Eritrea Eritrea
Sono appena rientrato da Asmara e ho saputo che la scuola italiana sta chiudendo in via definitiva a causa di mancati accordi fra il governo eritreo e quello italiano. La situazione gia' pesante si aggrava di questa nuova pagina che toglie davvero tanto...
Della possibile chiusura delle scuole italiane di Asmara se ne parlava da circa un anno ed era stata ventilata come conseguenza estrema di un problema legato alla durata dei visti per lavoro che per via della legge eritrea risultano di durata non sufficente a garantire il completamento della missione dei professori.
La legge, non nuova, per un certo periodo non era stata applicata a carico del personale docente delle scuole italiane, poi il preside era stato avvisato con una lettera che non ci sarebbero più state deroghe e di regolarsi di conseguenza.
A quel punto molti docenti già si trovavano ad aver superato il periodo massimo consentito e il loro rimpatrio immediato avrebbe comportato il blocco delle lezioni per tutto il tempo necessario alla loro sostituzione con altro personale da individuare tramite concorso con la non troppo allettante prospettiva di affrontare i disagi di una missione che avrebbe avuto durata massima di due anni (credo sia questo il limite massimo consentito).
Dunque tutta la difficile problematica era stata rimandata a livelli superiori affichè si trovasse la strada per una deroga che tenesse conto della sua specificità.
Nel frattempo alcune delegazioni diplomatiche italiane di alto livello si sono succedute in visite ufficiali in Asmara, e sono certo che a margine dei lavori si sia affrontato il problema dei docenti delle scuole; spero che quanto riportato da Riccardo non sia veramente definitivo e che esistano ancora margini per rivedere la situazione in termini di reciproca soddisfazione.
Tuttavia non credo che la questione possa incrinare i rapporti che intercorrono fra Eritrea e Italia, che grazie all'eccellente lavoro dell'ambasciata italiana sono in continuo miglioramento, e non condivido l'opinione secondo la quale la situazione sarebbe "già pesante".
In Eritrea la situazione è difficile non pesante, ed è compito anche nostro quello di facilitare le cose attraverso una opportuna azione diplomatica a sostegno dei diritti del paese attualmente vilipesi e calpestati a causa delle intemperanze di potenze economiche esterne che non esitano a fare terra bruciata pur di assecondare i propri interessi di parte.
Approfondirò al più presto l'argomento "scuole italiane" per trovare conferme uffiali a quanto affermato da Riccardo, che ringrazio per l'informazione, e le relative motivazioni.
Stefano Pettini
Non so signor Pettini, difficile o pesante sono sottigliezze che ci possiamo permettere noi che stiamo qui. Spero che lei possa informarsi meglio di quanto non abbia potuto fare io ( pur essendo stato ad Asmara sino a qualche giorno fa), perche' mi pare che regni una gran confusione. Alcuni insegnanti confermano il problema della durata dei contratti di due anni regola che pero' viene applicata ai soli lavoratori italiani della scuola perche' tutti gli altri possono rinnovare senza limiti ( cinesi, insegnanti indiani, russi) il proprio contratto che e' solitamente con il partner locale e che quindi viene rinnovato dalle autorita' eritree. Auguriamoci tutti che veramente ci possa essere una inversione di tendenza . Saluti Riccardo
Attualmente in Eritrea sono in corso di realizzazione progetti di sviluppo enormi in vari settori.
Attività portuali, minerarie ed energetiche, alcune delle quali vedono protagoniste primarie aziende italiane.
Tutto questo fino a non molto tempo fa sembrava impensabile a causa del contraddittorio atteggiamento della diplomazia italiana che per sudditanza ni confronti delle grandi potenze coinvolte negli affari del Corno d'Africa, mancava di onorare gli impegni morali contratti con l'Eritrea in generale e in particolare quelli sottoscritti ad Algeri.
Ora i tempi sono cambiati e così l'atteggiamento dell'Italia che sta dimostrando di voler recuperare il tempo perduto.
Tutto questo disturba non poco le Lobbies etiopiche che a causa del loro stretto legame con i potenti alleati a stelle e strisce, non smettono mai di scagliare anatemi contro l'Italia e quanti altri si impegnano in progetti di sviluppo in Eritrea.
Riprova ne sono le notizie tanto false quanto a effetto che vengono fatte circolare a ritmo cadenzato allo scopo di gettare discredito sul paese.
