Eritrea Eritrea
Un saluto a tutti gli utenti del forum.
Essendo la prima volta che scrivo su questo forum mi sembrano doverose due righe di presentazione.
Mi chiamo Luca, sono Italiano, ho 40 anni, un discreto lavoro, mi sono recentemente separato e non ho figli.
Forse proprio in seguito alla mia separazione sto rispolverando una vecchia passione… viaggiare per conoscere diverse realtà, culture, popoli e stili di vita.
Da anni mi ripropongo di visitare il continente africano. Sono già stato diverse volte in nord africa, ho passato di recente un mese in west africa, ora vorrei visitare l’est ed in futuro il centro africa.
Il comune denominatore dei miei viaggi è sempre stato quello di evitare rotte e mete prettamente turistiche e di cercare, per quanto possibile per un visitatore, di condurre una vita simile a quella delle popolazioni locali.
Conoscere nuovi popoli e nuove realtà e di per se appagante e sufficiente a giustificare la voglia di viaggiare… ma forse intimamente ho il desiderio di trovare un posto nuovo dove vivere anche un consistente periodo della mia vita immerso in qualcosa che per me è sconosciuto e per tanto affascinante stimolante ed emozionante.
L’Eritrea mi sembra una buona base per un primo approccio all’est africa.
Ottima scelta.
E' uno dei pochi paesi dove il turismo di massa non esiste. L'eritrea è fuori dal grande circuito turistico in quanto il governo ha posto forti limiti e le strutture ricettive non sono efficienti al momento. Questo paradossalmente mette nelle condizioni persone come Lei, di organizzarsi una vacanza su misura e sopratutto non incocciare orde di turisti. Vi sono un paio di agenzie turistiche in italia che potrebbero illustrarle i percorsi più interessanti, ad esempio l'Erinine che organizza anche gite alle isole dahlak con i caratteristici Sambuchi(imbarcazioni dancale) oppure, sempre per le isole, c'è il bi-albero Maila di Berachi Yassu. Avrà capito che le consiglio fortemente di visitare l'arcipelago delle dahlak. A chi piace la natura non può perdersi simili bellezze uniche.
Se ha bisogno di dettagli mi dia pure la sua mail e l'aiuterà con piacere.
Buana Giornata.
beppe
Ottima scelta Luca.
L’Eritrea è un paese che offre molto più di quanto non prometta e regala sensazioni uniche che lasciano un ricordo indelebile in tutti coloro abbiano la sensibilità e la fortuna di visitarlo.
Le strutture ricettive funzionano perfettamente per il tipo di turismo che interessa a lei che a quanto pare è ben lontano dalle esigenze di chi preferisce le mete del turismo di massa.
Il permesso di circolazione interna verso le località consentite si ottiene in Asmara presso l’apposito ufficio per il turismo.
Comunque per esigenze particolari quali una visita alle isole Dahalac è opportuno affidarsi con la massima fiducia a tour operator qualificati fra i quali la Afronine di Milano o alla omologa Erinine in Asmara.
Sig. Beppe l’indirizzo e-mail di Luca è molto ben indicato accanto al suo nome.
Stefano Pettini
Sig. Beppe e sig. Pettini vi ringrazio per le risposte.
Le vostre parole mi confermano ciò che a grandi linee ho potuto leggere in rete e sulle guide lonely planet.
Più che affidarmi ad un tour operator vorrei organizzare il mio viaggio autonomamente. Organizzare in realtà non è una parola che si adatta molto ai miei viaggi… l’organizzazione di un viaggio per me normalmente consiste appunto nel non fare una pianificazioni a priori, ma nell’acquisto di un biglietto per la destinazione scelta e lasciare che il viaggio si sviluppi spontaneamente una volta entrato in contatto con la popolazione locale. È un modo di vivere un’esperienza a più stretto contatto con la realtà locale che predilige i rapporti sociali e umani alla classica visita di città, monumenti e musei.
Sarà il contatto con la gente del posto a suggerirmi di volta in volta dove e quando andare, cosa vedere, dove alloggiare, cosa mangiare ecc. ecc.
Per questi motivi non mi preoccupo dello stato delle strutture ricettive ma anzi prediligo le sistemazioni che un eritreo sceglierebbe per se stesso, che tra l’altro hanno l’indubbio vantaggio di essere sicuramente più economiche delle sistemazioni di tipo turistico.
Per essere chiari preferisco, prescindendo da considerazioni economiche, l’alloggio presso privati all’intercontinental hotel (che tra parentesi leggendo una discussione in questo forum non ho capito se è operante o meno).
Da buon Sardo amante del mare in tutte le sue forme sicuramente le isole dahalak saranno una meta che non perderò!
Qualche domanda:
sig. Beppe, i forti limiti al turismo a cui si riferisce riguardano eventuali difficoltà nell’ottenere un visto magari di lunga durata?
Sig. Pettini, il permesso di circolazione è una semplice formalità o è necessario realmente indicare di volta in volta ogni singolo spostamento pianificando in anticipo anche i tempi e le date? L’ottenimento del permesso presenta difficoltà burocratiche significative?
La lingua italiana abbinata ad un inglese molto mediocre sono realmente sufficienti per interagire a pieno con la gente del posto?
Ovviamente qualunque consiglio o indicazione da parte di chi conosce a fondo la realtà eritrea e che possa aiutarmi nell’integrazione sociale, anche in vista di una eventuale lunga permanenza, è ben gradito.
Luca
dopo aver letto una precedente discussione aperta dal sig. Luigi, vorrei aggiungere un'atra domanda.
Il sig. Pettini raccomanda di prenotare con anticipo il volo per non rischiare di non trovar posto; ho trovato qualche volo a condizioni accettabili con la compagnia egiziana (roma-cairo-asmara e viceversa intorno ai 500 euro). Quali altre alternative posso cercare nel caso di non disponibilità di posti?
luca
Luca la programmazione di un viaggio in Eritrea richiede la conoscenza di alcune informazioni preliminari:
1) Biglietto aereo: Egipt Air o Yemenia Airlines o Eritrean Airlines, quando riprenderà il servizio, o Luftansa (verificare sempre la disponibilità dei posti)
2) Documenti di viaggio: Passaporto valido e munito di visto rilasciato dal consolato eritreo di Milano o dalla ambasciata di Roma; il visto ha la durata di un mese e può essere rinnovato in Asmara fino alla durata massima di tre mesi;
3) Permesso di circolazione: si richiede ad Asmara presso l’ufficio del turismo e può contenere anche un programma articolato della durata della intera permanenza; tuttavia è bene sapere che da Asmara si può arrivare in molte località, ma non ad Assab o Tessenei per esempio.
4) Isole Dahalak e riserva protetta di Fil Fil necessitano di permesso supplementare; le isole sono visitabili solo attraverso le agenzie turistiche;
5) Vaccinazioni: consigliata la febbre gialla; malaria solo in pochissime zone;
6) Dichiarazione della valuta: si effettua all’arrivo in aeroporto e deve contenere l’esatto importo della valuta che si introduce nel paese; i cambi si possono effettuare solo presso le banche o i punti autorizzati che scaleranno dalla dichiarazione iniziale via via gli importi cambiati; non si possono esportare valuta locale e valuta estera che ecceda quella dichiarata e non cambiata;
7) Alloggi: ci sono piccole ed economiche pensioni ovunque
8) Trasferimenti: c’è una rete di autobus che raggiunge ogni luogo dell’Eritrea a far capo da Asmara; la ferrovia unica e spettacolare solo saltuariamente, ma da non perdere;
9) Auto in affitto anche fuoristrada: in Asmara, consigliato l’autista, economico ma essenziale in molte occasioni;
10) Criminalità: virtualmente inesistente;
11) Mangiare e lingua: nessun problema;
12) Bere solo acqua in bottiglia ed evitare il ghiaccio se non se ne conosce la provenienza;
Stefano Pettini
Gentilissimo sig. Pettini, ringrazio per la sollecita risposta. In particolare le sono grato per alcune informazioni che non erano ancora emerse nelle mie ricerche in rete o nella guida Lonely Planet.
Le vorrei chiedere ulteriori chiarimenti. Non voglio però abusare della sua disponibilità per cui se ritenesse di rimandarmi all’ambasciata eritrea per ulteriori informazioni non le serberò assolutamente rancore :-)
Per quanto riguarda il visto, come mi posso regolare per i biglietti aerei se volessi stare in eritrea per 3 mesi? Mi spiego meglio: per stare in eritrea per tre mesi dovrei acquistare il biglietto aereo senza avere la certezza del rinnovo del visto alla scadenza del mese.
E’ possibile ottenere un permesso per periodi più lunghi di 3 mesi? E’ questa più una curiosità che una effettiva esigenza in quanto il primo viaggio prevedo di farlo di una ventina di giorni ad aprile, ma l’informazione mi interessa nel caso decidessi di ritornare in eritrea per trascorrervi periodi anche di un anno (sempre che questo sia possibile senza dover rinunciare alla cittadinanza italiana)
Per quanto riguarda il permesso di circolazione non ho capito se devo necessariamente indicare le date degli spostamenti o è sufficiente chiedere il permesso per visitare le varie zone genericamente all’interno del periodo di soggiorno. Questo farebbe la differenza tra un viaggio che si sviluppa spontaneamente giorno per giorno e un viaggio che necessita di una pianificazione preventiva.
