Eritrea Eritrea
Le questioni di politica internazionale e le relative ricadute sui meccanismi che poi spingono una moltitudine di gente a migrare sono praticamente incontrollabili, quello che invece si potrebbe e dovrebbe fare è crescere dal punto di vista del senso di responsabilità sociale.
Non è ammissibile che un paese come il nostro con una cultura millenaria alle spalle si sia dotato di una legge che vieti il soccorso dei naufraghi in mare e preveda pene come il sequestro delle imbarcazioni e l'incriminazione per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, e allo stesso tempo promuova miliardarie missioni militari al di fuori dei confini nazionali nonostante sia vietato espressamente dalla Costituzione.
Allo stesso tempo però provo difficoltà a provare compassione per chi si è scientemente esposto a rischi estremi, e ha costretto paesi potenzialmente ricettivi a fronteggiare emergenze insostenibili pur potendo godere delle notevoli risorse economiche necessarie a intraprendere la sua avventura.
Stefano Pettini
Non si può e non si deve collaborare con un governo dittatoriale, che non offre nessuna garanzia ed affidabilità, che quotidianamente compie sopprusi sia contro gli eritrei sia contro gli stranieri, che si appropria di meriti e di opere che non ha mai fatto ma che hanno fatto e/o finanziato altri, che, a precisa domanda risponde:" Chi dice che ha fame è perché sta facendo i capricci " (dichiarazione del presidente Isayas nel Gennaio 2009.
Sig. Moretti,
la prima parte detta da lei è corretta, il popolo eritreo è nobile e forte. La storia ne è testimone, non si è inchinato e sottomesso nè all'imperatore Haile Sellasie nè al dittatore Menghistu e dieci anni fa nemmeno a Melles.
E' riuscito ad ottenere la sua indipendenza grazie al sacrificio di migliaia di valorosi combattenti e ad una leadership corretta e lungimirante, tra i tanti l'attuale Presidente Issaias Afwerki.
Gli anni del post indipendenza sono anni di ricostruzione e di difesa della sovranità della nazione che riguardano noi tutti.
Riguardo ai giovani che scappano e lasciano il loro paese, non penso che sia dovuto per motivi politici.
L'Eritrea in questi ultimi dieci anni sta attraversando un momento difficile, dovuto alla guerra scatenata dall'Etiopia e da sette anni rifiuta di accettare il verdetto sancito da una corte internazionale riguardo al problema di confini che l'Etiopia stessa dichiarava motivi di guerra.
Di conseguenza questo ha prolungato la permanenza nell'esercito per lunghi anni dei giovani eritrei.
Questa è la sacrosanta verità.
Una curiosità, mi saprebbe dire da quando è che esiste una meschina dittatura ? Cerchi di spiegarsi con precisione, come e quando si è impossessata del potere ? da chi ?
Saluti,
Tesfa
francamente caro Moretti, ho avuto nella mia vita molteplici esperienze in paesi del terzo mondo con regimi diversi (di destra o di sinistra ma sempre poco democratici) e per motivi sia di conoscenza sia di assistenza e soccorso. Sono stato in Kossovo, in Albania, in Iraq, in Colombia, in Nepal, in Equador, in Mozambico, in Egitto ed in tutti questi stati, o c'era guerra o tensioni o violenze e questa situazione la si percepiva nelle persone, nelle frasi, nelle armi presenti in ogni dove, nella rigidità dei controlli, nella presenza di soldati, poliziotti, guardie private e simili in ogni angolo di strada.In Eritrea non ho visto e percepito nulla di tutto questo (premetto che non sono un estimatore del presidente Eritreo che francamente non conosco, ma non mi sento neppure di criticarlo a priori). La gente è sorridente e disposta a parlare, non ho visto nessun'arma in giro, i controlli ai posti di blocco sono rapidi e cortesi, i poliziotti (quei rari che ho visto) sono molto meno armati che da noi, i soldati ai blocchi ti ricevono sempre disarmati e se, come è capitato a me, finisci in una postazione militare inavvertitamente, prima di dirti, con estrema cortesia, che forse non sei nel posto giusto, non dimenticano di offrirti tè e pane.
Probabilmente Lei ha avuto esperienze diverse e pertanto rispetto profondamente le sue convinzioni, però ad esempio, in Mozambico, dovrebbe esserci libertà e democrazia (almeno esistono elezioni apparentemente libere) ma le assicuro che la violenza per le strade, la delinquenza micro e macro, il pericolo nel percorrere le strade, la miseria e la fame, sono estremamente più diffuse ed estese che in Eritrea. E poi, comunque " la democrazia imposta dell'esterno è la più grave forma di tirannia" la storia insegna
cari saluti
Sig. Moretti,
Lei è libero a non collaborare, una curiosità, per caso qualcuno le ha chiesto qualcosa ? Per favore lasci liberi coloro che vogliono collaborare. Non so poi se l'Eritrea abbia bisogno della sua collaborazione, non conosco le sue capacità professionali. Da quello che scrive la sua non collaborazione sarebbe già una cosa molto positiva.
Per sua informazione in questi 18 anni di indipendenza in Eritrea non abbiamo avuto un nostro concittadino morto di fame, malgrado la nostra nazione sia stata colpita severamente dalla siccità, così come tutti i paesi dell'Africa Sub-Sahariana, a cosa sarà dovuto, alla fortuna ? agli aiuti umanitari ?
Saluti
Tesfa
Me ne sono accorto; in Eritrea c'è indubbiamente povertà, forse una certa malnutrizione per mancanza di proteine animali, ma la fame, veramente non l'ho proprio vista!!! in compenso ho visto decine e decine di camion carichi di sacchi di cereali in tute le strade del paese.Noi invece stiamo collaborando con lo Stato Eritreo e mi pare che sia una collaborazione proficua per tutti, almeno ce lo auguriamo, visto che non abbiamo alcuna interferenza ma molta disponibilità.
Scusate se mi intrometto ma volevo puntualizzare certi punti non perfettamente reali.l'eritrea si è potuta liberare finalmente dal dittatore Menghistu solo grazie alla collaborazione dei due fronti di liberazione (Tigrai e eritreo) e il motivo per cui è scoppiata la guerra poi tra i due popoli non è certo il confine conteso.Dobbiamo andare un pò più indietro quando l'eritrea ha deciso di coniare la propria moneta in un momento secondo i cugini etiopi non favorevole per il commercio tra i due paesi,a quando la raffineria di Assab di fabbricazione sovietica aveva bisogno di manutenzione e non si trovò l'accordo.A quando l'etiopia airlines pretese il dagli eritrei il pagamento in valuta pregiata,a quando per ripicca il pedaggio di Assab a carico dall'etiopia venne pagato in dollari e non più in birr.Insomma la questione del confine è solo l'ultima in ordina di tempo e di importanza. Solo una bella facciata al mondo intero per giustificare l'inizio del conflitto.
Sig, Moretti, non è che lei dicendo del Governo eritreo: che si appropria di meriti e di opere che non ha mai fatto ma che hanno fatto e/o finanziato altri, voglia rivendicare l'antievangelico diritto di far sapere alla mano destra quella che fa la sinistra? (L'Evangelo dice: non sappia la destra quello che fa la sinistra), magari "borsa nera" compresa?
Cordialmente
Martino
ciao a tutti sono stata in eritrea nello scorso ottobre per la prima volta, è senza dubbio un paese fantastico la gente poi è meravigliosa, il mio è stato un viaggio intenso ed emozionante.
mi è sembrato un posto sicuro ma non mi sentirei di consigliarlo come luogo turistico e non perchè non sia bello ma perchè in effetti i servizi non ci sono, e non solo per i turisti.....ad asmara la situazione è vivibile ma massawa è davvero in ginocchio, l'economia è completamente ferma, in 15 giorni è arrivata una sola nave in porto, le fabbriche sono mezze chiuse e un paese che non produce nulla non va molto lontano, è davvero un peccato vedere un paese con dei problemi (siccità in primis) ma sicuramente pieno di risorse completamente alla deriva
Anna diffido sempre di coloro che di ritorno da una semplice vacanza in Eritrea si sentono in grado di pontificare su argomenti che evidentemente non hanno neanche avuto il tempo di valutare nella loro stessa interezza, e non posso fare a meno di pensare che dietro a queste critiche apparentemente casuali si nasconda una precisa volontà di gettare discredito sul paese.
Comunque pur rispettando il suo diritto a esprimere critiche su eventuali presunte carenze logistiche riscontrate nel corso del suo soggiorno nel paese, non è possibile non ritenere azzardate e fuorvianti le sue analisi di macroeconomia che evidentemente risentono perlomeno della mancanza di competenze specifiche, se non di una certa influenza da parte di ambienti ostili al paese.
Possibile che a Massaua non abbia notato il nuovo aeroporto internazionale, i grandi lavori di ampliamento delle vie di collegamento del porto alla terra ferma, l’ampliamento e la nuova dotazione di apparati per il sollevamento delle merci del porto, il prolungamento della ferrovia fino ai moli, i lavori di realizzazione del porto commerciale nell’area della Free Zone, la stessa Free Zone che si estende dal porto allo stabilimento balneare di Gurgusum, il cementificio in costruzione nei pressi della grande centrale elettrica, la grande azienda Piccini per la costruzione di prefabbricati in cemento armato, l’asfalto sulla arteria stradale che collega Massaua ad Assab, il rifacimento dei ponti stradali fra Massaua e Gahatelai ?
Segnalare con spirito propositivo le difficoltà incontrate nel corso di una breve vacanza in Eritrea è un conto, asserire di non sentirsela di consigliare il paese come meta turistica sulla base di presunte condizioni negative quali la siccità, l’economia ferma, le fabbriche mezze chiuse e definendolo un paese alla deriva appare quanto meno inopportuno e sospetto.
Anna la invito a leggere le recenti dichiarazioni del presidente Isaias in merito alla città di Massaua, rilasciate nel corso di una intervista al giornale nigeriano Daily Trust.