Ultima di questa serie infinita quella relativa alla presunta morte in carcere di alcuni giornalisti eritrei detenuti per reati contro la sicurezza nazionale, diffusa da Reporter senza Frontiere e ripresa con aggiunte e varianti dai scribacchini di tutto il mondo.
Basterebbe controllare chi e come gestisce tale organizzazione per rendersi conto del valore di tali notizie, ma per chi cerca scandali a buon mercato tutto fa brodo.
Dunque queste sono le difficoltà di cui parlavo che però nulla hanno a che fare con presunte situazioni "pesanti" nelle quali il paese certamente non versa.
Non si tratta di una finezza lessicale, ma di una differenza sostanziale.
Stefano Pettini
Da informazioni raccolte in Asmara risulta che il rischio di chiusura delle scuole italiane di Asmara abbia motivazioni di carattere economico.
Mi è stato riferito che giorni fa il preside ha convocato i parenti degli studenti per comunicargli che a causa della recessione economica che sta attanagliando l'Italia esisteva la concreta probabilità che non sarebbero stati approvati i rinnovi degli stanziamenti necessari alla sopravvivenza delle scuole.
La relazione fra la spending review e la possibile chiusura delle scuole italiane di Asmara è in parte descritto nell'articolo che si può leggere su: http://www.flcgil.it/scuola/scuole-italiane-estero/tra-spending-review-e-micheloni-la-scuola-italiana-all-estero-rischia-di-sparire.flc
La questione dovrebbe essere posta all'attenzione del parlamento italiano in questi giorni.
Va detto che esistono anche opinioni diverse da quelle citate, queste ultime si possono leggere su: http://www.uilscuolaesteri.it/esteri/?p=1283
Come dire diverso sindacato diversa versione dei fatti...
Stefano Pettini
Sono piu' o meno le stesse informazioni che ho ricevuto in loco ma pare che il problema di fondo sia il mancato accordo fra le parti piuttosto che i tagli economici. Non risulta pero' nessun incontro fra i genitori e il preside per un semplice motivo, ovvero che il preside ad Asmara ancora non c'e'perche' di nuova nomina e non ancora in sede. Pare che la chiusura delle classi prime ( che evidentemente dismetterebbe la scuola in pochi anni) sia conseguente al mancato accordo fra le parti. Confidiamo nel buon senso di entrambi.
Per quanto riguarda il resto da lei scritto posso certamente concordare ma, considerato il fatto che ero presente, definire difficile la situazione e' veramente ottimista. Come lei io spero che la situazione dei miei cari passi da pesante a difficile in breve tempo nonostante lo stesso presidente mostri poche speranze su una ripresa economica. Nel frattempo tutti gli abili al servizio sono stati chiamati a ritirare un kalashnikov ciascuno (dai 18 ai 65 anni), segno evidente che il pensiero va alla guerra e non alla crescita. La morte di Meles potrebbe cambiare molte cose, speriamo in meglio.
L’incontro fra il preside e i genitori degli alunni è cosa certa, se il preside attualmente non è ancora in sede probabilmente l’incontro è avvenuto con il preside precedente prima che rientrasse in patria.
La chiusura eventuale delle prime classi è un fatto economico poiché in questo caso il problema dei visti di lavoro risulterebbe ininfluente poiché colpisce trasversalmente tutti gli insegnanti di tutte le classi.
Quanto alla dichiarata volontà di ridurre le spese di gestione delle scuole all’estero ci sarebbe da fare un lungo discorso a cominciare dai stipendi scandalosi che hanno sempre percepito gli insegnanti indipendentemente dalla realtà economica dei paesi dove erano chiamati a operare.
Quanto ai possibili riflessi della morte di Zenawe trovo che sia almeno prudente prepararsi alla difesa del paese, soprattutto alla luce delle continue intemperanze dell’Etiopia che godendo dell’impunità garantita dalle potenze alleate potrebbe agire in maniera inconsulta e imprevedibile.
Nel 2000, a pochi anni di distanza dalla distruzione dell’apparato militare subito dai combattenti eritrei, l’Etiopia è stata salvata dall’intervento delle Nazioni Unite alla vigilia di una nuova e pesante disfatta militare, ma pare non abbia la capacità di imparare la lezione e dunque rimane un costante pericolo potenziale.