Leggo che Assab non è raggiungibile, questo vale in generale per la regione della Dancalia? Spero di no perché da quanto ho letto è una regione che merita sicuramente di essere visitata.
Ringrazio ovviamente chiunque volesse dare risposta ai miei quesiti
luca
Luca premesso che le informazioni in mio possesso sono basate sulla esperienza personale e che pertanto non pretendono di essere aggiornate, definitive o sostitutive di quelle ufficiali, proverò a rispondere ai suoi quesiti.
Normalmente il visto viene rinnovato in Asmara presso l’Immigration Office senza problemi per ulteriori due mesi, mese per mese. Periodi superiori a tre mesi totali nell’arco dell’anno non sono più configurabili come turistici, non sono ammessi, ma richiedono altri tipi di visti secondo procedure del tutto diverse.
I biglietti aerei normalmente prevedono obbligatoriamente la data di rientro che poi è molto difficile cambiare e comunque nel caso dietro pagamento di una penale.
Quanto al permesso di circolazione interna si può ottenere un unico documento della durata di un mese, abbastanza elastico da non creare intralci a che desideri improvvisare i suoi spostamenti; tuttavia bisogna tenere in considerazione che la delicata situazione di non guerra non pace con l’Etiopia sconsiglia di allontanarsi dalle direttrici principali del paese incluse nel perimetro aperto al turismo.
In particolare le innumerevoli mete di peculiare interesse archeologico e paesaggistico richiedono sempre una certa organizzazione che può essere garantita solo dalle agenzie specializzate, le uniche in grado di risolvere tutte le questioni burocratiche e logistiche.
La Dancalia non è aperta al flusso turistico e comunque richiederebbe un elevatissimo livello organizzativo fuori della portata del turista comune che rischierebbe moltissimo se cercasse di improvvisare.
Sarò in Eritrea marzo e aprile, se decidesse di venire mi potrà trovare ad Asmara presso la stazione ferroviaria.
Stefano Pettini
Vi prego di non pensare che ne ricavi qualcosa!
L'accordo con l'editore è stato chiaro: non voglio
neanche un centesmo! La mia intenzione è solo quella
di far conoscere l'Eritrea!
Sono l'autore di "Eritrea. Un poco di...quasi tutto"
Sono tredici capitoli che spaziano dalla storia alla
geografia, dalla gastronomia alla metereologia, dalla
grammatica tigrignà alla zoologia, un piccolo vocabolario ecc. Ultimamente, mi sono stati chiesti i
diritti di traduzione, stampa e distribuzione in
Inghilterra ed io l'ho ceduti a condizione che il
ricavato venga utilizzato ad integrare le spese per
la costruzione di una scuola a Massaua (Baz' in
tigrignà).
Coloro che ne fossero interessati, lo possono richiedere a: Istituto Storico della Resistenza della Provincia di Pistoia V.le Petrocchi 51100 PT
(eventualmente consultare il sito provinciapistoia)
Molto cordialmente.
Walter
Per Luca, l'Eritrea è un Paese bellissimo e sicuro nel senso che non c'è criminalità. Ma sappia che è in mano a un PAZZO DITTATORE DI NOME ISAIAS AFEWERKI, che apre e chiude le strade quando vuole. Io ci sono stato recentemente e metà delle mete più interessanti erano chiuse "per ragioni di sicurezza", l'economia è in ginocchio, ottenere i permessi non è così semplice e senza di essi non si passa da nessuna parte. E poi attenzione al cambio! Quando entra in Eritrea deve dichiarare quanta valuta straniera ha. Ogni volta che cambia l'operazione viene registrata su un foglietto che deve conservare per tutta la durata del soggiorno.Se lo perde, è praticamente spacciato. Se per caso si sbaglia di qualche decina di euro, la polizia o l'esercito non la faranno ripartire. Gli ospedali sono in ginocchio, le strutture alberghiere completamente abbandonate e fatiscenti a causa dello stallo dell'economia. Pensi che due ristoranti di Massaua indicati sulla guida Lonely del 2007, a distanza di un anno erano falliti, con le vetrate distrutte. Massaua è affascinante ma completamente in rovina: non c'è luce, non c'è lavoro e il popolo è a un passo dalla fame. Questa è la verità che nessuno osa raccontarle, colpa del folle dittatore oscurantista Isaias
Carissimo Marco,
una curiosità: che ca...volo va a fare in Eritrea?
Se per lavoro...evidentemente per il pane, ma se per
turismo, perchè non sceglie gli U.S.A. p.e. Le
garantisco che, p.e., in California trova le stesse
condizioni climatiche dell'Eritrea, con la differenza
che gli ospedali funzionano perfettamente, a parte il
fatto che, se privo di assicurazione, un trasporto
in ambulanza di due km. le costerebbe 2.000 $...
Scusi la mia curiosità.
Cordiali saluti
Walter
caro Walter è la mentalità come la sua che rovina per il popolo eritreo, una persona è libera di viaggiare dove vuole e di certo se si sceglie una meta come l'eritrea non ci si aspetta di trovare un resort a 5 stelle all inclusive, credo che si possa andare in Eritrea anche per turismo, basta avere un po' di curiosità e la voglia di conoscere un paese meraviglioso con un popolo davvero molto accogliente.
Purtroppo però è anche un paese in ginocchio, con davvero tante risorse ma con una gestione dissennata, e mi sembra stupido cercare di nasconderlo
Anna
Caro Walter, una curiosità...ma che ca...volo ha visto a Massaua uno che dice che a breve sarà pronto un modernissimo aeroporto? Ma ci è o ci fa? Le ripeto, prima di sconfinare nel grottesco, limiti certi commenti che fanno a pugni con la decenza intellettuale. Io in Eritrea ci sono andato per lavoro e per conoscere. E lei, oltre a vedere dei film di fantascienza (e a scrivere in tigrino, certo, come ci ha ricordato solo 147 volte) cosa ci va a fare?
Ha perso una meravigliosa occasione! Quella di non
dare certi numeri (147). Il resto si commenta da se!
Ho conosciuto (in Eritrea) altre persone: bevevano
esclusivamente acqua minerale italiana (non faccio
nomi) e mangiavano solo spaghetti: qualcuno, poi,
dava anche certi numeri. Il caldo, spesso, fa dire
cose strane e, a volte, crea una forma di cecità!
Sono situazioni che, sinceramente, in un certo senso,
mi dispiacciono: in un altro senso proprio no.
Cordialità.
Walter
Carissima Anna, La ringrazio incommensurabilmente, ma
lei mi sopravaluta: se avessi una mentalità capace di
"rovinare" un popolo...
E' logico che chiunque sia libero di andare dove vuole,
a condizione, comunque, che, poi, non sia eccessivamente
fantasioso.
A proposito della "gestione", mi perdoni, ma credo di
saperne un capellino più di Lei e, quindi, posso asserire che non sia esattamente come le fanno credere.
Certe situazioni bisognerebbe conoscerle molto a fondo,
prima di esprimersi. Per esempio, le testimonianze di
coloro che arrivano "in barca" sono centesimalmente
contestabili, e ciò per ovvi motivi espressi più volte anche nelle riunioni delle comunità eritree in
italia.
Salutoni
Walter
Caro Marco, non esageriamo l'eritrea e' un paese che genera emozioni contrastanti ed difficile fare una lettura seria della situazione.
Mi permetto di precisare un paio di punti da lei citati.
Concordo totalmente con le affermazioni d Aldo; mi permetto di consigliare su Asmara l'Hotel Expo, nulla di eccezionale ma pulito, dignitoso, con buone camere ed una cucina un po' pimitata ma di ottima quaità (non ci sono specialità locali ma cucina internazionale), a Keren c'è un ottimo albergo all'ingresso della città sulla destra dove si mangia benissimo anche ccina locale; a Dekamerè c'è un buon albergo all'uscita della città veso Segheneity. Ribadisco che i permessi sono rapidi e si otttengono in poche ore all'ufficio turistico di Asmara; interessantissimi i siti archeologici oltre segheneity verso il confine con l'Etiopia (visitabili) solo per le isole del Mar Rosso occorre permesso supplettivo rilasciato a Massawa.
E' un paese affascinante che vale veramente la pena di vedere (per uno come Luca, con il suo spirito, molto meglio degli USA)Tra l'altro credo sia il posto più sicuro d'Africa per quanto riguarda la delinquenza e il clima dell'altopiano è splendido (per i turisti, per gli Eritrei un po' meno visto che non piove da due anni in modo serio!. La corrente elettrica 220 v c'è ovunque, anche nelle cittadine più piccole, mentre l'acqua corrente io l'ho sempre trovata negli alberghi, nelle abitazioni arriva 2 3 giorni a settimana. Da vedere assolutamente nelle vicinanze di Segheneyti la valle dei Sicomori, con questi immensi alberi che sono indubbiamene unici.
