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Re: lettera al Direttore dell\'Avvenire


Il Martedì 12 Agosto 2014 10:07, Fabrizio Gatti ha scritto:

Caro Daniel,
quando Petros Solomon, i cittadini eritrei e i giornalisti arrestati dopo il 18 settembre 2001 saranno liberati o sarà accertato come sono stati uccisi, allora Lei vincerà la sua personale battaglia per la verità.
Cordialità,
Fabrizio Gatti



Caro Fabrizio,

hai sentito il dovere di rispondermi con celerità ad una lettera che ti riguarda ben poco perché indirizzata al direttore dell’Avvenire mentre invece hai sorvolato su quella indirizzata ai “compagni” di Sel dove, assieme ad altri illustri colleghi, ti ho menzionato come chi infanga da anni il mio paese. Sicuramente solo ora hai ben pensato di esporti vedendo la lunga lista di personaggi pubblici ai quali ho inoltrato la mail mentre nella prima, ma tu non lo potevi sapere ovviamente, te l’avevo nascosta. Ci sei cascato con entrambe le scarpe, fatti più furbo la prossima volta!

Vengo al dunque.

Dalla tua sentenziosa risposta circa la mia battaglia persa tu pretendi la liberazione di prigionieri del mio paese, persone che non hai mai visto né conosciuto prima. Io ti rispondo con un’altra domanda: A che titolo lo chiedi? Sei forse un arbitro dell’umanità o peggio un Ispettore Onu? Se hai veramente a cuore tutti i prigionieri di questo mondo allora perché non ti sei mai occupato, per esempio, di quelli che aspettano l’esecuzione nel braccio della morte? Certo quelli non ti interessano, sono diversi!

O devo pensare che tu non abbia il coraggio di andare contro una grande potenza come l’America? Paura, eh? E poi, chi pubblicherebbe i tuoi articoli, dico bene? Certo è più comodo prendersela con un piccolo paese del terzo mondo, vero? Ti piace vincere facile! È più remunerativo schierarsi con i potenti della terra, c’è più pubblicità a fare il loro gioco e non costa niente costruire menzogne per demolire il paese sotto mira, nemmeno un biglietto d’aereo.

E poi da che pulpito lo chiedi?

Almeno da noi, se qualcuno commette un reato viene messo in galera a prescindere che sia un pezzo grosso o meno. E nel tuo paese com’è che funziona? Conosci qualche pezzo grosso finito dentro? Ti prego di farmi almeno un nome illustre. Lo so che nelle carceri c’è un sovraffollamento di pesciolini mentre i pesci grossi continuano a sguazzare fuori.

Sì, so anche che da voi c’è l’appello, la cassazione, il giudizio di terzo grado eccetera ma a me non la dai a bere circa la bontà del vostro sistema, la stessa Unione Europea vi ha richiamato più volte per le vostre carceri poco “cristiane”. Strano per un paese del primo mondo, non ti pare?

E perché un grande giornalista italiano come te non s’è mai occupato delle carceri italiane al tracollo e invece preferisce viaggiare lontano con la fantasia, in un paese dove non è mai stato ma che “per sentito dire” conosce benissimo? Nel tuo ultimo ignobile articolo sull’Espresso (vedi i commenti) ti ho definito il “nuovo” Salgari perché ti trovo “assai creativo” quando descrivi luoghi e culture lontane spaparanzato nel tuo ufficio di Roma o di Milano, ma tu, astutamente, hai postato sul tuo profilo facebook solo i commenti a te favorevoli ignorando tutti gli altri, compreso il mio.

E tu vuoi insegnare al mondo intero cos’è la libertà? “Ma mi facci il piacere!” come diceva Totò.

Credi di avere il diritto di prendertela con le leggi del mio amato paese? Conosci forse qualche giornalista eritreo che si sia mai azzardato a criticare la giustizia italiana o che abbia chiesto la liberazione di un tuo prigioniero?

O credi di essere un “africanista”, voglio intendere, un esperto dell’Africa? Ne dubito fortemente. Oltre al tuo rocambolesco viaggio dalla Libia in Italia, credo tu non possa affermare di conoscere l’Africa e i suoi problemi. Dal momento che non conosci tutti gli stati africani, per tua informazione sono 54, mi chiedo perché tu abbia scelto di prendere sotto mira l’Eritrea, un paese a te ignoto. Perché fra tutti hai scelto proprio il mio paese? O credi veramente di conoscere bene l’Eritrea solo perché hai telefonato uno ad uno ai rifugiati eritrei in Italia?

