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Lettera aperta alla Dott.ssa Alganesh Fessaha Presidente della Ong “Gandhi”

Gent. dottoressa,
chi le scrive non è un rappresentante del governo eritreo ma un semplice suo conterraneo, un cittadino eritreo che da vent’anni vive e lavora in Italia.
Le scrivo per esprimerle lo sdegno che provo per i lupi travestiti da pecore ossia per quelle persone travestite da Ngo, come lei appunto, che hanno tradito la loro patria d’origine. E le spiego anche il perché di questa mia grave affermazione.
Oggigiorno costruirsi una Ngo è diventato non solo remunerativo ma soprattutto popolare, rende famosi quanto lo sono i calciatori o i cantanti, bisogna solo trovarsi al posto giusto nel momento giusto. E lei ha trovato sia il posto che il momento ed è diventata famosa come “benefattrice dell’umanità”.
Io però, come suo conterraneo, non credo affatto nella sua bontà d’animo e nella sua santità perché vedo che il posto giusto da lei scelto si chiama Etiopia.
Tutti sanno che l’Etiopia, con tutti i governi che nel tempo si sono succeduti, da sempre si è mostrata nemica del popolo eritreo e dell’Eritrea contrastandone la sua Indipendenza. Innegabilmente questa è la nostra storia che purtroppo sembra anche la nostra condanna.
Anche l’attuale governo etiopico segue questa scia d’odio nei nostri confronti e ovviamente ci ha osteggiato in tutti i modi a cominciare dalla guerra del 1998, una guerra che ha impedito seriamente la ricostruzione e lo sviluppo del nostro amato Paese anche perché reduci da un’altra guerra durata trent’anni. Dal 2000 sono trascorsi quattordici lunghi anni e tuttora l’Etiopia continua ad occupare illegalmente i nostri territori e rifiuta di firmare le decisioni delle Nazioni Unite circa i confini che sono stati stabiliti. Sporadicamente compie improvvisi raid per tenere desti i nostri giovani che presidiano i confini, provocazioni che il nostro Governo giustamente ignora. Insomma da parecchi anni l’Eritrea vive una situazione di no guerra e no pace. Naturalmente queste cose lei le sa già.
Ciò che quindi mi lascia perplesso è il fatto che, pur sapendo che il governo etiopico è ancora nostro nemico, lei, travestita da Ngo, si rechi spesso nella tana del lupo con la scusa di aiutare i miei giovani concittadini dislocati nei vari campi profughi. È inspiegabile che un eritreo entri ed esca dal paese nemico con tanto di tappeto rosso steso a terra. È forse il nome della sua Ngo ad aprirle la strada? E chissà perché poi l’ha chiamata Ghandi? Personalmente mi lascia intuire che la sua idea sul futuro della nostra Eritrea sia una divisione in caste di cittadini “intoccabili” e mahraja!
Mi tolga una curiosità dottoressa, lei va in Etiopia come cittadina italiana o eritrea?
Glielo chiedo immaginando che la doppia cittadinanza faccia comodo a tutti, basta tirar fuori il passaporto giusto al momento giusto e così si evitano problemi di ogni genere. Una bella trasformazione camaleontica la sua: cittadina italiana in Etiopia e “attivista eritrea” in Italia!
Io, a differenza sua, pur avendone tutti i diritti, ho scelto di rimanere unicamente cittadino eritreo. E so cosa vuol dire una scelta del genere quando vivi fuori dal tuo Paese, sei obbligato a rinunciare a molte cose: viaggi, concorsi, carriera, ma non ho nessun rimpianto, sono orgogliosamente un eritreo. Credo che in Etiopia sappiano sia delle sue origini che dei suoi sentimenti politici. Sanno per esempio che lei da sempre si oppone al governo eritreo. Sanno che se fosse dipeso da lei saremmo ancora etiopici. Sanno che lei farebbe di tutto pur di rovesciare il governo che ci ha dato la dignità e l’orgoglio di chiamarci eritrei. Sanno che di lei si possono fidare, sanno che lei potrebbe lavorare con loro. Quelli sanno sempre tutto. Non dimentichi chi sono i loro alleati! E se la lasciano entrare nei campi profughi è unicamente perché lei porterà avanti la sua missione.
Ed ecco arrivato il momento giusto: predoni, traffico di organi, deserto e mare. E lei è tanto brava a rincarare la dose e a puntare il dito contro coloro che non c’entrano niente.
