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Re: Eritrei rapiti da predoni nel Sinai.

Vorrei segnalare questo articolo pubblicato il 6 dicembre sul quotidiano "Avvenire"
http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/eritrea-smercia-e-isuoi-figli.aspx

Eritrei rapiti da predoni nel Sinai.

Sig. Pettini
Nega l'evidenza come sempre, anche in questo caso drammatico dei nostri fratelli e sorelle eritrei resi schiavi dai trafficanti egiziani.
Io personalmente conosco una ragazza che ora è nelle mani di questi trafficanti, dopo che voi italiani nel giugno scorso l'avvete respinta verso la libia.
Quindi in vece di tentare di screditare chi cerca di dare voce a questi disperati, lei cittadino italiano faccia qualcosa per sollecitare il suo governo italiano anche il suo amico dittatore Isaias a difendere i cittadini Eritrei sequestrati dai beduini nel Sinai. Tutto questo se avete un birciolo di dignità umana!

Re: Eritrei rapiti da predoni nel Sinai.

Io, personalmente, come italiano mi vergogno molto, mmoltissimo, e sto facendo quelo che posso

Re: Eritrei rapiti da predoni nel Sinai.

Sig. Tedros, qui non si tratta di negare o non negare l'evidenza: porti anche lei la sua testimonianza senza entrare in sterili polemiche che lasciano il tempo che trovano:noi Italiani siamo, checche' lei ne dica, molto sensibili a queste disgrazie e ci adoperiamo come possiamo a combatterle con tutti i mezzi consentiti. Cominci lei a fare sentire in qualche modo il suo dolore per i fratelli e le sorelle che stanno patendo queste atrocita'.

Re: Eritrei rapiti da predoni nel Sinai.

Bravo sig.Perplesso: pero' invece di vergognarsi di essere Italiano ci dica cosa sta facendo.

Re: Eritrei rapiti da predoni nel Sinai.

Sig. Antonio,
Forse lei non si e accorto, la mia testtimonianza lo portata mi pare? Quello che non mi va tentare di screditare chi cerca di aiutare gli altri, perché forse non la pensa come te. In questi giorni anche io mi sono informato qui ad Asmara su chi fosse Don Mussie Zerai, mi hanno confermato che un Sacerdote da pochi mesi, ma impegnato a favore di immigrati e rifugiati da tanti anni almeno dal 1995, questo stando a quello chi mi hanno riferito le Suore e Preti che lo conoscono.
Qui non è questione politica come subito ha detto Sig. Pettini, che la collegato con la visita di Isaias in Egitto, queste persone sono da più di un mese che sono in quelle condizioni. Ho letto le dichiarazioni di Don Mussie lui dichiare "sono stato contattato dai famigliari di questi profughi la sera del 24 novembre" quindi se in Italia la notizia e uscita in quelli giorni non è colpa di Don Mussie. Qui bisogna unire le forze per difendere i diritti di questi profughi eritrei, non attacare chi cerca di fare il possibile per la loro liberazione. Mi riferiscono se per fino il Papa ha fatto appello il 05 dicembre per la liberazione di questi profughi è merito di Don Mussie. Sig. Pettini chiede credenziali allora siamo messi male.

Eritrei rapiti da predoni nel Sinai.

Informazione per chi quasi negava la verità di questi fatti, atribuendoli ad un atto politico dei nemici di Isayas Afewerki.
Anche questa missio che parte sono nemici di Afewerki?
Profughi sul Sinai: parte la missione di EveryOne a Rafah
http://informarexresistere.fr/profughi-sul-sinai-parte-la-missione-di-everyone-a-rafah.html

Eritrei rapiti da predoni nel Sinai.

http://guerrecontro.altervista.org/blog/?p=5820

Gli eritrei segregati nel Sinai sono nelle mani di Abu Khaled
13 dicembre 2010

I 250 profughi eritrei prigionieri dei trafficanti al confine tra l’Egitto e il Sinai sarebbero in mano di Abu Khaled, noto alla polizia egiziana per traffico d’armi e di esseri umani. Oltre ad Abu Khaled, sarebbero coinvolti un altro trafficante, Abu Ahmed e un uomo di origine eritrea, Wedi Koneriel, che ha avuto il compito di avvicinare e rassicurare i profughi per condurli poi nelle mani dei loro aguzzini.

