegnato a garantire.

Regole certe, prima di tutto.

Questo è quanto richiesto dall’assemblea degli investitori che hanno detto chiaramente che l’attuale stato di anarchia commerciale deve essere sostituito da un sistema chiaro e garantito, dove tutti pagano il dovuto e da dove l’illegalità sia bandita.

Bella sfida per chiunque.


Stefano Pettini


Re: dalle proteste alle proposte

Mi rimase molto difficile credere che un governo autoleggittimato, al pari del suo presidente, che in primis, rifiuta di rendere operativo il documento fondativo del suo stato, sia in grado di mantenere regole certe.

Ma quale paese legittimo è l’Eritrea senza uno straccio di leggi a tutela dei suoi cittadini.
Regole certe di cosa poi, se tutte quelle da lui promesse sono state puntualmente vanificate da 20 anni.

Guardi che la fiducia non si trova sul banco del supermercato, perderla è un attimo ritrovarla è impossibile.
Qualunque siano i presupposti o gli alibi utilizzati dal goe per espropriarei beni di cittadini, rimane il fatto che gli espropri vengono eseguiti senza nessuna possibilità di difesa.

Patetica e indegna poi la scusante avanzata, il fatto che non avere la cittadinanza di in un paese e non avere votato per la sua indipendenza dia diritto postumo e a orologeria al goe di espropriare cittadini residenti è degno del titolo che isaias detiene tra i paesi civil.

Questo è un fatto inoppugnabile e un precedente preoccupante.

Pur con le dovute proporzioni, è quasi paragonabile nello spirito a quella effettuata dai nazisti contro gli ebrei, o quella dei pogrom in unione sovietica etc.
Una bella mattina suonano alla porta e tu vieni cacciato dalla tua casa in cui vivi da generazioni.

Anche in questo caso emerge l’arroganza e il mancato rispetto di quanto promesso dopo l’indipendenza.
Solo nei paesi dove vige un regime che non ha alcun rispetto dei suoi cittadini succede.

Se poi questi cittadini sono pochi come lei afferma, a maggior ragione, il goe dimostra zero buon senso né senso dell’opportunità perché a fronte degli ipotetici vantaggi, neanche si rende conto del danno esponenziale che riceve in contropartita.

Lei accenna alla necessaria verifica dell’origine dei diritti di proprietà, potrebbe essere comprensibile se non fosse limitata a un solo gruppo di residenti, e, a maggior ragione, considerate le vicissitudini storiche della nazione dal Califfato d’Egitto in avanti, allora dovrebbe essere un problema che riguarda una gran parte dei cittadini residenti in eritrea.

Del resto pari esempi avvengono in altri paesi vedi Zimbawe con i risultati che sappiamo , e altri paesi, che per la verità si comportano con maggiore cautela, vedi Cina.

Se con così facile pressapochismo il goe agisce contro sui cittadini residenti da generazioni nel paese, mi immagino quali certezze possano avere imprenditori che volessero investire oggi in Eritrea, obbligati a un socio locale.
Altro fatto che lascia esterefatti
“Le attuali proteste sono poi state sollevate non già da quei cittadini italiani che attivarono fiorenti imprese economiche in Eritrea, ma dai loro eredi che di quelle attività si sono disinteressati”.

Incredibile, nessuna autocritica del perché le attività una volta fiorenti ora sono appassite? Del perché la fabbrica di birra non produce perché manca la materia prima? O del perché la fabbrica di batterie chiude per mancanza di materiali? O del perché la fabbrica di mobili deve utilizzare materiali di recupero? O del perché aziende agricole importanti non consegnano vino perché mancano le bottiglie di vetro e i mezzi di trasporto? O del perché aziende con buoni macchinari per la lavorazione meccanica non lavorano per l’ impossibilità di importare materiali ferrosi?

Ma sulla base di quale criterio si vorrebbe agire, forse sulla base di un fatturato? O così come al solito a capocchia? Che bel cervello dimostra colui il quale ha avuto questa bella trovata.
Questo modo di comportarsi conferma quanto dice un mio amico imprenditore, il quale afferma che chi volesse investire in africa deve avere un orizzonte temporale di sei mesi max. Con queste premesse anche l’eritrea del goe lo conferma.
Questi sono i fatti che ne sia certo pesano e peseranno sulle decisioni di chi potenzialmente potrebbe investire.

Sempre brutte notizie, sempre peggio.


Nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Ho pubblicato sul sito il testo della nuova Proclamation in materia valutaria.