Asmara somiglia da una città Italiana (molto meno sporca di tante nostre città), sopratutto nel centro, con locali, bar, ristoranti e cinema con nomi molto familiari. Non conosco la situazione di Mssawa in quanto, pur avendo il permesso di andare, mi sono fatto spaventare dal caldo che, già a Keren, era notevole, e io sono tendenzialmente un freddofilo!! Chi c'è stato mi ha detto che è una città con tante ferite di guerra ma interessante ed affascinante (e con la corrente elettrica ed alcune strutture alberghiere discrete). Sconsigliabile comunque il viaggio in piena estate: sull'altopiano piove (almeno si spera!) e sul mare il caldo è veramente di dificile sopportazione!!
Il mese di Maggio è ancora buono per un viaggio, altrimenti meglio aspettare ottobre
saluti
Signori vi invito a moderare i termini, a non innescare inutili polemiche personali e a non andare fuori tema.
Walter questo non era il 3d adatto alla presentazione del suo libro che certamente merita un suo spazio a parte.
Marco Vilvani tenga per se espressioni quali “PAZZO DITTATORE DI NOME ISAIAS AFEWERKI” altrimenti mi vedrò costretto a cancellare a termine di regolamento i suoi interventi. Inoltre la informo che l’aeroporto internazionale di Massaua è gia del tutto completato da tempo e omologato ufficialmente “aeroporto internazionale” secondo gli standard adottati nel resto del mondo.
L’aeroporto è regolarmente utilizzato dalle delegazioni internazionali che si recano in visita in Eritrea nel caso i convegni siano organizzati nella città portuale di Massaua e può essere facilmente individuato utilizzando il programma Google Maps.
La prego inoltre di evitare atteggiamenti provocatori e da saccente quale evidentemente ha dimostrato di non essere.
Stefano Pettini
Ma si può fare un altro aeroporto internazionale in uno Stato che ha 3.5 milioni di abitanti (ultimi dati HRW), tre compagnie che ci volano regolarmente nessuna delle quali di bandiera, a turismo praticamente quasi nullo (se non per gli eritrei in diaspora) ? Non vi sembra che questa cosa si poteva lasciare un attimo da parte?
Marco Moretti le strategie politiche ed economiche adottate dal governo di una nazione appartengono a una materia troppo complessa per essere discussa da dilettanti che evidentemente non disponendo dei dati componenti il quadro generale rischiano di esprimere considerazioni del tutto qualunquistiche.
Tuttavia volendo azzardare un bilancio complessivo delle attività svolte in Eritrea nel campo delle infrastrutture, quali strade, aeroporti, dighe e canalizzazioni, telecomunicazioni, linee elettriche, ponti, porti, ecc, appare evidente, contrariamente a quanto lei afferma, la lungimiranza con la quale il popolo eritreo si sta preparando per il futuro, soprattutto se queste attività vengono messe a confronto agli altri paesi africani della medesima area geografica.
Un paese oppresso da una dittatura non gode mai di opere pubbliche se non di quelle inneggianti al regime; in Eritrea, dove evidentemente il governo è espressione del popolo e interprete dei bisogni della gente, viceversa le attività sono del tutto indirizzate al bene comune e al progresso.
Considerando poi la difficile congiuntura economica a livello mondiale e le inevitabili conseguenze negative sulla economia eritrea, appare addirittura miracoloso quello che nel paese gli eritrei sono stati capaci di realizzare.
Diverso il discorso delle nuove chiese che francamente per inutilità (per numero e non per sostanza), dimensioni e architetture appaiono più una offesa al buongusto e alla dignitosa povertà della gente, che non sobrie e rispettose case del Signore.
Stefano Pettini
Il mio pensiero va in queste ore agli eritrei imprigionati in Libia.
Che l'Eritrea sia una dittatura me lo confermano i tanti amici che vanno e vengono. Quando chiedo loro notizie su conoscenti mi dicono che soffrono ma hanno paura di esprimere le loro idee anche con i parenti.
Se fosse vero il ragionamento infrastrutture-democrazia del Sig. Pettini, l'Etiopia che non è certo una democrazia, sarebbe uno dei paesi più democratici del mondo.
La buona notizia viene dagli Usa dove pochi giorni fa il democratico Obama ha parlato della dittatura eritrea con toni addirittura più duri da quelli usati dal suo predecessore.
Ciao Piermario
Il pensiero di tutti noi è accanto agli sventurati migranti che languono nei centri di raccolta e nelle carceri libiche, sono certo che tutti loro rimpiangeranno i tempi felici di quando si trovavano a Sawa o a sputare sangue in qualche angolo pur sperduto del proprio paese, ma almeno su territorio sovrano.
Ora si ritrovano vittime della loro stessa inutile e scellerata scelta; prima hanno tradito il loro paese e la loro gente perdendo ogni dignità, e ora oltre alla dignità rischiano di perdere stupidamente anche la loro stessa vita.
Altri più fortunati me li ritrovo nei pressi del centro di accoglienza che si trova non lontano da casa mia; durante il giorno sono liberi di uscire e vagabondano senza una meta fino all’ora del rientro serale, alcuni tendono la mano e chiedono qualche euro ai passanti…che pena, se li vedessero le madri creperebbero per la vergogna.
Non sono fuggiti dalla povertà e dagli stenti? E dove hanno preso le migliaia di euro necessari per il loro viaggio della vergogna? Non sono soldi che potevano garantire a tutta la famiglia una esistenza dignitosa per alcuni mesi?
La retorica del migrante bisognoso che và protetto a tutti i costi andrebbe regolata valutando la effettiva necessità caso per caso evitando dannose e fuorvianti generalizzazioni.
Stefano Pettini
...Peccato che gli USA possano permettersi di ammettere le loro orrende torture e allo stesso tempo amnistiare i responsabili.
Busc ha ammesso i suoi errori in Irak, a partire dalle armi di distruzione di massa, ma nessuna corte internazionolae si permette di emmettere un mandato di arresto per aver scatenato una guerra che ha ucciso e distrutto la vita di milioni di persone.ù
Arrivò persino a proibire la diffusione delle foto delle salme dei soldati americani morti in guerra.
Un po' di giorni fa ho sentito alla trasmissione rai "Prima pagina" la richiesta di un ascoltatore riguardo i criteri di emissione di questi mandati di cattura e gli è stato risposto che dipende da "opportunutà politica".
E con quello che sta succedendo in Italia con le nuove leggi razziali, c'è da essere da essere terrorizzati qui senza andare in Eritrea.
Cordialmente
Martino
Sig. Pettini,
mi permetta di dissentire dai suoi duri giudizi riguardo gli sventurati che tentano di raggiungere l'Europa sognando un avvenire migliore, o soltanto per evitare una sorte tragica nel loro Paese.
Lei non può negare che ci sono nel mondo milioni di donne, uomini, bambine e bambini che vivono in una situazione tragica. Molti sono minacciati anche per le loro idee.
Io non sono d'accordo con chi sostiene che il nostro modello di democrzioa sia il solo possibile e dunque esportabile ovunque, ma lei non può negare che in molti Paesi la libertà di pensiero è totalmente negata e, se questa viene associata alla libertà negata dal bisogno, la situazione per molti diventa veramente disperata.
Si dice che bisogna aiutarli là dove vivono, e sono d'accordo, ma spesso queste parole sono solo un alibi per fare nulla. Se poi c'è qualche imprenditore che va ad investire in quei Paesi che prima abbiamo oppresso con il colonialismo, ora ci va solo per sfruttare della manodopera a buon mercato. Poi magari si spaccia anche per benefattore...
Per quanto riguarda l'Eritrea, dove mi reco spesso, ai giovani dico le stesse cose che dico ai giovani di un altro Paese africano: non illudetevi, l'Europa non è il paradiso terrestre: troverete si tanta solidarietà, ma anche tanto razzismo, tanto sfruttamento, tanta ipocrisia...
Sig. Pettini, ho una cetrta età, e la mia esperienza di vita mi ha fatto capire che le ultime generazioni non sanno nulla dei sacrifici fatti per liberarci dall'oppressore straniero, dalla dittatura; dei sacrifici fatti per conquistare qualche diritto in più e un po' di benessere. Per tanti giovani che non hanno vissuto i tempi più difficili, queste non sono esperienze vissute e appaiono incomprensibili.
Lo sforzo che dobbiamo fare è, secondo me, quello di non perdere per strada le nuove generazioni per il solo motivo di non aver ascoltato e compreso il loro disagio.
In Eritrea il problema del servizio militare così lungo penso che sia un problema, un problema grave per il quale il Governo rischia di perdere il consenso dei giovani. E su questo ci giocano bene le forze più reazionarie.
Anche le lunghe assenze da casa, dalla famiglia, dai figli ancora piccoli non sono elementi che favoriscono un atteggiamento positivo e disponibile, e i bambini soffrono di questa assenza prollungata.
Non pretendo di avere delle soluzioni, pongo solo un interrogativo: la formazione di una difesa popolare che veda i suoi membri restare nella propria città o nel proprio villaggio, nella misura possibile, potendo lavorare i propri campi o per le tante infrastrutture di cui il Paese ha bisogno, senza allontanarli dalal famiglia, non pensa che potrebbe essere una soluzione possibile?
