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Re: dalle proteste alle proposte

Ho pubblicato sul sito il testo della nuova Proclamation in materia valutaria.

Non sono in grado di dire se è un miglioramento che và nella direzione sperata da chi si occupa di piccolo commercio e da chi si reca in Eritrea per turismo, ma è pur sempre una novità.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini
non sono assolutamente d’accordo con lei, la correggo, in eritrea non comanda il popolo sovrano,comanda un presidente attraverso il suo governo.
Lei continua imperterrito a disinformare.
Lei sa benissimo che “Riunioni di partito, congressi, elezioni, confronti (con chi?) al momento evidentemente non trovano motivo di esistere” di fatto non esistono perché lo sono fisicamente attraverso le repressioni effettuate.
Guardi che la definizione di questo governo si definisce benissimo e inequivocabilmente, in questo mi associo a quanti questo governo lo definiscono con la sua parola precisa, governo dittatoriale.

Da Wikipedia
La dittatura è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo Stato
In senso lato, dittatura ha quindi il significato di predominio assoluto e perlopiù incontrastabile di un individuo (o di un ristretto gruppo di persone) che detiene un potere imposto con la forza. In questo senso la dittatura coincide spesso con l'autoritarismo e con il totalitarismo. Sua caratteristica è anche la negazione della libertà di espressione e di stampa. La dittatura è considerata il contrario della democrazia. Va inoltre detto che il dittatore può giungere al potere anche democraticamente e senza violenza (valga l'esempio di Adolf Hitler, eletto dal popolo tedesco). La salita al potere di una dittatura è favorita da situazioni di grave crisi economica - per esempio dopo una guerra - sociali - lotte di classi - politiche - instabilità del regime precedentemente esistente. Altre due forme di dittatura sono l'assolutismo monarchico e la teocrazia (vedi Ebraismo, Cattolicesimo e Islam).
Il Cesarismo ovvero la dittatura del "capo" ("uomo della Provvidenza", "padre del popolo"): è la categoria in cui Max Weber e Antonio Gramsci facevano ricadere le dittature del loro tempo. Questi regimi non si basano solo su strumenti di repressione, ma anche sul consenso. Sono incentrati sulla figura di un capo carismatico e su un forte apparato statale. All’ideologia si sostituisce il carisma del capo. Caratteristica di questa dittatura è la mediazione tra interessi contrastanti. Il termine deriva dalla dittatura di Cesare nell’antica Roma.


Sono invece d’accordo con lei dove l’italia e nessun paese, può dare lezioni di probità, onestà e senso dello stato se poi nella realtà emergono tutte le porcherie che stiamo sentendo attualmente.
Mi conforta il fatto che anche se in fortissimo ritardo questa anomalia stia per essere messa in condizioni di non nuocere.
Di una cosa però sono certo, non è la struttura costituzionale dello stato italiano né tantomeno c’entra la democrazia, queste cose succedevano anche nei paesi del socialismo reale.

La causa del degrado morale e politico e di quanto stiamo venendo a conoscenza, come diverse volte ho affermato, ritengo siano insite da sempre nell’animo dell’uomo.
Dobbiamo sì fare un bagno di umiltà, però prendere ad esempio l’operato del goe, in quanto campione di sobrietà e coerenza, beh veramente mi sembra troppo spudorato.
Noto che ha omesso, presumo per convinzione, la parola democrazia.

nessuno


LA COSTITUZIONE ERITREA
Ratificata dall'Assemblea Costituente,
Il 23 maggio 1997


Articolo 11 - competente Servizio Civile
1. Il Servizio Civile dell'Eritrea sarà efficiente, efficace e
responsabili delle istituzioni amministrative dedicato al
servizio del popolo.
2. Tutte le istituzioni amministrative devono essere esenti da corruzione,
discriminazione e ritardo nella consegna dei documenti e efficienti e
equa dei servizi pubblici.
Articolo 12 - Nazionale di Difesa e Sicurezza
1. Le forze di difesa e sicurezza dell'Eritrea devono
fedeltà e obbedienza alla Costituzione e al governo
ivi stabilito.
2. Le forze di difesa e di sicurezza sono parte integrante della società,
e devono essere protettive e rispettose delle persone.
3. Le forze di difesa e di sicurezza devono essere competenti e
soggette e responsabili secondo la legge.
4. La difesa e la sicurezza dell’ Eritrea dipende dalla gente e
dalla loro attiva partecipazione.
Articolo 13 - Politica estera
La politica estera di Eritrea si basa sul rispetto degli stati
sulla loro sovranità e indipendenza e sulla promozione degli interessi di
la pace regionale e internazionale ,sulla cooperazione, sulla stabilità e
sullo sviluppo.

segue

Re: dalle proteste alle proposte

Bene
Prendo atto che finalmente, a seguito della sollecitazione degli operatori economici e del buon senso, si potrebbe disporre anche in eritrea di un conto in valuta estera per finalità commerciali, anche se è mia opinione che il testo è estremamente sintetico e occorrerebbe entrare più nel dettaglio.
Inoltre l’ assenza di norme attuative pratiche presta il testo a possibili interpretazioni che necessiteranno di ulteriori chiarimenti

Rimango perplesso anche sul seguente punto
“Questo annuncio può essere citato come annuncio n ° 173/2013 riguardante l'apertura del conto di deposito in valuta estera, transazioni nazionali commerciali e / o contratti, valuta, rimessa e exange e la dichiarazione di valuta di viaggiatori in arrivo e in partenza da in Eritrea
Art. 2 regolamenti abrogati
Avviso legale n ° 101/2005 e note legali 102/2005 rilasciate a modificare le prime sono abrogate e sostituite dal presente annuncio”.