Quanto alla popolazione eritrea varrebbe la pena sottolineare che la vita che conduce ora non è lontanamente paragonabile a quella patita nei lunghissimi anni delle occupazioni italiana, inglese ed etiopica, e al confronto di quella dei paesi gravitanti nell’area del Corno d’Africa è assolutamente più tranquilla e in prospettiva promettente.
Il vero problema semmai dipende dal triste declino economico dei paesi europei fagocitati dalle grandi potenze economiche mondiali che senza alcuno scrupolo terrorizzano l’opinione pubblica diffondendo dati macroeconomici fasulli e devianti, e provocando gravissime conseguenze nei paesi più deboli quali quelli africani.
Isaias non è pessimista sulla ripresa economica del paese poiché virtualmente l’Eritrea non ha attività economiche, semmai ha oggettivamente rilevato che visti gli scarsi risultati ottenuti fino a ora è il caso di trovare stimoli per finalmente avviarla questa economia.
Stefano Pettini
Sono consapevole che il mio intervento non è pertinente all’argomento principale del post, ma dando seguito a quanto dichiara Pettini non mi sento di esimermi dal commentarlo qui, in modo particolare su:
“ Isaias non è pessimista sulla ripresa economica del paese poiché virtualmente l’Eritrea non ha attività economiche, semmai ha oggettivamente rilevato che visti gli scarsi risultati ottenuti fino a ora è il caso di trovare stimoli per finalmente avviarla questa economia.”
Ergo che l’affermazione dica in sostanza “non sono pessimista sulla ripresa economica è un argomento che non ci tocca, perché peggio di come siamo non può essere e di conseguenza possiamo solo migliorare”
Confesso che sono rimasto allibito nel constatare che FINALMENTE anche isaias si sia reso conto di quanto la sua visione della gestione dello Stato sia fallimentare e non incolpi le solite organizzazioni straniere.
A quanti si interessano dell’Eritrea ciò era evidente da tanto tempo.
E da tempo diverse proposte sono state suggerite ma puntualmente rigettate.
Finalmente anche lui si è arreso all’evidenza dei fatti e ammette che con la sua gestione l’Eritrea è al punto zero.
Non è mai troppo tardi anche se 20 anni sprecati effettivamente sono tanti.
Per inciso, non è scontato pensare che chi è capace di vincere una lotta per l’indipendenza sia automaticamente capace di vincere la lotta per il progresso e l’evoluzione economica del paese.
Molti prima di lui in questo hanno fallito clamorosamente
In un paese normale isaias avrebbe dovuto prendere atto del suo fallimento e dare le conseguenti dimissioni.
La seconda parte della sua affermazione purtroppo non contempla questa eventualità, imperterrito vuole proseguire nella sua gestione senza futuro.
Detto questo sono curioso di vedere come e quali saranno gli stimoli per la crescita dell’economia.
Rimane da rimarcare il fatto che se non sono bastati 20 anni per trovarli mi immagino quanti ne occorreranno ancora.
La mia modesta opinione, allo stato dei fatti attuale e come più volte affermato, è che lo sviluppo economico e sociale della Nazione può solo e deve necessariamente passare da quanto sottoscritto nella Costituzione e nella National Chart, di cui rammento alcuni passaggi.
I sei obiettivi di base inseriti
La nostra visione può essere ricapitolata in sei obiettivi di base:
1. Armonia nazionale.
Perchè la gente eritrea viva nell'armonia, nella pace e nella stabilità, seguendo senza distinzioni le linee regionali, etniche, linguistiche, religiose, di genere o di classe.
2. Democrazia politica.
Perchè la gente eritrea partecipi attivamente e si trasformi in protagonista nella gestione e nella conduzione della sua vita e del suo paese, con i suoi diritti garantiti per legge e nella pratica.
3. Evoluzione economica e sociale.
Perchè l’Eritrea progredisca socialmente ed economicamente nelle aree della formazione, della tecnologia e della qualità di vita.
4. Giustizia sociale (democrazia economica e sociale).
Giusta distribuzione della ricchezza, servizi e opportunità, e attenzione speciale da dedicare alle sezioni più svantaggiate della società.
5. Rinascita culturale.
Disegnata sulla nostra ricca eredità culturale e sui valori approfonditi durante la lotta di liberazione, per sviluppare una coltura Eritrea caratterizzata da amore per il paese, rispetto per umanità, solidarietà fra uomini e donne, amore della verità e della giustizia, rispetto per la legge, lavoro duro, sicurezza di se, fiducia nella riuscita, mentalità aperta e inventiva.