Non sono in grado di dire se è un miglioramento che và nella direzione sperata da chi si occupa di piccolo commercio e da chi si reca in Eritrea per turismo, ma è pur sempre una novità.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Bene
Prendo atto che finalmente, a seguito della sollecitazione degli operatori economici e del buon senso, si potrebbe disporre anche in eritrea di un conto in valuta estera per finalità commerciali, anche se è mia opinione che il testo è estremamente sintetico e occorrerebbe entrare più nel dettaglio.
Inoltre l’ assenza di norme attuative pratiche presta il testo a possibili interpretazioni che necessiteranno di ulteriori chiarimenti

Rimango perplesso anche sul seguente punto
“Questo annuncio può essere citato come annuncio n ° 173/2013 riguardante l'apertura del conto di deposito in valuta estera, transazioni nazionali commerciali e / o contratti, valuta, rimessa e exange e la dichiarazione di valuta di viaggiatori in arrivo e in partenza da in Eritrea
Art. 2 regolamenti abrogati
Avviso legale n ° 101/2005 e note legali 102/2005 rilasciate a modificare le prime sono abrogate e sostituite dal presente annuncio”.

Anche in questo caso senza entrare nel merito dell’annuncio si evince che queste disposizioni cadono dall’alto senza un collegamento alcuno a regole di diritto acquisito.
Infatti, a ben vedere, qualcuno e chissà chi e con quali criteri, ha deciso che le norme antecedenti in materia di depositi in valute siano da abrogare (non per questo mi dispiaccia sia chiaro).
E' il metodo il problema, è pensabile che con questi sistemi, sempre questo qualcuno e a parer suo, decida domani il contrario e arbitrariamente espropri, congeli o si appropri di parte di conti correnti.

Cattivi esempi di questo tipo ne sono successi diversi anche in italia
Torno ad esprimere la mia convinzione che non è con iniziative sporadiche e a spot per quanto condivisibili che si avvia una fase virtuosa dell’economia.

Il goe, al mercato e agli operatori economici sia locali che stranieri deve non solo sembrare ma dare le opportune garanzie di stabilità e certezza del diritto.

Le norme per i turisti possono andare bene
nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

"Nessuno" qualunque legge di qualunque stato reca in calce la dicitura "la presente annulla e sostituisce le precedenti"; è un atto dovuto e non credo dunque che questo possa essere considerato un segnale premonitore di possibili future intransigenze.

Io sarei più ottimista e lo considererei un segnale positivo di continuità di quei propositi di emancipazione e rinnovamento manifestati in occasione della Conferenza sugli Investimenti.

Ovvio poi che i potenti possono fare improvvisamente e impunemente quello che vogliono come ad esempio aumentare da un giorno all'altro il numero degli anni di contributi utili al pensionamento di due anni e mezzo con buona pace di chi aveva raggiunto il limite contributivo e si sentiva già in quiescenza, oppure istituire una nuova tassa sulla casa in sostituzione di una precedente strumentalmente abolita a favore di un prelievo direttamente in busta paga (addizionale regionale IRPEF) casualmente non decaduta per cessata esigenza.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Lei è fiducioso sulle intenzioni del goe, ma per un attimo si metta nei panni di un investitore, si renderà conto che l’operato politico-economico di esso viene visto con una ottica molto diversa e molto più preoccupata.

E’ vero, nei paesi normali è ovvio che una nuova legge sostituisce la vecchia.
Ma stiamo parlando di paesi normali non di eritrea.

La differenza sostanziale risiede nel fatto che a decidere su qualunque cosa non è una persona sola ma un parlamento composto da tutti i rappresentanti eletti dal popolo i quali operano in forza di una costituzione fondante dello stato e delle leggi approvate in rispetto di essa. Mica per niente nei paesi normali esiste una corte costituzionale o simili a vigilare sulla corrispondenza dei suoi dettati.
Scusi se è poco.

Che poi i deputati a gestire il potere politico possono e fanno di tutto e spesse volte degli obbrobri tipo quelli che lei richiama è un dato di fatto inoppugnabile che poi però pagano in termini di consenso elettorale alla prima occasione possibile, vedi i risultati politici odierni in italia.

Le leggi è evidente che possono cambiare in funzione di tante cose e se seicento persone delegate a prendere decisioni che riguardano l’interesse di tutti possono sbagliare, figuriamoci una persona sola che agisce senza alcun controllo.

L’esperienza di una persona unica al comando in italia e altri paesi è una scorciatoia politica che affascina, ma è già stata sperimentata, sappiamo come finisce, sempre male.

In una realtà economica mondiale in forte recessione, sempre più interconnessa e impaurita come l’attuale, la fiducia nel futuro e nella credibilità nei suoi rappresentanti politici è l’elemento più importante per lo sviluppo economico e per la considerazione internazionale di un paese.
Se questi requisiti mancano o sono recepiti instabili, è molto difficile che trovi serio supporto dagli investitori, se questo vale per tutti a maggior ragione vale per l’eritrea.