Anche in questo caso senza entrare nel merito dell’annuncio si evince che queste disposizioni cadono dall’alto senza un collegamento alcuno a regole di diritto acquisito.
Infatti, a ben vedere, qualcuno e chissà chi e con quali criteri, ha deciso che le norme antecedenti in materia di depositi in valute siano da abrogare (non per questo mi dispiaccia sia chiaro).
E' il metodo il problema, è pensabile che con questi sistemi, sempre questo qualcuno e a parer suo, decida domani il contrario e arbitrariamente espropri, congeli o si appropri di parte di conti correnti.

Cattivi esempi di questo tipo ne sono successi diversi anche in italia
Torno ad esprimere la mia convinzione che non è con iniziative sporadiche e a spot per quanto condivisibili che si avvia una fase virtuosa dell’economia.

Il goe, al mercato e agli operatori economici sia locali che stranieri deve non solo sembrare ma dare le opportune garanzie di stabilità e certezza del diritto.

Le norme per i turisti possono andare bene
nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

"Nessuno" qualunque legge di qualunque stato reca in calce la dicitura "la presente annulla e sostituisce le precedenti"; è un atto dovuto e non credo dunque che questo possa essere considerato un segnale premonitore di possibili future intransigenze.

Io sarei più ottimista e lo considererei un segnale positivo di continuità di quei propositi di emancipazione e rinnovamento manifestati in occasione della Conferenza sugli Investimenti.

Ovvio poi che i potenti possono fare improvvisamente e impunemente quello che vogliono come ad esempio aumentare da un giorno all'altro il numero degli anni di contributi utili al pensionamento di due anni e mezzo con buona pace di chi aveva raggiunto il limite contributivo e si sentiva già in quiescenza, oppure istituire una nuova tassa sulla casa in sostituzione di una precedente strumentalmente abolita a favore di un prelievo direttamente in busta paga (addizionale regionale IRPEF) casualmente non decaduta per cessata esigenza.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Lei è fiducioso sulle intenzioni del goe, ma per un attimo si metta nei panni di un investitore, si renderà conto che l’operato politico-economico di esso viene visto con una ottica molto diversa e molto più preoccupata.

E’ vero, nei paesi normali è ovvio che una nuova legge sostituisce la vecchia.
Ma stiamo parlando di paesi normali non di eritrea.

La differenza sostanziale risiede nel fatto che a decidere su qualunque cosa non è una persona sola ma un parlamento composto da tutti i rappresentanti eletti dal popolo i quali operano in forza di una costituzione fondante dello stato e delle leggi approvate in rispetto di essa. Mica per niente nei paesi normali esiste una corte costituzionale o simili a vigilare sulla corrispondenza dei suoi dettati.
Scusi se è poco.

Che poi i deputati a gestire il potere politico possono e fanno di tutto e spesse volte degli obbrobri tipo quelli che lei richiama è un dato di fatto inoppugnabile che poi però pagano in termini di consenso elettorale alla prima occasione possibile, vedi i risultati politici odierni in italia.

Le leggi è evidente che possono cambiare in funzione di tante cose e se seicento persone delegate a prendere decisioni che riguardano l’interesse di tutti possono sbagliare, figuriamoci una persona sola che agisce senza alcun controllo.

L’esperienza di una persona unica al comando in italia e altri paesi è una scorciatoia politica che affascina, ma è già stata sperimentata, sappiamo come finisce, sempre male.

In una realtà economica mondiale in forte recessione, sempre più interconnessa e impaurita come l’attuale, la fiducia nel futuro e nella credibilità nei suoi rappresentanti politici è l’elemento più importante per lo sviluppo economico e per la considerazione internazionale di un paese.
Se questi requisiti mancano o sono recepiti instabili, è molto difficile che trovi serio supporto dagli investitori, se questo vale per tutti a maggior ragione vale per l’eritrea.

Se il goe non si decide a rendere operative le basi fondanti dello stato di diritto non credo abbia la possibilità di attrarre investimenti e i progetti di sviluppo assolutamente necessari al paese.
Ripeto non è con iniziative a spot non supportate dalla certezza del diritto e troppo affidate ai possibili umori giornalieri del gestore unico del momento che si deve operare.
Una solida casa si costruisce dalle fondamenta non dal tetto.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Gentile Signor Nessuno,
devo dire che apprezzo molto la qualità del suo italiano e il modo in cui espone le sue idee.
Mi permetta un breve commento che riguarda la sua preferenza per un parlamento con tanti deputati invece che un solo "dittatore" che decide tutto.
Le recenti esperienze della primavera araba (Egitto senza Mubarak, Tunisia senza Ben Ali') dimostrano che non sempre la democrazia si traduce in un vantaggio per il popolo, nei casi citati direi che è il contrario.

Io personalmente sono troppo giovane o se prefersice non abbastanza vecchio per aver vissuto durante il periodo del fascismo quindi non posso parlare per conoscenza diretta tuttavia mi permetto di dire che preferisco di gran lunga - invece che 600 deputati semi-delinquenti . un solo uomo al potere . Per quanto egli possa arrichirsi e fare i propri interessi non farà mai altrettanti danni che i nostri parlamentari che a centinaia si sono macchiati di gravi colpe per aver pensato solo al loro personale vantaggio , per avere corrotto, per essersi fatti corrompere etc...

Mi permetto di riprendere una frase di François Soudan (vice direttore di Jeune Afrique) che avevo già citato in un mio post del 2010

Parlando dell'Eritrea e di Afewerki François Soudan ha scritto " zero corruzione, zero delinquenza, scuola gratuita obbligatoria, cure mediche gratuite per tutti. Ma una dittuatura virtuosa è pur sempre una dittatura" .

Quindi forse esiste una dittatura virtuosa, non crede ?