Stefano Pettini
il mio non voleva essere un post denigratorio, ma le strutture per agevolare il turismo non ci sono davvero e non si può negare, il mio comunque è stato un viaggio fantastico, abitualmente non vado in villaggi al inclusive, cerco di vedere e capire più che posso di un posto, ma quando tutti la maggior parte dei luoghi descritti da una guida del 2007 sono chiusi e fatiscenti forse non è il segno di un'economia fertile, o di un paese che investe sul turismo, l'unico giorno di mare passato in eritrea ho cercato di trascorrerlo su una delle meravigliose isole, peccato però che non ci fosse la benzina per le barche e non è stato possibile trovarla, pazienza ho raggiunto la vicina isola verde comunque bellissima.
-la strada per assab purtroppo non ho idea se sia in buone condizioni visto che non ci si poteva andare, l'aeroporto di Massawa, l'ho visto e i lavori sono fermi, certo spero che possano finirlo un giorno, le ripeto non sono "ostile al paese" solo ci sono cose talmente evidenti che non si possono negare
amo l'italia ma se qualcuno mi dicesse che uno dei problemi più gravi qui è la criminalità organizzata non lo negherei
Anna se qualcuno tornando da un viaggio in Italia si lamentasse della criminalità organizzata si sentirebbe dire che un normale turista difficilmente ha tempo e modo di fare valutazioni di questo genere e che probabilmente il suo obiettivo è quello di voler denigrare il paese che ha visitato e di evitare volutamente di riferire delle incommensurabili bellezze che vi trovano.
Questo in passato è successo quando in Germania si pubblicavano articoli denigratori nei confronti del nostro paese paventando i rischi derivanti dal terrorismo e dalla mafia diffusi , a detta loro, in ogni angolo del paese. Quasi nessun italiano ha mai incontrato un terrorista o un mafioso per strada, ma leggendo quegli articoli se ne ricavava l’impressione opposta. Il loro obiettivo era quello di scoraggiare il turismo tedesco verso l’Italia.
Lei riferisce di essere stata un solo giorno al mare, ma sostiene che “massawa è davvero in ginocchio, l'economia è completamente ferma, in 15 giorni è arrivata una sola nave in porto, le fabbriche sono mezze chiuse”.
Oltre a questo dice di aver avuto modo di andare a vedere l’aeroporto, di aver tentato di andare alle isole e di aver tentato di percorrere la strada per Assab.
L’accesso all’aeroporto di Massaua, che ripeto non è in costruzione , ma già completo, omologato e usato quando se ne ravvede la necessità, è interdetto al pubblico e quindi non capisco come abbia fatto lei a visitarlo e averlo trovato con i lavori fermi.
Il viaggio alle isole non si improvvisa, ma si organizza da Asmara o comunque attraverso le agenzie turistiche che devono raggiungere il numero di turisti sufficiente a coprire le spese, fare i permessi e provvedere alla indispensabile organizzazione logistica.
Considerando che il paese sta attraversando un periodo di grave difficoltà dovuto alle intemperanze dell’Etiopia e considerando la situazione generale del Corno d’Africa, l’Eritrea appare a tutti i turisti consapevoli straordinariamente bella, accogliente, sicura e ricca di prospettive.
Dire che le strutture alberghiere Eritree sono al livello di quelle europee sarebbe dire una bugia, e di questo ne sono più che consapevoli gli stessi eritrei, ma da questo a farne un motivo per affermare: “non mi sentirei di consigliarlo come luogo turistico”, a mio parere ce ne corre.
Stefano Pettini
Signor Pettini, lei racconta colossali bugie e palesemente in malafede. Innanzitutto, gli articoli comparsi sui giornali tedeschi fotografavano perfettamente la situazione italiana. E qualsiasi turista vada in Campania, Calabria o Sicilia percepisce subito, dall'edilizia invasiva e scriteriata, dai rifiuti seminati ovunque e dalla cattiva amministrazione, che in quelle zone domina la mafia. Per non parlare di Napoli dove numerosi quartieri sono oggettivamente off-limits a causa della criminalità.
Per quanto riguarda l'Eritrea, io ci ho vissuto più o meno continuativamente 12 mesi, lavoravo per un'azienda spagnola che fabbrica impianti elettrici e mi dividevo fra Asmara e Masaua.
1) L'aeroporto di Massaua NON ESISTE, c'è solo una piana sterrata con qualche gru, un paio di cartelli, nessuna torre di controllo, nessuna strada d'accesso, nulla di nulla che lo renda vagamente utilizzabile. Non diciamo sciocchezze.
2) L'accesso alle isole Dahlak è pressoché impossibile per la cronica carenza di nafta. Non solo: i lavori di costruzione di un albergo su una delle isole più vicine alla costa sono paralizzati a causa delle mattane del presidente Isaias, con il risultato che qualcuno ha concesso i permessi per "sventrare" terre incontaminate e neppure c'è stato un ritorno in termini turistici.
3) La nuova strada per Assab NON ESISTE. E neppure sono stati effettuati lavori di restyling. Isaias chiude l'accesso agli occidentali per nascondere le bugie che racconta
4) L'approvvigionamento di energia è, a dir poco, disperante. L'unica centrale elettrica, purtroppo per gli eritrei, sistemata a ridosso della penisola di Buri, farebbe impallidire qualunque ingegnere tanto è scalcinata e malfunzionante, e in teoria dovrebbe alimentare tutto il paese. Risultato: black-out frequentissimi, popolazione al buio e soffocata dal caldo perché a Massaua non c'è aria condizionata da nessuna parte. Magari i turisti non vanno a vedere le centrali elettriche, io sì.
Signor Pettini, si vergogni di come deforma la verità
Gianluca mi compiaccio per la velocità con la quale ha riposto allo scambio di battute fra Anna e me arrivato dopo 15 giorni di inattività del forum.
Evidentemente o lei segue le discussioni con molta attenzione…oppure è un amico di Anna.
L’esempio che ho fatto riferendomi alla campagna denigratoria nei confronti dell’Italia non era stato scelto a caso, ma perché questa si era poi rivelata, per chi la aveva ideata, il classico boomerang. Le proteste degli stessi tedeschi non si fecero attendere e le ferme reazioni di quanti in Italia avevano solo goduto delle incomparabili bellezze del paese senza aver mai avuto alcun problema di altro tipo, costrinsero gli editori a un faticoso marcia indietro.
Allo stesso modo i turisti, che nonostante la pesante campagna denigratoria orchestrata contro l’Eritrea continuano a visitare il paese, diventano poi i migliori ambasciatori e sostenitori dell’Eritrea come meta africana da non mancare.
Tornando all’Eritrea:
1) L’aeroporto internazionale di Massaua è del tutto completo, omologato e registrato secondo gli standard internazionali. Viene utilizzato solo per voli di stato o in altre occasioni particolari. L’ultima occasione è stata la visita di una delegazione di industriali e imprenditori italiani pochi giorni fa. Tutte le infrastrutture sono facilmente visibili su Google Maps, strade di accesso asfaltate comprese, e in particolare è chiaramente visibile un grosso aereo parcheggiato nella zona antistante il terminal.
2) La questione della impossibilità di raggiungere le isole Dahak è facilmente contestabile poiché le isole nei fine settimana sono una delle mete preferenziali degli stranieri presenti in eritrea per lavoro, personale delle scuole italiane in testa.
3) La strada per Assab è lunga oltre 900 km, ha richiesto la costruzione di un numero elevatissimo di ponti in cemento armato a causa della estrema variabilità dei corsi d’acqua stagionali che sfociano a mare e per finire è asfaltata al 35% (aggiornamento 2007).
4) La centrale elettrica di Massaua è totalmente nuova, si trova ad Arghigo e funziona regolarmente. Talvolta a causa della rete elettrica massauina fatiscente si verificano delle mancanza di alimentazione, ma sono problemi indipendenti dalla efficienza della centrale. In passato si sono verificati dei problemi connessi alla mancata fornitura di carburante causata dal prezzo del petrolio che aveva sfondato ogni limite di prezzo accettabile in Europa, figuriamoci in Eritrea.
Gianluca non ho alcuna ragione di dover provare vergogna.
Stefano Pettini
Ahiahi ahiaiahai Sig. Gianluca Dalì
“L'approvvigionamento di energia è, a dir poco, disperante. L'unica centrale elettrica, purtroppo per gli eritrei, sistemata a ridosso della penisola di Buri, farebbe impallidire qualunque ingegnere tanto è scalcinata e malfunzionante, e in teoria dovrebbe alimentare tutto il paese. Risultato: black-out frequentissimi, popolazione al buio e soffocata dal caldo perché a Massaua non c'è aria condizionata da nessuna parte. Magari i turisti non vanno a vedere le centrali elettriche, io sì.”
Domanda : cosa avete fatto in 12 mesi????? Oltre ad andare a vedere le centrali elettriche?
Lei usa il passato pertanto si deduce che non lavora più in Eritrea?
La nuova strada per Assab NON ESISTE?
E sicuro di ciò che afferma ? io ci sono stata ad Assab e non ricordo di esserci arrivata sopra
ad un mulo o a piedi, ma in auto.
L'aeroporto di Massaua NON ESISTE? non può affermarlo dato ch’ é interdetto al pubblico!
Quasi tutti quelli che scrivono negativamente sull’ Eritrea su questo forum, lo fanno
per cause personali, chi per un motivo o per un’ altro,sono stati invitati a non completare
i loro “progetti”, la frustrazione è terribile di sicuro “brucia”!
Sig. Dalì evviva le “mattane” del PIA che ci tiene lontani dai denigratori.
E' interessante notare come i pretoriani del DITTATORE SANGUINARIO ISAIAS continuino ad affannarsi nel difenderlo, evidentemente LA VERITA' BRUCIA visto come vi agitate ogni volta che si alza il sipario sulla reale condizione dell'Eritrea.
Vi faccio una domanda, cari soloni: ma come mai migliaia di eritrei rischiano di essere incarcerati ma tentano nonostante questo la fuga per raggiungere l'Italia o l'Europa? Come mai gli eritrei sono spesso la maggioranza dei migranti ridotti alla fame che riempiono i barconi attraccati a Lampedusa?
IN ERITREA NON ESISTONO TURISTI, il ministero del Turismo è una pagliacciata come la banca centrale, dove per avere un banale documento a volte occorre attendere due o tre giorni, e gli impiegati se ne stanno immobili non sapendo che fare perché L'ECONOMIA E' IN GINOCCHIO.
