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risposta a stefano pettini

Carissimo stefano,
non so che conoscenza tu abbia dell'eritrea, io ci ho vissuto per vario tempo in questi ultimi anni e mi schiero dalla parte di Venditti. perchè?
Gli orfani dell'eritrea non sono sostenuti dalle famiglie locali ma dalle adozioni a distanza, totalmente gestite dai cattolici, e questo ha favorito che si instaurasse un meccanismo di assistenzialismo... come?
la famiglia eritrea si fa carico di un bambino orfano e questo per puro interesse personale perchè riceve un compenso che è pari ad uno stipendio e inoltre lo educa veramente oppure lo sopporta? io ho visto realtà famigliari di adottati che sono disastrose.
ti faccio un semplice esempio (diffuso): i giovani adottati quando raggiungono una età in cui iniziano a dar fastidio, le famiglie li abbandonano, oppure quando vanno a militare perchè costretti dal governo eritreo, le famigli continuano a richiedere e pretendere (a volte con minacce di denuncia) l'adozione dei giovani che per anni non ritornano in famiglia. Ti assicuro che la famiglia non sostiene il figlio che è militare per cui il contriburo di adozione va a beneficio della sola famiglia adottiva.
A riguardo dei giovani che scappano dall'eritrea lo fanno solo perchè nel loro paese non hanno possibilità di vita e tantomeno di progettarsi liberamente un futuro.
Dobbiamo applaudire e sostenere questo governo tiranno e criminale?
Siamo in molti ad amare questo paese ma in questo momento non possiamo intervenire per aiutare le fasce di popolazione che il governo sta costringendo alla miseria per cui è giusto andare ad aiutare persone bisognose in altri paesi.
afro florencio

Re: risposta a stefano pettini

Afro Florencio se avessi letto gli altri argomenti del forum o il sito Eritrea Eritrea sapresti quali sono le ragioni che mi legano al paese che evidentemente conosco molto bene.

Per quanto mi riguarda sono totalmente contrario alle adozioni a distanza, ma prendo atto del fatto che il governo dell’Eritrea le accetta e non entro neanche nel merito di quali siano i canali attraverso cui si realizzano i programmi di tali adozioni.

Che a occuparsene siano i religiosi o varie organizzazioni civili non cambia la mia opinione a riguardo della inopportunità di un tale metodo di assistenza anche se sono assolutamente certo del fatto che questi programmi vengono attuati con la massima buona fede e con un ottimo rapporto donazioni/fondi impiegati.

Detto questo vorrei fosse chiaro che non trovo assolutamente giustificabile che persone che dicono di adoperarsi per il paese usino termini come “governo tiranno criminale” , se questa è l’opinione maturata nel corso della propria esperienza in Eritrea meglio rinunciare e andare a svolgere la propria comunque nobilissima attività in altri paesi.

Adoperarsi per il prossimo non da diritto a intromettersi in questioni interne dei paesi dove si và a svolgere la propria attività di sostegno, e le prese di posizione oltranziste andrebbero assolutamente evitate a favore di un profilo basso e super partes.

Quello poi che trovo particolarmente singolare e che persone che sostengono di essere amiche dell’Eritrea, ma sentono il dovere di criticare con forza il governo del paese, non spendano mai una sola parola per chiedere con altrettanta fermezza che sia al più presto ristabilito il diritto internazionale attraverso al liberazione dei territori a sovranità eritrea occupati dalle truppe etiopiche e il pieno rispetto di quanto disposto dalla Commissione Confini in conformità dei patti di Algeri.

Questo è il vero centro nodale della questione eritrea, e risolvere questo problema porterebbe allo stesso tempo a scoprire le vere intenzioni del governo eritreo finalmente libero di dare corso ai suoi programmi di emancipazione del paese, come peraltro gia dimostrato nei primi anni del post liberazione.

Stefano Pettini

Re: risposta a stefano pettini

Adoperarsi per il prossimo non da diritto a intromettersi in questioni interne dei paesi dove si và a svolgere la propria attività di sostegno, e le prese di posizione oltranziste andrebbero assolutamente evitate a favore di un profilo basso e super partes.