Un sincero saluto

Cesare

Re: dalle proteste alle proposte

“Nessuno”, sostanzialmente condivido il suo pensiero, ma non i presupposti teorici su cui è basato che rischiano di rendere fuorviante tutto il ragionamento.

Lei, secondo il mio parere, non tiene nella giusta considerazione il fatto che la popolazione eritrea è di scarsi cinque milioni di persone che corrisponde per la sua amministrazione alla struttura operativa di una regione italiana, ma soprattutto sopravvaluta il ruolo del Presidente che non dispone affatto della autonomia decisionale della quale lei è convinto.

Probabilmente una delle ragioni del fallimento di alcune iniziative è dipeso proprio dalla incapacità gestionale di chi era deputato a seguirne la fase progettuale ed esecutiva, quando non da un atteggiamento schizofrenico e contraddittorio fra le diverse forze in causa del tutto indipendenti dal controllo presidenziale.

Tutto questo paradossalmente si sarebbe potuto evitare proprio con una gestione centralizzata e diretta del presidente, ma questo non corrisponde al tipo di struttura politico amministrativa che il GoE si è data e quindi non è avvenuto.

Se a questo si aggiunge l’inesperienza e la cronica mancanza di competenze specifiche e di consulenze di parte, il quadro è completo nelle sue evidenti lacune.

Spero però che le due tornate della Conferenza sugli Investimenti siano riuscite a stabilire un punto di contatto dal quale possa emergere un rapporto fiduciario fra il GoE e le notevoli risorse di conoscenza, di esperienza e di capitale rappresentate dai molti eritrei che hanno fatto fortuna all’estero grazie alle loro capacità personali.

Questi delicati equilibri si possono stabilire tuttavia solo facendo tutti dei passi per venirsi incontro e rimuovere quel velo di reciproca diffidenza che ha caratterizzato in passato i rapporti fra le parti.

La questione della fondazione dei partiti e l’avvio di quella che viene spesso definita la svolta democratica per il paese, non è stata menzionata nelle varie prese di posizione, pur spesso piuttosto, critiche assunte dai partecipanti al convegno, che al contrario hanno dimostrato di considerare il GoE l’unico legittimo organismo al quale indirizzare le proprie istanze.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Sig Cesare
La mia opinione relativa a come dovrebbe essere la gestione politica di un paese non è esattamente come lei ritiene essa sia, ritengo sia più articolata.

La mia partecipazione in diversi consigli di amministrazione e organizzazioni sociali mi porta ad affermare che è molto più pratico avere un solo uomo al comando, quando costui ha le capacità amministrative e di idee positive che determinano un ciclo virtuoso delle sue attività.

Un uomo solo però non può fare tutto e fino a che è nella condizione di scegliersi i collaboratori giusti tutto va bene altrimenti lì cominciano i guai.

Se questo vale per le organizzazione private a maggior ragione vale per la struttura dello stato la quale è molto più diversificata e coinvolge molteplici interessi sociali.

Non da ultimo l’uomo solo al comando comporta che per quanto illuminato possa essere anche lui è a tempo, esaurita la sua fase ed in assenza di regole strutturali il rischio che il suo successore non sia esattamente la sua replica ma disastroso è troppo elevato. Ed è proprio per questo che ai miei amici dei paesi che lei richiama dico sempre che è pericoloso affidarsi al gestore unico del potere specialmente là dove non esistono regole condivise.

E’ vero che non sempre la democrazia si traduce in vantaggi per il popolo specialmente laddove il rispetto dei dettati costituzionali vengono traditi, nei casi da lei citati e altri, i presidenti hanno trasformato i mandati a tempo in regni personali, in dinastie, in questi casi parlare di democrazie partecipate è puro eufemismo.

Esiste una dittatura illuminata? Teoricamente potrebbe essere possibile, rimarrebbe però per ragioni fisiche sempre limitata nel tempo, volendo anche fascinosa; le esperienze succedutesi nella storia però alla fine non sono per nulla confortanti, l’anello debole è e rimane sempre l’uomo il quale, come ben sà, è riuscito a mandare in croce perfino Gesù Cristo.

Fatte queste considerazioni e in funzione di esperienze proprie è mia convinzione che la gestione allargata ai sensi della costituzione di una qualsiasi struttura sociale, sia essa condominio o governo di uno stato, non è di sicuro la più pratica, è difficile, lunga, non accontenta in pieno mai nessuno, ma almeno può avere il pregio di una più solida unione sociale.

Va da sé che è molto più difficile sapere accettare le diversità di proposte, mentre è più facile e pratico evitare il confronto arrogandosi il diritto di emarginare chi può avere opinioni diverse.

Ed è per questo che è FONDAMENTALE l’esistenza di una costituzione fondante della struttura della società/condominio/stato approvata da tutti a cui attenersi e FATTA RISPETTARE SCRUPOLOSAMENTE, qui sì in senso dittatoriale.

E’ chiaro che questi concetti possono valere fino a che chi partecipa o detiene la gestione del potere ha la capacità di creare intorno a sé il più ampio consenso possibile.
Sono consapevole che anche in presenza di quanto su affermato non è facile difendere lo stato da presidenti, amministratori, deputati corrotti o peggio incapaci, che esistono anche nelle più avanzate democrazie, ma non per questo però occorre abbassare la guardia e abbandonare il proprio paese nelle mani di costoro.

Concludendo il problema di ogni organizzazione sociale è sempre l’elemento umano che purtroppo è quello che è, le miserie che esso è in grado di realizzare sono ben conosciute.

Nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini
Lei afferma
“Probabilmente una delle ragioni del fallimento di alcune iniziative è dipeso proprio dalla incapacità gestionale di chi era deputato a seguirne la fase progettuale ed esecutiva, quando non da un atteggiamento schizofrenico e contraddittorio fra le diverse forze in causa del tutto indipendenti dal controllo presidenziale”

Potrebbe anche essere, ma fino a prova contraria e se le parole hanno un senso, chi si ritiene il presidente di una realtà che google definisce in diversi modi non ben chiarificati, Governo provvisorio, Repubblica presidenziale, Repubblica, Monopartitismo è anche il gestore non solo della politica socio-economica del suo paese ma anche il responsabile in primis delle persone alle cariche delegate, in secondo dei risultati da essi conseguiti.

E’ inaccettabile affermare che il presidente è bravo ma il resto è deficitario e scadente; chi si ritiene abilitato alla gestione di tutti è il maggiore indiziato dei successi o dei fallimenti; Non può chiamarsi fuori solo quando va male.

Alla prova dei fatti in un paese normale un presidente con ha a cuore il benessere del suo popolo trarrebbe le ovvie conclusioni degli scadenti risultati acquisiti e darebbe le dimissioni.

Considerata inimmaginabile questa soluzione, responsabilità vorrebbe che sostituisca con altri le persone che lo circondano e che alla prova dei fatti si sono dimostrate inadatte a ricoprire i ruoli assegnati, magari con chi propone soluzioni non allineate con quanto finora proposto da lui ma che portino a un rinnovamento della classe politica; in cina Deng XiaoPing insegna.

Certamente esistono delle attenuanti, le vicissitudini occorse hanno disperso enormi energie fisiche e di esperienze umane e lavorative che purtroppo non sono facilmente sostituibili.
Ma occorre assolutamente voltare pagina, qualsiasi iniziativa che da ora si voglia intraprendere non può prescindersi dal rivedere l’impostazione socio politica attuale.
Qualsiasi scorciatoia non è più ammissibile, Isaias questo lo deve finalmente comprendere ed accettare e rivedere le sue iniziative egocentriche.

Detto questo, la gestione politica-economica dell’eritrea in termini di popolazione, potrebbe essere paragonata a quella di una qualsiasi media città.
Niente di eccezionale, meraviglia semmai il perseverare nella mancata realizzazione di quanto possibile, molte altre nazioni paragonabili all’eritrea sia come dimensioni, con peggiori infrastrutture locali che escursus storico hanno raggiunto in tempi limitati risultati sorprendenti.

L’eritrea no, si è avvitata in una situazione di stagnazione completa.

Sveglia, l’eritrea non partirebbe da zero, esistono già strutture ereditate in loco già pronte o facilmente ripristinabili e il materiale umano è di ottima qualità, la posizione geografica invidiabile.

Capisco la finalità ma non condivido la volontà autarchica del goe nel ricercare aiuto limitato alle sole esperienze e capitali degli eritrei espatriati, escludere l’esplorazione a priori di eventuali disponibilità a collaborare degli imprenditori stranieri, in questa fase storica lo considero autolesionistico.

Pettini, in ultimo, per quanto riguarda le conferenze sugli investimenti, stante la situazione attuale conosciuta laddove per esternare concetti diversi è necessario accompagnarsi a carri armati, pensava davvero fosse possibile si esplicitassero proposte alternative o di condanna della conduzione politica del paese?

Auspico e condivido anch’io che si debbano fare passi in avanti per venirsi incontro e rimuovere le differenze che fanno da barriera tra le parti e questo per l’interesse comune del paese di tutti.
Avanti

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Signor Nessuno,
la ringrazio per il suo commento al mio post.
Sono certo che la sua opinione è più articolata di quanto io ho tratto dal suo penultimo post ma il mio intervento era solo per riportare il pensiero di un importante giornalista di un’importante rivista come Jeune Afrique ( che certo non brilla per opinioni particolarmente favorevoli a Afewerki come si può evincere leggendo questa rivista come faccio io da molti anni) .
Se guardo a molti Paesi dove la cosidetta democrazia è applicata mi sento di dissentire dai vantaggi assoluti di questa forma di governo .
Certo è chiaro che tutti a parole sosteniamo che la democrazia è la migliore forma di governo se non altro per evitare di essere tacciati di estremismi pericolosi ma nel segreto dell’anima è sempre così ? Io credo di no.
Vede gentile Signor Nessuno, se io (che ho visitato l’Africa Nera per olre 50 volte) dicessi che un nero è inferiore a un bianco sarei tacciato di razzismo e sarei violentemente condannato da tutti ; se però chiedessimo a questi “tutti” quanti di essi se dovessero scegliere tra un bianco o un nero da ospitare in casa sarebbero disposti a scegliere il nero ?
Quello che voglio dire è che c’è una evidente convenienza nel sostenere idee comunemente accettate come quelle su “una testa – un voto” mentre io ho il coraggio di sostenere che non è così che io vorrei essere governato ; io preferirei vivere in un paese come la vecchia URSS invece che nella nuova Russia democratica dove si alternano con giochetti di prestigio Presidente / Primo Ministro/Presidente e dove , grazie alla democrazia - vivacchiano alcune centinaia di super-extra -multimilardari .
Infatti vedo con tristezza il prossimo futuro di Cuba quando Fidel e Raul se ne saranno andati , certamente non ci sarà più la “libreta” ma in compenso, grazie alla democrzia , fioriranno la corruzione, gli interessi personali e in pochi si arricchiranno a detrimento dei tanti .
Quindi tanto per farla breve io giudico la qualità di un regime in funzione della sperequazione tra i più ricchi e i più poveri cioè se ci sono pochi che hanno grandi ricchezze e tanti che vivono modestamente . In una mia lettera d’informazione del 2005 citavo “l’indice di sviluppo sociale” dove si vedeva che il Paese più “ingiusto” è il Messico (il 10% dei più poveri ha un reddito dell’1,3% delle ricchezze totali mentre il 10% più ricco ne ha il 41,7% ) mentre il Paese più egualitario era la Slovacchia dove il 10% più povero ha il 5,1% mentre il 10% più ricco ha il 18,2%.
Guarda caso i paesi con le maggiori diseguaglianze sono quelli tra i più ricchi : gli USA e la Gran Bretagna. Le faccio notare che Messico, Stati Uniti e Gran Bretagna sono delle democrazie !
Ebbene io nei miei due viaggi in Eritrea non ho visto per le strade macchine di lusso, non ho notato a Massawa yacht privati, non ho visto e Keren , a Foro, a Dekamere , a Asmara ville con piscine , ho quindi dedotto che anche i dignitari del regime vivessero con modestia e questo mi basta. Mi sono forse sbagliato ?
Cesare