A me hanno raccontato che la guerra di liberazione è stata combattuta da tutta la popolazione, casa per casa, e che le donne usavano addirittura il berberè per combattere. C'era un grande consenso, e c'erano molte aspetattive, vorrei che tutto questo non andasse perso.
Cordialmente
Martino
Sig. Martino dice non condividere le mie considerazioni, ma il senso del suo discorso sembra dire tutto il contrario.
Gli eritrei che hanno combattuto per la liberazione dell’Eritrea avevano in media vent’anni, moltissimi sono morti per il loro ideale nel fiore della giovinezza e molti altri hanno vissuto la propria sopravvivenza come un oltraggio nei confronti di quanti avevano offerto la propria vita sui campi di battaglia.
Ora le cose sembrano essere cambiate per alcuni giovani eritrei i quali vittime delle suggestioni e delle illusioni di una chissà quale vita migliore scappano senza neanche aver passato un giorno a Sawa o aver servito il paese in qualche modo.
In Eritrea non si spara un colpo dal 2000 e nel paese non esiste alcun tipo di disagio così severo da far ritenere la fuga la unica via per la sopravvivenza, l’unico vero problema è rappresentato dall’Etiopia e l’unica soluzione è costituita dalla leva prolungata.
Nella stragrande maggioranza dei casi i giovani affrontano questo disagio gravosissimo con lo stesso spirito di sacrificio dei propri genitori, con dignità e compartecipazione, mentre una certa minoranza tradendo ogni principio etico e culturale abbandona tutto e tutti per gettarsi in una avventura senza prospettive.
Sig. Martino anche io ho passato i cinquanta e non sono più permeabile alle facili suggestioni giovanili, in compenso passo molto del mio tempo in Eritrea e ho molti parenti e conoscenti impegnati nel National Service, quindi se proprio dovessi avanzare delle istanze presso le autorità italiane queste sarebbero piuttosto indirizzate al rispetto degli impegni assunti ad Algeri che non all’intercessione a favore di migranti che hanno agito in base a scelte che non trovo ragionevole condividere.
Sia chiaro che non faccio differenza fra eritreo ed eritreo e che vorrei il bene di tutti indistintamente, anche di coloro i quali hanno fatto scelte sbagliate, ma rimane il fatto che occorre scoraggiare in tutti i modi quei viaggi dissennati e senza speranza, che oltre a portare lutti e spezzare illusioni, alimentano le forze reazionarie che vogliono la distruzione dell’Eritrea.
Sig. Martino la retorica del povero migrante eritreo serve per sdoganare la teoria dello stato corrotto e dittatoriale che opprime il suo popolo e lo costringe alla fuga.
Stefano Pettini
Sig. Pettini,
quando parlavo dei migranti non mi riferivo in particolare agli eritrei, volevo solo invitarla a non generalizzare. Non può negare che nel mondo ci siano situazioni molto gravi. Se lei legge i miei post può capire quanto rispetto io nuttra per la storia del popolo eritreo e anche dei suoi governanti, anche se non li conosco bene e non mi sento di dare un giudizio. Quelli che ho conosciuto personalmente hanno tutta la mia ammirazione.
La mia è solo una preoccupazione, dettata forse solo da impressioni personali, sulle conseguenze di una organizzazione del servizio nazionale di cui non conosco bene le ragioni, ma che, sempre a mio modesto parere, potrebbero avere delle conseguenze negative.
Cordialmente
Martino
Sig. Martino la questione dei migranti presa in senso generale è un argomento troppo complesso, e anche fuori tema, per essere affrontato con competenza in questo forum, mi è parso quindi doveroso ricondurre la discussione nella dimensione degli argomenti trattati soprattutto in considerazione della particolare valenza che assume la migrazione di cittadini eritrei nel contesto di una sempre più spinta strumentalizzazione del fenomeno per meri fini politici.
Come già detto molte volte anche in questo forum la condizione per ottenere un permesso di soggiorno è quella di dichiarare e sottoscrivere motivazioni estremamente gravi, e questo spinge i migranti a inventare storie che se da una parte sono funzionali al buon fine delle loro richieste dall’altra dipingono situazioni nel loro paese di origine che sono spesso, come nel caso dell’Eritrea, molto distanti dalla realtà.
Inutile aggiungere che queste dichiarazioni disegnano statistiche sempre più distorte che vanno ad alimentare il giro vorticoso di interessi che gravitano intorno al fenomeno della migrazione clandestina.
Quanto alle considerazioni circa la durata del servizio militare e alle possibili conseguenze negative sulla popolazione vorrei sottolineare che la finalità del sito web Eritrea Eritrea e del relativo forum è proprio quella di chiarire e documentare argomenti di questo genere, indagandone ove fosse necessario i processi formativi e le ragioni del loro essere; non bisogna quindi esitare a porre quesiti specifici e aprire, o se opportuno riprendere, discussioni in tal senso.
Stefano Pettini
Sig. Puliti
La conosco quando insegnava ad Asmara, anche se non siamo stati amici. Riguardo l'Eritrea, lei non ha bisogno di dichiarazioni fatte da Obama o altro, perchè lei la conosce meglio di loro. Ci ha vissuto, lavorato, fatto famiglia.......
A suo tempo era un sostenitore del governo eritreo e del suo Presidente. Ammirava la sua intelligenza, determinazione, lo stile di vita, la sua semplicità.
Il Presidente Issaias non è cambiato, ha dedicato gran parte della sua vita all'Eritrea e continua a farlo. E' stato un grande leader durante la lotta di Liberazione, è un Capo di Stato che non svende la nazione al miglior offerente.
A proposito di dittature non citi gli USA, perchè sono un pessimo esempio, sono coloro ( democratici o repubblicani) che hanno sostenuto tutte le dittature di questo mondo in questi settant'anni. Le faccio l'elenco?
Il mio pensiero invece va innanzitutto alle decine di migliaia di giovani eritrei che da dieci anni stanno difendendo la sovranità e l'indipendenza dell'Eritrea e stanno lavorando tenacemente alla sua ricostruzione.
Siamo orgogliosi dei nostri giovani, ne siamo fieri.
Siamo a due settimane dall 18° anniversario dell' Indipendenza, auguri a tutti.
Saluti
Tesfa
Caro Tesfa,
La ringrazio soprattutto perchè ha chiarito una volta per tutte che non sono certo al servizio del nemico e lo dichiara avendomi conosciuto personalmente.
Ho citato Obama perché nutro sincere aspettattive nel cambiamento della politica americana. Spero proprio che il Presidente di colore possa far dimenticare l'era Bush, i soprusi di una politica che non mi ha mai trovato d'accordo.
Si tratta di una speranza e solo il tempo ci saprà dire se Obama avrà il coraggio di schierarsi contro tutte le dittature compresa quella eritrea.
Ho stimato molto gli uomini dell'indipendenza ed in particolare Petros Solomon, Mesfin Hagos, Sabat Efrem, Haile Makarios, Durò, il capitano Habtè e molti altri.
Di tutti loro è rimasto Sabat Efrem che considero ancora un amico.
Fin dal 1996 ho avuto difficoltà a condividere la politica di Isayas e ho avuto con lui due accesi diverbi verbali.
La recente storia ci dice come è andata a finire.
Sono ancora fermamente critico sulla politica adottata dal Presidente in questi anni.
Colgo l'occasione per augurare a tutti gli eritrei un sereno 18mo anniversario.
Piermario
Sig. Puliti il presidente Obama non credo abbia neppure avuto il tempo di esaminare in maniera specifica la questione eritrea preso come è da altre e più urgenti problematiche politiche ed economiche, e il suo recente commento negativo riferito al paese è stato espresso, attraverso la lettura di una velina governativa, nel contesto della questione della condizione dei giornalisti nel mondo.
Nessun giudizio quindi indirizzato all’attuale governo Eritreo e nessuna critica sul suo operato.
Asmara da parte sua ha espresso in più occasioni la massima disponibilità alla ripresa di un dialogo costruttivo e complessivo con la amministrazione americana entrante, affinché sia ripreso il percorso legale interrotto dalla amministrazione Bush e siano adottate le necessarie misure per ricondurre l’Etiopia alla ragione e al rispetto degli impegni presi, ma nessuna risposta sembra ancora essere arrivata.
E del tutto evidente che un eventuale svolta nella politica USA nel Corno d’Africa non potrà non essere indirizzata nella direzione di un solenne richiamo all’ordine dell’Etiopia e non certo a una presa di posizione nei confronti dell’Eritrea.
Come dice lei la storia recente ha dimostrato come le cose siano andate a finire, l’Etiopia ha mostrato il suo vero volto tentando fino a poche ore dal cessate il fuoco di arraffare lembi di terra eritrea per poi presentarsi al tavolo di Algeri con uno sbocco al mare assicurato, e poi invadendo e saccheggiando la Somalia.
Isaias aveva ragione, non c’era alcun margine di discussione con la amministrazione etiopica portata più alla prevaricazione e alla realizzazione dei suoi obiettivi di lobby che non al dialogo e alla legalità, ma questo probabilmente lei non lo aveva capito così come non lo avevano capito i cosiddetti G15 che dopo anni di lotta per l’indipendenza del paese e dopo aver avuto l’onere e l’onore di ottenere cariche governative di altissimo livello, hanno improvvisamente ceduto di schianto arrivando a collaborare con il nemico.