Se il goe non si decide a rendere operative le basi fondanti dello stato di diritto non credo abbia la possibilità di attrarre investimenti e i progetti di sviluppo assolutamente necessari al paese.
Ripeto non è con iniziative a spot non supportate dalla certezza del diritto e troppo affidate ai possibili umori giornalieri del gestore unico del momento che si deve operare.
Una solida casa si costruisce dalle fondamenta non dal tetto.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Gentile Signor Nessuno,
devo dire che apprezzo molto la qualità del suo italiano e il modo in cui espone le sue idee.
Mi permetta un breve commento che riguarda la sua preferenza per un parlamento con tanti deputati invece che un solo "dittatore" che decide tutto.
Le recenti esperienze della primavera araba (Egitto senza Mubarak, Tunisia senza Ben Ali') dimostrano che non sempre la democrazia si traduce in un vantaggio per il popolo, nei casi citati direi che è il contrario.

Io personalmente sono troppo giovane o se prefersice non abbastanza vecchio per aver vissuto durante il periodo del fascismo quindi non posso parlare per conoscenza diretta tuttavia mi permetto di dire che preferisco di gran lunga - invece che 600 deputati semi-delinquenti . un solo uomo al potere . Per quanto egli possa arrichirsi e fare i propri interessi non farà mai altrettanti danni che i nostri parlamentari che a centinaia si sono macchiati di gravi colpe per aver pensato solo al loro personale vantaggio , per avere corrotto, per essersi fatti corrompere etc...

Mi permetto di riprendere una frase di François Soudan (vice direttore di Jeune Afrique) che avevo già citato in un mio post del 2010

Parlando dell'Eritrea e di Afewerki François Soudan ha scritto " zero corruzione, zero delinquenza, scuola gratuita obbligatoria, cure mediche gratuite per tutti. Ma una dittuatura virtuosa è pur sempre una dittatura" .

Quindi forse esiste una dittatura virtuosa, non crede ?

Un sincero saluto

Cesare

Re: dalle proteste alle proposte

“Nessuno”, sostanzialmente condivido il suo pensiero, ma non i presupposti teorici su cui è basato che rischiano di rendere fuorviante tutto il ragionamento.

Lei, secondo il mio parere, non tiene nella giusta considerazione il fatto che la popolazione eritrea è di scarsi cinque milioni di persone che corrisponde per la sua amministrazione alla struttura operativa di una regione italiana, ma soprattutto sopravvaluta il ruolo del Presidente che non dispone affatto della autonomia decisionale della quale lei è convinto.

Probabilmente una delle ragioni del fallimento di alcune iniziative è dipeso proprio dalla incapacità gestionale di chi era deputato a seguirne la fase progettuale ed esecutiva, quando non da un atteggiamento schizofrenico e contraddittorio fra le diverse forze in causa del tutto indipendenti dal controllo presidenziale.

Tutto questo paradossalmente si sarebbe potuto evitare proprio con una gestione centralizzata e diretta del presidente, ma questo non corrisponde al tipo di struttura politico amministrativa che il GoE si è data e quindi non è avvenuto.

Se a questo si aggiunge l’inesperienza e la cronica mancanza di competenze specifiche e di consulenze di parte, il quadro è completo nelle sue evidenti lacune.

Spero però che le due tornate della Conferenza sugli Investimenti siano riuscite a stabilire un punto di contatto dal quale possa emergere un rapporto fiduciario fra il GoE e le notevoli risorse di conoscenza, di esperienza e di capitale rappresentate dai molti eritrei che hanno fatto fortuna all’estero grazie alle loro capacità personali.

Questi delicati equilibri si possono stabilire tuttavia solo facendo tutti dei passi per venirsi incontro e rimuovere quel velo di reciproca diffidenza che ha caratterizzato in passato i rapporti fra le parti.

La questione della fondazione dei partiti e l’avvio di quella che viene spesso definita la svolta democratica per il paese, non è stata menzionata nelle varie prese di posizione, pur spesso piuttosto, critiche assunte dai partecipanti al convegno, che al contrario hanno dimostrato di considerare il GoE l’unico legittimo organismo al quale indirizzare le proprie istanze.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Sig Cesare
La mia opinione relativa a come dovrebbe essere la gestione politica di un paese non è esattamente come lei ritiene essa sia, ritengo sia più articolata.

La mia partecipazione in diversi consigli di amministrazione e organizzazioni sociali mi porta ad affermare che è molto più pratico avere un solo uomo al comando, quando costui ha le capacità amministrative e di idee positive che determinano un ciclo virtuoso delle sue attività.

Un uomo solo però non può fare tutto e fino a che è nella condizione di scegliersi i collaboratori giusti tutto va bene altrimenti lì cominciano i guai.

Se questo vale per le organizzazione private a maggior ragione vale per la struttura dello stato la quale è molto più diversificata e coinvolge molteplici interessi sociali.

Non da ultimo l’uomo solo al comando comporta che per quanto illuminato possa essere anche lui è a tempo, esaurita la sua fase ed in assenza di regole strutturali il rischio che il suo successore non sia esattamente la sua replica ma disastroso è troppo elevato. Ed è proprio per questo che ai miei amici dei paesi che lei richiama dico sempre che è pericoloso affidarsi al gestore unico del potere specialmente là dove non esistono regole condivise.