Re: dalle proteste alle proposte


Sig Cesare
Non sono dell’opinione che la democrazia intesa come modo di agire sciagurato di certi governi sia la migliore forma di gestione dei popoli ma sono altrettanto convinto che il nostro mondo, il mondo delle democrazie occidentali in modo particolare, non è certamente il migliore di tutti i mondi pensabili o logicamente possibili, ma è tuttavia il migliore di tutti i mondi politici della cui esistenza storica siamo a conoscenza.

Rimango comunque in attesa di proposte o di uomini migliori.

Il paragonare la democrazia occidentale alle democrazie popolari ritengo sia improponibile.
Troppa è la differenza infatti Ronald Regan affermava “L'altro giorno qualcuno mi ha spiegato la differenza tra democrazia e democrazia popolare. È la stessa differenza che passa tra una camicia e una camicia di forza”

Avendo lavorato tutta la vita le confesso che non avrei nessuna remora a vivere nei paesi di cui lei fa riferimento, mi lasci dire però che la miseria, la devastazione ecologica, l’inquinamento, la corruzione, la sopraffazione dei forti sui deboli, le prevaricazioni dei potenti dell’apparato, i disastri dei piani quinquennali, il crollo delle istituzioni, i gulag, la disgregazione familiare, la libertà personale azzerata, votazioni bulgare, il crollo produttivo, la fame, ma la fame vera etc esistono anche nei paradisi dei regimi popolari ma non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle che possono essere imputate alle nostre tanto vituperate democrazie. Ce ne siamo dimenticati?

E guardi che di questo ho esperienza diretta. Siamo tutti d’accordo che vorremmo essere molto meglio governati in democrazia ma per cortesia non mi proponga di essere governato come nella russia di prima o quella di adesso o in regimi simili che per quanto riguarda il rispetto diritti non hanno nulla da insegnare.

Che dire poi di tutte quelle persone che fuggendo dal loro paese per ricercare una vita che evidentemente ritengono migliore mettono a repentaglio la loro vita e in alcuni casi la perdono?

Come mai questi fuggiaschi sono a senso unico?

La qualità di una organizzazione dello stato va bene che sia giudicata in funzione anche della sperequazione tra i più ricchi e i più poveri , ma non basta, ritengo che nel computo debba essere inserito la qualità della vita, le libertà individuali, le strutture dello stato presenti, l’occupazione, la sanità, etc etc.

Neanche sono paragonabile semplicemente le condizioni di quelli meno abbienti comparate a quelli dei paesi occidentali laddove il peggiore ha almeno un telefonino in tasca.

Per quanto riguarda l’eritrea non tutto è negativo e non ho nessuna difficoltà ad ammetterlo. Così come non mi scandalizzerei se ci fossero piscine e macchine di lusso.

Il benessere sociale realizzato con il giusto lavoro per quale motivo deve essere considerato un tabù? O debba essere auspicabile solo la livella della dignitosa povertà?
Alcune volte penso che enfatizzare la modestia sia il paravento degli ipocriti.

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Signor Nessuno,
mi scuso se sono “entrato” nel post che lei ha iniziato esattamente due anni fa e
non voglio assolutamente che il mio intervento la allontani dai suoi scambi che durano ormai da molto con Stefano Pettini. Il mio intervento era solo per precisare che forse possono esistere dittature virtuose .
Dopo la sua risposta mi lasci quindi solo puntualizzare e chiarire alcuni malintesi .
Primo: non ho mai paragonato le democrazie occidentali alle democrazie popolari ho solo scritto che preferisco una società nella quale ci sono meno sperequazioni tra i ricchi e i poveri.
Secondo: lei dice che non avrebbe remore a vivere nei paesi da me citati (Usa Mesico , Gran Bretagna) e come contrappunto lei cita miseria-devastazione ecologica- inquinamento - corruzione come caratteristiche solo delle democrazie popolari . Probabilmente non l’hanno informata dei vari disastri ecologici dalla Exxon Valdes in poi fino al Golfo del Messico e ora anche con l’estrazione con acqua a alta pressione dei gas di scisto iniziata nelle democrazie occidentali di Usa, Canada, Germania (al momento solo la Francia ha detto “niet”) e presto in altri paesi con conseguenze drammatiche sulle falde acquifere . Sorvolo sulla corruzione della quale abbiamo esempi quotidiani da noi che siamo una democrazia occidentale !
Terzo: i fuggiaschi a senso unico : Lei non tiene conto che anche nei paesi africani si vede la televisione che mostra grazie o meglio a causa anche di vari serial televisivi uno stile e un livello di vita dei paesi ricchi che diventano così meta fortemente desiderata .
Lei crede veramente che sia meglio vivere come un sub-umano in capannoni in mezzo ai rifiuti e ai topi , senz’acqua etc.. in condizioni indecenti come spesso si vede per i vari fuggiaschi o vivere in una capanna vivendo di pesca o agricoltura nel proprio paese ?
La percezione sulla qualità della propria vita dipende anche dal confronto con gli altri: in un paese dove tutti vanno a piedi basta una bici per essere contenti ; in un paese dove c’è chi a va piedi, altri in bici, in moto in auto , in auto con autista , in aereo privato beh! In questo caso è più difficile essere contenti del proprio livello di vita.
Quarto e ultimo: mi riferisco alla chiusura del suo post: non credo che lei volesse darmi dell’ipocrita , se fosse così sappia che mi ha gratuitamente offeso. Mi spiace anche constatare che lei non accetta che alcuni abbiano idee e opinioni diverse dalla sua.
Cesare

Re: dalle proteste alle proposte

C’è chi dichiara che nel segreto dell’anima dissente dalla cosiddetta democrazia applicata ed è convinto che essa non sia la migliore forma di governo, afferma inoltre che preferirebbe vivere in paesi dove il concetto di uguaglianza e stile di vita è più vicino alle sue aspirazioni e ai suoi intendimenti.
Benissimo, è un loro parere che rispetto e questo l’ho già detto più volte.