6. Cooperazione regionale ed internazionale.
Perchè l’Eritrea si trasformi in un membro rispettato della Comunità internazionale, attraverso la coesistenza nell'armonia e cooperazione con i paesi vicini; e contribuendo, nella misura delle sue possibilità, alla pace, alla sicurezza e allo sviluppo regionale e globale.
Con buona pace di isaias tutto questo, dopo 20 anni, non è stato assolutamente realizzato, ripartiamo da qui.
nessuno
Effettivamente la risposta di Nessuno non è pertinente con l'argomento di questo 3d, ma non per questo meno meritevole di approfondimento.
Credo che la corretta interpretazione di quanto affermato dal presidente Isaias in occasione dell'apertura della Conferenza sugli Investimenti, sia che dopo un lungo lavoro di incremento e rafforzamento delle infrastrutture del paese realizzato dal governo è ora arrivato il momento di passare alla fase della partecipazione privata alle attività commerciali in Eritrea, perfettamente in linea con i piani del governo eritreo.
Nel primo importantissimo incontro molte sono le perplessità sollevate dagli investitori che hanno affollato la conferenza, ora non rimane che aspettare dicembre e valutare quali saranno le risposte del governo in occasione del secondo incontro con gli investitori.
Stefano Pettini
sono appena tornato dall'Eritrea anch'io ed ho sentito la chiusura, non immediata ma graduale a cominciare dagli elementari sino alle superiori delle scuole italiane da un'amica impiegata dello Stato Eritreo e che è mamma di figli che frequentano le scuole italiane e che ha partecipato come genitore alle discussioni della chiusa che si prospetta.Alle scuole italiane sono pochi gli studenti figli degli italiani, la maggioranza sono eritrei.Si è interessato molto anche il ministro alla cultura eritrea Dr Semere Russom, che si è reso disponibile per far rimanere aperta la scuola italiana, così come è stato chiesto da tutti i genitori che hanno i figli nelle scuole italiane. Da parte della direzione delle scuole italiane in Asmara, l'ultima versione data è CHE LA CHIUSURA GRADUALE DELLE SCUOLE ITALIANE E' DOVUTA SEMPLICEMENTE PER MANCANZA DI FONDI.Cio' dispiace a tutti noi eritrei che abbiamo frequentato le scuole italiane e siamo italiani ed eritrei e che desideriamo che rimanga aperta la scuola italiana. Ma ormai noto il rapporto tra eritrei ed itaiani è a senso unico ed è un amore non corrisposto. E' storia, non sono nuove parole che voglio esprimere. I ns padri ascari (soldati eritrei a servizio della bandiera tricolore) hanno dimostrato grandi meriti in termini di coraggio, lealta' e fedelta' alla bandiera tricolore. E che cosa fu il risultato una presa per i fondelli con la canzone "facetta nera dell'abissinia....." e senza dimenticare che durante i lunghi anni di lotta per la liberazione dal colonialismo etiopico, la posizione italiana a favore del regime etiopico e contro l'Eritrea. Ed anche ora in una guerra fredda ed in una campagna denigratoria contro il ns Stato l'impegno di una grande parte dell'italia a fare eco. Ebbene l'Eritrea ha superato il grosso ed ora si sta avviando verso un percorso che fara' rimangiare la parola a molti predicatori falsi.
Per fortuna sembra che la questione delle scuole italiane sia in procinto di essere risolta in maniera soddisfacente per ambedue le parti.
Una apposita delegazione diplomatica italiana si è infatti appositamente recata in Asmara per risolvere il problema e le notizie sono ora molto più tranquillizzanti.
Dovrebbe arrivare a breve un annuncio ufficiale.
Stefano Pettini
Italia-Eritrea: Terzi, accordo su status scuole italiane
(AGI) - Roma, 21 set. - E' stato concluso oggi ad Asmara il nuovo accordo tecnico sullo status delle Scuole italiane in Eritrea e sul loro personale.
"Si tratta di un risultato importante per il rilancio di una storica presenza italiana nel Paese", ha affermato il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, commentando la positiva conclusione di un negoziato per il quale lo stesso titolare della Farnesina si e' personalmente adoperato.