E’ vero che non sempre la democrazia si traduce in vantaggi per il popolo specialmente laddove il rispetto dei dettati costituzionali vengono traditi, nei casi da lei citati e altri, i presidenti hanno trasformato i mandati a tempo in regni personali, in dinastie, in questi casi parlare di democrazie partecipate è puro eufemismo.

Esiste una dittatura illuminata? Teoricamente potrebbe essere possibile, rimarrebbe però per ragioni fisiche sempre limitata nel tempo, volendo anche fascinosa; le esperienze succedutesi nella storia però alla fine non sono per nulla confortanti, l’anello debole è e rimane sempre l’uomo il quale, come ben sà, è riuscito a mandare in croce perfino Gesù Cristo.

Fatte queste considerazioni e in funzione di esperienze proprie è mia convinzione che la gestione allargata ai sensi della costituzione di una qualsiasi struttura sociale, sia essa condominio o governo di uno stato, non è di sicuro la più pratica, è difficile, lunga, non accontenta in pieno mai nessuno, ma almeno può avere il pregio di una più solida unione sociale.

Va da sé che è molto più difficile sapere accettare le diversità di proposte, mentre è più facile e pratico evitare il confronto arrogandosi il diritto di emarginare chi può avere opinioni diverse.

Ed è per questo che è FONDAMENTALE l’esistenza di una costituzione fondante della struttura della società/condominio/stato approvata da tutti a cui attenersi e FATTA RISPETTARE SCRUPOLOSAMENTE, qui sì in senso dittatoriale.

E’ chiaro che questi concetti possono valere fino a che chi partecipa o detiene la gestione del potere ha la capacità di creare intorno a sé il più ampio consenso possibile.
Sono consapevole che anche in presenza di quanto su affermato non è facile difendere lo stato da presidenti, amministratori, deputati corrotti o peggio incapaci, che esistono anche nelle più avanzate democrazie, ma non per questo però occorre abbassare la guardia e abbandonare il proprio paese nelle mani di costoro.

Concludendo il problema di ogni organizzazione sociale è sempre l’elemento umano che purtroppo è quello che è, le miserie che esso è in grado di realizzare sono ben conosciute.

Nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini
Lei afferma
“Probabilmente una delle ragioni del fallimento di alcune iniziative è dipeso proprio dalla incapacità gestionale di chi era deputato a seguirne la fase progettuale ed esecutiva, quando non da un atteggiamento schizofrenico e contraddittorio fra le diverse forze in causa del tutto indipendenti dal controllo presidenziale”

Potrebbe anche essere, ma fino a prova contraria e se le parole hanno un senso, chi si ritiene il presidente di una realtà che google definisce in diversi modi non ben chiarificati, Governo provvisorio, Repubblica presidenziale, Repubblica, Monopartitismo è anche il gestore non solo della politica socio-economica del suo paese ma anche il responsabile in primis delle persone alle cariche delegate, in secondo dei risultati da essi conseguiti.

E’ inaccettabile affermare che il presidente è bravo ma il resto è deficitario e scadente; chi si ritiene abilitato alla gestione di tutti è il maggiore indiziato dei successi o dei fallimenti; Non può chiamarsi fuori solo quando va male.

Alla prova dei fatti in un paese normale un presidente con ha a cuore il benessere del suo popolo trarrebbe le ovvie conclusioni degli scadenti risultati acquisiti e darebbe le dimissioni.

Considerata inimmaginabile questa soluzione, responsabilità vorrebbe che sostituisca con altri le persone che lo circondano e che alla prova dei fatti si sono dimostrate inadatte a ricoprire i ruoli assegnati, magari con chi propone soluzioni non allineate con quanto finora proposto da lui ma che portino a un rinnovamento della classe politica; in cina Deng XiaoPing insegna.

Certamente esistono delle attenuanti, le vicissitudini occorse hanno disperso enormi energie fisiche e di esperienze umane e lavorative che purtroppo non sono facilmente sostituibili.
Ma occorre assolutamente voltare pagina, qualsiasi iniziativa che da ora si voglia intraprendere non può prescindersi dal rivedere l’impostazione socio politica attuale.
Qualsiasi scorciatoia non è più ammissibile, Isaias questo lo deve finalmente comprendere ed accettare e rivedere le sue iniziative egocentriche.

Detto questo, la gestione politica-economica dell’eritrea in termini di popolazione, potrebbe essere paragonata a quella di una qualsiasi media città.
Niente di eccezionale, meraviglia semmai il perseverare nella mancata realizzazione di quanto possibile, molte altre nazioni paragonabili all’eritrea sia come dimensioni, con peggiori infrastrutture locali che escursus storico hanno raggiunto in tempi limitati risultati sorprendenti.

L’eritrea no, si è avvitata in una situazione di stagnazione completa.