Sposare una eritrea,non dà il diritto, quali sono le ragioni che mi legano al paese che evidentemente conosco molto bene.

Adoperarsi per il prossimo non da diritto a intromettersi in questioni interne dei paesi dove si và a svolgere la propria attività di sostegno, e le prese di posizione oltranziste andrebbero assolutamente evitate a favore di un profilo basso e super partes.

Ma dà il diritto di esprimere liberamente cio che ha visto

Quello poi che trovo particolarmente singolare e che persone che sostengono di essere amiche dell’Eritrea, ma sentono il dovere di criticare con forza il governo del paese,

Se non lo fanno loro le critiche chi ne ha diritto?


Questo è il vero centro nodale della questione eritrea, e risolvere questo problema porterebbe allo stesso tempo a scoprire le vere intenzioni del governo eritreo finalmente libero di dare corso ai suoi programmi di emancipazione del paese, come peraltro gia dimostrato nei primi anni del post liberazione.

Confine gran bella scusa, far decidere il popolo con libere elezzioni sarebbe un inizio di emancipazione.


ben tornato sig. Stefano

Re: risposta a stefano pettini

David quanta inutile confusione.

Perché non prendere apertamente una posizione invece di girarci sempre intorno.

Chi vuole che l’Eritrea sia libera e indipendente, chiede a gran voce il ritiro delle truppe etiopiche e il rispetto dei Patti di Algeri, che peraltro dovrebbero portare alla normalizzazione dei rapporti fra i due paesi, e difende l’operato del Presidente considerato il baluardo insormontabile di quei principi fondamentali.

Chi vuole la soppressione dell’attuale governo per agevolare l’assorbimento dell’Eritrea da parte dell’Etiopia sul modello della Somalia, condanna continuamente la azione del Presidente per mezzo di false notizie e l’uso capzioso e strumentale di notizie di cronaca, senza mai opporre alcuna critica alla immobilità di chi dovrebbe vigilare sul pieno adempimento dei doveri derivanti dalla sottoscrizione dei Patti di Algeri.

Al momento non esitano terze vie.

David prendi posizione o se credi proponi tu la terza via attraverso un programma convincente.

Basta criticare gli altri, proponiti come parte attiva.

Stefano Pettini

Re: risposta a stefano pettini

no agli USA
no agli integralisti islamici
no all'etiopia
no ai cinesi
elezioni libere
collaborazione con tutti coloro che si presentano a condizioni di non sfruttamento ma di collaborazioni,
le ripeto come me sono in moltissimi che pensano che il fatto dei confini e solo una scusa per imporre il potere ditatoriale.
L'orgoglio sta stremando il popolo

Re: risposta a stefano pettini

Chi vuole il bene del Paese, caro Stefano, ha il coraggio di voler guardare i problemi attuali dell'eritrea e di proporre soluzioni adeguate. Chi invece si incaponisce solo e sempre sulle stesse cose (che non dico non siano importanti, a certo non prioritarie visto la gente che muore di fame) fa il male del Paese e spesse volte giustifica la propria incapacità con questi argomenti.

Per entrare nello specifico la Carta delle Nazioni Unite nn prevede l'uso della forza per la risoluzione delle controversie internazionali. Anzi, l'Onu non può intervenire con l'uso della forza dato che non è dotato di un esercito proprio ( i caschi blu, contrariamente a quanto molti pensano, sono inviati solo in issioni di peace keeping e qualora usino la forza è solo per difendersi). Tutto ciò che le Nazioni Unite possono fare è dare, mediante una risoluzione del COnsiglio di sicurezza, il benestare affinché uno dei Paesi membri usi la forza contro un altro. Questo puù avvenire solo se vi è l'aggrassione armata di un Paese verso un altro.
Questo per dire che i confini fra Eritrea ed Etiopia sono una questione inerna ai due Stati, le Nazioni Unite NON possono in nessun modo intervenire militarmente (perché non ne hanno facoltà) e nemmeno dare il permesso ad usare la forza (perché occupare indebitamente i territori di un altro Paese NON è aggressione. L'aggressione tuttalpiù c'è all'inizio ma non dopo 7 anni che l'Etiopia è dentro nei territori eritrei.)

