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Bahti Meskerem (Bologna 31 agosto 2014)

BAHTI MESKEREM
Il 1° settembre 1961 un giovane del bassopiano eritreo di nome Idris Hamid Awate insieme a pochi amici, armati di vecchi fucili italiani rubati, sparava il primo colpo contro una stazione di polizia etiopica. Quel lontano giorno iniziò la lotta armata di Liberazione dell’Eritrea. Il guerrigliero Idris morì un anno dopo in combattimento sperando, ma senza saperlo, che altri Idris eritrei avrebbero preso il suo posto e sacrificato la loro vita per la propria libertà. E il suo sogno non fu vano, trent’anni dopo la superpotenza “etio-soviet-americana” venne scon ***** e l’Eritrea finalmente liberata.
È proprio per festeggiare questo anniversario chiamato Bahti Meskerem che gli eritrei residenti in Italia si sono radunati ieri, 31 agosto 2014 , a Bologna la città simbolo della lotta di Liberazione. La cerimonia è stata aperta con l’inno nazionale eritreo cantato da bambini nati in Italia e la pronuncia maccheronica delle loro parole in tigrigna ha rallegrato il cuore di tutti i presenti.
Alla cerimonia è intervenuto il nuovo Ambasciatore eritreo a Roma, il Dottor Fessahazion Pietros che con parole chiare e forti ci ha restituito la certezza di non essere soli. Infatti il governo è sempre al nostro fianco soprattutto oggi che è in atto una guerra mediatica contro l’Eritrea. Una campagna di denigrazione e demonizzazione occidentale, una lotta impari visto che gli avvoltoi hanno tutti i media del mondo dalla loro parte compresi, ahimè, anche quelli italiani.
Secondo le condivisibili parole del nostro Ambasciatore nessun eritreo deve aspettarsi di spartire le risorse naturali dell’Eritrea con la logica del “un po’ a te e un po’ a me”. “Esse non sono nostre (del governo), né vostre (del popolo) ma appartengono alle future generazioni.”
Ed è proprio dentro alle nostre risorse naturali che gli avvoltoi travestiti da colombe vorrebbero mettere i loro artigli condannando il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti alla solita miseria africana. La mia generazione è destinata non a consumare queste ricchezze con la filosofia del “tutto ora e subito” ma è chiamata a portare avanti quella lotta iniziata nel lontano 1961.
L’unica differenza è che oggi, più che con le armi, la potenza etio-americana ci aggredisce con i suoi potenti mezzi d’informazione e con la complicità delle malefiche Ngo dei diritti umani.
E se bisogna affrontare questa vigliacca guerra mediatica che mette a rischio l’esistenza proprio di quei bambini che con le manine sul cuore cantano: Eritrà, Eritrà, Eritrà, io mi vedrò costretto a impugnare la mia penna e a far scoccare le mie frecce per abbattere quegli avvoltoi che si agitano sopra le loro teste.

Daniel Wedi Korbaria