Sveglia, l’eritrea non partirebbe da zero, esistono già strutture ereditate in loco già pronte o facilmente ripristinabili e il materiale umano è di ottima qualità, la posizione geografica invidiabile.

Capisco la finalità ma non condivido la volontà autarchica del goe nel ricercare aiuto limitato alle sole esperienze e capitali degli eritrei espatriati, escludere l’esplorazione a priori di eventuali disponibilità a collaborare degli imprenditori stranieri, in questa fase storica lo considero autolesionistico.

Pettini, in ultimo, per quanto riguarda le conferenze sugli investimenti, stante la situazione attuale conosciuta laddove per esternare concetti diversi è necessario accompagnarsi a carri armati, pensava davvero fosse possibile si esplicitassero proposte alternative o di condanna della conduzione politica del paese?

Auspico e condivido anch’io che si debbano fare passi in avanti per venirsi incontro e rimuovere le differenze che fanno da barriera tra le parti e questo per l’interesse comune del paese di tutti.
Avanti

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Signor Nessuno,
la ringrazio per il suo commento al mio post.
Sono certo che la sua opinione è più articolata di quanto io ho tratto dal suo penultimo post ma il mio intervento era solo per riportare il pensiero di un importante giornalista di un’importante rivista come Jeune Afrique ( che certo non brilla per opinioni particolarmente favorevoli a Afewerki come si può evincere leggendo questa rivista come faccio io da molti anni) .
Se guardo a molti Paesi dove la cosidetta democrazia è applicata mi sento di dissentire dai vantaggi assoluti di questa forma di governo .
Certo è chiaro che tutti a parole sosteniamo che la democrazia è la migliore forma di governo se non altro per evitare di essere tacciati di estremismi pericolosi ma nel segreto dell’anima è sempre così ? Io credo di no.
Vede gentile Signor Nessuno, se io (che ho visitato l’Africa Nera per olre 50 volte) dicessi che un nero è inferiore a un bianco sarei tacciato di razzismo e sarei violentemente condannato da tutti ; se però chiedessimo a questi “tutti” quanti di essi se dovessero scegliere tra un bianco o un nero da ospitare in casa sarebbero disposti a scegliere il nero ?
Quello che voglio dire è che c’è una evidente convenienza nel sostenere idee comunemente accettate come quelle su “una testa – un voto” mentre io ho il coraggio di sostenere che non è così che io vorrei essere governato ; io preferirei vivere in un paese come la vecchia URSS invece che nella nuova Russia democratica dove si alternano con giochetti di prestigio Presidente / Primo Ministro/Presidente e dove , grazie alla democrazia - vivacchiano alcune centinaia di super-extra -multimilardari .
Infatti vedo con tristezza il prossimo futuro di Cuba quando Fidel e Raul se ne saranno andati , certamente non ci sarà più la “libreta” ma in compenso, grazie alla democrzia , fioriranno la corruzione, gli interessi personali e in pochi si arricchiranno a detrimento dei tanti .
Quindi tanto per farla breve io giudico la qualità di un regime in funzione della sperequazione tra i più ricchi e i più poveri cioè se ci sono pochi che hanno grandi ricchezze e tanti che vivono modestamente . In una mia lettera d’informazione del 2005 citavo “l’indice di sviluppo sociale” dove si vedeva che il Paese più “ingiusto” è il Messico (il 10% dei più poveri ha un reddito dell’1,3% delle ricchezze totali mentre il 10% più ricco ne ha il 41,7% ) mentre il Paese più egualitario era la Slovacchia dove il 10% più povero ha il 5,1% mentre il 10% più ricco ha il 18,2%.
Guarda caso i paesi con le maggiori diseguaglianze sono quelli tra i più ricchi : gli USA e la Gran Bretagna. Le faccio notare che Messico, Stati Uniti e Gran Bretagna sono delle democrazie !
Ebbene io nei miei due viaggi in Eritrea non ho visto per le strade macchine di lusso, non ho notato a Massawa yacht privati, non ho visto e Keren , a Foro, a Dekamere , a Asmara ville con piscine , ho quindi dedotto che anche i dignitari del regime vivessero con modestia e questo mi basta. Mi sono forse sbagliato ?
Cesare

Re: dalle proteste alle proposte


Sig Cesare
Non sono dell’opinione che la democrazia intesa come modo di agire sciagurato di certi governi sia la migliore forma di gestione dei popoli ma sono altrettanto convinto che il nostro mondo, il mondo delle democrazie occidentali in modo particolare, non è certamente il migliore di tutti i mondi pensabili o logicamente possibili, ma è tuttavia il migliore di tutti i mondi politici della cui esistenza storica siamo a conoscenza.

Rimango comunque in attesa di proposte o di uomini migliori.