LA CENTRALE ELETTRICA E L'AEROPORTO DI MASSAUA NON ESISTONO, sono una totale bugia inventata da Isaias e da lei. Cari Pettini e Saron, fate bene ad agitarvi: perché io dell'Eritrea ho visto molto più di quello che pensate, e so molto più di quello che pensate. Le vostre bugie da quattro soldi non sortiscono alcun effetto: continuerò a scrivere perché si sappia almeno un pochino come sono costretti a vivere i poveri eritrei, la povera gente. Non gli opportunisti come voi che difendono un REGIME SANGUINARIO mentendo spudoratamente
Cari amici
senza nulla togliere alle esperienzze di ognuno di voi (che evidentemente sono reali altrimenti vi sarebbe solo della inutile e sciocca malafede) mi permetto di aggiungere la mia, già precedentemente descritta, ma forse incompleta
il turismo in Eritrea è molto limitato, indubbiamente, ma non inesistente; ho visto un intero autobus con 50 persone visitare la zona archeologica tra Segheneyti ed il confine etiope e alle isole del mar rosso ci si può andare abbastanza facilmente previa organizzazione preventiva (impossibile andarci da soli o senza organizzare il viaggio in precedenza; esistono agenzie specializzate che operano anche dall'Italia ed organizzano direttamente l'escursione: attenzione non ci sono strutture turistiche sulle isole, ci si deve organizzare con tende e viveri, sconsigliata l'estate, troppo caldo)
Le strutture turistiche sono poche ma gli alberghi decorosi (non conosco la realtà dell'aereoporto di Massawa e quindi non ne parlo ma quello di Asmara è piccolo ma dignitoso) ed a prezzi bassi.
I black out esistono ma in venti giorni ce ne è stato uno solo e in piena notte (dalle 3 alle 6)
una cosa però unica in Africa è la sicurezza che si avverte camminando in città a qulunque orea del giorno o della notte; forse è illusoria, non lo so, ma certo che nelle nostre città è molto più pericoloso andare a zonzo di notte che ad Asmara
cari saluti
Gianluca il suo sproloquio dimostra in maniera inequivocabile la sua malafede e la sua volontà di utilizzare questo forum per scopi diversi da un civile scambio di opinioni.
Non cancello il suo intervento, come pure dovrei nel rispetto del regolamento e degli altri utenti del forum, affinché chiunque possa farsi una idea di che tipo di persona sia lei e quali siano i suoi argomenti.
Di quanto ha dichiarato rimarrà comunque lei l’unico responsabile anche nella eventualità di possibili conseguenze legali.
Non saranno accettati altri interventi di questo tipo.
Stefano Pettini
gentile Claudio nei miei post ho sempre detto che anche il mio è stato un viaggio bellissimo, ho solo specificato che non mi sentirei di consigliarlo ad un turista non per problemi legati alla sicurezza, (anzi io personalmente non ho mai avuto il minimo problema) ma semplicemente perchè penso che un turista possa essere chiunque e forse non è una meta adatta a tutti, lo consiglierei di sicuro ad un viaggiatore che magari non ha le stesse esigenze di un "turista"
l'aeroporto di massawa davvero l'ho visto fermo, altrimenti non lo avrei scritto e per il giro alle isole vorrei dire che non mi sono mossa sola senza l'appoggio di qualcuno, eravamo in 8 o 10 persone a volerci andare ma l'unica risposta ricevuta è non c'è benzina.
sig Pettini stamattina aprendo i giornali purtroppo leggo " emergenza rifiuti a Bagheria (Palermo) chiuse scuole e uffici, c'è il rischio di un'emergenza sanitaria"
ecco forse anche solo un turista che in questi giorni visitasse Palermo si renderebbe conto in un attimo del fatto che c'è qualcosa che non va in questo paese, poi potrebbe continuare la sua visita e godere del meraviglioso mare della Sicilia, forse tornando a casa potrebbe raccontare: la sicilia? un posto magnifico , ma hanno un grosso problema di criminalità organizzata
sinceramente non mi stupirei ne mi arrabbierei, è inutile negare l'evidenza forse bisognerebbe pensare che è un problema da risolvere e non da nascondere.
questo è solo un esempio, sempre ieri un passante è morto a Napoli colpito per caso da un proiettile sparato da due mafiosi.
cara Anna
sono perfettamente daccordo con lei sul problema delle difficoltà per un turista in Eritrea, però vede, io sono un amante della ricerca e della conoscenza delle culture e odio quel turismo fatto di resort anonimi che sarebbero uguali a rimini, a porto cervo, a Sharm o in tanzania, per cui ho accettato con piecere i piccoli problemi legati alla scarsità di strutture turistiche in Eritrea, compensata però da una grande disponibilità del personale degli alberghi che ho frequentato (expo hotel ad Asmara un Hotel di cui non ricordo il nome a Keren, sulla strada che arriva da Asmara e un'altro a Decamerè), dalla pulizia e dalla semplice ospitalità dei luoghi.
Per quanto riguarda le isole del mar Rosso so che ci sono questi problemi ma sono ovviabili organizzando il tour da Asmara o meglio dall'Italia. E' un vero peccato che non abbia potuto vedere le isole, sono meravigliose e per 8 10 persone, se vi foste mossi con qualche settimana di anticipo (ma forse bastavano 2 o 3 giorni) avreste potuto avere una meravigliosa avventura.
Con tutto ciò mi pare comunque riduttivo dare la colpa al Presidente (che tra l'altro oviamente non concosco) dei problemi di un paese comne l'Eritrea che sicuramente non sono peggiori di quelli di tutto il martoriato continente africano, per i quali siamo molto più responsabili noi europei di qualsiasi presidente un po' despota presente.
Il Mozambico, per esempio, è ufficialmente una democrazia, ma negli ultimi mesi sono morti 270.000 persone di colera.... e chi se ne frega nel mondo??
comunque è verissimo che l'Eritrea non è un posto per qualsiasi turista! per fortuna per chi ama il turismo di scoperta e, purtoppo, peccato per chi, di turismo indubbiamente in Eritrea potrebbe viverci; la mia speranza è comunque che il turismo, quando si espanderà in quel paese, resti una ricchezza per gli Eritrei e non per i soliti quattro grandi fetenti speculatori che cementificano i più affascinanti angoli del pianeta
salutissimi
claudio
neanche io conosco personalmente il presidente Isaias ma l'unica riflessione che mi sento di fare è che chi governa ha anche la responsabilità di quello che accade nel proprio paese, questo vale per tutti.
Anna l’Eritrea è un paese giovane che ha da pochi giorni festeggiato i suoi primi 18 anni.
Di questi 18 anni due sono serviti per organizzare il referendum, che nel rispetto delle regole internazionali ha sancito la volontà del popolo eritreo di essere indipendente, e altri due anni se ne sono andati a causa della invasione etiopica del 1998.
Oltre a questo, poco dopo la firma dei patti di Algeri, l’Eritrea ha dovuto subire anche le conseguenze di un tentativo di sovvertimento del governo ad opera di alcune alte cariche dello stato e con la complicità di alcuni altri attori stranieri.
Per finire a distanza di sette anni dal pronunciamento definitivo e immodificabile della Commissione Confini, l’Eritrea si trova ancora a dover sopportare l’occupazione militare etiopica di propri territori sovrani .
Nonostante tutto questo il paese ha dato prova di una capacità di reazione non comune riuscendo ha conservare l’indipendenza, ha ricostruire parte delle infrastrutture distrutte nel corso della occupazione etiopica, a realizzare ex novo altre infrastrutture fondamentali come quelle portuali, stradali, idrauliche e industriali, riuscendo anche a ristabilire buoni rapporti diplomatici con molti dei paesi dell’area del Mar Rosso e oltre.
Nonostante tutto in alcuni settori vitali per l’economia del paese sono ancora facilmente registrabili moltissime carenze che, nonostante l’impegno del governo e dei molti paesi stranieri che partecipano attivamente ai programmi di sviluppo dell’Eritrea, richiederanno ancora tempo e risorse economiche per raggiungere livelli accettabili.
Lei propone un paragone con l’Italia non tenendo in considerazione che dall’Italia, che pretende di essere una delle democrazie occidentali illuminate e fra i primi paesi industrializzali al mondo, sarebbe lecito aspettarsi qualcosa di più in fatto di qualità di vita.
Cosa si può pretendere dal governo eritreo in più di quanto non stia gia facendo?
Come mai lei non ha ritenuto di dover spendere una sola parola per spiegare che buona parte dei problemi dell’Eritrea dipendono dalla occupazione etiopica e dall’ingiustificabile disinteresse della comunità internazionale nei confronti della tutela dei diritti legali dell’Eritrea? O quanto meno denunciare questa gravissima illegalità?
Per concludere Anna le ripeto ancora una volta che l’Aeroporto Internazionale di Massawa è completo,omologato , e utilizzato prevalentemente per le visite di stato. Se lo ha trovato chiuso è perché non è aperto al pubblico. Fra chiuso e inesistente c’è differenza.
Stefano Pettini
Cara Anna
è proprio vero ciò che dice ma in tutta franchezza temo che in questo periodo noi italiani ( o meglio i nostri governanti) stiamo facendo in giro per il mondo una figura sicuramente talmente penosa che non riesco a criticare troppo un governo che in pochi anni ha quasi debellato la malaria, ha ridotto il tasso di AIDS nel suo paese a meno dell'1% (caso unico in Africa) ed ha reso le città sicure e ordinate. Da quì a dire che tutto va bene, ovviamente, c'è l'oceano di mezzo..... ma il resto dell'Africa, a parte Egitto e Magreb, stà molto peggio e, come ho già detto, quasi sempre per colpa nostra
quello sulla mafia era un esempio, non ho assolutamente paragonato l'Italia all'Eritrea, l'ho fatto solo per esprimere un concetto.