Da una ong con base al Cairo, è arrivata la notizia che molte donne sono state stuprate ripetutamente dai loro carcerieri davanti ai compagni di prigionia, ma la cosa più preoccupante è che un centinaio di prigionieri sembra siano stati separati dal gruppo e portati via, non si sa dove, e che la loro sorte possa essere quella di “donatori” di organi, una delle “specialità” di Abu Khaled.

Il traffico di esseri umani è un business da cui i trafficanti traggono milioni di dollari ogni ‘anno. “Nel Sinai, è presente una rete forte e ben strutturata. Andando a leggere i giornali locali, si scopre che lo scorso anno sono spariti nel nulla centinaia di migranti. Probabilmente sono finiti nel mercato degli organi”, spiega Malini, il co-presidente del Gruppo EveryOne.

Fino ad ora i contatti con gli africani in prigionia, sono stati tenuti da un sacerdote eritreo, Mussie Zerai, che dirige l’agenzia Habeshia, anche perché i sequestratori hanno invitato i sequestrati a contattare qualcuno, in particolare le loro famiglie, affinchè pagassero un riscatto per il loro rilascio.

Dalle ultime telefonate con il sacerdote, emerge che la situazione sul posto si sta facendo ogni giorno più complicata. Probabilmente i sequestratori si sentono sotto pressione e i sequestrati temono di poter essere ulteriormente divisi e trasportati altrove.

E dire che EveryOne e Habeshia, insieme ad altre associazioni, si erano premurate la settimana scorsa di sporgere una formale denuncia alle autorità egiziane presso l’ufficio del Procuratore generale del Cairo, Maher Abd al-Wahid , includendo tutti i dettagli e le informazioni in loro possesso: i telefoni cellulari dei trafficanti, la posizione esatta dei prigionieri detenuti, le condizioni drammatiche che i migranti stanno vivendo; la dinamica del delitti già commessi; i contatti locali per raggiungere la città dei beduini, e i nomi di due delle loro guardie carcerarie.

Ma inspiegabilmente ancora non è stato fatto niente. Domenica, EveryOne ha dato notizia che due preti cristiano ortodossi sono stati uccisi dalla banda di Abu Khaled, probabilmente perché sospettati di essersi attivati per la localizzazione della banda.

Personalmente mi riesce difficile comprendere come mai le autorità egiziane non siano ancora intervenute: se il problema è legato ad una mancanza improbabile di mezzi oppure, ipotesi più plausibile, a una forma di complicità con le bande criminali che operano nella zona.

Ma anche nell’ipotesi che questa vicenda domani si concluda positivamente con la liberazione dei prigionieri le autorità egiziane in questi casi procedono all’arresto dei profughi con l’accusa di immigrazione clandestina, procedendo in un secondo momento alla loro deportazione nei paesi di origine, dove vengono in alcuni casi impiegati in campi di lavoro forzato.

L’Egitto, che ha differenza della Libia, ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, la quale prevede la protezione internazionale per coloro che fuggono da crisi umanitarie, di fatto poi si comporta con le stesse modalità del governo di Gheddafi.

Sta di fatto che sembra sempre di più di assistere ad un romanzo dell’ottocento, con loschi figuri che, nel III Millenio, vivono e prosperano ancora di più grazie ad accordi come quelli tra Italia-Libia, grazie a paesi finto democratici come l’Egitto di Mubarak, grazie ad un’occidente “illuminato” che gira la testa dall’altra parte e fa finta di non vedere.

Re: Eritrei rapiti da predoni nel Sinai.

Carissimi .Tedros e Bereket, io mi sono stufata di commentare con chi nega la situazione fin troppo evidente in eritrea ,solo per continuare a fare affari con un dittatore sanguinario isaias e i sui discepoli ,100 1000,10000,Musie Zerai lasciateci in pace in nome dei valori cristiani!!!