L'intesa firmata oggi dall'ambasciatore ad Asmara Marcello Fondi e dal ministro dell'Educazione eritreo Semere Russom definisce i termini per l'operativita' delle Scuole e le condizioni del personale docente italiano, e consente l'immediata riapertura delle iscrizioni alle prime classi di ciascun ciclo, che erano state temporaneamente sospese.
Ecco il testo dell'accordo
http://www.ambasmara.esteri.it/NR/rdonlyres/324DCC51-1A0F-4093-9ED7-FD6091109AB1/61370/SCUOLEACCORDOTECNICOITALIANO.pdf
Eritrea Live intervista Gian Paolo Carini, preside della Scuola Italiana di Asmara, coautore del libro “Storia della Scuola Italiana in Eritrea”
Stralcio:
E.L.<...Lo scorso giugno il Ministro Riccardi è stato in Eritrea, ha incontrato il Presidente Isaias Afwerki, il ministro degli esteri e il ministro dello sviluppo per promuovere una cooperazione che garantisca stabilità e crescita all’intera area perché il modello Italia, ha detto il ministro al Forum della Cooperazione Internazionale che si è tenuto a Milano a ottobre, è apprezzato all’estero per la sua capacità dialogica e di partenariato. Come mai allora la scuola italiana di Asmara, modello Italia ante litteram, ha rischiato di non aprire?>
G.P.C. - Il problema è nato dalla richiesta italiana di rivedere il vecchio accordo tecnico del 2000, un accordo importante per lo status del personale della scuola che coinvolge vari ministeri, dell’educazione, dell’immigrazione, delle finanze.
Quest’accordo ha permesso alla scuola di funzionare senza togliere però problemi d’interpretazione. Ogni anno qualcosa andava rivisto, riadattato. Si sono accumulate tensioni, ritardi nella concessione dei permessi, lungaggini burocratiche, richieste di accertamenti sanitari in loco anziché solo in Italia.
Sono stati allontanati tre insegnanti risultati positivi ad alcuni esami e ci sono stati ritardi nella concessione dei permessi di lavoro. Quest’accordo avrebbe dovuto avere una validità di cinque anni, però è sempre stato rinnovato, unilateralmente, da parte eritrea, fino al 2012. Insomma era un accordo vecchio, anche se necessario.
Alla fine del 2010-2011 l’Italia ha eleborato un nuovo testo che ha inviato alla controparte eritrea che non l’ha preso nella dovuta considerazione così. Così l’Italia ha deciso che quest’anno la scuola avrebbe potuto cominciare solo per gli italiani, non per gli eritrei e che si bloccavano le prime classi di ogni ciclo. Due colpi bassi, il primo perché così la scuola terminava, il secondo per la sottolineatura che la scuola è per gli italiani. Gli eritrei hanno detto e scritto che la decisione è stata improvvisa, che non erano stati informati a sufficienza.
Certo non compete a me scoprire cos’è successo a livello diplomatico, sono stati mesi di tensioni, (ndr, giugno- settembre 2012) che ho vissuto mio malgrado. Tensioni non solo a livello diplomatico, di governi ma anche individuale. Pensate a una famiglia che ha investito nella scuola italiana, dove non è facile entrare, (per l’ingresso alla materna i bambini sono sorteggiati) e che ha un costo più alto delle pubbliche.
Pensate al rammarico di chi ha investito sulla scuola italiana perché i figli magari possano continuare a studiare in Europa. Anche la comunità italiana non era felice di essere discriminata, seppur in positivo. Io, però, ho pensato subito che la cosa si sarebbe risolta, perché la valenza della scuola italiana in Eritrea va oltre la scuola, è una presenza paragonabile a quella della cooperazione, in un settore chiave come l’istruzione, importante come sanità e nuove tecnologie.
Istruzione, sanità e nuove tecnologie sono i settori in cui è importante l’investimento italiano. La scuola è una risorsa, con i suoi cinquanta ragazzi che ogni anno si diplomano; se poi questi ragazzi vanno più all’estero anziché rimanere in Africa, questo è un altro problema che non riguarda solo l’Eritrea. Mi dicono che ci siano più medici del Benin in Europa che nel Benin. Tornando alla scuola di Asmara, a settembre si è raggiunto un nuovo accordo che ha permesso alla campanella di suonare ancora...