Sono andata in Eritrea sapendo bene che era uscita da non molto da una guerra lunghissima (e i segni si vedono chiaramente), non mi aspettavo ne cercavo resort o le strutture di un paese occidentale, sono felice che l'aeroporto sia omologato e perfettamente in ordine, aspettiamo allora di poterci atterrare tutti un giorno, così che anche il popolo eritreo possa trarne benefici
poi guardi non è facilissimo reperire informazioni sull'eritrea da qui, le uniche cose che ho letto qualche mese fa era della visita del presidente del Sudan (che in effetti non mi sembra la persona più democratica del mondo) in Eritrea
sig Pettini può specificare meglio a cosa si riferisce quando dice diritti legali dell'Eritrea? _grazie
Caro Claudio sono d'accordo con lei sulla figura che stiamo facendo, il senso critico però serve per migliorare o risolvere i problemi, senza quello non si va da nessuna parte, e il mio disappunto parte proprio dal fatto che l' Eritrea è davvero una delle mete più sicure dell'Africa con il tasso di AIDS molto basso, con un territorio che offre in pochi chilometri il mare e l'altopiano, con un popolo meraviglioso e accogliente, che potrebbe garantire ai propri cittadini una vita migliore senza il bisogno di fuggire anzi potrebbe anche vivere di turismo ma che proprio non ci riesce.
un adelle sensazioni più forti che ho pensando all'Eritrea è che sia davvero sprecata (e non per gli occidentali ma prima di tutto per chi ci vive)
un saluto
Cara Anna
mi auguro fermamente che anche da queste riflessioni, modeste e aperte al confronto, possa scaturire un aiuto per chi governa e per chi vive in Eritrea affinchè una popolazione così aperta sorridente e tollerante possa condividere con più donne e uomini possibile un territorio ed una storia che portano al mistero delle origini della civiltà e della stessa umenità; Ero in Segheneyti la domenica delle Palme Ortodossa e ho visto, dalla collina su cui è costruita la chiesa Ortodossa, una scena dolcissima che ricordava quelle che si vedevano nel Presepe di quando eravamo bambini; La discesa delle donne e degli uomini dalla collina, dopo la cerimaonia, con un ramo di palma in mano. E' stata una immagine commovente e ricca di spiritualità, che mi resterà sempre nel cuore.
Contemporaneamente ho conosciuto un gruppo di giovani militari che presidiavano con discrezione e cortesia un vecchio forte Italiano abbandonato. Eravamo entrati in zona proibita, senza documenti tra l'altro; ebbene prima ci hanno offeto il thè ed il pane poi ci hanno intrattenuto per una mezz'ora parlando del più e del meno e solo dopo ci hanno cortesemente avvertitio che.... eravamo in territorio militare interdetto ai civili, scusandosi addirittura del fatto che un luogo bello e panoramico come quello non fosse permesso a turisti e visitatori. Dimostrazione ulteriore della bellezza di quel popolo
saluti cari
Anna la lunghissima guerra alla quale fa riferimento lei si è conclusa nel 1991.
Tra il 1993 e il 1998 l’Eritrea era stata capace di sviluppare un sistema economico così florido che il Prodotto Interno Lordo del paese era fra i più alti di tutta l’Africa.
L’Eritrea in quel periodo era considerata la Svizzera d’Africa e aveva dimostrato al mondo intero le sue grandissime capacità e notevoli prospettive.
Le disastrose conseguenze che lei ha notato sono dipese dalla nuova guerra di invasione scatenata dall’Etiopia nel 1998, e durata due anni, che aveva costretto il popolo eritreo a ritirarsi entro un terzo del suo territorio sovrano.
Nel 2000 i governi di Eritrea, Etiopia hanno accettato la mediazione internazionale e sottoscritto un accordo vincolante a sua volta sottoscritto da Usa, Ue e molti altri stati in qualità di testimoni e garanti.
Il loro impegno era quello di assicurare il regolare svolgimento dei lavori della Commissione Confini, assicurare la completa adesione delle parti al verdetto definitivo e immodificabile prodotto da tale Commissione e applicare le previste sanzioni a carico della parte eventualmente inadempiente.
A distanza di 7 anni dalla emissione di quel verdetto, nonostante l’Etiopia si sia rifiutata di accettare il verdetto stesso e nonostante continui ancora a occupare militarmente territori a sovranità eritrea, nessuna delle previste sanzioni è stata applicata e nulla è stato fatto da quei paesi affinché la legalità fosse rispettata e i diritti legali dell’Eritrea salvaguardati.
L’Eritrea e il suo presidente si identificano esattamente nel popolo; il popolo è governato da se stesso attraverso lo strumento che si è scelto, il governo.
Tentare di scindere le due cose è un grave errore di valutazione che può portare a giudizi fuorvianti.
Solo la perfetta coesione fra parti sociali, etniche e religiose poteva generare quella forza che ha consentito di disintegrare il poderoso apparato militare etiopico, conseguire l’indipendenza e difenderla dai nuovi attacchi cha la minacciavano, e quella stessa forza ora allontanerebbe qualunque soggetto si presentasse a governare il paese senza l’assoluto consenso popolare.
Anna l’intero popolo eritreo è un popolo sano che vive la sua vita al meglio delle sue possibilità; indubbiamente sa che potrebbe aspirare a molto di più e per questo guarda anche a noi chiedendosi perché consentiamo all’Etiopia di violare ogni norma e ogni trattato senza intervenire.
Purtroppo la risposta a questa domanda noi italiani la conosciamo bene ed è per questo che alla inattività del nostro governo si contrappongono importanti iniziative sia da parte di alcuni governi locali che di molte associazioni private che dell’Eritrea hanno saputo cogliere la vera essenza e i grandi valori.
Stefano Pettini
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Le disastrose conseguenze che lei ha notato sono dipese dalla nuova guerra di invasione scatenata dall’Etiopia nel 1998, e durata due anni, che aveva costretto il popolo eritreo a ritirarsi entro un terzo del suo territorio sovrano.
questo è evidente sopratutto nella zona di Decamere dove i danni di questa ultima aggressione sono marcatamente evidenti
L’Eritrea e il suo presidente si identificano esattamente nel popolo; il popolo è governato da se stesso attraverso lo strumento che si è scelto, il governo.
Tentare di scindere le due cose è un grave errore di valutazione che può portare a giudizi fuorvianti.
Solo la perfetta coesione fra parti sociali, etniche e religiose poteva generare quella forza che ha consentito di disintegrare il poderoso apparato militare etiopico,
questa coesione l'ho percepita in modo evidente, assieme ad una tolleranza totale tra le etnie e le religioni presenti.
Purtroppo la risposta a questa domanda noi italiani la conosciamo bene ed è per questo che alla inattività del nostro governo si contrappongono importanti iniziative sia da parte di alcuni governi locali che di molte associazioni private che dell’Eritrea hanno saputo cogliere la vera essenza e i grandi valori.
noi siamo in Eritrea come associazione da 8 anni, abbiamo un buon rapporto con le autorità e ci vantiamo di fare ciò che la gente ci chiede (nelle nostre modestissime possibilità) senza pretendere di conoscere le soluzioni
in fondo in ogni caso "la democrazia imposta dell'esterno è la peggior forma di tirannia"
e le ultime vicende internazionali (Iraq o Afganistan) lo dimostrano
saluti
buongiorno a tutti, un paio di settimane fa ho preparato un pacchetto con dei regali per degli amici eritrei ma mi hanno detto che non è arrivato nulla, qualcuno sa se in questo momento c'è qualche restrizione particolare?
.....la settimana scorsa ho provato con delle fotografie in una semplice busta, arriverà?
grazie Anna
In questo periodo spedisco in Eritrea sementi selezionate per uso agricolo che producono, scuotendo la busta, dei rumori molto caratteristici che potrebbero attirare la attenzione dei malintenzionati.
Nonostante ciò ho avuto conferma che tutte le buste che ho inviato sono regolarmente arrivate in 15 giorni massimo.
Se le poste eritree sono di solito piuttosto efficenti...altrettanto non si può dire delle nostre.
Megli inviare posta tracciata e seguire il percorso via internet.
Stefano Pettini
Noi abbiamo inviato medicinali a Segheneyti per un amico; sono arrivati in perfetto stao ma dopo circa 25 giorni
Vorrei segnalare un documentario di Human Rights Concern, al seguente link:
http://eritrea.omweb.org/modules/sections/index.php?op=viewarticle&artid=2
Non aggiungo altro perchè credo si commenti da solo.
MK il filmato da lei proposto è uno dei tanti messi in circolazione sul web attraverso varie sedicenti organizzazioni per i diritti umani o sedicenti gruppi di opposizione con il solo scopo di alimentare una precisa campagna di disinformazione orchestrata molto lontano dall’Eritrea.
Le falsità riportate sono tanto palesi quanto ingenue come nel caso di quelle fotografie dove si pretende sia ripresa una presunta esecuzione di un giovane che tentava la fuga dal servizio militare avvenuta nelle strade di Asmara.
Come oramai è noto a tutti quelle foto, pubblicate dal Corriere delle Sera a corredo di un articolo scandalistico di Alberizzi il quale le aveva presentate come prova di presunte efferatezze consumate in Eritrea, in realtà avevano come soggetto un poveraccio ubriaco che si era addormentato nel bel mezzo della strada.
Alberizzi dichiarò a suo tempo che quelle foto erano di fonte diplomatica, ma dopo le indagini che portarono all’individuazione dei luoghi e dei protagonisti, e quindi alla vera storia, venne anche fuori in un forum che le foto in realtà erano state spedite all’Alberizzi da Piermario Puliti che a tempo perso scrive anche su questo forum.
Tutto il filmato in realtà è un assemblaggio di filmati storici e amenità varie, realizzato da persone sconosciute per evidenti fini propagandistici.
Valendo farsi un minimo di cultura sulla questione eritrea suggerisco piuttosto questo filmato realizzato per la Banca Mondiale da autori indipendenti: http://www.eritreaeritrea.com/una_infanzia.htm
Stefano Pettini
Gianluca Dali ha perfettamente ragione: l'aeroporto a Massaua non esiste, il turismo in Eritrea non esiste, la centrale elettrica non esiste e, garantito al 100%, anche Gianluca Dali NON ESISTE!
Gianluca Dali esiste...è in tutti coloro che
credono che Isaias sia un dittatore mentre,invece,
Gheddafi un capo di stato da trattare con
i guanti bianchi.