Re: Eritrei rapiti da predoni nel Sinai.

Marta il suo è tempo sprecato.

Chi agisce nel nome dei valori cristiani lo fa devotamente in silenzio.

Chi viceversa da voce ai quattro venti delle proprie attività nasconde immancabilmente degli interessi che di cristiano non hanno nulla.

Marta si raccolga in preghiera e lasci per la propria strada Mussie e accoliti.

Stefano Pettini

Eritrei rapiti da predoni nel Sinai.

PROFUGHI ERITREI NEL SINAI:

Breve inchiesta del Gruppo EveryOne sulla detenzione arbitraria a Rafah (Sinai del Nord, Egitto) di oltre 250 profughi eritrei, sudanesi, somali ed etiopi da parte dei trafficanti legati ad Hamas. Nuovoppello alle Istituzioni internazionali

17 dicembre 2010

IL MANCATO INTERVENTO DELLA POLIZIA EGIZIANA. “La condizione dei profughi eritrei, somali, sudanesi ed etiopi da parte dei trafficanti nel nord del Sinai, nella città di Rafah, è ormai disperata e le autorità egiziane non intervengono per sottrarli a un destino di stupri, violenze, torture, ricatti e morte. Non è la prima volta, purtroppo, che la polizia egiziana, pur essendo a conoscenza di gruppi di migranti africani, sceglie di non intervenire," commentano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne. "Nello scorso agosto, per esempio, le autorità di Rafah furono informate della presenza di un gruppo di 300 eritrei incatenati e soggetti a estorsione nel borgo di al-Mahdeyya, a sud della città. Anziché liberarli, la polizia egiziana si concentrò su un gruppo di eritrei che erano riusciti a fuggire dai container, uccidendone due a colpi d'arma da fuoco e arrestandone 17, senza intervenire contro i trafficanti".

LA MISSIONE A RAFAH. "Da parte nostra,” spiegano gli attivisti di EveryOne, “ci siamo offerti di recarci in missione a Rafah per indicare ai rappresentanti del ministero degli Interni e alle autorità di polizia il covo dei trafficanti e il frutteto in cui sono tenuti prigionieri gli eritrei. Tramite Ambasciata egiziana, ci è stato risposto che il Governo egiziano non riconosce l'esistenza degli ostaggi e non è stato offerto il minimo sostegno alla missione. Ci è stato peraltro sconsigliato di recarci in Rafah, per una questione di sicurezza. Successivamente, mentre stavamo comunque per partire, abbiamo perso del tutto i contatti telefonici con il testimone-chiave del rapimento e delle estorsioni, un cittadino eritreo che vive a Rafah e i cui dati erano in possesso delle autorità egiziane e dell’ONU. Da alcuni giorni i prigionieri, dopo le uccisioni, gli stupri, le torture con ferri roventi, le estorsioni, ci stanno manifestando il proposito di togliersi la vita"