L'unico mezzo "coercitivo" che le nazioni unite hanno per intervenire è l'applicazioni di sanzioni economiche ai due Paesi. Ma visto che entrambi sono messi piuttosto male, questo non farebbe altro che favorire la morte di più persone rispetto a quelle che già muoiono.

Va inoltre aggiunto che l'Eritrea non è per nulla ben vista in campo internazionale ( soprattutto nell'assemblea delle Nazioni Unite). Il motivo è semplice: il governo eritreo critica ed attacca tutti. Quando ha bisogno di qualcosa invoca l'intervento Onu, ma quando gli stessi ispettori Onu vogliono indagare quanto successo con Gibuti, nemmeno lì fa entrre nel Paese. Comodo no?

E allora...quale la soluzione? Mi sembra chiarissimo che continuando così la situazione le cose non si risolveranno perché non c'è proprio la maniera per risolvere. Continuando ad appellarsi ad una struttura sovranazionale che di fatto di potere ne ha ben poco, si lascia la situazione nello stato attuale. E, senza ombra di dubbio, questa situasione a qualcuno fa comodo, altrimenti già da tempo si sarebbe risolta.

Re: risposta a stefano pettini

David più che un programma il tuo sembra un proclama, comunque proviamo ad analizzarlo.

Il governo eritreo ha gia detto no alle amministrazioni Usa ed Etiopica, e ha respinto con fermezza i tentativi di infiltrazione degli integralisti di Bin Laden.

Con la Cina intrattiene rapporti di affari e di collaborazione assolutamente bilanciati e accoglie a braccia aperte tutti i collaboratori che dimostrino di avere le giuste credenziali.

Quanto alla questione del confine vorrei sapere quale giurista al mondo se la sentirebbe di posporla a questioni secondarie come le elezioni, ma se anche si volesse fare questo passo a mio avviso prematuro e ingiustificato, quale sarebbe il partito alternativo a quello di governo e quale programma potrebbe presentare?

Stefano Pettini

Re: risposta a stefano pettini

domanda a Stefano. dici che non ci sono partiti e programmi politici alternativi a quello di governo. Verissimo. Perché?

Re: risposta a stefano pettini

Patience scrivi di soluzioni adeguate ai problemi del paese, ma non spieghi quali potrebbero essere.

Parli di Nazioni Unite, dei suoi doveri e dei suoi limiti di intervento, ma sostieni che le sanzioni previste dalle sue stesse risoluzioni non si possono applicare all’Etiopia perché troppo povera (è sbagliato scrivere ai due paesi perché solo l’Etiopia è in mora rispetto ai patti di Algeri).

Pretendi che sia logico che Gibuti avanzi un reclamo e che poi sia l’Eritrea a dover accogliere una visita di controllo che per logica dovrebbe andare a osservare i fatti a casa del reclamante.

Dimentichi che la amministrazione Usa, di concerto con quella Europea e a un altro corollario di firmatari, è responsabile della corretta esecuzione degli accordi di Algeri, e che la stessa amministrazione versa all’Etiopia 500.000.000 di dollari annui sotto forma di sussidio senza chiedere in cambio una benché minima contropartita come ad esempio un comportamento legale e rispettoso.

Affermi che l’Eritrea è invisa alle grandi potenze sapendo benissimo che questo è il destino dei piccoli paesi che non si piegano ai ricatti dei più forti e vanno diritti per la loro via.

Allora la domanda viene spontanea: ma da che parte stai?

Stefano Pettini

Re: risposta a stefano pettini

OK?
La corte islamica Somala è una buona scusa per il mondo per dire che l'eritrea e uno stato canagli (c...o) lasciali fuori dal paese cosi' e come complicarsi la vita.
I cinesi e risaputo che finanziano e commerciano con i paesi africani senza chiedersi cosa poi ne fanno di questi finanziamenti? (sfamare la popolazione, o armarsi con armi cinesi naturalmente)

faccio un ipotesi ,che il conflitto dei confini non si risolvi? che fare? visto che lei e cosi' illuminante, ci dica quanta gente deve ancora sofrire?