Chissà perché si dimenticano di dire quali sono questi inconfutabili e meravigliosi paesi esenti da gulag o di offrire soluzioni migliori, ma nuove, perché quelle che esistono ora sotto la luce del sole sono quelle che sono, e dopo verifica, non avrei nessuna difficoltà ad accettare.

Mi va bene l’opinione personale di chi preferirebbe vivere ed essere governato in modo particolare come nella vecchia urss, non condivido solo il dovermici stabilire io.

Mi potrei domandare solo del perché desiderandolo non ne hanno appro*****to andandoci a vivere, non mi risulta ci fossero porte chiuse in quella direzione.

Il vorrei ma non posso non mi sembrerebbe una buona risposta, neanche che va bene starci per un mese magari sulle spiagge di cuba per poi ritornare, mai restare.

Naturalmente costoro non ci andrebbero ecologicamente a nuoto ma con quei mezzi di trasporto aereo che utilizzano il tanto disgustoso petrolio.
Non voglio magnificare lo stile di vita delle democrazie di tipo occidentale la quale fino a prova contraria ha permesso fino adesso alla stragrande maggioranza dei suoi cittadini di godere dei benefici da essa apportati.

E nemmeno voglio chiudere gli occhi su tutte le storture del mondo su cui viviamo, che riconosco tutte.
Questi benefici comportano un prezzo da pagare? Si è vero, il prezzo del benessere ricevuto dalla maggior parte delle genti, la disponibilità dei farmaci, delle tecnologie, della qualità di vita, l’auto, i telefonini, le cure mediche, la televisione, etc etc a cui tutti i popoli anche quelli sperduti nella savana ambiscono è stato alto e lo sarà di più se non si opererà con cognizioni di causa.

Cosa si vuole che contesti i danni ecologici e le miserie operate dai cattivi politici che avvengono nelle democrazie occidentalI?
Impossibile, perché sono sotto gli occhi di tutti, così come lo sono altrettanto quelli dei regimi che di democratico hanno solo il nome e,
se si vuole essere obiettivi si può affermare che in questo, tutto il mondo è paese.

Le sperequazioni tra ricchi e poveri esistono? certo che esistono, per differenti livelli e in ogni paese e organizzazione politica, in alcuni paesi specialmente del terzo mondo è ancora più scandaloso verificare che le loro classi politiche sono le prime a creare terribile disuguaglianza sociale.
Il razzismo cosa credete sia prerogativa dei solo bianchi? Oppure è peggiore quello tra neri, o gialli, o bianchi?

In ultima analisi questa è la boccia su cui noi stiamo allegramente danzando.

Oltre alle troppo facili denunce servono però proposte realizzabili.

Si potrebbe migliorare? Si dovrebbe migliorare e sarei il primo a condividere l’obiettivo, possibilmente senza ipocrisie.

Ma da dove? CERCASI PROPOSTE

P.S. Non so se sia meglio vivere in un villaggio di pesca o di agricoltura,pittosto che miseramente nei paesi di destino desiderati, che non sono solo quelli occidentali, potrebbe essere (magari con qualche comodità in più o è troppo?) ma se le persone interessate non lo accettano e preferiscono altro avranno le loro ragioni. Volere proporre loro la propria visione del mondo dal salotto di casa propria è scorretto. Ogni tanto affronto questo argomento, giusto o sbagliato che sia, con le persone interessate, quasi sempre ottengo un rifiuto.

pettini questa ultime personali considerazioni non sono attinenti né al 3d né all’obiettivo del forum e non avranno seguito

nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

Secondo me tutta la discussione si è incanalata in una direzione che rischia di risultare fuorviante rispetto all’analisi della oggettiva realtà eritrea.

In effetti nel paese le scelte politiche sono già state prese da tempo e tutto sommato sarebbero andate nella direzione dell’ampia partecipazione popolare se non fosse subentrato in maniera traumatica il problema non ancora risolto dell’invasione etiopica.

Questo è il punto di divisione che contrappone i sostenitori del GoE ai critici, dove i primi danno massima importanza al rispetto della sovranità territoriale nazionale come precondizione essenziale a qualunque altro processo sociale, e i secondi che minimizzano la circostanza sostenendo che la presenza di truppe straniere di occupazione in territorio nazionale non dovrebbe arrestare il processo di applicazione della Costituzione.

Di questo ne abbiamo dissertato a lungo, ma ferma rimane la realtà di un paese che con la massima coerenza prosegue incrollabile sulla sua strada a dispetto di tutte le Cassandre che da anni ne annunciano l’imminente crollo politico, economico e sociale.

Piaccia o meno questo è quanto e l’unico modo di avere certezze circa l’onestà intellettuale del GoE sarebbe verificare se all’indomani della piena accettazione da parte dell’Etiopia delle decisioni della Boundary Commission e la contestuale liberazione dei territori eritrei occupati, il GoE dimostrasse veramente di voler dar seguito a quanto da sempre preannunciato.