Il paragonare la democrazia occidentale alle democrazie popolari ritengo sia improponibile.
Troppa è la differenza infatti Ronald Regan affermava “L'altro giorno qualcuno mi ha spiegato la differenza tra democrazia e democrazia popolare. È la stessa differenza che passa tra una camicia e una camicia di forza”

Avendo lavorato tutta la vita le confesso che non avrei nessuna remora a vivere nei paesi di cui lei fa riferimento, mi lasci dire però che la miseria, la devastazione ecologica, l’inquinamento, la corruzione, la sopraffazione dei forti sui deboli, le prevaricazioni dei potenti dell’apparato, i disastri dei piani quinquennali, il crollo delle istituzioni, i gulag, la disgregazione familiare, la libertà personale azzerata, votazioni bulgare, il crollo produttivo, la fame, ma la fame vera etc esistono anche nei paradisi dei regimi popolari ma non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle che possono essere imputate alle nostre tanto vituperate democrazie. Ce ne siamo dimenticati?

E guardi che di questo ho esperienza diretta. Siamo tutti d’accordo che vorremmo essere molto meglio governati in democrazia ma per cortesia non mi proponga di essere governato come nella russia di prima o quella di adesso o in regimi simili che per quanto riguarda il rispetto diritti non hanno nulla da insegnare.

Che dire poi di tutte quelle persone che fuggendo dal loro paese per ricercare una vita che evidentemente ritengono migliore mettono a repentaglio la loro vita e in alcuni casi la perdono?

Come mai questi fuggiaschi sono a senso unico?

La qualità di una organizzazione dello stato va bene che sia giudicata in funzione anche della sperequazione tra i più ricchi e i più poveri , ma non basta, ritengo che nel computo debba essere inserito la qualità della vita, le libertà individuali, le strutture dello stato presenti, l’occupazione, la sanità, etc etc.

Neanche sono paragonabile semplicemente le condizioni di quelli meno abbienti comparate a quelli dei paesi occidentali laddove il peggiore ha almeno un telefonino in tasca.

Per quanto riguarda l’eritrea non tutto è negativo e non ho nessuna difficoltà ad ammetterlo. Così come non mi scandalizzerei se ci fossero piscine e macchine di lusso.

Il benessere sociale realizzato con il giusto lavoro per quale motivo deve essere considerato un tabù? O debba essere auspicabile solo la livella della dignitosa povertà?
Alcune volte penso che enfatizzare la modestia sia il paravento degli ipocriti.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Signor Nessuno,
mi scuso se sono “entrato” nel post che lei ha iniziato esattamente due anni fa e
non voglio assolutamente che il mio intervento la allontani dai suoi scambi che durano ormai da molto con Stefano Pettini. Il mio intervento era solo per precisare che forse possono esistere dittature virtuose .
Dopo la sua risposta mi lasci quindi solo puntualizzare e chiarire alcuni malintesi .
Primo: non ho mai paragonato le democrazie occidentali alle democrazie popolari ho solo scritto che preferisco una società nella quale ci sono meno sperequazioni tra i ricchi e i poveri.
Secondo: lei dice che non avrebbe remore a vivere nei paesi da me citati (Usa Mesico , Gran Bretagna) e come contrappunto lei cita miseria-devastazione ecologica- inquinamento - corruzione come caratteristiche solo delle democrazie popolari . Probabilmente non l’hanno informata dei vari disastri ecologici dalla Exxon Valdes in poi fino al Golfo del Messico e ora anche con l’estrazione con acqua a alta pressione dei gas di scisto iniziata nelle democrazie occidentali di Usa, Canada, Germania (al momento solo la Francia ha detto “niet”) e presto in altri paesi con conseguenze drammatiche sulle falde acquifere . Sorvolo sulla corruzione della quale abbiamo esempi quotidiani da noi che siamo una democrazia occidentale !
Terzo: i fuggiaschi a senso unico : Lei non tiene conto che anche nei paesi africani si vede la televisione che mostra grazie o meglio a causa anche di vari serial televisivi uno stile e un livello di vita dei paesi ricchi che diventano così meta fortemente desiderata .
Lei crede veramente che sia meglio vivere come un sub-umano in capannoni in mezzo ai rifiuti e ai topi , senz’acqua etc.. in condizioni indecenti come spesso si vede per i vari fuggiaschi o vivere in una capanna vivendo di pesca o agricoltura nel proprio paese ?
La percezione sulla qualità della propria vita dipende anche dal confronto con gli altri: in un paese dove tutti vanno a piedi basta una bici per essere contenti ; in un paese dove c’è chi a va piedi, altri in bici, in moto in auto , in auto con autista , in aereo privato beh! In questo caso è più difficile essere contenti del proprio livello di vita.
Quarto e ultimo: mi riferisco alla chiusura del suo post: non credo che lei volesse darmi dell’ipocrita , se fosse così sappia che mi ha gratuitamente offeso. Mi spiace anche constatare che lei non accetta che alcuni abbiano idee e opinioni diverse dalla sua.
Cesare

Re: dalle proteste alle proposte

C’è chi dichiara che nel segreto dell’anima dissente dalla cosiddetta democrazia applicata ed è convinto che essa non sia la migliore forma di governo, afferma inoltre che preferirebbe vivere in paesi dove il concetto di uguaglianza e stile di vita è più vicino alle sue aspirazioni e ai suoi intendimenti.
Benissimo, è un loro parere che rispetto e questo l’ho già detto più volte.