PROFILO DEL CAPO DEI TRAFFICANTI. Si chiama Abu Khaled, è un beduino palestinese appartenente alla tribù Rashaida. E' di corporatura magra e barbuto, usa un pick-up per spostarsi, è padre di sette figli e vive nella città di Rafah, al confine tra l’Egitto e la Palestina, nella striscia di Gaza. Prima di fare il trafficante faceva il maestro in un asilo. Si fa intervistare dal Telegraph (http://www.telegraph.co.uk/expat/expatnews/6817385/Egypts-Gaza-smugglers-shrug-off-reports-of-border-barrier.html) e dal quotidiano The National di Abu Dhabi (http://www.thenational.ae/news/worldwide/middle-east/roads-to-riches-run-deep-in-rafah?pageCount=3), cui senza alcun pudore illustra le sue malefatte e i suoi rapporti con Hamas. E’ in affari con il trafficante di armi Abu Ahmed, anche lui di Rafah, e ha 20 uomini che lavorano per lui, per organizzare il traffico di profughi sotto a uno dei tunnel che ramificano lungo il “corridoio di Philadelphia”, ossia la striscia di terra che separa l’Egitto dalla Palestina: questi fanno il lavoro sporco, mentre ci sono altri suoi uomini, i cosiddetti “runners”, che trasportano velocemente sulle proprie spalle i beni dei migranti da Rafah a Gaza, correndo sottoterra nel tunnel (http://www.twnside.org.sg/title2/resurgence/2009/221-222/cover8.htm). Con Abu Ahmed è ricercato per contrabbando, anche se le autorità di polizia di Rafah sono corrotte, come spiega un altro trafficante in una recente intervista sempre al Telegraph, e “all’Egitto i trafficanti fanno comodo, perché se vengono chiusi i tunnel che da Rafah portano in Palestina il Sinai verrà inondato di persone che vogliono attraversare il confine, per poi raggiungere Israele”.
E’ lui il capo dell’organizzazione di trafficanti che da oltre un mese tiene in ostaggio il gruppo, richiedendo un riscatto di 8.000 dollari ciascuno alle famiglie nei Paesi di origine per liberarli e consentire loro di attraversare il suo tunnel, profondo 7 metri, che li porterà vicinissimi a Gaza, nei pressi del campo profughi della Rafah palestinese, per poi raggiungere Israele. I suoi uomini ne hanno già ammazzati 8 e 4 sono letteralmente scomparsi dopo essere stati prelevati dal gruppo “perché i loro reni fossero espiantati in cambio del mancato pagamento del riscatto”.

IL LUOGO DI DETENZIONE. Sono incatenati mani e piedi, all’interno di alcuni container in un frutteto (una “greenhouse”) alla periferia di Rafah, accanto a una grande moschea e a una ex chiesa convertita in scuola, vicinissimi a un palazzo governativo egiziano, tant’è che i profughi possono vederlo.

FATAWI MAHARI, L’ETIOPE CHE AIUTA ABU KHALED NEL RISCUOTERE I RISCATTI. Abu Khaled si fa aiutare da un uomo etiope che si fa chiamare dai profughi con il soprannome di Wedi Koneriel, il cui vero cognome è stato indicato dagli stessi profughi come Mahari: lo stesso Fatawi Mahari (http://www.haaretz.com/news/netanyahu-migrant-workers-risk-israel-s-jewish-character-1.261840), etiope, che nel settembre 2009 è stato indagato dall’intelligence israeliana con l’accusa di aver organizzato trasferimenti di denaro per traffico di esseri umani in Egitto, estorcendolo ai familiari di alcuni africani rapiti dai beduini nel Sinai del nord, per poi versarlo nelle tasche dei trafficanti e consentire dunque il passaggio dei migranti in ostaggio attraverso i tunnel che collegano l'Egitto alla Striscia di Gaza. Mahari, inizialmente fermato dalle autorità di polizia a Gerusalemme, è stato poi rilasciato ed è tuttora a piede libero, e potrebbe essersi spostato a Rafah anche grazie ai collegamenti con Hamas.

LA MENTE DI HAMAS E LA SUPERVISIONE DI AL QUAEDA. Le brutali estorsioni che si prolungano per mesi, inframmezzate da omicidi, torture, stupri e continue minacce nonché i traffici che avvengono nei tunnel al confine tra Egitto e Palestina sono gestiti infatti integralmente da Hamas: lo conferma Abu Ahmed al Telegraph, spiegando che "finché l'Egitto non si accorderà con Hamas, queste attività continueranno”. Ma che Abu Khaled fosse in accordi stretti con il movimento del presidente palestinese Mahmoud Abbas' Fatah prima, e con Hamas oggi, lo conferma anche l’emittente americana NPR, National Public Radio (http://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=122447955).
Un ufficiale dell’intelligence israeliana ha inoltre confermato che l’intelligence egiziana possiede una lista con i nomi di tutti coloro che sono coinvolti nei traffici nel deserto del Sinai, in particolare al confine tra Egitto e Palestina (http://defenseupdate.typepad.com/newscast/rafah_tunnels.html). Si sospetta inoltre che il giro d'affari legato al traffico di esseri umani nel Sinai possa finanziare le attività terroristiche di Al Quaeda, la cui presenza nel Sinai e i cui legami con Hamas sono attestati dal Consiglio per la Sicurezza Nazionale di Israele.
Considerato che nei pressi della “greenhouse”, il frutteto in cui sono detenuti 150 dei migranti rapiti, si apre con ogni probabilità uno dei tunnel gestiti dai trafficanti, si può supporre che gli altri 100 profughi, di cui sono state ***** le tracce nei giorni scorsi, siano stati trasferiti in territorio palestinese, dove sbucano i tunnel dei trafficanti e dove esistono campi illegali di concentramento profughi.