Re: risposta a stefano pettini

Credo che di quello che ho detto tu non abbia capito molto. Abbandona per un attimo le tue idee politiche e cerca di seguirmi.

Le Nazioni Unite NON hanno NESSUN potere coercitivo implicante il diretto uso della forza verso Stati che gli sono membri. Non hanno un proprio esercito, non sono mai andati a fare la guerra a nessuno. Questo è scritto nella Carta delle nazioni unite.
L'unica cosa che possono stabilire è che "venga dato il permesso" ad uno Stato di rispondere con la forza qualora sia soggetto di aggrassione armata.
Per quanto riguarda l'uso di punizioni che non implicano l'uso della forza ci sono solo le sanzioni economiche, la rottura dei rapporti diplomatici ecc ecc. Di dare il permesso a qualcuno per fare la guerra non se ne parla: primo perché nella storia è stato dato solamente due volte (nicaragua e Iran 1991) secondo perché adesso di aggressioni non ce ne sono da nessuna delle due parti. Occupare non è aggredire.
Di sanzioni economiche non se ne parla. L'etiopia è povera, e non si può fargli morire gli abitanti. E comunque, se anche si facessero, ci sarebbero mille cavilli burocratici (corridoi umanitari, medicinali d'urgenza ecc ecc).

Quello che fa l'america dando i soldi all'Etiopia è un discorso totalmente stccato dalle nazioni unite. L'america fa quello che vuole, così come l'Italia, la Francia ecc ecc.
La situazione attuale è di stallo. Non cambierà. E' vero, l'Etiopia si è impegnata a rispettare accordi che non sta rispettando. E quindi? Se non vanno via dal territorio cosa si fa? La guerra assolutamente no perché non è considerata dalle Nazioni Unite, le sanzioni economiche evidentemente non si fanno all'etiopia. Perché? Sicuramente gli etiopi sono poveri, ma è evidente, nessuno lo può negare, che l'Etiopia è appoggiata dall'occitente molto più di quanto non sia l'eritrea.

Tutto questa pappardella per dire che questa situazione non cambierà, siamo in uno stallo. E' inutile che Isaias tira sempre fuori il problema della terra occupata: la terra rimarrà così a meno che non ci sia un'altra guerra. Le nazioni unite non faranno nulla, primo perché non possono secondo perché non ne hanno convenienza.
Per questo sostendo che la situazione attuale fa comodo a tanti, prima di tutto al governo eritreo, che se davvero volesse riprendere quella terra l'avrebbe già fatto: non posso credere che il discorso che faccio io non l'abbia fatto Isaias: ma a lui va bene, perché con questa scusa può imanere al potere così come va bene all'Etiopia, agli USA ecc ecc.

Su tutto questo, il caro Afwerki fa un altro errore: il doppio gioco con l'ONU. Quando c'è da gridare contro l'Etiopia subito invoca l'ONU, quando c'è da far entrare gli osservatori o far volare gli aerei sul cielo eritreo nega il permesso. Nessuno dice che bisogna essere pappa e ciccia con le Nazioni Unite, però un minimo di coerenza nel comportamento, questo sì.

Per finire un appunto sulla questione con Gibuti. Gibuti ha detto che l'Eritrea gli ha invaso la terra e ucciso i soldati. Bene, è quello che ha detto Gibuti. L'eritrea ovviamente ha detto il contrario. Bene, è quello che dice l'Eritrea. Si io chiamo un arbitro super partes che deve dire chi ha sbagliato e chi no, è ragionevole che questi senta l'una e l'altra campana indagando lo svolgersi dei fatti. Perché l'Eritrea non ha dato il permesso per indagare? Tutti hanno visto questo come un atto ingiustificato, arrogante e di sfida. Questa è la figura che ci ha fatto l'Eritrea. E forse, ha pure dimostrato di avere la coda di paglia. Gibuti ha invocato il giudizio dell'ONU, però gli ispettori mica si possono basare solo su quello che dice Gibuti, dvono andare anche in eritre e parlare con le istituzioni di entrambi i Paesi. Capisci quindi che bisogna avere coerenza nelle deciioni che si prendono.