Anche in tempi molto recenti questo concetto è stato ribadito a chiare lettere dal rappresentante del GoE in risposta a quanto affermato dal primo ministro etiope Hailemariam Desalegn che aveva dichiarato di voler fare la pace con il presidente Afewerki guardandosi bene però dal ritirare le sue truppe illegalmente schierate all'interno dell'Eritrea e dall'annunciare la piena adesione dell'Etiopia alle disposizioni della Commissione Confini Etiopia Eritrea.

La mia opinione è sempre quella che solo il rispetto pieno del dispositivo democratico dell’Arbitrato internazionale espresso da tutte le parti in causa potrebbe dare risposte certe a chi sostiene che al minaccia etiopica sia solo un alibi.

Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Caro Pettini, sono d’accordo con lei , i post tra me e nessuno sono usciti dal seminato ma come si può leggere io all’inizio ho solo riportato un pensiero del vice-direttore di Jeune Afrique che a proposito dell’Eritrea parlava di un possibile dittatore virtuoso (Afewerki) e ho espresso la mia opnione (che non è legge ma solo un’opinione) che in Eritrea viva un regime più egualitario che in molte delle tanto decantate democrazie occidentali . Successivamente mi sono anche scusato per essere entrato nel vostro scambio . Come potrà leggere non sono io che sono uscito dal seminato .
Visto il tono saccente con il quale il signor (??) nessuno mi scrive non posso non rendere “pan per injera” e quindi scrivo di seguito il mio commento all’ultimo post di nessuno.

Io mi sono rivolto a lei sempre con educazione e buona creanza (ma pare che queste parole le siano sconosciute)
Povero nessuno ! sono triste per lei ; sono sempre triste quando incontro persone che sono convinte , come lei , di essere uno dei pochi depositari della verità (con la V maiuscola ovviamente).
Ora la mia vita ha finalmente un senso visto che l’ho incontrata ! ( frase ironica se non l’ha capito)
Non solo lei mi insulta dandomi dell’ipocrita ma si lancia in pirotecniche risposte (indirette) al mio post. Come quando dice che chi ama l’ecologia dovrebbe andare a nuoto a Cuba .
E’ poi divertente leggere che pare che io le abbia suggerito di stabilirsi in uno dei paesi da me citati, stia tranquillo resti pure dove è ora .
Ammetto però una colpa : leggendo qua e là alcuni dei suoi post avrei dovuto capire che lei è un personaggio che non ha il coraggio di firmare con un nome ma con un nick-name (nessuno) che la qualifica perfettamente.
La lascio quindi danzare sulla boccia (??? L’ha scritto lei) io ho il mio autista che mi aspetta
per portarmi al mio aereo personale con il quale andrò nel primo porto per partire poi a nuoto per Cuba.

Bye Bye

Re: dalle proteste alle proposte

pettini
già da tempo tutti sono d'accordo su questa sua analisi di carattere generale e convergono sulle origini dei problemi di fondo causati dalla etiopia, ma non sulla gestione della crisi sia di politica estera che interna , le parti mantengono le loro convinzioni finali che non portano a nessuno sbocco positivo.

In modo particolare il goe che essendo in posizione di forza e quindi di responsabilità, di fatto non dimostra nessuna apertura tesa a favorire un riavvicinamento con i propri cittadini dissidenti.

In questo ultimo suo post vorrei porre l’accento proprio sulla sua affermazione “ma ferma rimane la realtà di un paese che con la massima coerenza prosegue incrollabile sulla sua strada” ergo il goe prosegue per la sua strada incurante di tutto e di tutti, nessuna apertura possibile a pareri diversi dalla sua.

Ciò smentirebbe anche quello che ritengo un recente suo sensato e equilibrato auspicio al cercare di venirsi incontro per rimuovere quel velo di reciproca diffidenza che ha caratterizzato in passato i rapporti fra le parti.
Questa speranza è l’unico motivo per cui il dialogo tra le persone di buona volontà deve rimanere aperto.
Perché il goe purtroppo dimentica che i suoi nemici non devono essere i suoi cittadini.

P.S Comunque anche queste nostre argomentazioni non sono in linea con il 3d

Pettini è in grado di informare quale ente o commissione è stato delegato a rendere chiare le norme sul “ proclama n ° 173/2013 riguardante l'apertura del conto di deposito in valuta estera” nel quale non essendo ben chiari alcuni articoli possono essere interpretabili e di conseguenza forieri di possibili futuri equivoci?

Nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

"Nessuno" Lei afferma: “In modo particolare il goe che essendo in posizione di forza e quindi di responsabilità, di fatto non dimostra nessuna apertura tesa a favorire un riavvicinamento con i propri cittadini dissidenti”, questo non è del tutto vero poiché il governo ha dimostrato di essere estremamente tollerante e bendisposto nei confronti di chi è espatriato illegalmente e ha chiesto di rientrare in Eritrea tanto da disporre una amnistia per il reato di emigrazione clandestina ferme restando le conseguenze per eventuali responsabilità di altro tipo.

Vero è che chi a suo tempo è espatriato illegalmente non lo ha fatto per esprimere dissidenza, ma molto più prosaicamente nell’illusione di poter migliorare le condizioni di vita sua e della sua famiglia, ma è pur sempre un problema sociale che andava affrontato e risolto.

Poi lei aggiunge: “ergo il goe prosegue per la sua strada incurante di tutto e di tutti, nessuna apertura possibile a pareri diversi dalla sua”.

Se legge bene la mia affermazione “ma ferma rimane la realtà di un paese che con la massima coerenza prosegue incrollabile sulla sua strada” si rende conto che parlo di Paese e non di GoE.

Paese dunque inteso in tutta la sua interezza laddove il GoE ne è solo la legittima espressione.