Sig. Puliti lei afferma spesso di non avere in passato condiviso la politica adottata dal presidente Isaias e di non condividerla tutt’ora; non crede sarebbe opportuno essere più esplicito e spiegare a chi ne fosse interessato il suo punto di vista su una possibile strategia alternativa a quella del presidente, e più efficace?
Stefano Pettini
Caro Stefano
La ringrazio vivamente per la disamina attenta ed evientemente informata, della situazione; io sono stato in Eritrea il mese scorso per la prima volta e, devo dire, mi sono un po' innamorato di questo paese e della sua popolazione; inoltre ho trovato una disponibilità ed una cortesia da parte dell'amministrazione pubblica che non trovo MAI!!! in Italia; inoltre ho visto come un governo senza risorse riesce a fare cose che i governi ricchi non si sognano neppure di fare!!
Ho conosciuto di persona il direttore del ministero della sanità che non solo mi ha ricevuto, ma è venuto a trovarmi in albergo (e le assicuro che non abbiamo fatto nulla di speciale)
Per tutti questi motivi mi pareva che certi commenti aggressivi e lapidari letti sui vari forum fossero viziati da un risentimento di tipo ideologico o personale; mi pare che le sue argomentazioni, per quanto ne posso capire, siano invece documentate e legate ad una profonda conoscenza della realtà
cordiali saluti
Leggo un comunicato ONU, rivolto al Governo italiano, in cui si dice che tra i rifugiati costretti a tornare in Libia ci sono eritrei e somali, i primi fuggono da una dittatura i secondi da una guerra ed avrebbero quindi diritto ad essere accolti come rifugiati politici.
Credo proprio che la politica di Obama nei confronti dell'Eritrea non cambierà. Il tempo ci dirà chi aveva ragione.
I G15 chiedevano l'applicazione delle libertà fondamentali e l'applicazione della Costituzione. Non hanno mai fatto il gioco del nemico. Questa è una personale opinione in linea con quella del regime ed è proprio la svolta autoritaria di Isayas all'origine degli scontri verbali di un passato che sto cercando di dimenticare.
Piermario
Sig. Puliti,
i giovani eritrei che lasciano il loro paese e arrivano in Italia non vengono per motivi politici, sia io che altri abbiamo cercato di spiegare che sono ben altre le motivizioni per citarne alcune : per non adempiere il servizio militare, spinte e sostegni di parenti all'estero, aspettative sbagliate di una vita ed un guadagno facile in Europa, prolungamento del servizio militare, ect..... e soprattutto campagne politiche di nemici di diversa natura, dietro a tutto questo ci stanno organizzazioni criminali comuni e non, ci sono stati casi in cui sono state coinvolte persino ONG e organismi internazionali.
Lo scopo era quello di indebolire lo Stato di Eritrea, missione fallita.
Ho avuto modo di conoscere alcuni di questi giovani, nessuno mi ha mai detto che ha lasciato l'Eritrea per motivi politici. I permessi di soggiorno che gli vengono rilasciati dicono PER MOTIVI UMANITARI.
Persone come lei cercano di disinformare cercando di dare a questa verità un veste politica.
Ha legami con i nemico ? non li ha ? non mi riguardano, lo chieda alla sua coscienza. E poi anche se li avesse cosa cambierebbe, per dirle molto francamente i suoi interventi sono molto simili a quelli dei nemici e ognuno si èfatto la sua idea.
Lei è un semplice cittadino italiano, un insegnante al quale penso l'Eritrea abbia dato tanto (una per tutte una bella famiglia), ma cerchi di non misurarsi con un Capo di Stato, con il quale lei dice di aver avuto persino dei diverbi, su cosa ? politica estera ? diplomazia ? economia ? strategia militare ? Suvvia, cerchi di essere modesto, lei chi rappresentava, l'Italia.
Saluti
Tesfa
Il nostro non è altro che un classico discorso tra sordi. Non porta da nessuna parte e non è utile a niente e a nessuno. Rimango fedele alle mie idee e non mi lego a nessun nemico.
La storia dirà un giorno chi aveva ragione.
Considero gli uomini politici, anche quando diventano capi di Stato, persone come le altre e spesso, purtroppo, peggiori di altre. Mai avuto alcuna soggezione o paura del potere. In Italia oltre alla mia professione svolgo con orgoglio attività politica e mi capita d'incontrare o scontrarmi con persone ben più potenti d'Isayas.
Voi dovreste avere l'umiltà di accettare il completo fallimento della politica di Isayas e Wocciù. Vedremo.
Addio Piermario
Sig. Puliti credo che a doversi arrendere all’evidenza di aver commesso errori di valutazione e aver scelto delle amicizie sbagliate sia proprio lei, soprattutto ora che a distanza di anni i fatti hanno dimostrato ampiamente quanto torto avesse la cricca dei suoi amici ora incarcerati, e quanto il presidente Isaias avesse ragione nel difendere a tutti costi l’integrità e l’indipendenza del paese, senza compromessi.
Il suo messaggio appare contraddittorio, da una parte dichiara di aver lasciato alle spalle la sua passata esperienza eritrea, però periodicamente ci ammannisce la sua gratuita propaganda antigovernativa a buon mercato e ci dispensa un po’ della sua saccente prosopopea, glissando regolarmente ogni domanda posta allo scopo di dimostrarci la validità delle sue tesi.
Eppure da navigato politico quale ha dichiarato di essere non dovrebbe esserle difficile spiegare a noi poveri mortali l’esatta alchimia, da lei già intuita molti anni, fa fra un saggio programma di sviluppo e democratizzazione dell’Eritrea, e la contemporanea distensione dei rapporti con l’Etiopia e con la amministrazione Usa.
Oltre a questo arriva ad accostare la figura del presidente Isayas a Wocciù e talvolta anche a lei stesso, senza neanche rendersi conto dell’ incolmabile differenza di statura morale, culturale, umana e ideologica che separa il presidente dalle persone comuni.
Evidentemente i molti anni vissuti in Eritrea, forse a causa delle cattive compagnie, non le hanno insegnato proprio nulla, neanche la differenza che corre fra un politico “potente” e un capo di stato illuminato.
Stefano Pettini
Visto che non riesce a restare tranquillo ogni volta che incontra persone che la pensano in modo diverso dal Suo (grazie a Dio, sono la maggior parte) Le voglio dire, Sig. Pettini,che il nostro rimane un dialogo tra sordi. Penso di aver conosciuto la maggior parte degli individui che Lei frequenta ogni volta che si reca in Eritrea e penso proprio che sia Lei a frequentare terribili amicizie.
Piermario
Sig. Puliti lei continua considerare il nostro un dialogo, ma in effetti non lo è poiché lei evita il contraddittorio e non contestualizza le sue affermazioni, rendendo del tutto inutile il tentativo di chiarire gli aspetti meno noti della situazione eritrea attraverso questo forum, che le ricordo essere nato non per fare proselitismo quanto, nel suo piccolo, per promuovere la conoscenza dell’Eritrea.
Naturalmente io e lei siamo ben poca cosa al confronto del ben più importante e inesorabile processo di sviluppo e progresso del paese, tuttavia siamo stati testimoni diretti di due fasi fondamentali della storia recente dell’Eritrea; lei testimone della parte precedente al tentativo di sovvertimento del governo culminato con l’arresto per alto tradimento dei cosiddetti G15 nel settembre 2001, e il sottoscritto di tutti gli anni successivi.
Questo già dovrebbe essere indicativo del fatto che lei non ha avuto la fortuna di osservare con i propri occhi gli enormi e visibili progressi ottenuti dal paese, e non ha avuto la opportunità di costatare le migliorate condizioni di vita della gran massa degli eritrei che vive dignitosamente all’interno del proprio paese, e soprattutto non ha potuto verificare la grande coesione esistente fra governo e popolazione.
Lei ha più volte affermato di aver stretto in passato le sue amicizie più significative proprio con alcuni membri dei G15 che a suo dire facevano parte dell’ala progressista del governo in qualche modo contrapposta a quella del presidente Isaias, e di altri politici, ritenuta eccessivamente rigida e poco incline ai compromessi; evidentemente il loro arresto ha inesorabilmente segnato un punto di fermo nella sua personale percezione della questione eritrea rendendola incapace di analizzare serenamente la attuale realtà del paese.
Gli anni sono passati e la gente eritrea ha già giudicato e poi dimenticato i G15 dedicandosi con tutte le energie al benessere del paese, alla difesa del suo territorio sovrano e della sua indipendenza; i tentativi etiopici sono stati rintuzzati, le pretese e le prevaricazioni Usa contenute, il territorio e l’indipendenza salvaguardati.