Oppure ti sei fatto un quadro generale perché te ne ha informato qualche italiano con conflitti di interesse in Eritrea, che improvvisamente, da un momento all’altro, perde i benefici di cui godeva e diventa “non più gradito”? E sai di chi parlo. (La povera Dania ancora non si spiega perché un paese prima la coccoli offrendole un buon lavoro e poi la cacci via! Deve trattarsi per forza di un paese dittatoriale, non c’è altra spiegazione).

Credo fermamente che avresti dovuto indagare meglio, è il tuo lavoro! Tu invece non hai avuto nessun dubbio e hai preso tutto per oro colato. Ma io capisco benissimo che un giornalista italiano possa non capire la parola “conflitto d’interesse”. Non ti biasimo certo per questo. E insieme a queste “sante” persone, trasformatesi in Ngo, hai fatto scoprire agli italiani che nel “mondo”, cioè in Eritrea, mancano tutti i diritti umani fondamentali. Complimenti! E così anche tu sei diventato il paladino dei diritti umani e hai scoperto quanto sei “buono” e di colpo diventi matto se un paese al mondo, cioè l’Eritrea, invece non se ne curi.

Mi fai venire in mente, caro Fabrizio: “Il potere dei più buoni” di Giorgio Gaber e quasi, quasi te la dedico. Fanne la colonna sonora della tua estate. Ascolta attentamente le sue parole, ti calzano alla perfezione.

Io invece, al tuo posto, avrei alzato gli occhi al cielo per vedere chi è che manovra i fili. Siamo diversi, evidentemente. A te non è mai venuto in mente, neanche dopo, che qualcuno ti abbia voluto usare, appro*****re insomma della tua fama raggiunta “a fatica” (ricordo quando ti sei improvvisato macchinista dei traghetti verso le isole o raccoglitore di pomodori nella tua bellissima terra). Certo che no, oramai eri partito per la tua crociata contro il mio paese e il suo eroico leader e non potevi più tornare indietro. Purtroppo, per te.

Dico purtroppo per te perché hai sicuramente perso la possibilità di visitare un gran bel paese di persone accoglienti e sorridenti. Se tu fossi entrato in casa di una famiglia anche povera, questa si sarebbe indebitata con i vicini pur di offrirti il pranzo o la cena. Ti sei perso il calore e lo sguardo incantato dei bambini ben nutriti che ti avrebbero circondato festosi per il semplice gusto di salutarti. Ti sei perso la gioia dei nostri anziani che avrebbero scambiato con te frasi di circostanza orgogliosi di ricordarsi ancora l’italiano.

Ti sei perso l’Eritrea, caro Fabrizio, l’unico paese africano libero dagli sciacalli e dagli avvoltoi che, ahimè, continuano a spolpare l’Africa e gli africani con la scusa di far loro del bene. E ancor di più mi dispiace per te che hai perso quella delicatezza, umiltà ed obiettività che un buon giornalista deve avere quando parla di un paese così lontano e sconosciuto.

Concludo dicendo che, ovviamente, ci sono sì differenze tra il tuo ed il mio paese.

Da noi non ci sono i diritti umani mentre da voi abbondano (anche per il modo in cui accogliete i rifugiati). Da noi non c’è giustizia ma da voi la legge è uguale per tutti i cittadini italiani. Da noi non c’è democrazia, da voi ce ne talmente tanta che fate le elezioni ogni 6 mesi. Da noi c’è Isayas da 20 anni mentre da voi Benito, Giulio e Silvio hanno regnato per 80 anni. E la morale che ne ricavo è la seguente: noi siamo del terzo mondo e non possiamo essere perfetti, voi siete del primo mondo e lo stesso non siete perfetti.

Perciò caro Fabrizio, invece di veder la pagliuzza negli occhi altrui guarda la trave nei tuoi e ti prego, risparmiaci in futuro le tue menzogne e fatti più in là ché noi eritrei abbiamo problemi ben più seri da affrontare, problemi tipicamente africani che tu “uomo bianco” non potrai mai capire fino in fondo.

Cordialità, Daniel Wedi Korbaria.



Ps. Se senti il dovere di replicare pubblicamente troverai questa mail postata sul sito Eritrea Eritrea.