Buongiorno, sono Gianluca Dalì, ed esisto. Isaias è un dittatore, come lo è Gheddafi. E chiedo una cosa: chi è che ha difeso Gheddafi, scusi? L'unico che lo fa è Berlusconi, che infatti - guarda caso - ha avuto rapporti anche con Isaias.
Stefano Pettini come al solito mi censura, ma ribadisco che L'ERITREA E' UN PAESE BELLISSIMO IN MANO A UN DITTATORE SANGUINARIO.
Chiunque esprima dissenso da Isaias si ritrova con la polizia politica in casa o direttamente in carcere, l'economnia è allo sfascio e gli eritrei sono disperati.
CHI COPRE IL SANGUINARIO REGIME ERITREO NE E' COMPLICE ED E' COMPLICE DELLE SOFFERENZE DEL POPOLO ERITREO
Dunque vediamo se ho capito;sia Gheddafi che Isaias
sono due dittatori,il primo dittatore semplice,il
secondo dittatore sanguinario,questo perchè i
dissidenti del secondo finiscono in galera e quelli
del primo dove finiscono?e i dissidenti di re
Abdallah?e quelli di Ahmedinejad ( si scrive cosi'?)
che fine fanno?e quelli di Moubarak? i dissidenti
russi che fine fanno,i giornalisti lo sappiamo ma
i pinco pallino qualunqe?Hillary ha mostrato i
muscoli all'Eritrea ma alla Cina chi mostra i muscoli?
Sono tanti gli esempi che si potrebbero fare,lei
conosce l'Africa sicuramente meglio di me,mi indichi
un paese in quel continente governato democraticamente.
Non sò se il Sig.Pettini censuri i suoi scritti,
sò che in questo paese vengono censurate o nascoste
le notizie e non è un bel segno.
cordialmente
franco
Gianluca Dalì sembra proprio non essere in grado di esporre civilmente un qualunque ragionamento e si esprime unicamente attraverso stucchevoli dictat propagandistici che violano quasi tutte le poche regole di questo forum.
Di questi suoi proclami sono già stato costretto a cancellarne parecchi a causa dei contenuti gravemente offensivi nei confronti del legittimo rappresentante di un governo riconosciuto legalmente, ma nonostante la celerità con la quale ho rimosso i messaggi ho ricevuto molte proteste.
Come ho specificato nelle regole del forum non mi ritengo responsabile di quanto affermato dai partecipanti e ricordo a tutti che in qualità di amministratore del forum i miei compiti si limitano alla fornitura degli IP degli scriventi alle autorità che ne facessero richiesta.
Fino a non molto tempo fa chiunque poteva scrivere e diffondere liberamente qualunque falsità usando anche termini offensivi e ingiuriosi contando su una sostanziale impunità, ma da quando le associazioni di eritrei rappresentanti legalmente gli eritrei della diaspora in Italia hanno deciso di opporsi a questa pratica usando le vie legali le cose sono cambiate ed è bene che ognuno ne tenga conto.
Stefano Pettini
Giovedì scorso, 13/08, nei pressi di Mendeferà, alcuni membri dell'esercito eritreo hanno cercato di uccidere il presidente Isaias. Il tentativo è fallito e ha causato la morte di coloro che vi hanno partecipato. Alcune fonti riportano che Isaias era sotto schok e...infuriato.
Marco Moretti in questi giorni molti eventi stanno caratterizzando le notizie provenienti dall’Eritrea, l’importantissimo incontro con Isaias della rappresentanza diplomatica italiana guidata da Morabito, il raggiungimento del livello di scolmamento dei maggiori bacini artificiali in seguito alle abbondanti precipitazioni, la vittoria della medaglia d’argento ai mondiali di Berlino e per finire la pubblicazione del verdetto della Claims Commission.
Possibile che lei senta il bisogno di dare eco solamente alle tanto fantasiose quando periodiche esternazioni dei soliti “ben informati” senza peraltro aggiungere un benché minimo commento?
Fra l’altro la notizia che lei ha riportato oltre a essere stata presentata in termini ben diversi con tanto di nome cognome e curriculum di un unico presunto attentatore e località del presunto attentato posta fra Mai Atal e Gahatelai, non è presente fra quelle selezionate e pubblicate su Eritrea Eritrea proprio a causa della impossibilità di cosiderare la fonte come attendibile.
Stefano Pettini
Vede Pettini,
se l'informazione deve essere completa e libera bisogna dire sia le cose che iacciono sia le cose che non piacciono. Visto che lei da risalto solo ad un tipo di informazioni mi permetto di arricchire il forum con un altro tipo di informazioni che lei non fornisce.
Riguardo al mancato commento ho preferito essere il più neutrale possibile, proprio come richiede lei abitualmente.
Moretti credo che lei faccia confusione fra informazione e illazione.
Nel sito Eritrea Eritrea vengono pubblicati solo articoli provenienti da fonti attendibili oppure da fonti ufficiali.
La invito a dimostrare che uno qualunque dei titoli proposti sia contestabile nella sua veridicità.
La notizia di un eventuale attentato alla vita del presidente Isaias non rappresenterebbe di per se un argomento non pubblicabile se esistesse almeno una fonte attendibile in grado di confermarla.
Stefano Pettini
Inutile commentare la figura di m...a che il governo Eritreo ci sta facendo dopo che altre 70 persone sono morte in mare. La verità dell'Eritrea è quella emersa dal servizio del TG5 delle 13:00 di oggi. Questa è la verità sulla dittatura che uccide ogni giorno.
Marco Moretti, se c’è un governo che dalla tragedia degli eritrei morti in mare ne esce con l’immagine offuscata, per usare un eufemismo, questo è il governo italiano.
Mai in Italia prima d’ora si era sentito di ripetuti mancati soccorsi in mare come in questa occasione e certamente questo fenomeno aberrante è conseguenza diretta delle accuse di favoreggiamento all’immigrazione clandestina gravanti sul capo di precedenti occasionali soccorritori che agivano solo nel rispetto delle più elementari leggi del mare.
Tutta la recente politica italiana in fatto di immigrazione è considerata da più parti vergognosa e irrispettosa della nostra antica cultura di paese ospitale e sensibile alle necessità dei più deboli e bisognosi, ma mai come in questa circostanza si era caduti così in basso.
Collegata a questo sbandamento di principi e decadimento della morale collettiva c’è anche la bieca strumentalizzazione per fini politici e propagandistici del fenomeno stesso della migrazione clandestina sfruttato continuamente per creare movimenti di opinione di vario genere.
In capo a tutti ci sono i media che giornalmente per scopi economici alimentano la già dilagante disinformazione, o per meglio dire l’informazione distorta, avventurandosi in azzardate quanto non comprovabili diagnosi geopolitiche come spiegazione delle possibili cause all’origine del fenomeno.
Nel caso dei migranti eritrei basterebbe un minimo di approfondimento critico per rendersi conto delle responsabilità sia etiopiche che della comunità internazionale all’origine del fenomeno della migrazione, tanto è vero che ai migranti eritrei vengono concessi permessi di soggiorno per le loro condizioni disagiate e non per ragioni politiche, ma come noi tutti possiamo vedere si preferisce fare della demagogia a buon prezzo invece che della corretta informazione.
Stefano Pettini
Apprezzo il suo tentativo di sviare la discussione dalla sitazione attuale eritrea alla situazione politica italiana. Direi che forse, in mancanza di contro argomentazioni al mio post, avrebbe potuto evitare di commentare cambiando la mela in pera.
Tanto che, come lei ci insegna, il suo post andrebbe messo in una nuova stanza del forum più consona.
Riguardo al suo timido tentativo di replica nell'ultimo paragrafo credo che si commenti da solo. Ancora una volta quando le cose vanno bene è merito di Isaias e della fierezza del popolo eritreo. Quando vanno male è colpa di etiopia, USA e via discorrendo. Discorso un po' poco razionale, non le sembra?
Infine le ricordo che i centinaia di Permessi di soggiorno dati agli eritrei con la motivazione "protezione Sussidiaria" fanno parte della categoria "umanitari". E poi, mi scusi, ma lei si lamenta che il governo italiano li lascia in mare e però non vuole che gli dia il permesso di soggiorno? Mi sembra un po' confuso.
Marco Moretti noi siamo italiani e dell’Italia dobbiamo preoccuparci; le questioni interne di altri paesi non possono e non devono riguardarci.
Il suo post comunque non proponeva argomentazioni di alcun tipo, ma come al solito si limitava a prendere spunto da una qualsiasi notizia di cronaca per riproporre la sua solita equazione: migrazione irregolare eritrea = governo canaglia.
Per chiarire le sue idee confuse le spiego che il rammarico espresso nel mio post riguardava l’atteggiamento della gente del mare nei confronti dei migranti che è cambiato a causa dei pesanti condizionamenti imposti dal nostro governo come segnale negativo della degenerazione culturale e sociale verso la quale ci siamo indirizzati da quando abbiamo cominciato a subire pressioni esterne lontane dal nostro modo di concepire l’aiuto al prossimo.
Altro argomento è quello delle gestione della migrazione clandestina, dei permessi di soggiorno e di tutto ciò che gravita intorno a questo fenomeno che lascio discutere a chi di questo si occupa.
Stefano Pettini
Una risposta un po' vuota la sua, ma d'altronde non poteva fare null'altro.
Ho letto il suo commento all'articolo di Albertizzi. Guardi, io le propongo anche questo link del quotidiano Avvenire. Le serva per guardare la realtà con altri occhi: quelli degli eritrei.
http://www.avvenire.it/Cronaca/I+giovani+in+fuga+dalla+dittatura+di+Afeworki_200908220738180870000.htm
Marco Moretti gli articoli riguardanti la presunta morte dei migranti eritrei apparsi in questi ultimi giorni li ho letti quasi tutti e a molti ho anche risposto direttamente.
Purtroppo da questa lettura è emersa ancora una volta una diffusa e profonda ignoranza sulla realtà eritrea, e, come sempre più spesso accade, anche una costante tendenza a riportare notizie false, distorte e approssimative raccolte a caso su internet.