Stefano Pettini
con tutto il rispetto dovuto alle idee di tutti la mia esperienza personale mi avvicina molto al giudizio che Stefano da della situazione Eritrea. Ho parlato direttamente con una persona che aveva intrapreso il "viaggio della speranza" ed è tornato spontaneamente in Eritrea ottenendo la grazia dal governo (ha dovuto comunque riprendere il servizio militare). Questa persona mi ha spiegato con dovizia di particolari sia i motivi che lo avevano spinto a fuggire (la lunghezza del servizio militare, la speranza di trovare un lavoro più redditizio per se e la famiglia, le allettanti promesse di gente senza scupoli proveniente dal Sudan e da Gibuti) e le sensazioni che ha provato in quella tragica avventura dove ha visto morire numerosi compagni di sventura. Ha vissuto per due anni in Italia, in particolare in puglia a raccogliere pomodori e non aveva dubbi nell'affermare che la vita in quella situazione è stata infinitamente peggiore di quella di un militare eritreo in patria
quindi prima di pensare che gli Eritrei fuggono perchè odiano il Presidente bisognerebbe provare a parlarci insieme.
Capisco comunque che i drammi personali e le amicizie violate, sovente, fanno perdere obiettività di giudizio
saluti
Mi è giunta notizia secondo la quale l'incremento del
turismo, negli ultimi 12 mesi, risulta essere dell'80% per l'Arabia Saudita (tasso risultato probabilmente per il turismo religioso) e...guarda, guarda dell'80% anche per l'Eritrea. Certamente, qualcuno protrà asserire che
ciò ha un valore relativo, nel senso che, se prima, sono
stati censiti 10 turisti, ora sono 18... Sono punti di vista!
Cordialità a tutti
walter
Sig. Puliti
Quando qualcuno non la pensa come lei cerca di rifugiarsi dicendo che è un discorso tra sordi, complimenti, dimostra che non ha il coraggio di dire di essersi sbagliato, dov'è la sua umiltà. Oppure pretende che dobbiamo condividere per forza i suoi punti di "vista".
Di sicuro è fallita la politica etiopica e dei suoi sostenitori in Eritrea, in Somalia e soprattutto in Etiopia.
Sono fallite tutte le menzogne e diffamazioni rivolte verso l'Eritrea. Quale sarà la prossima ?
La storia ci dirà chi ha ragione ? Sicuro, a noi ce lo stà dicendo.
Una curiosità, volevo chiederle se c'è almeno una cosa (solo una) positiva fatta dal governo eritreo di positivo che lei riconosce ?
Saluti
Tesfa
Su un sito di opposizione eritrea, uno dei tanti, viene chiesto "quanto tempo passerà per avere la prima protesta ufficiale di Isayas alla presidenza di Obama". Rispondo: "pochi mesi". Su un altro sito leggo articoli di varie testate tra le quali la BBC. Ovunque si parla di dittatura e del dittatore eritreo. Sul Corriere della Sera leggo "la peggiore dittatura del Continente africano".
Provo, così, a tirare giù un elenco in ordine d'importanza dei nemici giurati dell'Eritrea e degli amici:
-nemici giurati: Etiopia, Usa, Gibuti, Onu, UE, Organizzazioni internazionali, Organizzazioni non governative,Organizzazioni religiose,la rivista Nigrizia, la rivista Limes, il Corriere della Sera, l'opposizione eritrea all'estero.
-amici: a fasi alterne il Sudan, l'Oman, l'Iran
la Libia, la Cina (queste ultime amiche anche dell'Etiopia), le Corti islamiche in Somalia.
Mi sento più a mio agio con i nemici.
Mi viene chiesto se qualcosa di positivo è stato fatto dalla dittatura eritrea?
Sono colto di sorpresa e di fronte ai tanti soprusi non mi viene in mente nulla ma prometto di persarci. Vi farò sapere.
Ciao Piermario
Sig. Piermario che i siti della cosiddetta opposizione facciano le cassandre non può stupire, si tratta del loro lavoro, semmai si potrebbe obiettare che quegli stessi siti vanno blaterando da anni una serie di assurde sciocchezze che puntualmente il tempo smentisce in maniera clamorosa, anche se per quello che contano quei siti non varrebbe nemmeno la pena parlarne oltre.
Un argomento che invece trovo assai interessante, seppure proposto in maniera un po’ superficiale, e strumentale è quello riguardante la lista dei nemici dell’Eritrea, l’elenco dei nemici giurati comprende: Etiopia, Usa, Gibuti, Onu, UE, Organizzazioni internazionali, Organizzazioni non governative,Organizzazioni religiose,la rivista Nigrizia, la rivista Limes, il Corriere della Sera, l'opposizione eritrea all'estero; vogliamo parlarne?
La amministrazione Usa uscente non ha bisogno di essere ricordata per l’efferatezza della sua politica estera o per l’incomparabile disastro umanitario che ha fatto seguito a tale politica, la amministrazione etiopica dal canto suo non è stata da meno rispetto al suo precettore per aver seminato distruzione e morte in Eritrea e Somalia, l’Unione Europea ha dimostrato di essere priva di spina dorsale e incapace di pensare e agire autonomamente mantenendo un colpevole atteggiamento di sudditanza nei confronti della spregiudicata politica del cosiddetto dispensatore di democrazia nel mondo, l’Onu…inutile parlarne.
Lei sig. Piermario si sente più a suo agio dalla loro parte? Si sente vicino a quelle organizzazioni, riviste pseudo specializzate o quei giornali che ha citato?
Scelta sua, per parte mia credo che con il tempo molti dovranno ricredersi e fare i conti con quello che si rivelerà essere stato un clamoroso errore di valutazione nei confronti di un paese dal quale l’Africa, ma non solo l’Africa, ha moltissimo da imparare.
Per concludere le ricordo che le è stato chiesto se lei sia in grado di riconoscere qualcosa di buono fatto dal governo eritreo; il termine dittatura non è stato menzionato e non c’entra nulla con l’argomento proposto nella domanda.
Posso anche comprendere che lei mancando dall’Eritrea da alcuni anni ed essendo, per ragioni personali, maldisposto verso il suo governo, potrebbe non essere in grado di rispondere alla domanda, ma la prego di evitarci la sua stucchevole retorica.
Stefano Pettini
mi permetto soltanto di dire due cose riguardo alle ultime riflessioni comparse sul forum:
1) L'UNICEF, nella persona di una pediatra Olandese da me conosciuta ad Asmara, parlando della situazione sanitaria, ha fatto i complimenti all'amministrazione Eritrea per gli sforzi fatti nel campo della prevenzione delle malattie infettive
2)i turisti in più di 12, visto che ad Aprile a Segheneyti è arrivato un autobus con 45 turisti, ad Asmara ho conosciuto una dozzina di turisti europei e noi stiamo organizzando un viaggio per almeno 20 persone.
questo senza contestare il fatto che il governo sia dittatoriale o meno (non voglio esprimere giudizi perchè non conosco)
saluti
La "cosidetta opposizione" raccoglie decine di migliaia di eritrei, sparsi per il mondo, ed i siti della "cosidetta opposizione" vengono visitati da centinaia di persone ogni giorno. Non mi sembra proprio che possa essere ignorata. Molti di loro sono fuggiti a piedi e, viva Dio, oggi sono liberi in giro per il mondo. Ho contatti con molti di loro e Le posso garantire che nessuno rimpiange Sawa.
la storia non smentisce proprio niente perchè nonostante passino gli anni l'Eritrea rimane una dittatura sottosviluppata. Lo stesso dittatore Meles ha saputo fare di meglio, sia in termini economici che diplomatici.
Manco dall'Eritrea da alcuni anni ma mantengo rapporti stretti con persone che vanno e vengono. Il commento è sempre lo stesso: la situazione è peggiorata rispetto al periodo della tua partenza. Gli credo.
Concordo su l'amministrazione Bush ma come le dicevo i rapporti tra l'Eritrea e l'Amministrazione Obama saranno ancora peggiori visto che il nuovo Presidente USA sembra essere più sensibile al problema del rispetto dei diritti umani di quanto non lo fosse il suo predecessore.
Come le dicevo il termine dittatura riferito al regime di Isayas Afworky viene comunemente usato ovunque, basta dare un'occhiata alla stampa internazionale.
Non rimane che attendere per vedere a chi la storia darà ragione.
Un saluto Piermario
Sig. Piermario contrariamente a quello che si può facilmente fare nel caso delle comunità di eritrei in diaspora nel mondo che contano alcune centinaia di migliaia e sono vicine al presidente Isaias, cercare di dare un valore numerico ai membri della cosiddetta opposizione eritrea è una impresa ardua a causa degli innumerevoli pretesti ai quali i sedicenti oppositori fanno ricorso pur di evitare di dover dichiarare il proprio numero.
Inutile quindi sbandierare cifre azzardate e mai comprovabili, così come è perfettamente inutile tentare di ricavare dai loro sedicenti rappresentanti un qualsivoglia programma politico o economico.
L’unico dato certo disponibile è che le sedicenti associazioni antigovernative si riuniscono periodicamente ad Addis Abeba, e questo da solo mi pare sia già sufficiente a qualificarne i soggetti.
Lei sostiene che si tiene informato attraverso le confidenze di amici che vanno e vengono dall’Eritrea; la mia domanda è: questi suoi amici che ci vanno a fare così frequentemente in un paese che, a suo e a loro dire, è prossimo al collasso economico, privo di prospettive, preda di una spietata dittatura, e dal quale tutti quelli che possono fuggono?
Quanto al termine dittatore credo che gli organi di stampa possano essere considerati dei meri ripetitori e amplificatori di veline preconfezionate piuttosto che un punto di riferimento qualificato e libero da condizionamenti.