Se fosse intellettualmente onesta dovrebbe spiegare agli italiani che continuano ad elargirle premi credendola una “persona perbene” il suo vero obiettivo. Dovrebbe dirgli, dopo che l’hanno onorata con la loro cittadinanza, le sue ambizioni di potere in Eritrea. Dovrebbe dire agli italiani che, in realtà, lei lavora assieme al governo etiopico per rovesciare il nostro governo e che usate quei poveri ragazzi come mezzo per arrivare ai vostri sporchi scopi. "Il fine giustifica i mezzi" diceva Niccolò Machiavelli. Dovrebbe anche dire agli italiani che lei non c’entra niente con quei poveracci spediti ad attraversare il deserto ed il mare. Insomma dovrebbe mostrare le sue mani sporche del sangue di chi non è e non sarebbe mai potuto arrivare in Italia.
Ma so che lei non lo farà mai.
La miglior pubblicità si ottiene recandosi a Lampedusa a piangere poi quei morti, vero dottoressa?
A tragedia compiuta, pur di nascondere le proprie responsabilità e quelle degli altri traditori vestiti da suore e da preti, continui pure a raccontare le sue menzogne per ricevere altri riconoscimenti e maggiori finanziamenti.
E con la sua cinica maestria è poi riuscita a far credere alle forze dell’ordine italiane, ignare della sua vera identità, che lei e i suoi complici eravate gli unici interlocutori ed interpreti, e avete fatto allontanare la rappresentanza della nostra Ambasciata con la scusa di tutelare le famiglie dei sopravvissuti in Patria. Da che mondo è mondo è l’Ambasciata l’unica istituzione rappresentante i suoi cittadini all’estero ma grazie a lei adesso ho imparato che possono essere invece le Ngo disoneste. E ce n’erano parecchie lì quel giorno.
Perché mai ha voluto a tutti i costi sostituirsi alla legittima Rappresentanza ufficiale? Forse aveva da nascondere qualcosa? Forse non si doveva sapere la verità?
Lei, camminando sopra le salme dei nostri concittadini, è riuscita a diventare così famosa che presto qualche ingenuo occidentale la candiderà al Premio Nobel per la pace. Quel giorno si ricordi che la sua crudele scalata al potere ha privato i familiari del diritto di seppellire in Patria le salme dei propri cari nonostante l’esplicita volontà del Governo eritreo di farsi carico delle spese di trasporto. Quel giorno si ricordi che la sua cieca ambizione ha privato di un degno funerale quelle povere vittime regalando altro dolore alle loro madri e ai loro padri. Quel giorno si ricordi che la sua bramosia da prima pagina ha privato a tutta la comunità eritrea residente in Italia e all’estero il diritto di commemorare i suoi morti facendoci sentire come se noi fossimo i loro assassini.
Eppure quel giorno siamo morti tutti.
Nell’attesa del Nobel, lei continui pure a lottare per incriminare i tre pescherecci colpevoli di non aver salvato il barcone dei migranti quando invece dovrebbe puntare il dito più in alto contro chi ha legiferato il reato di favoreggiamento per immigrazione clandestina.
Continui pure a lottare per colpire le vittime e non i carnefici. E continui ancora a raccontare agli italiani che la colpa di quell’incidente è dell’“inferno Eritrea” ignorando che la maggior parte di quei ragazzi, pur avendo i soldi e tutti i diritti per il ricongiungimento familiare, non avrebbero mai avuto nessun visto da nessuna Ambasciata straniera, compresa quella italiana.
Fortunatamente la maggior parte degli eritrei è consapevole del pericolo che lo minaccia e non si lascerà imbrogliare da chi vuole mettere a rischio la sicurezza del nostro amato Paese.
Concludo dicendo, dott.ssa Alganesh, che quelli come lei oltre a tradire la Patria e a giocare pesantemente con la vita altrui, prima o poi, inevitabilmente, per la loro cecità cadranno nel vuoto. Un giorno o l’altro lei dovrà rispondere del suo tradimento non al Governo di Asmara ma a tutti i suoi concittadini.
Cordialità,
Daniel Wedi Korbaria

Re: Lettera aperta alla Dott.ssa Alganesh Fessaha Presidente della Ong “Gandhi”

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