Re: risposta a stefano pettini

David le Corti Islamiche sono quelle che dopo anni di strapotere e distruzioni operate dai Signori della Guerra finanziati dagli Usa, riportarono la tranquillità in Somalia.

I rappresentanti delle Corti Islamiche presenti ad Asmara rappresentano l’ala moderata del partito della riliberazione della Somalia la quale ha svolto i suoi lavori alla luce del sole secondo canoni di massima trasparenza che andrebbero apprezzati molto più di quelli occulti adoperati dalla amministrazione Usa-Etiopica.

L'Eritrea nel corso della guerra di liberazione ha ricevuto appoggio e aiuto dalla Somalia e ora restituisce come si fa fra paesi amici.

I cinesi vengono comunemente accusati di non garantire trattamenti equi ai propri lavoratori ponendo quindi un problema di coscienza in quanti vorrebbero intrattenere rapporti di affari con aziende di quel paese.

Quando i cinesi lavorano all’estero operano con manodopera locale trattata secondo le consuetudini locali e quindi il problema non si pone.

I cinesi hanno bisogno di materie prime di cui sono carenti e per averle pagano qualunque paese sia disposto a vendergliele secondo le medesime leggi di mercato valide in tutto il mondo.

Quanto alle armi direi che non è un argomento che riguardi l’Eritrea.

Fino a quando la gente soffrirà dipende unicamente dal comportamento dell’Etiopia e della comunità internazionale.

Stefano Pettini

Re: risposta a stefano pettini

Patience in Eritrea ho lavorato per le Nazioni Unite e conosco molto bene strategie e limiti di tale organizzazione, ciò non toglie che ne le N.U. , ne la amministrazione Usa, ne la Comunità europea hanno preso una posizione convincente nei confronti dell’Etiopia che viene considerata un esempio di democrazia e cristianità in Africa.

L’Etiopia sta diventando con il tempo un partner imbarazzante a causa della sua incapacità di gestire gli interessi Usa in particolare e occidentali in generale, mantenendosi oltre a tutto anche sull’orlo di una pesante crisi interna causata dalla tendenza della attuale amministrazione di curare i soli interessi del Tigrai a scapito di tutti gli altri milioni di etiopici.

La situazione di confine è in stallo dal punto di vista diplomatico, ma dinamica dal punto di vista dei programmi etiopici di invasione che continuano a prevedere l’assorbimento morbido dell’intera Eritrea.

A dimostrarlo c’è la storia vecchia e quella recente compresa la azione condotta al confine di Gibuti.

L’Eritrea non vuole la guerra e non combatterà per dei territori che sono gia suoi definitivamente; ha scelto la via della legalità internazionale e credo che la perseguirà fino a quando non sarà costretta diversamente.

Va ricordato che è diritto di qualunque nazione reagire in armi a qualunque tentativo di invasione da parte di altri paesi.

Il comportamento del presidente Isaias è perfettamente coerente reclama quando è suo diritto farlo e si oppone alle prevaricazioni quando necessario, come nel caso di Gibuti a riguardo del quale non ha mai chiesto o aderito a meccanismi di arbitrato.

Stefano Pettini

Re: risposta a stefano pettini

Non ha risposto alla domanda : quanto tempo e quanta gente deve morire che si stabilizzi la situazione?
(la comunita internazionale non le puo fregare di nulla dei confini eritrei, non lo avete ancora capito?)

le armi interessano molto, i soldi da dove arrivano per aquistarle?
come sfama i soldati?

Re: risposta a stefano pettini

Complimenti per la sua democrazia signor stefano i miei piu sentiti complimenti;

Re: risposta a stefano pettini

lei farebbe una bella copia con Mengistu Haile Mariam, ha lo stesso metodo democratico.
lei non ha nulla di eritreo, nulla da spartite con gli eritrei, lei non conosce l'eritreo

Re: risposta a stefano pettini

Questo 3d è nato male e sta finendo peggio.