GLI APPELLI. Il Gruppo EveryOne ha rilanciato l’appello a Nazioni Unite affinché premano con più decisone sul governo Egiziano per ottenere la liberazione dei rifugiati eritrei. Ha inoltre sollecitato un intervento al Presidente della Repubblica Araba d'Egitto, affinché mobiliti i servizi di sicurezza sia per liberare le vittime del traffico, sia per iniziare una lotta efficace al traffico di esseri umani, concedendo sempre all'Alto Commissario per i Rifugiati (UNHCR) di valutare gli aventi diritto all'asilo e protezione umanitaria. All'Autorità Nazionale Palestinese presieduta da Mahmud Abbas EveryOne ha chiesto di collaborare alla liberazione dei profughi, presidiando i tunnel e i campi di concentramento gestiti da Hamas e avviando con la cooperazione internazionale una lotta efficace al traffico di esseri umani fra l'Egitto e i Territori, perseguendo i criminali nonostante godano - com e Abu Khaled- di posizioni di prestigio nei Territori stessi. In particolare, il Presidente Mahmoud Abbas conosce molto bene il trafficante Abu Khaled, come attestano fonti locali. Infine, EveryOne ha contattato diversi membri del Parlamento europeo e dei governi democratici dell’Unione, sollecitandoli a vigilare senza sosta, affinché le autorità di Egitto e Territori Palestinesi provvedano a liberare i rifugiati e a perseguire i trafficanti assassini, nonché ad attuare per il futuro politiche efficaci contro il traffico di esseri umani, i rapimenti a fine storsivo, le torture, gli omicidi, la tragica realtà del mercato nero degli organi umani. Per evitare il ripetersi di tragedie umanitarie di gravità inaudita, tuttavia, è importante anche e soprattutto porre fine ai respingimenti dei migranti richiedenti asilo, condannare i patti stipulati fra governi e finalizzati alla persecuzione dei profughi e avviare politiche lungimiranti riguardo all'accoglienza dei rifugiati e la rilocazione degli stessi nell'Unione europea.

Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 3934010237 :: +39 331 3585406
info@everyonegroup.com :: www.everyonegroup.com

Eritrei rapiti da predoni nel Sinai.

Sig. Pettini,
Posso fare una domanda, quanto prende al mese per le cose false che ci rifila qui in questo form, per salvare la faccia del regime?
Se Abba Mussie non gridava aiuto al mondo intero, nessuno si muoverebbe, invece oggi vediamo tutti mobilitati, per fino il Parlamento Europeo ha votato una Risoluzione ieri, grazie ad Abba Mussie. Lei Sig. Pettini cosa ha fatto? oltre denigrare l'unico Prete che grida con coraggio la difesa dei diritti umani di questi poveri. Possibile non fatte nulla per salvare queste persone, neanche la sciate fare chi con grande abilita sta mobilitando tutti, politici europei, mas midia, ONG.
Per caso lei invidioso? Ho avete paura che si parli dell'Eritrea? in somma cosa che volete nascondere? perché vi affannate tanto per screditare chiunche tenta di fare o di dire qualcosa che non vi sta bene a voi? Le mette indiscussione un Prete che riesce a mobilitare mezzo mondo, Lei cosa sa fare Sig. Pettini, a parte dirci tante balle?