Da alcuni anni mi reco in Eritrea e sono molto affezzionato alla sua gente. Ho anche alcuni motivi di ammirazione per i suoi governanti, senza nascondere perplessità e, soprattutto, la grave situazione economica dovuta alla perdurante siccità, ma anche alla situazione internazionale che tiene questo popolo sempre sotto tensione.
Vorrei aprire una discussione con questa domanda: che cosa possiamo fare per aiutare il popolo eritreo senza arroganza, senza presunzioni di superiorità, rispettando la sua cultura, le sue tradizioni, le regole che si è dato, le sue aspirazioni? Anche prendendo maggiore consapevolezza del nostro passato di colonialisti, passato con il quale non abbiamo ancora fatto i conti?
Cordialmente
Martino
Io penso che sia un errore chiederci cosa noi possiamo fare per l'Eritrea. Andremmo a riperpetuare un errore che viene commesso da secoli da parte dei Paesi ricchi verso quelli poveri. Non siamo noi a dover dire cosa dobbiamo fare, ma sono gli eritrei a dover dire cosa vogliono fare loro e che cosa vogliono che noi facciamo.
Signor Moretti,
sono perfettamente d'accordo con lei. In proposito mi dica: a chi è stato chiesto se volevano che si costruissero quelle cattedrali (tra l'altro bruttissime) a Ebo e a Keren, quando già esistevano chiese architettonicamente accettabili e sufficienti come capienza?
E poi: con la spesa sostenuta nella costruzione di dette cattedrali, quanti pozzi, o case si potevano realizzare?
Cordialmente
Martino
sono perfettamente d'accordo con Lei, questo è il giusto approcio di vera e sincera collaborazione e cooperazione. Come sottolineato da lei, in molti paesi del terzo mondo (se non in tutti), la cooperazione non ha portato sviluppo. E' stata fonte di dipendenza, spreco e sperpero di danaro pubblico.
Il motivo è molto semplice, non è stato fatto ciò di cui avevano bisogno quei popoli e quelle nazioni.
Esiste già una attiva e partecipata collaborazione fra Italia ed Eritrea per merito di molti governi locali che con la loro sensibilità stanno realizzando notevoli progetti in collaborazione con le autorità di Asmara.
Allo stesso modo molte piccole associazioni sono riuscite a offrire il loro responsabile contributo attraverso una miriade di piccole ma importantissime opere realizzate attraverso la piena collaborazione degli eritrei e nel rispetto delle loro necessità e delle loro priorità.
Tutto questo ha ancora più valore se si considera che non è affatto facile gestire il confronto con le autorità eritree che, segnate da precedenti ripetute esperienze negative, ora gestiscono le collaborazioni estere con una attenzione così estrema da mettere a dura prova la resistenza di chiunque.
Non posso fare a meno di citare "Gli amici del coro
Val Sella" come solido punto di riferimento. Sono un
gruppo di alpini che si stanno adoperando per l'Eritrea
in un modo concreto: generatore di corrente e depuratore
dell'acqua a Haz Haz (Amba Galliano), nuovo ospedale a
Ghinda. Le immagini sono reperibili sul loro sito.
Cordiali saluti a tutti
Walter
io sono atea ma mi sembra che le cattedrali siano proprio l'ultimo dei problemi per l'Eritrea e il suo popolo che non mi sembra vivano l'esistenza di diverse religioni in maniera negativa
Ha ragione Anna: più che le cattedrali, servono i pozzi, e meno arroganza da parte dei donatori che si sentono sempre un po' "più meglio". Quanto è facile, pur con le migliori intenzioni, avere nel cuore ancora un po' di quello spirito colonialista con il quale noi italiani non abbiamo ancora fatto i conti...