Stefano Pettini
Che la diaspora sia fedele al Presidente è un affermazione non veritiera, basta farsi un giro in Canada od in Svezia, giusto per fare due esempi. Che, invece, la diaspora in Italia sia fedele al Presidente lo sappiamo.
I conoscenti che vanno e vengono dall'Eritrea non sono certo turisti e dicono solo quello che pensano e per questo gli credo.
Credo che le sue convinzioni espresse, spesso attraverso affermazioni superficiali, siano un vano tentativo di sminuire il dramma eritreo.
Pochi giorni fa in una riunione politica cercavo di spiegare ad alcuni colleghi un concetto difficile sulla giustizia e L'ho portata ad esempio dicendo:
"pensate che conosco un italiano che da anni sostiene con fermezza la giustezza di mantenere in carcere, per otto anni, degli oppositori politici, senza una vera condanna, senza la possibilità di difendersi e tutto questo per il loro bene"
C'è stata una risata generale.
Leggo che l'Unione Africana (altro organismo internazionale malefico insieme ad USA, Onu e UE) ha chiesto una condanna all'Eritrea per gli aiuti alle famigerate corti islamiche in Somalia.
Leggo anche che il cambio tra euro e Nakfa è arrivato a quota 50. Complimenti.
Apprezzo l'articolo distaccato ed imparziale della Sig. Anna che parla di bella gente e di bambini sorridenti ma anche di miseria umana in quella che un tempo era la "perla del Mar Rosso".
Ciao Piermario
Piermario la diaspora eritrea non và considerata come un fatto regionale e non è corretto affermare che gli eritrei in Svezia o in Canada siano meno vicini al loro paese e al loro governo di altri come quelli che vivono in Italia.
Che recentemente i governi di Svezia e Canada siano caduti in irripetibili gaffe diplomatiche nei confronti del governo eritreo è una realtà che non ha nulla a che fare con gli eritrei in diaspora, e le veementi prese di posizione da parte dei rappresentanti comunità di eritrei residenti in tali paesi nei confronti di quei governi semmai conferma ulteriormente il loro forte senso di appartenenza e coesione.
Non dimentichi che le comunità degli eritrei in diaspora sono organismi attivi che comunicano fra loro e con il loro paese, e che rappresentano la loro orgogliosa appartenenza al paese di origine in mille maniere tangibili e documentabili, mentre altrettanto non si può affermare nei confronti delle sedicenti opposizioni.
Divertente l’aneddoto riguardante la sua attività politica poiché rende molto bene l’idea di quanto possa essere deleterio per la psiche umana essere colpito negli affetti personali; ne risulta una perdita di obiettività e una fissazione ossessiva su quell’unico determinato argomento.
La sua affermazione riferita a me: "pensate che conosco un italiano che da anni sostiene con fermezza la giustezza di mantenere in carcere, per otto anni, degli oppositori politici, senza una vera condanna, senza la possibilità di difendersi e tutto questo per il loro bene" , ne è una chiara dimostrazione poiché non mi sono mai espresso in tali termini.
Comunque sono contento le sia riuscito a far ridere qualcuno nel contesto di una discussione politica dal momento la attuale situazione in cui versa la nostra cosiddetta democrazia farebbe piuttosto venire da piangere.
Che l’Igad, e poi l’Unione Africana abbiano chiesto alle Nazioni Unite sanzioni contro l’Eritrea per presunti e non precisati aiuti alla Somalia non deve sorprendere poiché rientra in una gia consumata strategia tesa a distrarre l’opinione pubblica internazionale da quanto di tragico si sta consumando nell’area di Mogadiscio e a coprire le tremende responsabilità di chi ha provocato tanto disastro in terra somala.
Sono certo che in altri tempi e in circostanze diverse lei non avrebbe esitato a dare il giusto valore a queste scellerate iniziative di organismi definiti da più parti decadenti e asserviti quali l’Igad e l’Unione Africana, e non avrebbe esitato ad attaccare l’amministrazione Usa come mandante occulto di tali manovre.
Purtroppo per ragioni che conosciamo arriva anche lei sostenere tesi prive di una qualsivoglia logica base oggettiva, per pura e cieca opposizione, e la sua adesione ai principi che hanno ispirato l’intervento di Anna nel 3d “Eritrea l’unica salvezza è la fuga”, non fanno che confermare questa impressione.
Il cambio Euro/Nakfa è intorno ai 20 Nakfa per un Euro e non ai 50.
Stefano Pettini
il cambio Nakfa Euro al 18 aprile u.s. era di 19,960, circa 12 centesimi in più di venti giorni prima (nel senso che 20 gironi prima era 20,12
Non parlavo del cambio fasullo imposto artificiosamente dal regime ma di quello libero(illegale) basato sul rapporto tra la domanda e l'offerto come avviene in tutti i Paesi civili. Confermato da recenti visitatori a quota 50Nakfa/Euro
Piermario
Piermario trovo che nelle sue affermazioni ci siano alcune incongruenze.
Prima parla di una Eritrea priva di turismo, allo stremo delle forze e stretta nella morsa della recessione economica e del blocco commerciale, poi parla di conoscenti che visitano frequentemente l’Eritrea e di un cambio in nero il quale seguendo le regole della domanda e dell’offerta arriva a valutare l’euro 50 Nakfa contro le 20 del cambio ufficiale.
Se come afferma lei il turismo, l’economia e il commercio sono fermi, cosa vanno a fare in Eritrea i suoi amici? come si può giustificare una così forte richiesta di valuta pregiata? e poi a fronte di una scarsa offerta di valuta pregiata da cosa potrebbe dipendere una così forte domanda?
Nei mesi di marzo e aprile scorsi mentre mi trovavo in Eritrea ho notato che nonostante i prezzi della frutta, della verdura, della carne di altre merci fortemente deperibili fossero alti questi prodotti erano sempre disponibili freschi e senza sconto segno che il livello degli scambi era soddisfacente e continuo.
Che comunque in Eritrea ci siano delle notevoli difficoltà non ne fa mistero nessuno, governo compreso, ma il punto è che queste difficoltà, determinate da cause esterne e non da incapacità o cattiva volontà da parte della gente eritrea, andrebbero affrontate aumentando la cooperazione e gli sforzi diplomatici al fine di consentire al paese di superarle nel modo migliore, e non cercando di strumentalizzarle attribuendone la responsabilità al governo.
Stefano Pettini
Le ho gia' detto, ma forse le e' sfuggito che i miei conoscenti non vanno in Eritrea per turismo.
Non ho mai detto comunque che non ci siano persone che si recano in eritrea per turismo, per commercio od altro.
Questo non cambia la sostanza delle cose. Cambia invece il fatto che gli eritrei siano disposti a cambiare 50 nakfa per un euro e 40 per un dollaro.
Piermario
Sentir parlare Isayas Afworky di democrazia mi fa lo stesso effetto di quando sento il Papa Papa di sesso.
Entrambi s'interessano di problemi che non conoscono, anche se potrei avere qualche dubbio sul Papa.
Quando poi mi si dice che il Presidente Isayas e' un "illuminato" potrei anche sentirmi dire che Berlusconi e' un "onesto padre di famiglia".
Berlusconi e' un mio avversario politico ma non intendo in alcun modo paragonarlo ad Isayas, visto che il Primo Ministro italiano non ha mai imprigionato innocenti, torturato o costretto alla fuga migliaia di persone.
Spero che l'Eritrea non diventi un esempio per altri Paesi africani anche perche' ci ritroveremo l'Europa piena zeppa di persone che richiedono asilo politico.
Quando poi leggo da una testimone non di parte :
"ciao a tutti sono stata in eritrea nello scorso ottobre per la prima volta, è senza dubbio un paese fantastico la gente poi è meravigliosa, il mio è stato un viaggio intenso ed emozionante.
mi è sembrato un posto sicuro ma non mi sentirei di consigliarlo come luogo turistico e non perchè non sia bello ma perchè in effetti i servizi non ci sono, e non solo per i turisti.....ad asmara la situazione è vivibile ma massawa è davvero in ginocchio, l'economia è completamente ferma, in 15 giorni è arrivata una sola nave in porto, le fabbriche sono mezze chiuse e un paese che non produce nulla non va molto lontano, è davvero un peccato vedere un paese con dei problemi (siccità in primis) ma sicuramente pieno di risorse completamente alla deriva", capisco che il re e' nudo.
Ciao Piermario
Qualunque sia la forma di governo, non penso che il cambio in nero sia una buona pratica, perché mette in moto meccanismi e mentalità di illegalità certamente non positivi.
E poi, chi può permettersi di farti il cambio in nero? Chi ha dei soldi, naturalmente. Non certo la povera gente. Io ho sempre rifiutato e nessuno, tolto alcune prime volte, mi ha mai chiesto di praticare questo mercato che è sporco ovunque si pratichi. E non mi faccia dire chi fu il primo a propormi una simile porcheria.
Cordialmente
Martino
Piermario ha ragione il nostro premier non affatto paragonabile al presidente Isaias e credo che nell’attuale panorama politico italiano nessun altro lo sia, e questo a dire il vero è un peccato per noi.