Alcuni sembrano refrattari al dialogo e non riescono neanche a rispettare la tematica proposta.

Visto che Afro non risponde aspetto la replica di Patience e poi chiudo anche questo argomento.

Stefano Pettini

Re: risposta a stefano pettini

Sign. Pettini, io non voglio credere che una persona colta ed esperta come lei in materia creda davvero che il solo e unico problema dell'Eritrea sia l'Etiopia.
Le posso fare una domanda? La situazione di empasse attuale ha tutte le carte in regola per durare decenni(tocchiamo ferro), se così fosse, lei crede che l'unica soluzione al problema sia quella aottata dall'attuale governo? Non ho il coraggio di pensare che una persona come lei, nata e cresciuta in un occidente libero ed emancipato possa pensare che l'unico modo per sopravvivere al fantomatico pericolo etiope sia stringere la corda al collo del proprio popolo(e la prego di non replicare con frasi fatte del tipo''in eritrea si vive bene''...) Lei sostanzialmente afferma questo, implicitamente. E cioè che il fine giustifica i mezzi, anche se questo portasse al sacrificio di centinaia di migliaia di persone.
Un'ultima domanda, sperando in una risposta oggettiva e non dettata dall'orgoglio: ma se lei avesse 2, 3 figli a servizio militare a wia'a o sawa, se lei stesso lavorasse a gratis nelle istituzioni governative, se lei stesso dovesse rinunciare ad un viaggio dall'eritrea all'Italia perchè ha 55 anni e rientra ancora nell'età di leva militare...come la prenderebbe?

Re: risposta a stefano pettini

Neo prendo atto che in molti cercano di spostare la attenzione dalla questione etiopica a presunte questioni interne cercando di far finta che la attualità dell’Eritrea non sia quella drammatica di un paese che rischia ogni giorno di fare la fine della Somalia.

L’Etiopia è presente nel territorio in maniera attiva amministrando e fortificando aree che sono sotto la sovranità territoriale eritrea, e agendo, come nel caso di Gibuti, attraverso azioni di disturbo e la realizzazione di opere di ingegneria militare a ridosso del confine meridionale.

L’Etiopia ha creato le premesse per la guerra del 1998 e ha tentato il possibile per sfruttare quella circostanza non gia per respingere un presunto attacco eritreo di confine, quanto per perseguire il suo antico progetto del grande Tigray.

Mia moglie è stata cinque anni nel national service, ha frequentato uno dei primi corsi di Sawa durante il quale ha subito il bombardamento da parte degli etiopici e successivamente si è trovata coinvolta nel bombardamento dell’aeroporto di Asmara.

Tutti i suoi fratelli e sorelle sono impiegati a tempo indeterminato e da svariati anni, minimo sette, nel national service, e dislocati in varie parti del paese fra le quali Wia.

Quella famiglia è anche la mia famiglia e con loro condivido gioie e dolori di una vita difficile e dalle prospettive indecifrabili.

Posso comunque affermare che mia moglie torna ogni anno nel suo paese a testa alta come tutti quelli che hanno portato a termine il loro compito, e che allo stesso modo i suoi fratelli e sorelle pur provati dalle privazioni di una vita che meriterebbe di essere vissuta diversamente, sono fieri di assolvere pienamente al loro dovere sapendo benissimo quale sia la vera ragione del loro penare.

Non ho mai ne esplicitamente ne implicitamente affermato nulla a riguardo delle strategie di sopravvivenza del paese perché queste riguardano solo gli eritrei e chi legittimamente li rappresenta.

La mia domanda è: cosa farebbe lei al posto di Isaias?

Fino ad ora nessuno ha mai risposto in maniera ragionata e coerente a questa domanda semplice e diretta.

Stefano Pettini

Re: risposta a stefano pettini

non ho niente da aggiungere. Oscura pure anche questa discussione.