Come si può sintetizzare il concetto di “legittima espressione” in mancanza di un tipo di “certificazione” che ci è stato inculcato essere ottenibile solo attraverso una consultazione elettorale?

Probabilmente basta guardare agli esiti dei fatti culminati con l’arresto dei G15 o della “Primavera araba” che ha sconvolto molti paesi senza neanche sfiorare l’Eritrea o ancora il recente episodio del gesto inconsulto che si è consumato presso il ministero dell’Informazione.

Nessuna reazione da parte della popolazione in patria, ne all’estero dove la diaspora avrebbe avuto la possibilità, al pari di moltissime comunità di esuli di altri paesi, di coagularsi intorno a un movimento di opposizione organizzato e influente che avrebbe trovato ogni possibile appoggio politico ed economico da parte dei paesi ospitanti, ma che nel caso della Diaspora eritrea non è neppure mai nato.

Tornando al tema del 3d la mia opinione è che andrebbe dato massimo impulso a un movimento che chiedesse in tutte le sedi legali il pieno riconoscimento dei diritti derivanti dagli accordi di Algeri come precondizione per qualunque altra istanza da presentare al GoE.


Stefano Pettini

Re: dalle proteste alle proposte

Pettini, il riavvicinamento tra le parti auspicato non può essere riferito a una dubbia e parziale amnistia, in termini numerici nulla tanto da essere considerata solo mossa propagandistica, ininfluente rispetto alle problematiche ben più importanti quali la costituzione dello stato, quella dei diritti civili e quella dello sviluppo economico, ed è palese che la prima mossa deve necessariamente venire da chi attualmente ritiene di detenere la posizione di forza maggiore.

Altra considerazione, non è con dimostrazioni di tolleranza paternalistica, di buonismo peloso e concessioni che ricordano gestioni di antichi califfati che il goe/isais deve dare dimostrazione di corretta rappresentanza politica bensì deve agire in forza delle leggi dello stato di diritto da tutti riconosciute.

Che il goe/isaias, e solo lui, prosegue sulla sua strada è evidente in quanto attualmente è la sola entità che determina la politica generale in eritrea, non avendo altri mezzi riconosciuti legali per dimostrare il contrario, al goe/isaias e solo a lui compete essere imputato di quanto succede nel paese, nel bene e nel male.

Pensare che il solo fatto di non avere aderito a movimenti di protesta nel paese debba essere considerato un appoggio alle politiche del goe/isaias è presuntuoso e privo di ogni supporto serio. La partecipazione popolare che dimostri questa sua convinzione allo stato attuale non esiste.

Il non farlo oggi non preclude possa farlo domani, il solo fatto che le proteste sono via via più incisive rende di fatto possibile che la prossima prevedibile dimostrazione di forza sia ben più dirompente e violenta.

Il fatto che due o chissà quanti mezzi corazzati siano stati impiegati nell’ultima protesta di piazza non è stato una cosa da niente, nulla di è successo di irreparabile e sanguinoso, ma se avessero sparato cosa sarebbe successo?
Vuole il goe arrivare ad avere il paese diviso e insanguinato di lotta fratricida?

C’è chi è convinto che considerazioni generali di molti su questi argomenti siano solo visioni di impenitenti cassandre, potrebbe essere, per quel che mi riguarda so per certo che esistono anche gli struzzi.

Comunque è certo che le dimostrazioni di dissidenza effettuate in tempi diversi certificano che anche all’interno l’appoggio totale del paese al goe non esiste.

Bando alle supposizioni di parte, se si vuole la risposta sull’effettiva rappresentanza politica del goe esiste il mezzo, dare seguito alla costruzione effettiva dello stato con le basi già in essere riposte in un cassetto e indire libere e serie elezioni nazionali che stabiliscano la volontà popolare.
L’impressione è che il non volere intraprendere questa strada dimostra solo che il goe/isaias abbiano il sentore diretto degli umori delle genti e abbia paura di un risultato negativo.


nessuno

Re: dalle proteste alle proposte

“Nessuno” lei afferma: “…il goe/isais deve dare dimostrazione di corretta rappresentanza politica bensì deve agire in forza delle leggi dello stato di diritto da tutti riconosciute…”

E questo chi lo dice? Perché mai il GoE/Isais dovrebbe dare una qualche dimostrazione? Quali sarebbero poi quelle che lei definisce “Le leggi dello stato di diritto da tutti riconosciute”?

Lei inoltre dichiara: “se si vuole la risposta sull’effettiva rappresentanza politica del goe esiste il mezzo, dare seguito alla costruzione effettiva dello stato con le basi già in essere riposte in un cassetto e indire libere e serie elezioni nazionali che stabiliscano la volontà popolare”.

Perché si pone questo dilemma quando il GoE si manifesta come una conclamata e concreta realtà di governo e dunque non c’è alcuna necessità di una verifica circa “La sua effettiva rappresentanza politica”?

Lei inoltre paventa: “Il fatto che due o chissà quanti mezzi corazzati siano stati impiegati nell’ultima protesta di piazza non è stato una cosa da niente, nulla di è successo di irreparabile e sanguinoso, ma se avessero sparato cosa sarebbe successo? Vuole il goe arrivare ad avere il paese diviso e insanguinato di lotta fratricida?

Concludendo con: ”L’impressione è che il non volere intraprendere questa strada (elezioni) dimostra solo che il goe/isaias abbiano il sentore diretto degli umori delle genti e abbia paura di un risultato negativo”.

Non le sembra di aver travalicato i limiti della decenza per passare a una retorica da quattro soldi che francamente alla luce dei suoi scritti precedenti proprio non le si addice?

Le ricordo che chi segue silente questo forum conosce molto bene la realtà sociale eritrea e non è incline a farsi coinvolgere in capsiosismi dialettici di questo genere.


Stefano Pettini