Poco male quindi se si parla di guerra civile in Eritrea anche se questa non c’è mai stata, o di governo dittatoriale quando a scriverlo sono persone che in Eritrea non hanno mai nemmeno messo piede; tanto più i casi sono eclatanti tanto meglio è; del resto l’industria della notizia deve badare al profitto e non alla sostanza.
Come avrà potuto notare lei stesso molti articolisti cercano di dimostrare con le loro opere letterarie la teoria che tanto più gravi sono la presunte condizioni di vita nei paesi di origine dei migranti clandestini tanto più giustificato e dovuto è l’obbligo da parte dei paesi più ricchi alla loro accoglienza.
In realtà pochi rispettano il migrante per quello che è veramente; il fenomeno offre la opportunità di essere sfruttato per fini politici e propagandistici, e questo avviene.
Anche le testate facenti riferimento ad ambienti cattolici non sono state capaci di affrontare il fenomeno della migrazione clandestina per quello che è realmente, mettendo cioè al centro della loro attenzione il fattore umano come vero soggetto del problema, ma si sono avventurate in pretestuose quanto inopportune dissertazioni di tipo socio politico che non si addicono assolutamente a chi della religione, e quindi dell’osservanza dei suoi precetti, ha fatto la sua ragione di vita.
Pettini Stefano
Io in Eritrea ci sono stato e so di cosa parlo.
Conosco perfettamente la situazione attuale che vive il Paese essendo in contatto con eritrei che vivono ancora là, con altri che vivono qui senza poter più tornare e con altri ancora che vivono qui e viaggiano almeno una volta all'anno per trovare le relative familie.
Personalmente sono davvero grato a quanti, in questi giorni, stanno scrivendo riguardo l'attuale condizione del Paese. Ci sono volute 70 persone morte in mare per far muovere la penna a qualche giornalista: questo è lo scandalo! E se nemmeno questi 4 ce l'avessero fatta? Se non avessimo saputo nulla, come di fatto accade per tutti quelli che muoiono fra Eritrea-Sudan e Sudan-Libia? Certo, questo è un importantissimo tema di riflessione che però non riguarda esclusivamente l'Eritrea ma tutti i Paesi di emigrazione.
Sono sicuro che di quest'ultimo episodio EriTv non avrà dato nessuna notizia in Patria, e nemmeno Eritrea Profile avrà scritto qualcosa. Come potrebbero d'altronde? Poco importa, però, se viene detto o meno. Sta di fatto che dall'Eritrea si continua a scappare e a morire. Ormai a 7 anni dalla fine dell'ultima guerra con l'Etiopia. E questo nonostante tutti i proclami governativi sull'opere pubbliche realizzate, sulla sicurezza alimentare ecc ecc. Isaias, che ama farsi fotografare mentre gira il Paese senza guardie del corpo ammirando i "progressi" dello Stato è in realtà super scortato e, d'ogni tanto, cercano di ammazzarlo. Come una mosca che ronza infastidisce praticamente tutti i Paesi limitrofi e le org.ni internazionali per ultima pure l'unione Africana.
Personalmente io non vedo molto futuro per gli eritrei.
Marco Moretti il suo preciso obiettivo non è quello di discutere, ma quello di fare propaganda.
Il suo atteggiamento somiglia molto a quello di Alberizzi e di alcuni altri che per ragioni personali fanno di tutto per cercare di screditare l’Eritrea o il suo governo.
Alla base di tutto c’è sempre la frustrazione per aver subito il rifiuto di un visto di soggiorno o di lavoro, o nei casi più gravi un decreto di espulsione.
Ho lasciato che lei scrivesse su questo forum, anche con diversi pseudonimi, solo perché con la sua ingenua e trasparente strategia di disinformazione rende un ottimo servizio a chi cerca di dimostrare che l’Eritrea è ben altra cosa che non quella presentata da persone come lei.
La invito tuttavia nuovamente a cambiare atteggiamento e a rispettare l’indirizzo del forum che è quello della discussione e non quello della diffamazione.
Stefano Pettini
Quando oggi ho letto l'articolo scritto da Alberizzi sul Corsera sono rimasto basito. Va comunque premesso che non è la prima volta che il filoatlantista Corriere della Sera assume posizioni simili nei confronti di molti paesi del Terzo Mondo (penso a cosa scrivono a proposito di molti paesi sudamericani). Nell'articolo di Alberizzi, a mio avviso, vengono riportate molte imprecisioni ed errori storici davvero grossolani. Inoltre è intriso di retorica, si capisce benissimo che è fatto apposta per spaventare il lettore facendogli credere che in Eritrea ci sia il demonio. Lo stile è quello di un romanzo, non di un articolo di giornale, e viene citato tutto il repertorio solitamente usato per diffamare i governi stranieri di paesi (come l'Eritrea) che hanno principalmente la colpa di non voler piegare la loro testa alle volontà imperiali dell'Occidente. Veramente, tutta quella retorica mi ha nauseato. Ma la cosa che più mi ha indignato è il fatto che il Corriere abbia voluto strumentalizzare il dramma vissuto da quei ragazzi eritrei lungo il Canale di Sicilia per montare l'ennesimo articoletto bugiardo e politicizzato sull'Eritrea raffigurata come "Stato caniglia uguale alla Corea del Nord e ai peggiori regimi del mondo".
F.
Ma lei sa di cos sta parlando?
E' mai stato in Eritrea?
Parla abitualmente con eritrei?
Salve a tutti !
Vi scrivo per esprimere la mia indignazione
per l'ennesima strage nel Canale di Sicilia.
Dove Cittadini Eritrei hanno perso la vita
nel vano tentativo di raggiungerne una nuova.
L'Italia è uno strano paese : un paese senza memoria.
Non ricorda nulla del suo passato.
Non ricorda che l'Eritrea è stata nostra colonia.
Non ricorda della generosità del Popolo Eritreo.
Non ricorda nulla della fedeltà dei Soldati Eritrei.
Non ricorda nemmeno chi siano stati gli Ascari o i Zaptiè.
I primi erano i Soldati Eritrei.
I secondi erano i Carabinieri Eritrei.
Arruolati durante il periodo coloniale.
Hanno servito la nostra bandiera.
Hanno combattuto al nostro fianco.
Contro gli Inglesi invasori.
Che nel 1941 ci sconfissero a Gondar.
Che si fecero internare insieme ai nostri connazionali.
Che difesero le nostre case abbandonate.
Dal saccheggio degli sciacalli.
E morirono insieme ai nostri Soldati.
Per difendere la nostra Bandiera.
E li abbiamo respinti.
Nell'indifferenza.
I Cittadini Eritrei dovrebbero avere la cittadinanza Italiana Onoraria.
Ma l'Eritrea è un paese povero.
Senza petrolio.
Meglio costruire autostrade per la Libia.
Si.
E' molto meglio.
Ho mandato questa stessa lettera all'Espresso.
Mi illudo che me la pubblichino.
La sua lettera, signor Gemini, è veramente eccezionale. Le porgo i miei più sinceri complimenti. Purtroppo sono costretto anche a darle ragione (e con grande dispiacere) sul fatto che difficilmente l'Espresso la pubblicherà.
Purtroppo, su molte tematiche, l'Espresso non è tanto diverso da altri giornali, per esempio il Corriere che proprio oggi con un articolo sempre a firma di Alberizzi torna ad attaccare l'Eritrea.
Ciao, F.
E' davvero sbalorditivo come l'attenzione venga spostata dalla feroce repressione del dittatore Isaias alla nostalgia per un colonialismo brutale, la cui improvvisa e sommaria conclusione è alla radice dei mali odierni dell'Eritrea.
E' agghiacciante come gli ospiti di questo forum, e il suo coordinatore, si mettano a strologare sugli anni che furono, spendendo pochissime parole sul dramma degli eritrei morti nel canale di Sicilia perché fuggiti da una dittatura opprimente, che riduce il suo popolo alla fame.
Perché gli eritrei fuggono, Pettini? Risponda almeno una volta. E soprattutto smettiamola con questa definizione di Isaias "legittimamente eletto". Non c'è nulla di legittimo nel suo regime, per il semplice fatto che IN ERITREA NON CI SONO MAI STATE ELEZIONI. Non succede in nessun paese democratico. Isaias è stato il primo a corteggiare spudoratamente gli Stati Uniti, diventando duro e puro solo dopo aver preso delle porte in faccia per la sua peculiare ambiguità.
L'Eritrea è all'ultimo (ultimo) posto nella classifica sulla libertà di stampa stilata da "Reporters sans frontieres". Esce un solo foglio, ogni tre giorni, nel quale c'è esclusivamente propaganda di regime. Per questo,oltre che per la disoccupazione dilagante e per i prezzi intollerabili, donne e bambini fuggono, preferendo rischiare la morte a un orrore del genere
Gianluca Dalì lei continua a sproloquiare passando da un argomento all’altro con pari assoluta incompetenza.
Proverò nuovamente a chiarirle le idee.
- Perché gli eritrei fuggono:
Questa è una domanda capziosa alla quale rispondo sottolineando che solo un numero ristretto e assolutamente fisiologico di giovani eritrei lasciano illegalmente il loro paese e che il loro unico problema è determinato dall’incertezza del loro futuro causata dalla persistente presenza militare etiopica nei territori sovrani eritrei e il disinteresse della comunità internazionale verso la salvaguardia dei diritti dell’Eritrea.
- Elezione del presidente Isaias:
Le ricordo che dopo la liberazione, avvenuta nel 1991 il Fronte affidò a Isaias Afwerki la guida del Governo di Transizione, che condusse l'Eritrea fino al referendum popolare che nel 1993, con un risultato plebiscitario, proclamò l'Eritrea ufficialmente Indipendente.
Il periodo di transizione terminò nel 1993, ma per la trasformazione vera e propria bisognò aspettare ancora un anno, esattamente fino al 3° congresso del Fronte che si tenne a Nakfa nel 1994, un momento che segnò la vera svolta politica dell’Eritrea.
In quella occasione il Fronte, trasformato da Fronte Popolare di Liberazione Eritreo in Fronte Popolare per la Democrazia e Giustizia, approvò fra l’altro un documento nazionale (National Charter o Carta Nazionale) che stabilì i principi fondamentali su cui si basa il sogno (vision, dream) della nuova Eritrea e dal quale successivamente scaturirà la Costituzione dell’Eritrea approvata nel 1997.