Chissà perché si dimenticano di dire quali sono questi inconfutabili e meravigliosi paesi esenti da gulag o di offrire soluzioni migliori, ma nuove, perché quelle che esistono ora sotto la luce del sole sono quelle che sono, e dopo verifica, non avrei nessuna difficoltà ad accettare.

Mi va bene l’opinione personale di chi preferirebbe vivere ed essere governato in modo particolare come nella vecchia urss, non condivido solo il dovermici stabilire io.

Mi potrei domandare solo del perché desiderandolo non ne hanno appro*****to andandoci a vivere, non mi risulta ci fossero porte chiuse in quella direzione.

Il vorrei ma non posso non mi sembrerebbe una buona risposta, neanche che va bene starci per un mese magari sulle spiagge di cuba per poi ritornare, mai restare.

Naturalmente costoro non ci andrebbero ecologicamente a nuoto ma con quei mezzi di trasporto aereo che utilizzano il tanto disgustoso petrolio.
Non voglio magnificare lo stile di vita delle democrazie di tipo occidentale la quale fino a prova contraria ha permesso fino adesso alla stragrande maggioranza dei suoi cittadini di godere dei benefici da essa apportati.

E nemmeno voglio chiudere gli occhi su tutte le storture del mondo su cui viviamo, che riconosco tutte.
Questi benefici comportano un prezzo da pagare? Si è vero, il prezzo del benessere ricevuto dalla maggior parte delle genti, la disponibilità dei farmaci, delle tecnologie, della qualità di vita, l’auto, i telefonini, le cure mediche, la televisione, etc etc a cui tutti i popoli anche quelli sperduti nella savana ambiscono è stato alto e lo sarà di più se non si opererà con cognizioni di causa.

Cosa si vuole che contesti i danni ecologici e le miserie operate dai cattivi politici che avvengono nelle democrazie occidentalI?
Impossibile, perché sono sotto gli occhi di tutti, così come lo sono altrettanto quelli dei regimi che di democratico hanno solo il nome e,
se si vuole essere obiettivi si può affermare che in questo, tutto il mondo è paese.

Le sperequazioni tra ricchi e poveri esistono? certo che esistono, per differenti livelli e in ogni paese e organizzazione politica, in alcuni paesi specialmente del terzo mondo è ancora più scandaloso verificare che le loro classi politiche sono le prime a creare terribile disuguaglianza sociale.
Il razzismo cosa credete sia prerogativa dei solo bianchi? Oppure è peggiore quello tra neri, o gialli, o bianchi?

In ultima analisi questa è la boccia su cui noi stiamo allegramente danzando.

Oltre alle troppo facili denunce servono però proposte realizzabili.

Si potrebbe migliorare? Si dovrebbe migliorare e sarei il primo a condividere l’obiettivo, possibilmente senza ipocrisie.

Ma da dove? CERCASI PROPOSTE

P.S. Non so se sia meglio vivere in un villaggio di pesca o di agricoltura,pittosto che miseramente nei paesi di destino desiderati, che non sono solo quelli occidentali, potrebbe essere (magari con qualche comodità in più o è troppo?) ma se le persone interessate non lo accettano e preferiscono altro avranno le loro ragioni. Volere proporre loro la propria visione del mondo dal salotto di casa propria è scorretto. Ogni tanto affronto questo argomento, giusto o sbagliato che sia, con le persone interessate, quasi sempre ottengo un rifiuto.

pettini questa ultime personali considerazioni non sono attinenti né al 3d né all’obiettivo del forum e non avranno seguito

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Secondo me tutta la discussione si è incanalata in una direzione che rischia di risultare fuorviante rispetto all’analisi della oggettiva realtà eritrea.

In effetti nel paese le scelte politiche sono già state prese da tempo e tutto sommato sarebbero andate nella direzione dell’ampia partecipazione popolare se non fosse subentrato in maniera traumatica il problema non ancora risolto dell’invasione etiopica.

Questo è il punto di divisione che contrappone i sostenitori del GoE ai critici, dove i primi danno massima importanza al rispetto della sovranità territoriale nazionale come precondizione essenziale a qualunque altro processo sociale, e i secondi che minimizzano la circostanza sostenendo che la presenza di truppe straniere di occupazione in territorio nazionale non dovrebbe arrestare il processo di applicazione della Costituzione.

Di questo ne abbiamo dissertato a lungo, ma ferma rimane la realtà di un paese che con la massima coerenza prosegue incrollabile sulla sua strada a dispetto di tutte le Cassandre che da anni ne annunciano l’imminente crollo politico, economico e sociale.