Magari potessimo contare su una personalità del genere, purtroppo invece dobbiamo accontentarci di quello che la nostra malata e asservita democrazia ha prodotto in questi ultimi terribili anni di decadenza politica e morale.
Tuttavia essendo ottimista per carattere sono convinto che almeno in Africa qualcuno aprirà gli occhi e saprà seguire la strada aperta dall’Eritrea.
Volendo prendere lezioni di democrazia lei sig. Piermario chi consiglierebbe: la amministrazione Usa? quella etiopica? quella inglese, canadese o italiana?
Stefano Pettini
Credo di aver gia' risposto alla sua domanda.
Ho detto che anche il mio avversario politico, in tempi di elezioni (forse Lei conosce il significato della parola ma Isayas sicuramente no) europee elettorali e' migliore di un qualsiasi dittatore africano. Figuriamoci poi parlare di nazioni come Canada o Inghilterra.
Anche il tentativo mal riuscito della democrazia dell'Etiopia mi sembra migliore del regime eritreo.
Potremmo comunque discutere sul significato di democrazia perche' ho il timore che stiamo usando due vocabolari troppo diversi.
Piermario
Piermario il giorno 30 aprile scorso ho intervistato ad Asmara il sig. Yemane Ghebreab capo degli affari politici del Pfdj; una delle domande era “L’Eritrean National Charter è basata sul principio della democrazia. Quale è per gli eritrei la democrazia?”.
Non appena avrò finito di sbobinare e tradurre l’intera intervista la pubblicherò su Eritrea Eritrea.
Propongo di discutere di questo argomento sul 3d “La Democrazia” aperto da Awet.
Stefano Pettini
Ho avuto modo, purtroppo, di conoscere Yemane. Lui si ricorderà di me. Provi a chiederglielo. Non mi sembra prorprio la persona più adatta per discutere di democrazia. Credo che sia peggiore del suo diretto superiore e a molti potrebbe risultare addirittura impossibile.
Ciao Piermari
Sig. Puliti,
Lei ammette che la diaspora in Italia è fedele al Presidente Issaias Afwerki, verissimo. Perchè ? Cerchi di spiegarci come mai siamo fedeli al nostro Presidente che lei continua a definire un dittatore?
Lei sa benissimo che la stragrande maggioranza per non dire quasi tutti gli eritrei che vivono all'estero sostengono il governo e il Presidente.
Ormai anche i sostenitori dei cosidetti "oppositori" (Ethiopia, USA,....) dopo anni di inutili propagande, menzogne e tentativi di divisioni all'interno delle nostre comunità hanno totalmente fallito, se ne sono resi conto che nessuno li segue, nemmeno all'estero, sappiamo chi sono.
Le celebrazioni di questi giorni del 18° Anniversario d'Indipendenza in Eritrea e all'estero non hanno bisogno di ulteriori commenti, sono stati una chiara risposta per chi aveva ancora qualche dubbio.
Saluti
Tesfa
Signor Tesfa,
Le vorrei precisare che non sono il solo a definire Isayas un dittatore. La prego di dare un'occhiata alla stampa internazionale, magari partendo dalla neutrale BBC. Lei può spiegarsi perché da più parti Isayas venga definito un dittatore? Semplice! Perché ha le caratteristiche tipiche del dittatore. Vede, anche in Italia c'è qualcuno che ha voglia di una dittatura magari definendola "illuminata". Bene! Dica a questa gente che troverà sempre una forte opposizione da parte delle persone che credono nella democrazia, anche se "imperfetta".
Stiamo dalla parte opposta della barricata e io mi sento orgoglioso di difendere i diritti dei più deboli, magari imprigionati, ingiustamente, nelle buie prigioni della dittatura eritrea.
Ciao Piermario
Sig. Piermario credo che lei commetta un errore in cui cade frequentemente chi scrive o parla dell’Eritrea, quello cioè di volerne a tutti costi definire il governo con termini e paragoni inventati fuori dal paese senza tenere conto che la stessa gente eritrea non li condivide.
Il fine evidentemente è quello di gettare discredito sul paese facendo finta di non sapere che qualunque sia il modo in cui l’Eritrea e il suo governo vengono descritti, e che possa piacere o meno, il fatto che gli eritrei tutti siano solidali con il proprio presidente rimane comunque una realtà incontrovertibile; sia nella loro terra che nei numerosi paesi nel mondo dove risiedono attualmente.
Inutile tentare di modificare questa realtà con giochi lessicali o con frasi capziose quali:” io mi sento orgoglioso di difendere i diritti dei più deboli, magari imprigionati, ingiustamente, nelle buie prigioni della dittatura eritrea”, per tentare di sdoganare una falsa immagine di un paese vittima del proprio presidente.
Gli eritrei tutti hanno vissuto sulla loro pelle i mesi bui del tentato sovvertimento del loro governo e sanno benissimo chi è rinchiuso nelle prigioni e il perché questo sia avvenuto; i molti anni trascorsi da allora senza che vi sia stata la minima reazione dimostra quale sia stato il verdetto popolare.
Quanto alla neutralità della BBC, ma non solo, ne potremmo discutere a lungo, e sono anche certo che a interrogarne i responsabili verrebbe fuori che non sono stati i loro giornalisti a definire Isaias dittatore, ma che questa definizione è stata ripresa dagli innumerevoli rapporti pubblicati dalle onnipresenti organizzazioni mondiali dalle sigle più svariate le quali a loro volta rimanderebbero ad altre fonti ancora più sfuggenti.
A seguire questo filo conduttore del termine dittatore se ne smarrisce l’origine, quindi per non sbagliare credo sia più corretto chiamare Isaias con il nome che gli da la gente eritrea, unica titolata a farlo, e cioè sig. Presidente.
Stefano Pettini
Sig.Pettini,
non sono d'accordo con Lei e non mi sembra una novità.
Difficile concordare sul fatto che gli eritrei siano poi così tutti uniti nel sostenere il loro Presidente. Difficile in un Paese in cui non è permesso in alcun modo di esprimere alcun parere contrario al volere del regime. Il rischio per i dissidenti è quello di finire rinchiusi in un container in Dancalia. In un paese dove sono stati imprigionati i dissidenti e chiuso i giornali d'opposizione è difficile stabilire chi sta da una parte e chi d'altra. L'Eritrea è paese che ha soffocato la voce a qualsiasi dissenso e quindi come si può pensare che tutti siano d'accordo. Quei pochi rimasti (sono fortunato perché la maggior di quelli che conoscevo vive felice e libera altrove) che ancora continuo a sentire vivono dentro una prigione a cielo aperto o almeno così mi dicono.
Anche sugli eritrei all'estro ho qualche dubbio. Non credo di conoscere tutti coloro che si oppongono al regime ma Le assicuro che sono veramente tanti.
So che anche in Italia c'è voglia di dittatura, magari "illuminata" e proprio per questo sono convinto che sia dovere di tutti coloro che non ci credono di alzare la voce e dire: "siamo dalla parte della democrazia, imperfetta, piena di errori, ma siamo dalla parte della non violenza, ad ogni costo.
Ciao Piermario
Sig. Piermario chiunque conosca l’ Eritrea e il suo popolo sa perfettamente che non esiste alcuna forza che potrebbe impedirgli di esprimere il proprio dissenso se questo esistesse.
Nessuno è stato capace di piegare la tenace determinazione degli eritrei, neppure quando sono stati sottoposti al peggior tipo di dominazione straniera possibile, e appare improponibile anche solo ipotizzare l’eventualità che un solo cosiddetto despota possa arrivare a condizionarne la libertà e le scelte.
Quanto alla libertà di espressione ho notato che lei ha sempre evitato di aprire l’argomento dei cosiddetti giornalisti eritrei, ma questo probabilmente dipende dal fatto che lei conosce bene la loro vera storia.
La attuale situazione politica italiana trovo che di “illuminato” non abbia proprio nulla, nemmeno un predicato di dittatura; la colpa è un po’ di tutti noi, ma in particolare credo che sia della sinistra la responsabilità di dover affrontare un profondo esame di coscienza e una accurata revisione politica.
Se la sinistra volesse almeno tentare di recuperare il tempo perduto, dovrebbe con umiltà guardare a chi nel tempo non ha perso la sua coerenza e ha continuato a lottare strenuamente per difendere i suoi alti principi e propria integrità, senza subire i condizionamenti delle grandi potenze economiche.
L’Eritrea potrebbe costituire un esempio prezioso.
Stefano Pettini
Sig. Puliti,
siccome lei riconosce che gli eritrei residenti in Italia sono fedeli al Presidente Isaias le avevo chiesto a cosa fosse dovuta questa fedeltà, non mi ha risposto, ne prendo atto.
Dice che non è il solo a definire così il Presidente, vero, il gruppo dirigente di Addis Abeba ed alcuni individui eritrei ed italiani usano le sue definizioni.
Secondo lei " gli eritrei non sono poi così uniti ", fosse vero i primi ad essere felici sarebbero i sopracitati e chi sta dietro a loro.
Non cerchi di presentarsi come difensore dei diritti degli eritrei, non crede che gli eritrei possono badare ai loro diritti.
Saluti
Tesfa