Sfortunatamente nello stesso anno cominciavano ad addensarsi funeree nubi sul processo di approntamento dell’apparato statale eritreo che fu del tutto interrotto nel 1998 dalla dichiarazione dello stato di guerra da parte del governo etiopico che con ondate successive di attacchi arrivò a occupare quasi i due terzi dell’Eritrea.
Da allora il territorio sovrano eritreo non è stato più del tutto liberato ed è tuttora tenuto ostaggio da forze nemiche e dal disinteresse del consesso internazionale.
In questa situazione transitoria il presidente Isaias è stato investito dal governo, dal Fronte e dallo stesso popolo eritreo della enorme responsabilità di gestire l’emergenza e difendere il patrimonio nazionale conquistato a caro prezzo dopo immani sacrifici.
- Applicazione della Costituzione:
La Costituente ha ratificato la Costituzione nel 1997. Nel 1998 l’Etiopia ha dichiarato lo stato di guerra con L’Eritrea e da allora le truppe etiopiche non hanno mai liberato completamente i territori eritrei. La Costituzione eritrea non è mai stata applicata perché non sussistono le condizioni basilari che garantiscano la certezza dell'integrità territoriale e dell’indipendenza nazionale.
- Relazioni Usa/Eritrea:
La amministrazione Usa ha tentato disperatamente di istallare una base navale presso le Isole Dahalak ricevendo un netto rifiuto dal governo eritreo. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
- Reporters sans frontieres:
In merito a Reporters sans frontieres Yemane Ghebremeschel Direttore dell’Ufficio Presidenziale e Portavoce Ufficiale del Presidente dell’Eritrea nel corso di una intervista ha affermato: “Mi lasci innanzi tutto sottolineare che questa agenzia non e' una organizzazione neutrale e credibile. Infatti e' sostanzialmente finanziata da sospette istituzioni Usa che elargiscono denaro a determinate organizzazioni che sostengono certi obbiettivi politici dell'Amministrazione Usa”.
Questo commento nel rispetto delle regole diplomatiche evita volutamente di essere completamente esaustivo, ma basta raccogliere ulteriori informazioni indipendenti per rendersi facilmente conto di chi regga l’organizzazione e con quali scopi.
Stefano Pettini
Vorrei rispondere al Sig. Gianluca Dalì.
Veda Sig. Gianluca Dalì, il mio intervento era fondato su di un vizio italico : la mancanza di memoria storica.
Non ho espresso alcuna forma di nostalgico ritorno dell'Eritrea alla madre Patria italiana.
Non ho mai detto che dovremmo ritornare in Eritrea con fez e camicia nera.
Non è mai esistito un colonialismo "buono".
E' sempe esistito il colonialismo di mercato.
Mediante sfruttamento delle risorse ed invasione
del mercato locale con le merci prodotte dalla potenza colonizzatrice.
Mi permetta qui un piccolo appunto : L'Italia non invadeva affatto l'Eritrea con i propri prodotti.
In Eritrea esistevano industrie locali che utlizzavano maestranze locali.
Fino al 1938 la segregazione razziale non si sapeva cosa fosse.
Sarebbe interessante fare dei paragoni con il Sudafrica governato da sua maestà britannica.
E qui avremmo molto da insegnare agli inglesi.
Mi fermo qui per non "deviare" troppo dal problema principale : la questione economica e politica di quel paese.
In Eritrea non esiste democrazia : di questo le dò atto.
In Eritrea non c'è pace : non esiste una situazione "armistiziale" con la vicina Etiopia.
In Eritrea non esiste una seria politica economica basata sullo sviluppo "locale" : tutto viene importato.
A mio parere l'Italia dovrebbe adottare una politica estera "presbite" : guardare lontano.
Forse non tutti lo sanno : la produzione del petrolio sta calando.
Le economie basate sull'energia da fonte fossile (petrolio, metano, carbone, uranio) saranno investiste da una colossale inflazione da impennata dei costi energetici.
Nel giro di 50 anni saremo noi a dover invadere l'Africa a bordo di malandati barconi.
L'Africa sarà ricoperta di specchi solari a concentrazione che produrranno vapore ad alta temperatura per alimentare turbogeneratori di energia elettrica : li hanno già realizzati e si stanno velocemente sviluppando.
L'energia elettrica prodotta nei paesi equatoriali diventerrà concorrenziale.
Unito questo fattore con un basso costo della manodopera ed una natalità quasi tripla di quella europea l'occidente è destinato a scomparire.
Questa è la prospettiva.
Nello stato di fatto in cui ci troviamo come possiamo aiutare l'Eritrea ?
Aiuti in denaro a fondo perduto ?
No. Mai !
Magari per le emergenze immediate.
L'Eritrea non ha petrolio.
Le industrie sono poche.
Dovrà puntare sulle energie rinnovabili : fotovoltaico, termodinamico, geotermia, eolico.
L'Italia protrebbe dislocare alcune industrie manufatturiere.
Una volta risollevata l'economia la democrazia
verrà da sè.
Imporre una democrazia con le armi è una sciocchezza.
Meglio una democrazia basata su di una sana economia.
Basata sulla partecipazione e produzione locale.
Pier Luigi mi permetto di commentare alcune sue affermazioni:
- In Eritrea non esiste democrazia
Se per democrazia si intende partecipazione totale della popolazione alla gestione del paese l’Eritrea si può definire senza ombra di dubbio un paese democratico.
Se per democrazia si intende come unico riferimento e obbligatoriamente la assunzione del modello adottato dalle supposte democratiche società occidentali caratterizzato da presunte libere elezioni politiche, la questione cambia e il discorso si allargherebbe di molto.
- In Eritrea non c'è pace : non esiste una situazione "armistiziale" con la vicina Etiopia.
La situazione con l’Etiopia è limpida, i confini sono stati tracciati definitivamente e contrassegnati con riferimenti satellitari da una apposita Commissione Confini, l’Etiopia è in mora per non aver rispettato tale demarcazione e per occupare militarmente aree a sovranità eritrea.
-In Eritrea non esiste una seria politica economica basata sullo sviluppo "locale": tutto viene importato.
In Eritrea esiste una politica economica basata esclusivamente sullo sviluppo locale e quasi nulla viene importato se non quanto assolutamente indispensabile. Altro discorso potrebbe essere quello industriale che comunque, compatibilmente con gli eventuali investimenti stranieri, è oggetto di programmi di sviluppo del prossimo futuro.
- Nello stato di fatto in cui ci troviamo come possiamo aiutare l'Eritrea ?
L’Italia potrebbe aiutare l’Eritrea semplicemente investendo nei vari campi congeniali alle attività economiche del nostro paese con particolare attenzione alle opportunità offerte dalle Free Zone di recente istituzione che consentirebbero alle nostre aziende di lavorare in regime di porto franco in una area estremamente interessante dal punto di vista della proiezione verso i mercati asiatici.
Stefano Pettini
Sig. Stefano Pettini,
il suo commento è graditissimo.
Premetto : in Eritrea non ci ho mai messo piede.
Ci sarei dovuto andare per lavoro.
Ma dietro il diniego della mia assicurazione di coprirmi i danni da ... piombo ho dovuto recedere.
Questo nel 2005.
Ignoro come sia la sistuazione ora.
Vedo che Lei è ben informato : mi fa molto piacere.
Mi permetta, nella cordiale dialettica, di esprimere alcune osservazioni su quanto da Lei affermato.
a) Democrazia : non mi risulta che al di fuori del partito al potere ci siano altri partiti.
Ignoro altresì come funzioni un parlamento con un solo partito. Mi può delucidare su ciò ?
b) Pacificazione : nel 2005 sarei dovuto andare in Eritrea. La mia assicurazione mi disse che i danni da ... piombo non erano coperti. Me ne sono rimasto a casa. Mi può delucidare sulla attuale situazione ?
c) Sviluppo economico : l'energia è prodotta da derivati dal petrolio. Quindi il paese dipende al 100 % dalle importazioni di prodotti petroliferi. Mi ricordo (mi corregga pure se sbaglio) che a Massaua esiste un carbonile il quale viene (o veniva)utilizzato per alimentare le locomotive a vapore sulla Massaua - Asmara. Questo carbonile veniva rifornito con navi di carbone provenienti dall'estero (Ucraina ?). Di energie rinnovabili in Eritrea non ne ho sentito parlare. E vincolare lo sviluppo economico di un paese alle "grazie" della dipendenza energetica è rischioso. Lo abbiamo visto nel 1973 con la guerra del Kippur.
Sono d'accordissimo con Lei con l'istituzione delle Free Zone.
Attendo un suo ulteriore e sempre gradito commento.
- Democrazia:
Come ho gia scritto la democrazia, che prevede la più ampia partecipazione popolare alla gestione dello stato, può essere realizzata in vario modo a seconda delle modalità che la gente di ogni singolo paese si vuole dare.
In occidente si tende a identificare il concetto di democrazia con la costituzione di partiti politici e il confronto elettorale, mentre in Eritrea la democrazia si realizza attraverso altri meccanismi che agiscono addirittura più capillarmente del sistema elettorale e in piena coerenza con la millenaria cultura locale.
Oltre a questo occorre ricordare che un paese che conta una popolazione di poco più di quattro milioni di persone, reduce da una guerra di invasione e ancora sotto la occupazione militare di alcuni territori sovrani, non è nelle condizioni di applicare quella pur tanto desiderata Costituzione derivata direttamente dalla National Charter dove è raccolto tutto il programma sociale ed economico elaborato e applicato nei trenta anni di guerra di indipendenza.
Nell’aprile scorso ho realizzato una intervista con Yemane Ghebreab, capo dell’ufficio politico del Fronte, al quale ho chiesto di spiegare il punto di vista degli eritrei su questo argomento; appena disponibile proporrò l’argomento nel topic Democrazia.