Piaccia o meno questo è quanto e l’unico modo di avere certezze circa l’onestà intellettuale del GoE sarebbe verificare se all’indomani della piena accettazione da parte dell’Etiopia delle decisioni della Boundary Commission e la contestuale liberazione dei territori eritrei occupati, il GoE dimostrasse veramente di voler dar seguito a quanto da sempre preannunciato.

Anche in tempi molto recenti questo concetto è stato ribadito a chiare lettere dal rappresentante del GoE in risposta a quanto affermato dal primo ministro etiope Hailemariam Desalegn che aveva dichiarato di voler fare la pace con il presidente Afewerki guardandosi bene però dal ritirare le sue truppe illegalmente schierate all'interno dell'Eritrea e dall'annunciare la piena adesione dell'Etiopia alle disposizioni della Commissione Confini Etiopia Eritrea.

La mia opinione è sempre quella che solo il rispetto pieno del dispositivo democratico dell’Arbitrato internazionale espresso da tutte le parti in causa potrebbe dare risposte certe a chi sostiene che al minaccia etiopica sia solo un alibi.

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Caro Pettini, sono d’accordo con lei , i post tra me e nessuno sono usciti dal seminato ma come si può leggere io all’inizio ho solo riportato un pensiero del vice-direttore di Jeune Afrique che a proposito dell’Eritrea parlava di un possibile dittatore virtuoso (Afewerki) e ho espresso la mia opnione (che non è legge ma solo un’opinione) che in Eritrea viva un regime più egualitario che in molte delle tanto decantate democrazie occidentali . Successivamente mi sono anche scusato per essere entrato nel vostro scambio . Come potrà leggere non sono io che sono uscito dal seminato .
Visto il tono saccente con il quale il signor (??) nessuno mi scrive non posso non rendere “pan per injera” e quindi scrivo di seguito il mio commento all’ultimo post di nessuno.

Io mi sono rivolto a lei sempre con educazione e buona creanza (ma pare che queste parole le siano sconosciute)
Povero nessuno ! sono triste per lei ; sono sempre triste quando incontro persone che sono convinte , come lei , di essere uno dei pochi depositari della verità (con la V maiuscola ovviamente).
Ora la mia vita ha finalmente un senso visto che l’ho incontrata ! ( frase ironica se non l’ha capito)
Non solo lei mi insulta dandomi dell’ipocrita ma si lancia in pirotecniche risposte (indirette) al mio post. Come quando dice che chi ama l’ecologia dovrebbe andare a nuoto a Cuba .
E’ poi divertente leggere che pare che io le abbia suggerito di stabilirsi in uno dei paesi da me citati, stia tranquillo resti pure dove è ora .
Ammetto però una colpa : leggendo qua e là alcuni dei suoi post avrei dovuto capire che lei è un personaggio che non ha il coraggio di firmare con un nome ma con un nick-name (nessuno) che la qualifica perfettamente.
La lascio quindi danzare sulla boccia (??? L’ha scritto lei) io ho il mio autista che mi aspetta
per portarmi al mio aereo personale con il quale andrò nel primo porto per partire poi a nuoto per Cuba.

Bye Bye

Re: dalle proteste alle proposte

pettini
già da tempo tutti sono d'accordo su questa sua analisi di carattere generale e convergono sulle origini dei problemi di fondo causati dalla etiopia, ma non sulla gestione della crisi sia di politica estera che interna , le parti mantengono le loro convinzioni finali che non portano a nessuno sbocco positivo.

In modo particolare il goe che essendo in posizione di forza e quindi di responsabilità, di fatto non dimostra nessuna apertura tesa a favorire un riavvicinamento con i propri cittadini dissidenti.

In questo ultimo suo post vorrei porre l’accento proprio sulla sua affermazione “ma ferma rimane la realtà di un paese che con la massima coerenza prosegue incrollabile sulla sua strada” ergo il goe prosegue per la sua strada incurante di tutto e di tutti, nessuna apertura possibile a pareri diversi dalla sua.

Ciò smentirebbe anche quello che ritengo un recente suo sensato e equilibrato auspicio al cercare di venirsi incontro per rimuovere quel velo di reciproca diffidenza che ha caratterizzato in passato i rapporti fra le parti.
Questa speranza è l’unico motivo per cui il dialogo tra le persone di buona volontà deve rimanere aperto.
Perché il goe purtroppo dimentica che i suoi nemici non devono essere i suoi cittadini.

P.S Comunque anche queste nostre argomentazioni non sono in linea con il 3d

Pettini è in grado di informare quale ente o commissione è stato delegato a rendere chiare le norme sul “ proclama n ° 173/2013 riguardante l'apertura del conto di deposito in valuta estera” nel quale non essendo ben chiari alcuni articoli possono essere interpretabili e di conseguenza forieri di possibili futuri equivoci?

Nessuno

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