- Pacificazione:
La sua compagnia di assicurazioni ha perso un’ottima occasione per intascare soldi facili e lei quella di conoscere un paese fantastico poiché oltre al fatto che dal 2000 in Eritrea non si spara un colpo c’è da dire che il paese è una delle mete più sicure a livello mondiale anche per donne che viaggiano sole come sanno benissimo le innumerevoli turiste che l’hanno gia visitata.
- Sviluppo economico:
L’Eritrea ha lavorato moltissimo in questi ultimi anni nella realizzazione di infrastrutture di base focalizzate essenzialmente alla diversione e conservazione delle acque piovane a scopi irrigui, alimentari e per l’allevamento. Ora sono in corso avanzato impianti minerari in grado di sfruttare i ricchi giacimenti di minerali fra i quali l’oro, che dovrebbero essere in grado di far affrontare con maggior sicurezza le spese di importazione dei prodotti petroliferi.
Il carbone ad uso ferroviario è di provenienza sudafricana, il gas è sudanese, il carburante non lo so.
Stefano Pettini
La sua risposta è stata precisa e cordiale.
Grazie.
Di tutto ciò che ha detto Stefano, ribadisco la assoluta sicurezza nel viaggiare in Eritrea; mi pare veramente di dubbia serietà il comportamento dell'assicurazione in questione!! E' molto più facile fare indigestione di piombo in una citta USA o, peggio, della Thailandia o di alcuni paesi sudamericani che in qualsiasi luogo dell'Eritrea
Il concetto di democrazia espresso qui da Sig. Pettini, non esiste in Eritrea.
Il partito al governo dell'Eritrea non ha nessun mandato popolare.
Il fronte di liberazione dopo il referendum del 1993 doveva consegnare il potere al popolo eritreo, con posibilita di nascite di diversi partiti di vario espirazioni, tutto questo non e avvenuto. Tradendo il valore per cui sono morti i nostri fratelli e sorelle martiri per l'indipendenza del nostro paese.
Perchi chiedeva da quando che ce la ditattura in Eritrea? dal 1993 subito dopo il referendum e proclamazione della nazione indipendente, il governo transitoria in vece di consegnare il potere al popolo si e dato una riorganisazione interna al partito trasformandosi in un regime monopartitico, accentratore di tutto il potere dello stato nelle mani di una sola persona.
Qualunque sia l'atteggiamento filosofico nei confronti del termine democrazia nella attuale situazione dell'Eritrea non vi è nulla che possa giustificare l'affermazione che in "Eritrea l'unica salvezza è la fuga".
Stefano Pettini
Quando in ballo la vita, si l'unica salvezza è la fuga.
Chi si sente perseguitato,
chi non ha diritto di cittadinanza nel caso di testtimoni di Geova,
Chi non ha il diritto di manifestare il suo dissenso politico, come tanti che ora sono in prigione
chi gli è negato di fare il suo lavoro come nel caso dei tanti giornalisti
resta unica strada quella di fugire da chi tenta di soffocarti
Tedros guardiamo in faccia alla realtà; lei conosce bene quanto me i migranti clandestini eritrei e sa che non sono ne tesimoni di geova, ne giornalisti, ne men che mai perseguitati politici.
Nella media sono giovani che non hanno fatto nulla per il loro paese, a cominciare da Sawa.
Lasci perdere le facili parole e si assuma la responsabilità morale della condizione nella quale si trovano i suoi connazionali nel Sinai.
Se avessero dato retta a me ora si troverebbero in una condizione infinitamente migliore.
Stefano Pettini
Non governo io il paese che mi devo assumere responssabilità morale di tutto questo, lo dica al suo amico Isaia che governa il nostro paese.
Non gli ho pagato io il viaggio a questi connazionali, lo dica ai loro famigliari.
Dato che ora sono in grave situazione però è dovere di tutti noi aiutarli, la speculazione filosofica, politica che fa lei non gli salverà la vita.
Tedros non è bello tirarsi indietro quando arriva il momento di pagare il conto.
Chi incoraggia, sovvenziona, organizza e sfrutta i poveri illusi ai quali viene fatto credere che al di fuori del loro paese esista il Bengodi è totalmente colpevole del loro destino.
Tirare dentro il governo eritreo è stupido e pretestuoso.
Il dovere di tutti noi è quello di aiutare e sostenere tutti quelli che sono rimasti in patria a lavorare per la crescita della nazione.
Stefano Pettini
A seguito dei miei post precedenti vorrei aggiungere
Che pur con tutte le considerazioni delle analisi possibile delle corresponsabilità, e della grande pena che alberga in me, un fatto risulta ormai evidente ed è sotto gli occhi di tutto il mondo.
Il popolo eritreo sta abbandonando in massa il suo Paese, non più in piccoli gruppi.
Sta fuggendo da se stesso, nessun esercito straniero li incalza.
Qui oramai è chiaro che è stato inutile e sconfitto il negazionismo che fino ad oggi ha cercato di coprire le loro gravi e reali condizioni di vita che da anni le inconcludenti e fallimentari gestioni del loro governo provvisorio hanno generato.
Si è cercato per anni di dileggiare e diffamare come provocatori e falsari tutte le organizzazioni umanitarie mondiali e personali tacciandole di essere al soldo di chissà quale entità sovrannaturale misteriosa.
Ma ora a queste organizzazioni mondiali si aggiunge la denuncia nei fatti e comportamenti anche del suo stesso popolo.
Non c’è bisogno di fonti autorevoli per avere l’ultima conferma e per constatare ormai giornalmente gli orrori che stiamo vedendo ciascuno di noi con i propri occhi.
Non c’è bisogno di una denuncia verbale del fallimento verso la sua stessa classe dirigente da parte dei giovani disperati sopravvissuti eritrei, basta ed avanza la loro silente tragedia.
E’ il suo stesso popolo che denuncia
E’ spaventoso che giovani future madri eritree affrontino un destino oscuro per il desiderino di fare nascere i propri figli in un altro paese e non nel proprio.
Ma questo non vi significa nulla?
La tragedia biblica del popolo eritreo che, nei campi di raccolta ai confini, dispersi e in cammino nei deserti del Sudan, Egitto, Sinai, incarcerati in Libia e ovunque, bastonati, derubati, stuprati, umiliati, deve assolutamente finire.
Non sono essi gli ultimi del mondo, abbiate rispetto per la loro dignità di uomini.
Vorrei che questo rispetto fosse generato in primis dal loro stesso governo provvisorio.
E’ di oggi la notizia che il comune di Roma ha offerto ospitalità ai sopravissuti della tragedia, va bene, ma ospitare sopravvissuti non deve essere questo il punto finale.
E’ il loro stesso governo provvisorio con il suo presidente pro tempore Isaias in testa che non può e non deve dimenticare coloro i quali questa ospitalità non l’hanno mai raggiunta e quindi deve esserne ance lui responsabilizzato e operare affinchè nessuno dei propri cittadini debba mai essere messo nella condizione di perdere la vita o il proprio paese nella ricerca di un mondo migliore del loro attuale.
Povero piccolo ed orgoglioso popolo.
nessuno
pettini
Lei propone di risolvere le tragedie dei popoli semplicemente dandone le colpe a chi invece non ne ha e nonostante tutto assiste e soccorre gli sventurati.
Lei sa benissimo che le leggi Italiane avevano lo scopo esclusivo di cercare di arginare lo scempio dei morti in mare verificatesi nei primi sbarchi Albanesi e successivi e che comunque di fatto queste leggi, come frequentemente succede in Italia, sono disattese tant’è che i primi a cercare di salvare questi disgraziati fin dalle coste africane sono solo gli Italiani.
Sorvolo per carità sulla semplicizzazione qualunquistica data delle missioni all’estero sarebbe troppo lungo esporre la mia opinione, alla prossima occasione.
Lei pensa sia possibile e realistico aprire le porte all’immigrazione incontrollata di tutto il continente africano?
Pensa che questa sia la soluzione qualunquista e onirica dei loro problema? ben sapendo, come del resto anche lei afferma, che gli altri paesi coinvolti avrebbero un carico insostenibile da affrontare?
Lei propone e accetta che questi popoli abbandonino le loro case, i pochi averi, gli affetti più cari e diventino clandestini del mondo
contro la loro volontà; io non conosco nessuna persona felice della sua condizione di emigrato.
Lei pensa che 500 madri e famiglie Eritree erano felici di vedere i loro figli andarsene dalle loro case?
E come pensa siano i loro sentimenti quando sapranno di doverli piangere?
Tutto questo è per lei accettabile tranne prospettare di modificare alla radice le origini di questo disastro che guarda caso coinvolge in primis le incapacità dei propri dirigenti.
Lei parla di aperture delle frontiere a tutti, bene e come mi spiega che per andare in Eritrea devo chiedere il visto e neanche come turista riesco facilmente ad ottenerlo?
Lei pensa che i respingimenti siano odiosi, io in Algeria sono stato respinto alla frontiera per questioni burocratiche, so cosa significa,
Ma di questo non mi sono lamentato, anzi sono dell’opinione, e in questo sono confortato dalle sue ripetute affermazioni, che ogni nazione ha il diritto dovere di imporre le proprie leggi e farle rispettare.
Le somme economiche necessarie per intraprendere il viaggio della speranza, come ben sa, è il risultato di questue fatte tra i parenti il che li ha esposti ad un aggravio ulteriore delle loro condizioni economiche. Anche questo deve fare pensare, perchè succede?
Certamente se il governo concedesse i passaporti il problema non sussisterebbe, la sola controindicazione sarebbe che il paese si svuoterebbe.
Per ultimo vorrei aggiungere, e non è una critica ma una informazione di servizio, che sia la corrente e l’acqua mancano nel paese ancora oggi.
Limitarsi a dire, come ha detto un massimo dirigente eritreo, che la gente debba andare dove l’acqua c’è, è da delirio.
Che provveda prontamente chi di dovere a ripristinarle
Almeno questo, se ne sono capaci.
nessuno
Salve a tutti,
Volevo segnalare anch'io una importante testimonianza in riguardo all'esodo dei giovani Eritrei verso la 'terra promessa'..
"Asmara, il sole entra nei das" http://www.youtube.com/watch?v=ttgmMqqptZI
e, Punti di Vista http://www.youtube.com/watch?v=ttgmMqqptZI
Alla prossima,
Fuzum